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TEATROUn mosaico umano ricco e inquietanteche solo alla fine trova senso eternoA giugno il Faust in scena al Teatro Regio di Torinocon la regia di Stefano PodaI N T E R V I S T A d iBARBARA ODETTODal 3 al 14 giugno il Teatro Regio porta in scena il celebre dramma liricoin cinque atti di Charles Gounod. La regia è affidata a Stefano Poda: regista,scenografo, coreografo, costumista e light-designer che non ha certo bisognodi presentazione. Lo abbiamo incontrato per conoscere meglio il “suo” Faust.Come convergeranno le sue qualità artistiche nell’opera?L’unione delle discipline del palcoscenico è una necessità del mio modo diconcepire il teatro, non come esercizio di una professione ma come una tecnicapiù artigiana che commerciale. Sulla scena tutto ha a che vedere con tutto:per questo ho impiegato una vita intera di ricerca estetica sull’espressione,sull’immagine, sulla scultura, sul costume, sulla luce per elaborare un codiceplastico capace di dare corpo ad una drammaturgia di musica e azione. Nel2008 la Thais, proprio qui al Regio, ha rappresentato per me una riscopertae una rielaborazione di un’estetica che avevo codificato con anni di ricerca.Nel frattempo, un altro ciclo vitale è passato ed è mia aspirazione riversarein questo Faust tutte le scoperte di sintesi che mi hanno accompagnato inquesti anni.È stato definito “il mago prodigioso”. Quali “magie” vedremo nel Faust?La vera magia è quest’opera di teatro musicale francese sovrapposto alla potenzadella mitopoiesi goethiana: sono nato in una città al confine col mondogermanico e l’epopea del Faust mi ha sempre accompagnato. La mia ambizioneè offrire al pubblico una lente con cui mettere a fuoco questo capolavoro.Non solo l’estetismo, ma anche l’umanesimo dell’essere umano eroein ogni sua piega; vorrei che Faust fosse un viaggio attraverso le tappe dellospirito.Come definirebbe la sua regia?L’opera si apre e si chiude su due vertigini egualie contrarie: la vanitas vanitatum dell’inizio, il precipiziodella mente umana che non trova appiglidi fronte alla percezione improvvisa del senso dellavita. Sono due sentimenti opposti, ma capacidi svuotare l’uomo di necessità contingenti: fraquesti due poli palpita un sismografo continuoche registra gli sforzi umani... inutili? No, anzi:la grande lezione del Faust è l’eroismo della Tat,l’Azione, che da sola giustifica e nobilita l’esistenza.Vorrei che la mia regia mostrasse un mosaicoumano ricco e inquietante, che solo alla fine trovasenso eterno.I personaggi come faranno trasparire la loropersonalità?I quattro costituiscono un quadrilatero di carattericontrapposti: tale schematismo era assente inGoethe, dove Margherita compare in poche scenee Valentin è citato di sfuggita. Tuttavia il quadrangolodi Gounod è efficacissimo nel creare relazioniben definite nel tempo di una serata teatrale:le personalità si contrappongono con forza, maallo stesso tempo in ognuna è presente un semedell’altra in un gioco delle parti, finché la tragedianon prende il volo.A proposito della scenografia: cosa raccontail cerchio?Il cerchio è l’anello in cui si chiude l’esperienzadella vita: la contemplazione insegue l’azionee viceversa; la terra rincorre il cielo e tutto tornapolvere, è il segno del patto fra Dio e l’uomo, maanche fra Uomo e Non-essere. La funzione principaleè far nascere domande in chi guarda. Ha poiun ulteriore effetto: a poco a poco, mentre lo siosserva, si ha l’impressione che l’anello, come unagigantesca ruota, rotoli verso l’osservatore. Secondome le immagini potenti devono vivere senzadidascalie e assumere valenze multiple perché lospettatore deve scoprirsi spettatore di se stesso.60