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ATTIVITA’ E TERAPIE ASSISTITE DAGLI ANIMALI, R. MARCHESINI-L.CORONA<br />
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La fase programmatica non si limita a definire “dove si vuole andare<br />
attraverso il progetto di pet-therapy”, ma altresì “dove non si vuole capitare,<br />
neanche per caso”. Se ammettiamo che in genere il potenziale referenziale<br />
esercitato dal referente animale è alto, inevitabilmente dobbiamo<br />
considerare la criticità di questo apporto, che può essere sì fortemente<br />
beneficiale ma anche altrettanto compromissorio. Evitare l’effetto compromissorio<br />
è pertanto un obiettivo che ci si deve porre con grande accuratezza,<br />
sapendo che stiamo applicando delle funzioni referenziali su persone<br />
che comunque si trovano in una situazione di difficoltà. Il che significa<br />
peraltro ricordare che, mentre andare verso i cambiamenti auspicabili<br />
richiede sempre uno sforzo per la persona, imboccare la strada compromissoria<br />
può essere addirittura l’esito spontaneo del processo relazionale.<br />
Quando si fa un progetto di zooantropologia applicata si devono pertanto<br />
evitare le seguenti derive: 1) deriva spontaneista = la relazione non è configurata<br />
perché la referenza non ha margini di prescrizione e margini di<br />
proscrizione; 2) deriva produttivista = la relazione non ha una sua autenticità<br />
di incontro poiché tutto quello che viene rappresentato in seduta è<br />
funzionale al prodotto referenziale; 3) deriva tecnicista = la relazione è<br />
condotta all’interno di binari metodologici molto rigidi e si presenta come<br />
un insieme di prassi o una sequenza di copioni non come una dimensionalità<br />
facilitata dalle prassi di esplicitazione. Queste considerazioni ci portano<br />
a capire che in fase programmatica devo lavorare per istruire il mio<br />
progetto in modo tale da evitare sia la compromissorietà referenziale che<br />
l’effetto derivale. Di certo le derive produttivista e tecnicista contrastano la<br />
promozione del potenziale referenziale, mentre quella spontaneista non<br />
assicura l’indirizzo referenziale aprendo la strada a condizioni di referenzialità<br />
compromissoria. Pertanto compito della figura di riferimento sarà<br />
quello di stabilire, oltre all’orizzonte di auspicabilità, un “orizzonte di compromissorietà”:<br />
ambiti relazionali-referenziali da evitare accuratamente,<br />
indicando: a) le vulnerabilità del fruitore e quindi le “referenze dannose”,<br />
quelle cioè che conducono a cambiamenti peggiorativi nel fruitore; b) gli<br />
ostacoli al percorso terapeutico e quindi le “referenze ostative”, quelle cioè<br />
che rendono più difficile il percorso di cambiamento individuato; c) le<br />
aree interattive e relazionali problematiche per quel fruitore in termini di<br />
argomenti caldi, approcci problematici, attività inadeguate, ambienti non<br />
conformi rispetto ai processi di cambiamento auspicati.