14.01.2019 Views

Jolly Roger_02_01

Jolly Roger Magazine - Anno II Numero 1 - Gennaio 2019

Jolly Roger Magazine - Anno II Numero 1 - Gennaio 2019

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

feuilleton<br />

feuilleton<br />

a correre verso il giovane, ma<br />

dopo pochi passi si fermò. Michele<br />

si stava rialzando. I suoi<br />

movimenti erano lenti, e i passanti,<br />

increduli, lo osservavano<br />

trattenendo il respiro. Quando<br />

fu in piedi si chinò in avanti,<br />

scosse le mani sopra i jeans e<br />

con voce bassa riuscì a malapena<br />

a dire: «Non è successo<br />

niente».<br />

Un fiotto di sangue scorreva<br />

sulla sua tempia. Anche l’orecchio,<br />

dopo il violento impatto<br />

con l’asfalto, stava perdendo<br />

molto sangue. Quel liquido caldo<br />

scorreva lentamente lungo il<br />

collo, mentre la bocca, deformata,<br />

aveva un profondo taglio<br />

su uno dei suoi lati. Neanche il<br />

tempo di biascicare quelle poche<br />

parole e ricadde in avanti.<br />

Un giovane sulla trentina si<br />

fece largo tra la folla, rompendo<br />

il silenzio e l’immobilità generale.<br />

Dalla tasca posteriore dei<br />

pantaloni tirò fuori un tesserino<br />

da poliziotto. Era un agente<br />

fuori servizio di Scotland Yard.<br />

Si precipitò sul giovane e gli<br />

sollevò delicatamente la testa<br />

da terra. Poi controllò le pulsazioni<br />

e con voce rassicurante<br />

gli disse:<br />

«Hai ragione, non è successo<br />

niente, cerca solo di stare calmo<br />

adesso. Sei in buone mani,<br />

sono un agente di polizia».<br />

Estrasse dalla tasca della giacca<br />

una radio mobile e chiamò i<br />

soccorsi. Tutte le altre persone<br />

erano ancora lì immobili ad assistere<br />

alla scena, come se nessuno<br />

osasse infrangere quella<br />

sorta di incantesimo. Angela<br />

però non riuscì a trattenere le<br />

lacrime e iniziò a piangere.<br />

Non si accorse neanche che il<br />

suo compagno di viaggio si stava<br />

avvicinando al furgone.<br />

L’uomo si diresse con calma<br />

verso il poliziotto, si inginocchiò<br />

vicino a Michele e disse:<br />

«Agente mi permetta, sono italiano.<br />

Questo giovane stamani<br />

mattina ha preso l’aereo con<br />

me e mia figlia, penso sia italiano<br />

anche lui».<br />

«Grazie» rispose l’agente senza<br />

troppo scomporsi, squadrando<br />

appena il nuovo arrivato.<br />

Altri agenti di polizia che si<br />

trovavano nella zona in meno<br />

di due minuti si erano precipitati<br />

sul posto. Stavano facendo<br />

liberare la strada per permettere<br />

all’elicottero dell’ospedale di<br />

poter atterrare. Il rumore ritmato<br />

delle pale annunciava infatti<br />

che gli attesi soccorsi stavano<br />

arrivando.<br />

Fin dal primo momento che si<br />

era avvicinato al ragazzo, senza<br />

dare alcuno segno di impazienza,<br />

quell’uomo italiano di mezza<br />

età non aveva smesso un solo<br />

istante di cercare con gli occhi<br />

qualcosa che presumibilmente<br />

si trovava sul corpo di Michele.<br />

Persa la pazienza a causa<br />

dell’affollamento generale, nel<br />

vedersi sul momento impossibilitato<br />

a perquisire il giovane<br />

italiano disteso a terra, si alzò e<br />

iniziò a guardarsi intorno.<br />

L’elicottero si trovava adesso<br />

proprio sopra la strada. Era<br />

completamente rosso, con<br />

l’inconfondibile scritta bianca<br />

“Virgin” stampata su un fianco.<br />

Il rumore delle pale aumentava,<br />

preannunciando la manovra di<br />

atterraggio. Gli agenti avevano<br />

fatto allontanare i passanti,<br />

