Tutte tecniche e metodiche che invitano a trattare non solo di fatti, accadimenti e teorie ma, anche esoprattutto, di significati e di sentimenti che li accompagnano, di interpretazioni, narrazioni di eventi,valutazioni su modelli, metodi e ruoli, intuizioni o prototeorie e ipotesi per azioni future.Tecniche e metodiche che richiedono al soggetto di selezione ciò che è significativo per lui checonsentono, riprendendo Mortari, di germinare un dialogo costruttivo a patto che si sottragga allapropria parola ogni pretesa di verità ultima e ci si collochi all’interno di una “gnoseologiacostruttivistica, dunque guidata dal principio di umiltà” (Mortari, 2003, p. 99).Attraverso l’impiego oculato di queste metodiche sarà allora possibile, per i “discenti”-operatoriopportunamente supportati in tal senso, rinforzare la loro consapevolezza dei contesti e delle relazioniche hanno inciso <strong>sul</strong> proprio processo formativo, mettere ordine ai propri vissuti, ma anche, alcontrario, generare confusione creativa, scoprire nodi problematici “assopiti”, sollevare dubbi,incrementare possibilità interpretative, favorire svolte ermeneutiche nella disamina del contenuto dellenarrazioni, confrontare-intersecare i processi di significazione e successivamente riflettere <strong>sul</strong> processodi apprendimento attivato dal confronto di gruppo. Proprio su quest’ultimo aspetto vale la pena ancorafare un’ultima considerazione: attraverso il confronto di gruppo si tratta, in ogni caso, di giungere ariflettere <strong>sul</strong> processo di apprendimento. Una pratica riflessiva è essenzialmente un processo sociale,perché è solo attraverso il confronto con gli altri che il pensare acquista spessore, ovvero consente diconsiderare altri modi di guardare a ciò che facciamo e a ciò che pensiamo. Il pensiero critico non puòessere appreso prescindendo da un contesto di pubblico confronto, e ciò orienta a strutturare gruppi dipari disponibili al confronto, gruppi all’interno dei quali ci si consideri davvero “pari”, anchesovvertendo convenzioni e ingessature che la struttura organizzativa tende a cristallizzare.Affinché si possa accedere alla “zona tacita della mente” (Mortari, 2003, p. 111), va adeguatamentestimolato e facilitato il confronto, attraverso domande che inducono i partecipanti a raccontare in chemodo sono giunti a determinare definiti significati, a spiegare le ragioni del loro comportamento. Nellarealizzazione di un percorso di FSC, occorre allora un facilitatore o formatore particolarmentecompetente che si ponga il compito di stimolare opportune meta-riflessioni “manutentive” del/<strong>sul</strong>gruppo.Un formatore capace di porre al gruppo, soprattutto in concomitanza dei passaggi cruciali di unadeterminata attività (di un’attività di ricerca, di audit clinico, ecc.), nei momenti di snodo e al terminedi queste attività, domande per avere resoconti dell’esperienza, delle azioni condotte, e domande perconoscere le ragioni delle azioni. Un formatore capace di astenersi da ogni giudizio e di promuovere lastessa astensione nel gruppo. Occorre cioè un professionista capace di favorire ascolto e sospensionedi giudizio <strong>sul</strong> pensiero dell’altro, capace di promuovere in tutti i soggetti coinvolti un atteggiamentoeticamente dialogico.Il futuro di un “servizio per la <strong>formazione</strong> e il presidio del capitale intellettuale”In correlazione allo sviluppo della FSC all’interno delle organizzazioni sanitarie, si possono ipotizzareall’orizzonte numerose perturbazioni e cambiamenti, di tipologia e portata diversa.Alcuni di essi attengono, come sopra accennato, alla dimensione operativa dell’attività formativa eprefigurano scenari nei quali si sarà indotti a pensare ed agire in termini e-e, anziché secondoalternative mutuamente escludentesi (ovvero contrapponenti fra loro <strong>formazione</strong> e lavoro, aula-nonaula, teoria-pratica, ecc.).Si può, su questo piano operativo, intravedere facilmente la necessità di mettere in atto unasignificativa azione formativa proprio in tema di FSC. Mi riferisco a veri e propri corsi e ad altretipologie di azioni, alcune delle quali in capo anche a servizi e funzioni diverse dai Servizi Formazione.Altri cambiamenti, attengono poi alle dimensioni identitarie ed etiche dei diversi attori aziendaliinteressati dalle pratiche di FSC (formatori interni, capi e operatori dei Servizi Formazione, arrivandofino a ridefinire la missione stessa di questi servizi) e alla cultura organizzativa che potrà favorireuna buona pratica di FSC, venendo al contempo confermata e rinforzata da detta pratica.Questo secondo ordine di considerazioni è, in buona parte, connesso e derivato da un’esplorazione delcostrutto di apprendimento organizzativo.In sintesi, la FSC ci induce a porre in primo piano, a coltivare, atteggiamenti e consapevolezze difondo, traiettorie di sviluppo e possibili significativi cambiamenti. Di seguito vado pertanto atratteggiare e illustrare, per sommi capi, alcuni cambiamenti che, nel prossimo futuro, potrebberointeressare i Servizi Formazione, e non solo, operanti all’interno delle Aziende Sanitarie.Formare alla FSC e altre azioni a sostegno della FSCUn primo ordine di annotazioni <strong>sul</strong> futuro prossimo, concerne i campi di azione e le attività sui qualisaranno impegnati i Servizi Formazione.18
