n. 83 Gennaio 2014
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
informazione tecnica<br />
In tema di qualità e sicurezza dei prodotti agroalimentari è indispensabile<br />
proseguire nella tutela e nella valorizzazione del riso,<br />
legato alla nostra storia ed alle nostre tradizioni locali, attraverso<br />
la Denominazione di Origine Protetta (DOP) e l’Indicazione Geografica<br />
Protetta (IGP).<br />
I dati sulla produzione<br />
Il riso è una delle principali colture del Nord-Ovest italiano; dei<br />
circa 246.000 ettari coltivati in Italia, 228.000 ettari (il 93%) appartengono<br />
a Piemonte (121.000 ettari, il 49% del totale nazionale)<br />
e Lombardia (107.000 ettari, 43% del totale nazionale).<br />
La Province in cui l’investimento a riso è maggiore sono, per il<br />
Piemonte: Vercelli (73.000 ettari), Novara (35.000) ed Alessandria<br />
(8.700). Per la Lombardia: Pavia (87.000 ettari) e Milano (15.000).<br />
Dagli anni ’50 ad oggi, in Italia la superficie a riso è notevolmente<br />
aumentata ed in alcune aree (il novarese ed il pavese) è più<br />
che raddoppiata, grazie alla meccanizzazione, alla contrazione<br />
di altri comparti agricoli (zootecnia e foraggere) e ad una politica<br />
comunitaria che ha incentivato la coltura del riso rispetto agli altri<br />
seminativi, anche in ragione delle buone (salvo le occasionali<br />
congiunture negative) possibilità di collocamento del prodotto:<br />
su una produzione media annuale di un milione di tonnellate di<br />
riso lavorato, meno della metà (300-400mila tonnellate) viene<br />
destinato al mercato italiano, circa 500mila tonnellate vengono<br />
esportate verso gli altri Paesi dell’Unione Europea e 100mila tonnellate<br />
sono annualmente destinate a Paesi terzi.<br />
Le innovazioni portate dalla meccanizzazione e dal costante sviluppo<br />
e miglioramento degli agrofarmaci hanno anche consentito<br />
un aumento della produttività, che è passata dalle 4-5 t/ha<br />
del dopoguerra alle 7-8 t/ha attuali.<br />
La superficie a riso è forse l’unica a non aver subito contrazioni<br />
negli ultimi trent’anni, anzi ad essere in controtendenza in un<br />
periodo in cui gli altri comparti agricoli sono stati soggetti a fenomeni<br />
di abbandono (figura 1):<br />
La strutturale diminuzione del numero di aziende risicole (dalle<br />
4.000 unità del 1982 alle 1.700 del 2010) è quindi andata nella<br />
direzione non della perdita di superficie coltivata, ma di una razionalizzazione<br />
e di un migliore dimensionamento delle aziende<br />
più vitali, con un aumento della superficie media aziendale a riso<br />
che è passata dai 20 ettari/azienda del 1982 ai 58 ettari/azienda<br />
del 2010 (figura 2):<br />
Diminuiscono le aziende piccole (poco razionali e con forti costi produttivi)<br />
mentre si osserva addirittura un aumento del numero delle<br />
aziende medio-grandi, con superfici superiori ai 50 ettari (figura 3):<br />
L’annata che si sta concludendo si presenta come una buona<br />
annata, le quotazioni sono attualmente in rialzo anche per una<br />
leggera flessione dell’offerta sui mercati; sul versante della prossima<br />
PAC attualmente allo studio, molti sono ancora i punti da<br />
chiarire ma il riso non dovrebbe essere soggetto né alla diversificazione<br />
delle colture né agli obblighi di rispetto delle aree ad<br />
interesse ecologico (“greening”).<br />
Fig. 1<br />
Fig. 2<br />
Fig. 3<br />
46 Agricoltura <strong>83</strong>