operative. Occorrono risorse competenti e dedicate in grado di gestire i non semplici processi divalorizzazione e mobilitazione delle competenze e conoscenze, pena il verificarsi di inerzie, resistenze,cortocircuiti, rigidità procedurali che impediscono di connettere pensiero ed azione ed affrontare lemolteplici emergenze di cui il quotidiano, in situazione di evoluzione e cambiamento, è carico inmaniera dirompente.Criticità: concernono la mancanza di competenze specifiche nella progettazione e gestione di risorse inuna prospettiva organizzativa connessa al fronteggiamento di problemi attraverso processi di lavorocomune. Si tratta di una riprogettazione assistita e diffusa dell’organizzazione di lavoro a livello micro,per poter accompagnare le situazioni reali attraverso le quali si costruisce nuova cultura organizzativa,fronteggiando quotidianamente nuovi problemi e cercando soluzioni soddisfacenti ad essi. Di quil’importanza strategica dei ruoli di responsabilità nella gestione delle persone e dei gruppi di lavoro,nella costruzione di nuove modalità di lavoro e di operatività, improntate a criteri diresponsabilizzazione e integrazione tra le diverse componenti, di comunicazione estesa e diffusa, dicondivisione delle conoscenze, di diffusione di pratiche professionali (cfr. Wenger E., 2006)performative, capaci cioè di affrontare le sfide con cui sono confrontate e di costruire gli ambientioperativi anche in assenza di risposte disponibili. Funzioni complesse e delicate insieme, che passanoattraverso fasi di negoziazione, anche di conflitto rispetto alla gestione di aspettative e desideri plurali,alla presenza di molteplici obiettivi ed interessi da considerare e comporre, alle inevitabilicontraddizioni da attraversare.È in riferimento a tale scenario che diventa rilevante e decisivo, in una prospettiva formativa,immaginare alcune coordinate di riferimento in grado di offrire a contesti e persone la possibilità diaffrontare insieme i problemi cui sono confrontati, impegnandosi a trovare soluzioni creative.Una prima indicazione per l’attivazione di azioni formative sensate e produttive in ambito sanitarioriguarda proprio la legittimazione istituzionale e la creazione di condizioni organizzative per larealizzazione di “aree di sosta”: gruppi di lavoro e/o di progetto, di diversa possibile configurazionesecondo le esigenze dei contesti, con l’obiettivo di sostenere le persone nell’esercizio di nuovi sguardi evisioni rispetto alla loro realtà operativa, condividendo letture e interpretazioni del loro stare all’internodelle trasformazioni, scambiandosi modalità e pratiche in uso dell’apprendere a ri-collocarsi e ripensarsidentro i contesti organizzativi. Individuare tempi per pensare e interpretare logiche eprospettive di azione consente alle persone di stare <strong>sul</strong> problema, evitando il ricorso a scorciatoieinadeguate o la tentazione di ripetere soluzioni poco produttive. <strong>La</strong> caratteristica di queste aree disosta dovrebbe essere quella di momenti consistenti e positivi di elaborazione, in condizioni diintersoggettività: l’elaborazione (da e[x]-labor, lavoro attraverso, ottenere con fatica, ma anchesuperando la fatica) rimanda al processo di trattamento e tras<strong>formazione</strong> delle informazioni, così comead un’applicazione che richiede cura, dedizione, ricercatezza, o ancora allo svolgimento edall’approfondimento di idee e intuizioni. Possiamo intravedere un elaborare legato ad esigenzeoperative, per orientare, regolare, gestire meglio azioni, pratiche e sistemi di attività, ad esempioall’interno di gruppi di progettazione e di lavoro; oppure funzionale ad un comprendere legatoall’attribuzione di senso ad eventi e situazioni, esigenza tipica in situazioni di <strong>formazione</strong> e supervisionein cui si confrontano letture e interpretazioni diverse; o ancora dedicato alla prospettiva diconcettualizzare e sistematizzare conoscenze e saperi per farli circolare e renderli disponibili in modopiù diffuso, pubblico e riconoscibile, come nella produzione di artefatti e documenti organizzativi.L’intersoggettività esprime a sua volta l’esigenza di individuare e valorizzare le differenze esistenti e lanecessità di gestirle in prospettiva di integrazione organizzativa. In gioco è la possibilità di tessere esviluppare connessioni in azione tra diverse rappresentazioni e traduzioni operative del compitoprimario attribuito alla propria organizzazione; di collocarsi all’interno di relazioni variegate e plurali tracolleghi, sviluppando interazioni coordinate e congiunte con altre figure laterali e tra servizi diversi macollegati;di muoversi secondo culture lavorative meno adempistiche e modalità meno amministrativee/o personalistiche di gestione dell’autorità e della funzione di leadership.Qui si apre una seconda coordinata di riferimento, relativa alla possibilità di considerare nelle politicheorganizzative e nell’azione formativa un’attenzione particolare all’uso del gruppo di lavoro ed al ruolodel capo in esso giocato. Il vero snodo, fortemente incistato nelle culture organizzative interiorizzate enei sistemi di azione in uso, è quello legato all’esigenza di superare il mero comando come modalitàritenuta implicitamente economica e funzionale all’esecuzione di compiti ed al raggiungimento diobiettivi, promuovendo una rappresentazione del ruolo del capo come capace di coniugare il mandatoorganizzativo con i problemi quotidiani di funzionamento e con le esigenze e le domande, complesseed articolate, del sistema utente. Per chi ha responsabilità nel supportare, orientare e sviluppare lacrescita ed il mutamento innovativo nelle organizzazioni si aprono inediti ambiti di competenza epresidio: dalla capacità di sviluppare pensiero e comprensione articolata di eventi e situazioni; alla36
