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Numero 2 - IPASVI - Roma

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La metafisica del doloredi Marco Di Muzio, Maria Santaniello, Domenico BarbatoIl dolore pone le sue radici nella notte deitempi.Da sempre è stato oggetto d’interesse peril genere umano, suscitando timore e superstizionenell’antichità, studio e analisi neitempi successivi.Ricerche accurate effettuate nei secolisull’argomento hanno consentito solo oggidi poterlo comprendere e controllare nelmigliore dei modi (Minuzzo, 2004).Per anni, la difficoltà maggiore è stataquella di voler descrivere, in poche parole,una condizione che aveva risvolti psicologici,fisiopatologici, emotivi ed affettivi.C'è una disciplina che studia l'essere inquanto essere e le proprietà che gli sonoinerenti per la sua stessa natura e non siidentifica con nessuna delle cosiddettescienze particolari, giacché nessuna dellealtre ha come suo oggetto d'indagineuniversale l'essere in quanto essere.Ciascuna di esse, infatti, ritaglia per proprioconto una qualche parte dell'essere e nestudia gli attributi, come fanno, ad esempio,le scienze matematiche (Aristotele, “LaMetafisica”-IV libro).Solo la metafisica può farlo, visto che sitratta di una branca della Filosofia.La maggior parte di coloro che per primifilosofarono, pensarono che principi di tuttele cose fossero solo quelli materiali. Non acaso, essi affermano che ciò di cui tutti gliesseri sono costituiti (ciò da cui derivanooriginariamente e in cui si risolvono daultimo) è elemento ed è principio degliesseri, in quanto è una realtà che permaneidentica pur nel trasmutarsi delle sueaffezioni.E, per questa ragione, essi credevano chenulla si generi e nulla si distrugga, dalmomento che una tale realtà si conservasempre. Questo è l’oggetto della metafisica,il cui termine deriva dal greco metàphysikàe identifica tutte le cose che sonooltre (metà) la comune sensibilità fisica eoltre la natura (physis). La metafisicaquindi, esamina le cose al di là dellamateria e dell’energia.Essa fa pure riferimento a quel ramo dellafilosofia, la scienza del sapere, dell'esseree dell'esistenza che cerca di spiegare lanatura dell'essere.Sin dall'antichità, si è soliti racchiudere ilsenso della metafisica nell'incessantericerca di una risposta alla domanda fondamentale:“perché l'essere piuttosto che ilnulla?”, con la ricerca che verte sull’essere,in quanto conoscenza ed interiorità,scaturita dalla sofferenza e dal dolore.Il dolore colpisce l’uomo in qualunque deisuoi elementi costitutivi, coinvolgendo laglobalità della persona. È il concetto difragilità e viene percepito dall’uomo comeuna propria inadeguatezza, alterando l’integritàdella persona: a livello corporeo edelle capacità, indicando una diminuzionedell’efficienza fisica; a livello della psiche,nella percezione della propria fragilità edebolezza e nella paura della dipendenzaaltrui; nella dimensione sociale, inducendola persona a ritirarsi dalle relazioni e avivere in solitudine (Cozzi, 2006).Ed è qui che la scienza infermieristica interviene,applicando l’insegnamento metafisicodel volgere l’attenzione a ciò che esuladalla materialità espressa da un corpo,luogo della nostra identità.Il paziente è il suo corpo, dove per corponon s’intende la sola sostanza materiale,ma anche tutto ciò che in esso è racchiuso,mente e spirito. Il corpo è il fondamentostesso dell’essere.L’approccio al dolore è soggettivo ed èscandito dai tempi e soprattutto dallecredenze religiose.Nello svolgersi delle epoche, il dolore haassunto molte forme, ma ciò che restaimmutato è lo spessore della metafisica,come contatto e visione interiore dell’essere.Si è passati dal dolore-sofferenza comeespiazione ed ascesi, al dolore fisico comevissuto e conseguenza di malanni fisici epsichici.L’importanza che detiene la metafisica,oggi, in campo infermieristico, è quella direndere inscindibile la dicotomia tra lafisicità e l’interiorità dell’uomo, da cuiscaturisce la visione olistica.L’essere nel suo insieme, nella sua espressione,nella sua forma, nei suoi bisogni,nei suoi desideri, l’essere è al centrodella nostra attenzione.Il dolore fisico può servire da paradigma pertutte le sofferenze umane: esso rivendicaad alta voce un senso e, in un certo qualmodo, si può dire che esiste solo se sicirconda di un senso, nel bene e nel male.Il dolore non deriva solo da stimoli periferici,ma anche dall’esperienza dell’anima.L’esperienza del dolore trasforma ilrapporto col proprio corpo (Motta): ilcorpo sano sente il mondo, il corpomalato sente il corpo.E quindi, il corpo diventa una barriera tra ilproprio desiderio, l'universo delle possibilitàe la realizzabilità delle medesime.Una delle difficoltà più grandi riscontrabilinell’analisi del dolore è ritenerlo un’esperienzaoggettiva. Difatti, intensità e duratadella percezione dolorosa non dipendonosoltanto dall’entità dello stimolo nocivo,dalla sede dolorante e dalla condizionefisica generale, ma anche dallo statoemotivo e psichico del soggetto.La componente psicologica riveste unruolo estremamente importante nellapercezione del dolore, ed è anche suquesta sfera che la figura infermieristicadeve intervenire con sensibilitàe professionalità.Le prestazioni infermieristiche erogatedevono rispondere al bisogno dellapersona, dove il presupposto essenziale èprestare ascolto al “linguaggio frammentariodel dolore”, renderlo comprensibile edinterpretarlo per poterlo identificare.Il colloquio è un mezzo per aiutare lapersona ad esprimere i propri sentimenti edentrare in contatto con le proprie emozioni,far sentire che c’è chi con lui le condivide.Ma è importante anche l’attenta osservazionecomportamentale del paziente:l’atteggiamento posturale, l’attività36

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