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ATTIVITA’ E TERAPIE ASSISTITE DAGLI ANIMALI, R. MARCHESINI-L.CORONA<br />
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parte del fruitore e non si induce un’affiliazione nel corso della realizzazione<br />
del progetto o, meglio, si cerca di contenere le componenti affiliative<br />
che potrebbero dar luogo a stress da distacco. L’animale incontrato in<br />
seduta dovrà diventare per il fruitore un amico non un familiare, a meno<br />
che nella seconda fase del progetto non si consideri opportuno e percorribile<br />
un percorso che giunga all’adozione del pet da parte del fruitore.<br />
Diciamo che questa eventualità rappresenta un’eccezione nei progetti di<br />
pet-therapy e in ogni caso non si deve mai partire con un progetto di pettherapy<br />
basato sull’adozione del pet: posso in certi casi lasciare aperta questa<br />
possibilità che tuttavia deve e può essere valutata solo dopo un periodo<br />
di attività di pet-relationship. Per comprendere un progetto di zooantropologia<br />
applicata è necessario pertanto definire la struttura di base del<br />
servizio definita come APR o “Attività di Pet-Relationship” e le sue coordinate<br />
di riferimento nelle aree di pet-therapy. Le APR sono situazioni di<br />
pet-relationship arbitrate, dove cioè l’incontro-confronto tra pet e fruitore<br />
non si svolge in modo libero ma strutturato dall’intervento dell’operatore<br />
che, sulla base delle indicazioni di prescrizione, mantiene l’interfaccia<br />
all’interno di un piano dialogico tutto sommato definito nei suoi range<br />
anche se non pienamente determinato. L’arbitraggio comprende l’attivazione<br />
della soglia dialogica (promozione della relazione), l’indirizzo del<br />
piano dialogico di incontro-confronto (dimensionamento della relazione),<br />
l’attenzione sulla correttezza dell’evento di incontro-confronto (vigilanza<br />
sulla relazione). Per questo nella fase di pianificazione si individua<br />
una progressione di incontro-confronto, partendo da interattività lievi<br />
(come le attività osservative o quelle di approccio) per giungere a interattività<br />
più complesse (come le attività gestionali o performative), vale a dire<br />
una filiera di pet-relationship che quasi sempre comprende nelle<br />
prime fasi attività che non coinvolgono l’animale ma che fanno riferimento<br />
a esso (attività referenziali) e che si propongono come propedeutica<br />
alle attività di relazione. Le attività di relazione vengono predisposte<br />
da una coppia pet partner, vale a dire da un operatore e un eterospecifico<br />
caratterizzati da una relazione collaborativa (pet-partnership).<br />
Questa è un’ulteriore specificazione delle APR nelle attività di pet-therapy<br />
quali eventi di triangolazione – abbiamo tre poli: 1) quello di fruizione,<br />
dato dall’utente del servizio; 2) quello di erogazione, dato dall’operatore<br />
che arbitra la relazione; 3) quello di mediazione, dato dall’eterospecifico<br />
coinvolto nelle attività – dove si possono individuare due tipologie<br />
di relazione uomo-eterospecifico: a) una pet-relationship tra fruitore ed<br />
eterospecifico; b) una pet-partnership tra operatore ed eterospecifico.<br />
Già si è detto che i servizi di zooantropologia applicata si propongono<br />
due ordini di obiettivi: 1) obiettivi relazionali, vale a dire promuovere e<br />
valorizzare la relazione con l’animale rafforzando i punti di forza e mitigando<br />
i punti di debolezza dell’interfaccia uomo-eterospecifico; 2) obiet-