A questo livello possiamo parlare di iniziative strutturate e, più in generale, di interventi per lo sviluppodi cultura della FSC in un’Azienda Sanitaria.In primo luogo va preventivato come già accennato, e non è un paradosso, un ingente impegno nellarealizzazione di diverse opportunità formative d’aula in tema di FSC.In sintesi si tratta di realizzare iniziative formative, di “ base”, finalizzate a sviluppare:- conoscenza diffusa in merito ai vari aspetti caratterizzanti i diversi contesti di apprendimento della<strong>formazione</strong> <strong>sul</strong> <strong>campo</strong> (definizioni, ruoli operativi e gestionali, formativi e tecnici, peculiarità dellefasi del processo formativo, competenze di base e metodologiche relative ai contesti di tutoring,audit clinico, ricerca, ecc.);- sviluppo delle competenze relazionali, gestionali, metodologiche e tecniche dei “facilitatoridell’apprendimento” impegnati nei suddetti contesti (padronanza di <strong>metodologie</strong>, tecniche estrumenti particolari, leadership, capacità di conduzione di gruppi e team building, competenzenella relazione di tutoring, competenze per la conduzione di ricerche-intervento, competenzecentrate <strong>sul</strong>la narrazione e l’ascolto, <strong>sul</strong> metodo degli auto-casi, <strong>sul</strong>la messa in gioco emotiva deipartecipanti, capacità di stimolare opportune meta-riflessioni manutentive del-<strong>sul</strong> gruppo circa lasua pratica conversazionale, ecc..)Inoltre, va sottolineato che dette iniziative formative, dovranno necessariamente avere in comune,come loro tratto distintivo o prospettiva di fondo a cui ispirarsi, una certa propensione alla“trasversalità” (rispetto ai livelli gerarchici e funzionali, alle qualifiche e competenze, ecc.), capace difavorire ascolto e non giudizio, valorizzazione dei diversi contributi, ecc. (in coerenza con il concetto dilaboratorio riflessivo appena richiamato).Ancora una volta, si tratterà di prestare parimenti attenzione ai modi di operare, agli stili e regolerelazionali di questi contesti, oltre che ai temi e contenuti delle iniziative formative.Altre azioni, oltre a quelle tipicamente formative, potranno (e dovranno se si intende davvero farcrescere una cultura della FSC) essere poi presidiate dai Servizi Formazione e, più in generale, dafunzioni e attori aziendali diversi impegnati <strong>sul</strong> fronte dello sviluppo delle risorse umane.Nel primo caso, parlando di azioni di competenza dei servizi <strong>formazione</strong>, dobbiamo preventivare unattento e maturo presidio della imprescindibile fase di sperimentazione di tali pratiche. Ciò concerne,ovviamente, i contesti regionali, come quello piemontese, che si accingono a varare un proprio sistemadi accreditamento ECM della FSC (ma un discorso analogo può forse valere anche per le altre realtà).Presidiare la sperimentazione significa, in primo luogo, assicurarsi che si possa procedere secondoprincipi di sostenibilità, tenendo cioè conto delle risorse esistenti, dei vincoli e delle opportunitàpresenti allo stato dell’arte nei Servizi.Presidiare la sperimentazione significa, in particolare, essere coinvolti e partecipi nella messa a punto eattuazione di un sistema di valutazione capace di restituire informazioni di ritorno sui diversi piani diinteresse (verifica dell’adeguatezza da un punto di vista andragogico, impatto organizzativo,definizione e sviluppo dei profili professionali e delle competenze degli operatori dei Servizi Formazioneimpegnati sui fronti della FSC, ecc.).Quindi, per essere molto chiari, vale la pena ribadire che l’implementazione di un sistema diaccreditamento della FSC dovrà, necessariamente, vedere i Servizi Formazione in prima fila, nellevalutazioni e decisioni, in una posizione di assoluto impegno e “voce in capitolo”, capaci di porsiattivamente in gioco ma anche determinati a non subire “onde anomale” che metterebbero a duraprova Servizi ancora poco attrezzati in termini di risorse umane e competenze.Un’altra traiettoria d’azione concerne poi l’attuazione di forme di sostegno, con<strong>sul</strong>enza esupervisione in favore di “capi” e responsabili, particolarmente sensibili e disponibili asperimentare <strong>esperienze</strong> paradigmatiche di FSC, a cimentarsi nella definizione dei piani di sviluppoindividuale delle loro risorse umane, ecc., ma anche la cura della documentazione e diffusione diqueste buone pratiche nei diversi contesti organizzativi.Altre possibili azioni, discenderebbero da un opportuno orientamento degli altri sistemi di sviluppo egestione delle risorse umane e potrebbero sostanziarsi, ad esempio, nell’implementazione di sistemi divalutazione delle competenze espresse comprendenti capacità e conoscenze di rilievo nella prospettivadella FSC, di sistemi premianti orientati su aspetti operativi, ri<strong>sul</strong>tati, ecc., sempre di rilievo in talsenso, di assetti e dispositivi organizzativi particolarmente orientati al miglioramento dellacomunicazione interna (piani di comunicazione, ottimizzazione di riunioni periodiche di team, ecc.), ealtro ancora.19
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