“raramente”; l’8% “mai”. Il 2% nonrisponde.Mentre chi appartiene alla classe dai 21 ai40 anni di servizio ha risposto per il 37.0%“sempre”, per l’11.1% “spesso”; per il22.2% “raramente”; per il 29.6% “mai”.Dall’analisi dei dati emerge che nel 60%dei casi chi ha meno anni di servizio sirivela più sincero verso i colleghi rispettoal 48.1% di chi ha più anni di servizio;p
Tabella 12. Nel presidio ospedaliero di Colleferro si lavora in un’atmosfera di sospetto?Tabella 13. Nel presidio ospedaliero dove lavora, si fa formazione per cercarele evidenze scientifiche?Tabella 14. Nel presidio ospedaliero dove lavora si festeggiano i successi?sarà difficile cambiare la situazione.Appare, dunque, necessaria unaradicale evoluzione culturale delconcetto stesso di errore, e per farlo,il primo passo è l’accettazione stessadell’errore come inevitabile.Quest’obiettivo si può raggiungereseguendo due strade: l’addestramento ela competenza professionale, visto chenon ci si può limitare alla rimozione opunizione del responsabile, abbandonandol’atteggiamento dominante e di“colpevolizzazione” del singolo individuo.Bisogna rendere l’errore occasionedi miglioramento attraverso larevisione dei processi che hanno contribuitoa determinarlo.Nonostante l’approccio all’errore siadiverso a seconda delle Uo, gli infermieriaffermano che, nella maggior parte deicasi, quando si identifica un rischio vieneeffettuata una correzione per evitare chepossa generarsi un incidente.I rischi, però, raramente vengono esaminatiin modo sistematico, soprattutto dachi è più giovane e dagli uomini: operatoriche, al contrario dovrebbero esserepiù informati sui processi di gestione delrischio clinico, sui sistemi di segnalazionespontanea degli errori, etc.La scarsa conoscenza di tali argomenti ele contraddizioni sono evidenziate dalfatto che circa la metà del personaleinfermieristico afferma che “quasisempre” si raccolgono informazioni sulrischio clinico e circa l’altra metà affermal’opposto.Inoltre, raramente il personale infermieristicoutilizza un sistema di “error reporting”per prevenire e ridurre gli errori.L’attivazione di attività di formazionemirate alla riduzione degli errori e allagestione del rischio clinico può portareindubbi vantaggi, poiché queste consentirebberodi aumentare la sicurezza delpaziente e l’efficienza e la qualità delsistema ospedaliero.Questo a fronte del fatto che gli operatorisanitari dichiarano di avere un buonrapporto con i colleghi e di essere onestie sinceri fra loro, soprattutto i più giovanie con meno anni di servizio; escludendol’idea di lavorare in un’atmosfera disospetto.Poco più della metà degli infermieriafferma che si ha la formazione percercare le evidenze scientifiche: soloattraverso una formazione adeguata sipuò raggiungere una competenza clinica.La competence (ciò che un sanitario chericopre un certo ruolo deve necessariamentesaper fare, sia dal punto di vistatecnico-professionale che organizzativogestionale)è una delle nuove e arduefrontiere delle società scientifiche.Il termine “competence” deriva dallinguaggio della qualità: con esso siintende la definizione, chiara ed esplicita,delle “competenze attese” da chioccupa un determinato posto in unaorganizzazione (sanitaria o non).Più chiaramente: l’elenco di cosa devesaper fare (e cosa ci si aspetta che sappiafare), sia dal punto di vista professionaleche gestionale, chi occupa una dataposizione funzionale.Inoltre, quando si scopre qualcosa dinuovo che può far migliorare l’assistenza,raramente viene preso in considerazione:da qui emerge che, attualmente, il personaleinfermieristico presenta ancora unamentalità chiusa nell’applicare nellapratica le nuove scoperte in ambitosanitario.Dall’indagine conoscitiva si rileva chenel presidio ospedaliero di Colleferro siha una buona percentuale di infermieriche intendono l’errore ancora come“colpa” e non come occasione di conoscenzaal fine di garantire un’efficace29