28.03.2018 Views

Ricerca sui siti UNESCO

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

STORIA e ARCHITETTURA-SACRO MONTE DI BELMONTE e VARALLO<br />

Il Sacro Monte di Belmonte si erge sull’omonima collina, inserendosi in una scenografica cornice a controllo<br />

della pianura di Ivrea. Il complesso monumentale comprende un santuario di origine medievale e tredici<br />

cappelle dedicate alla Passione di Cristo che si snodano lungo un percorso circolare attraverso il bosco. Fu<br />

il frate minore osservante Michelangelo da Montiglio ad avviare a inizio Settecento, la costruzione di quello<br />

che nei decenni è diventato il complesso del Sacro Monte. Secondo la tradizione fu Arduino nell’XI secolo a<br />

promuovere la costruzione del santuario per i benedettini di Fruttuaria, occupato poi nel 1602 dei frati francescani<br />

minori. Nel 1875 fu completamente ricostruito da Carlo Reviglio della Veneria e completato nel 1886<br />

da Carlo Ceppi. Attorno ad esso si sviluppa il percorso devozionale scandito dalle tredici cappelle edificate<br />

tra il 1712 e il 1825. Le linee architettoniche delle edicole sono semplici ed essenziali e si accomunano con<br />

un’unica tipologia a pianta circolare e abside poligonale, accostate ad un porticato che apre alla visione di<br />

una scena della Via Crucis raccontata da statue in terracotta e gessi (Tavola 5).<br />

Il grandioso complesso monumentale del Sacro Monte di Varallo è situato in Valsesia in provincia di Vercelli<br />

e fu fondato su un terrazzamento naturale del Monte Tre Croci per volontà del frate minore osservante<br />

Bernardino Caimi di origini milanesi che, di ritorno dalla Palestina nel 1491, volle far riprodurre i luoghi sacri<br />

della vita di Cristo (Nazaret, Betlemme, il Calvario), dedicando a ognuno di essi una cappella. Dopo le prime<br />

costruzioni e la morte del fondatore avvenuta nel 1499, i lavori vennero ripresi solo nel 1517 e fino al 1529<br />

ebbero Gaudenzio Ferrari come protagonista che, con una sapiente compenetrazione di pittura e scultura,<br />

realizzò un complesso caratterizzato da un forte realismo. A Varallo furono poi impegnati altri importanti<br />

architetti, pittori e scultori, quali ad esempio Bernardino Lanino, Giulio Cesare Luini, Tanzio da Varallo; dalla<br />

seconda metà del Cinquecento il complesso detto “La Nuova Gerusalemme” si trasformò secondo le esigenze<br />

della Controriforma, sotto il controllo di San Carlo (1538-1584) e del vescovo di Carlo Novara Bascapè<br />

(1593-1615), in un magnifico spettacolo unitario destinato al coinvolgimento e all’immedesimazione dei<br />

pellegrini. Architettura, pittura, plastica e urbanistica si fondono in un’opera eccezionale che fà da modello<br />

agli altri Sacri Monti del Piemonte. Centrali dunque in questa opera di rinnovamento sono le accorte<br />

regie di San Carlo e di Carlo Bascapè, vescovo di Novara, stretto collaboratore del Borromeo a Milano e da<br />

lui stesso indicato come referente per l’iconografia sacra. Bascapè, divenuto vescovo della diocesi di Novara,<br />

s’interessò ai Sacri Monti di Orta ove finanziò personalmente una cappella e di Varallo. Rivendicò il diritto,<br />

in quanto capo della diocesi, secondo le indicazioni del Concilio di Trento, di indicare i contenuti delle scene<br />

da raffigurare e impose la necessità della formale autorizzazione del vescovo prima di realizzare qualunque<br />

costruzione o apparato decorativo. Il criterio cui si doveva improntare la narrazione era la verosimiglianza<br />

rispetto alle sacre scritture.<br />

Bascapè rivoluzionò il Sacro Monte di Varallo per ricomporlo all’interno di un piano narrativo dipanato sulla<br />

scansione cronologica della vita di Cristo. Fece spostare alcuni “misteri’, ne fece realizzare numerosi altri,<br />

riorganizzò l’intero complesso in chiave didattica, come un grande catechismo finalizzato ad insegnare ai<br />

fedeli la storia sacra e, grazie alla potenza comunicativa dei gruppi plastici a grandezza naturale e molto<br />

realistici, muoverli “a pietà e commozione”.<br />

Carlo Borromeo invece venne al Sacro Monte di Varallo in più occasioni e intendeva occuparsi personalmente<br />

anche della sua organizzazione, ma morì prima di POTERLO fare. Era solito pregare davanti a Cristo morto<br />

nella cappella del Sepolcro e davanti alla cappella dell’Orazione nell’orto.<br />

Le pareti affrescate delle 44 cappelle fanno da quinta architettonica ai gruppi statuari policromi in legno e<br />

terracotta. Si annovera la presenza di oltre 600 statue e di 400 pitture ad affresco. Il percorso si conclude<br />

di fronte alla Basilica dell’Assunta riconducibile al 1641-1728, mentre la facciata è frutto di interventi ottocenteschi<br />

(Tavola 5).<br />

58

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!