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La formazione sul campo: metodologie, esperienze ... - Psychomedia

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Quali azioni, assetti organizzativi, regole di funzionamento e norme possono meglio promuovere esostenere una comunità orientata all’apprendimento? Quali strategie perseguire? Quali le metacompetenzestrategiche da favorire?Intanto, occorre dirlo, andrebbe perlomeno superata una certa “schizofrenia”, frequentemente diffusaai vari livelli organizzativi e interessanti i diversi attori intervenenti in tema di <strong>formazione</strong>.Sono, ahimè, ancora ricorrenti ma subito evidenti agli operatori di settore, una serie di contraddizioni.Su un piano formale, sui documenti di natura programmatica e strategica (di livello nazionale, localeaziendale,di team, ecc.) non si perde l’occasione per sottolineare “la centralità strategica dellepolitiche per la <strong>formazione</strong>”, abbondano vision che pongono in primo piano “il costante aggiornamentoe la ricerca della qualità delle risorse umane”, “la necessità di assicurare ingenti investimenti pergarantire la <strong>formazione</strong> continua” ecc. ecc..Se si guarda poi la realtà, spesso nei fatti vengono puntualmente disattesi i proclami pomposamentesbandierati nelle prese di posizioni ufficiali e pubbliche. Il mondo della <strong>formazione</strong>, lo sanno bene tuttigli operatori di settore è una realtà che si qualifica per la scarsità degli spazi e delle risorse disponibili,per il non ottimale portfolio delle competenze degli addetti alle aree <strong>formazione</strong>, per gli scarsiriconoscimenti in termini di carriera e di sviluppo professionale assicurati ai medesimi operatori,rispetto ai quali, peraltro, l’attesa ricorrente concerne perlopiù l’assolvimento di compiti marginali,spesso prevalentemente imperniati <strong>sul</strong>l’esecuzione di pesanti e poco gratificanti pratiche burocratiche.I Servizi Formazione, dichiaratamente definiti come essenziali per lo sviluppo organizzativo, per la vitastessa di un’organizzazione, solo in questi ultimi anni hanno cominciato a non essere del tutto avulsidai momenti decisionali e di programmazione strategica aziendale.Lo stesso dicasi per i programmi di <strong>formazione</strong> in favore degli operatori di questi Servizi, avviatifinalmente in questi ultimi anni, ma ancora ovviamente da reiterare per poter incidere in manieratangibile e diffusa <strong>sul</strong>le competenze effettive degli interessati.Perché allora, in moltissime aziende sanitarie, ci troviamo ancora di fronte a questa sorta dischizofrenia gestionale?Una prima ragionevole risposta rimanda al corto respiro gestionale e strategico che sembraancora qualificare un’Azienda Sanitaria.Le politiche per la <strong>formazione</strong> (quelle serie, non certo quelle messe in atto per aggraziarsi un settoreaziendale, un gruppo professionale, o per conquistarsi un consenso estemporaneo) richiedonoprospettive temporali ampie, non danno ritorni immediati.Educare al pensiero riflessivo le organizzazioni richiede necessariamente tempi lunghi: progetti,ricerche-intervento partecipate, iniziative formative complesse e anche di lunga gittata temporale.Come si concilia tutto ciò con gli orizzonti di senso temporali delle nostre Direzioni Generali?Un’ulteriore riflessione che mi sento poi di fare <strong>sul</strong>la FSC è che i contesti formativi nei quali si sostanzia(gruppi di miglioramento, audit clinico, partecipazione a comitati e commissioni, partecipazioni aricerche, ecc.) possono essere considerati naturale supporto e strumenti per il Governo Clinico(Plebani, 2005).Oggi FSC significa orientamento alla ricerca e all’innovazione continua.Le organizzazioni sanitarie che intendono perseguire davvero il miglioramento delle prestazioni alcittadino, devono allora e a maggior ragione porsi nell’ottica di investire sempre più e sempre meglio leproprie risorse per potenziare strumenti e pratiche di FSC.Ciò significa intanto una maggiore e diversa qualificazione delle risorse umane impiegate neiServizi Formazione, ma anche locali e spazi operativi adeguati (dove condurre le attività formative, leriunioni per la progettazione e verifica delle iniziative, ecc.), supporti e tecnologie (informatiche manon solo) per rendere accessibili i documenti e il capitale formativo, per curare la corretta e funzionaledocumentazione delle buone pratiche, per condurre corretti processi di progettazione, di valutazionecontinua, ecc..Considerazioni conclusive<strong>La</strong> professione di gestori della funzione <strong>formazione</strong>, di operatori del Servizio Formazione è in fortissimaevoluzione; è una professione appassionante ma occuparsi di <strong>formazione</strong> è un lavoro difficile.Ancora più difficile e insidioso si prospetta un futuro che pone in primo piano la “scommessa” dellaFSC.<strong>La</strong> sfida è stata lanciata. <strong>La</strong> FSC potrà davvero contribuire a riorientare concezioni, pratiche, valori,servizi e politiche attinenti la <strong>formazione</strong>.Il rischio è che tutto si possa tradurre in un fiorire di dispositivi, di pratiche e procedure capaci direalizzare iniziative valide solo o prevalentemente su un piano formale, accreditate sì ma di scarsaeffettiva sostanza formativa.23

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