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FONDAMENTA. 10 - Rotary Old Books

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lebrazioni ufficiali. Quella “stanza tutta per sé”, la stanza segreta ormai resacelebre dalla illustre metafora della Woolf a simboleggiare il desiderio di unospazio autonomo di creatività femminile, è un’immagine che racchiude le infiniteproiezioni ideali delle tante stanze che attraverso i secoli hanno rappresentatoil perimetro ambivalente dell’emarginazione come della emancipazionefemminili, racchiudendo sogni e desideri, ambizioni e utopie, scritturae conversazione, isolamento e protagonismo delle innumerevoli presenze, deimille volti muliebri cancellati dalla storia. Luogo dell’intrigo, del pettegolezzotagliente, delle macchinazioni politiche ordite da chi dietro le quinte delsipario muove per seduzione, carisma o fascino intellettuale i fili di una storiaosservata da lontano, dai balconi dei palazzi signorili, dalle grate di unmonastero, dalla finestra dimessa di un interno borghese, dalla prigione mentaledi un “decoro” sociale e di una legge del bonheur che precludono, per lomeno fino all’età contemporanea, un più diretto confronto con le realtà delpotere e i feticci dell’ascesa mondana, professionale e intellettuale. Ma è anchelo spazio simbolico del travestimento cortigiano e salottiero come al suoopposto dello “strappo nel cielo di carta”, della verità che si denuda, luogodella civiltà che si rappresenta o del sé che si manifesta nelle pagine di un’epistola,di un’autobiografia, di un diario gelosamente custoditi: è la stanzateatro del vivere o la stanza dell’epifania dell’essere.È il segreto recinto della reclusione monastica, in cui si consuma la tragediadell’«inferno conventuale» per le aristocratiche malmonacate o l’estasi sublimedei palpiti divini nell’umiltà cristica di tante mistiche sante di ancien régime.È la stanza in cui si ritirano in una sorta di vedovanza spirituale o monacatolaico le umaniste cultrici delle antiche litterae costrette dalla misoginiadel tempo al silenzio domestico, o è la stanza privata, lo studiolo, la “camerasegreta” della “dama di palazzo” di castiglionesca memoria, dove si allestisceil palcoscenico notturno dei civili conversari cortigiani, nell’intreccio raffinatodi neoplatonici ragionamenti d’amore, petrarchismo letterario e sperimentazionemadrigalistica.Nell’età moderna altre stanze si sostituiscono, sfilano nella galleria della memoriae dell’immaginario femminile: quelle dell’interno domestico e borghese,della lettura e della scrittura furtivamente rubata al tempo del lavoro quotidiano;o quella aristocratica dello “studiolo” personale, faticosamente conquistatodalle tante Giuliette Bargnani Dandolo, non solo per sé ma per latrasmissione dei valori familiari, per quella “lettura” e “scrittura” che la “buonasposa” ottocentesca non destina tanto a un processo personale di autovalorizzazione,ma a un “più nobile fine collettivo”, quello dell’educazione dellaXIV

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