conduzione di iniziative ed azioni per aiutare le persone a fronteggiare il rapporto con l’emergenzaquotidiana; fino al sostegno della possibilità, per uomini e donne, di intrecciare rinnovati legami tra laloro vita ed il loro lavoro, accettando il confronto con la realtà e le sue incertezze, i suoi imprevisti, lerappresentazioni che su di essa hanno costruito. Una leadership e dei capi intermedi in grado cioè diautorizzare e autorizzarsi ad entrare in un rapporto altro con il proprio lavoro, con l’organizzazione diappartenenza, con i compiti e gli obiettivi assegnati, facilitando l’espressione di soggettività attive,capaci di confrontare e contrattare tra progetti individuali, progetti di struttura ed unità organizzativadi riferimento e progetti dell’organizzazione complessiva.<strong>La</strong> terza e conseguente prospettiva per l’assunzione di logiche formative efficaci e sensate nei contestisanitari riguarda la necessità di rivisitare le concezioni di integrazione (cioè le modalità ed i processidel comporre, regolare e gestire le differenze in rapporto al raggiungimento degli obiettivi), alla basedel modo di concepire l’organizzazione ed i suoi processi di funzionamento. Possiamo individuare duetipologie prevalenti, cui corrispondono ipotesi ricorrenti, pratiche sedimentate e prospettive su cuilavorare per un loro impiego più diffuso e radicato, come richiamato nella seguente tabella:Tab. 1. Ipotesi di integrazione organizzativaspecialisticatrasversalespontaneaPrincipio dell’affinitàsperi tecniciaree di lavoro privilegiateamori/investimentiFedeltà e appartenenzalegamiritualiroutinesostenutaPrincipio dell’ordine razionalegoverno degli incarichi di lavoroorganizzazione del lavoroAccompagnamento dei processimomenti di sensemakinggestione della conoscenzacura degli aspetti micro-organizzativiEsiste una visione di integrazione che potremmo definire “spontanea”, che funziona per aggregazionidi cose simili e ritenute convenzionalmente convergenti. Nell’articolazione specialistica di tale visione,eventi, persone, risorse, ruoli e funzioni stanno e si tengono insieme secondo un principio di “affinità”,diversamente declinato: a volte è il contenuto specifico legato a particolari saperi tecnico-operativi aconnettere e collegare, e chi li detiene in grado più elevato occupa conseguenti posizioni di potere e diresponsabilità; altre volte sono aree privilegiate e tradizionalmente consolidate di lavoro a configurareaspettative, processi operativi e veri e propri modelli di rappresentazione sociale su come devonoandare le cose in un determinato contesto: l’accesso alle posizioni core di tali aree consentel’attribuzione di dominanza e legittimazione; l’integrazione per affinità passa anche attraverso mozionidegli affetti, legati ad amori, investimenti, disinvestimenti reciprocamente orditi e consumati tra idiversi attori organizzativi in relazione ad oggetti, ruoli, obiettivi ed interessi, secondo storie edaspettative recitate secondo l’ordito della vicinanza/lontananza, appartenenza/separazione,amicizia/inimicizia, fedeltà/tradimento, bontà/perversione, secondo la variegata e plurale “drammatica”delle relazioni umane ed organizzative. Alla modalità specialistica dell’integrazione spontanea siaccompagna una versione “trasversale”, che prevede tipici e ricorrenti modi in uso per avvicinare etenere insieme: essi fanno leva sui legami antichi tra persone e gruppi, <strong>sul</strong>la celebrazione ricorrente diriti e cerimonie organizzative (feste e cene, momenti di ritrovo e socializzazione, memorie comuni,ricorrenze importanti), riunioni formalizzate e istituzionalizzate nella routine incorporata nel sistemad’azione.Esiste un’ulteriore tipologia ricorrente di integrazione, che possiamo descrivere come “sostenuta”, asignificare l’affidamento dei processi e delle istanze ad essa inerenti a particolari dispositivi estrumentazioni intenzionalmente assunte ed impiegate: il principio aggregante è quello dell’ordine edella razionalità. Anche in questo caso possiamo rilevare un’articolazione specialistica ed unatrasversale della concezione di integrazione in tal modo rappresentata: nella versione specialisticaritroviamo le modalità legate ad approcci manageriali, riconducibili a riferimenti di teoriadell’organizzazione, nelle loro evoluzioni storiche e congiunturali, dal modello taylorista-fordista aquello post-industriale, in grado di valorizzare sequenze operative, tecnologie, sistemi dicoordinamento, che hanno visto il succedersi e l’intrecciarsi di plurali e variegate metaforeorganizzative e di altrettante fisionomie di funzionamento,legate a modi di concepire la leadership, leforme di controllo, il governo e la divisione del lavoro, la struttura e l’articolazione dei sistemi di azione37
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