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FONDAMENTA. 10 - Rotary Old Books

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a e autorevole affermazione delle donne delle “corti” e della frammentata realtàpolitica italiana sulla scena di una storia “unitaria” delle lettere. E non si trattasoltanto di presenze o del riconoscimento di un indubbio valore poetico, con l’immancabileVeronica Gambara e le sue consorelle, bresciane d’adozione, come lebergamasche Lucia Albani Avogadro o Isotta Brembati (1530), moglie di LelioSecco d’Aragona, ma di una complessiva temperie letteraria le cui radici affondavanonell’humus fertile della città già dai primi anni del Cinquecento.Chi ha dimestichezza con il primo Rinascimento bresciano sa bene come ad aperturadel nuovo secolo cinquecentesco il culto del Petrarca fosse già ben documentatoin città, sia negli indirizzi delle competitive tipografie locali (con singolare attenzioneanche per i Triumphi) sia nel risveglio umanistico che promuove, adesempio nella figura di Emilio degli Emili, letture pubbliche del divino poeta. Èun culto che ben presto si sintonizza sull’insegnamento morale del Petrarca rispettoa quel nodo, così preminente negli indirizzi della cultura bresciana, che legacon un filo unitario il problema della riforma cristiana della società con la ricercadi un impegno etico delle Lettere: un Petrarca riletto alla luce della lezionedi Erasmo e delle correnti spirituali dell’evangelismo italiano, così profondamenteinnervate nel tessuto intellettuale e religioso della città, dove, si ricorda, l’Enchiridionmilitis christiani erasmiano, forse l’espressione più elevata in quegli annidi una sociale “pietà evangelica” e della libertà interiore del cristiano, conosce,proprio ad opera dell’Emili, il suo primo volgarizzamento italiano (1531). A suggellarei meriti della sperimentazione petrarchistica locale giungerà poi nel 1553la stampa di quell’Antologia di Rime di diversi eccellenti autori bresciani, comprensivaanche delle voci femminili ormai assurte nel Parnaso di una lirica nonmunicipale, che è accorto intervento editoriale di Girolamo Ruscelli, d’indubbiofiuto nell’allestimento e nella promozione di sillogi destinate alla consacrazionedei modelli poetici dominanti.A testimoniare il prestigio e la vitalità della sperimentazione bresciana si assistenella seconda metà del secolo alla realizzazione di un’altra emblematica impresacollettiva: sarà la volta di quelle Rime de gli Academici Occulti con le loro imprese ediscorsi, licenziati con i tipi di Vincenzo da Sabbio, nel 1568. Ci sia avvia verso leforme di un petrarchismo sempre più “concettoso”, di cui una delle voci più significativeè Bartolomeo Arnigio, il Solingo Accademico, segretario del sodalizio.È un petrarchismo che s’inscrive in un programma sapienziale che raccoglie econvoglia molte delle istanze cittadine di riforma spirituale e d’impegno moraledelle Lettere, cifra comune di un risveglio umanistico e rinascimentale bresciano:sinceramente attraversato e connotato da una vitale partecipazione agli ideali dirinnovamento religioso della devotio moderna come sensibile, soprattutto neiXXII

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