mentre il vento provocato delle<br />

pale sollevava carte e foglie.<br />

Fu proprio grazie a quel vento<br />

che l’uomo in piedi nel centro<br />

della strada poté vedere la busta<br />

che Michele prima aveva<br />

con sé. Adesso era lì ad alcuni<br />

metri di distanza e si stava allontanando<br />

a fatica, sospinta<br />

dalle folate causate dalle pale<br />

dell’elicottero.<br />

Passando indifferente tra la<br />

folla distratta, disinvolto e con<br />

passi ordinati si avvicinò alla<br />

busta. Sicuro che nessuno lo<br />

potesse notare, con tranquillità<br />

si chinò, la prese e la infilò sotto<br />

la giacca. Poi senza voltarsi<br />

uscì dalla cerchia di curiosi e si<br />

incamminò in direzione opposta<br />

al luogo dell’incidente.<br />

L’elicottero era appena atterrato<br />

nel centro della strada. Quattro<br />

infermieri e un dottore balzarono<br />

fuori in un baleno, mentre il<br />

pilota sembrava mantenere la<br />

massima concentrazione, impassibile<br />

dietro le lenti scure dei<br />

suoi occhiali da sole. Gli uomini<br />

del pronto soccorso iniziarono<br />

rapidamente il loro lavoro:<br />

estrassero dalla borsa delle<br />

forbici e tagliarono i vestiti del<br />

ferito, lasciandolo seminudo;<br />

poi cominciarono a visitarlo accuratamente,<br />

dopodiché il medico,<br />

controllate le pulsazioni<br />

e la saturazione, con freddezza<br />

incise il ragazzo appena sotto il<br />

cuore. Un infermiere inserì nel<br />

torace un drenaggio, il quale sarebbe<br />

arrivato direttamente nei<br />

polmoni. Michele era in collasso<br />

cardiaco a causa dello shock<br />

subito. Con molta delicatezza<br />

caricarono il giovane italiano<br />

sopra la barella e con perfetta<br />

coordinazione rimontarono sopra<br />

l’elicottero.<br />

Angela riprese lucidità e corse<br />

verso i soccorritori. Fu l’agente<br />

Thomas di Scotland Yard che la<br />

fermò con un abbraccio quasi<br />

paterno.<br />

«Dove lo stanno portando?»<br />

chiese ansiosa la ragazza.<br />

«Al Royal London Hospital, lo<br />

portano là» rispose il poliziotto<br />

inglese. E l’elicottero spiccò il<br />

volo, lasciando tutti con il naso<br />

all’insù.<br />

Il Royal London Hospital di<br />

White Chapel dominava imponente<br />

la strada con la sua costruzione<br />

vittoriana di mattoni<br />

grigi. Rappresentava un pilastro<br />

della illustre storia medica non<br />

solo di Londra, ma del mondo<br />

intero.<br />

Prima di salire la scalinata centrale,<br />

Angela rimase perplessa<br />

non sapendo se e dove andare.<br />

Poi fece un profondo respiro<br />

ed entrò. L’odore dei medicinali<br />

invase il suo naso. A pochi<br />

metri dalla strada un altro mondo<br />

stava vivendo all’interno di<br />

quelle massicce mura. Dottori<br />

in camice bianco, infermieri e<br />

portantini, camminavano con<br />

molta fretta in ogni direzione.<br />

Persone silenziose erano sedute<br />

su sedie metalliche in attesa di<br />

risposte. Dopo aver girato inutilmente<br />

per più di quindici minuti,<br />

alzando lo sguardo vide lo<br />

sportello informazioni.<br />

«Mi scusi, vorrei avere notizie<br />

riguardo a un ragazzo italiano»<br />

disse Angela.<br />

La nera seduta dietro lo sportello<br />

la osservò dubbiosa con i<br />

suoi novanta chili. Angela continuò<br />

a parlare accorgendosi di<br />

essere stata troppo vaga fino a<br />

quel momento.<br />

«Questo ragazzo ha avuto un<br />

grave incidente stradale in Piccadilly<br />

Street, siete venuti a<br />

prenderlo con l’elicottero» aggiunse.<br />

«Un attimo signorina, abbiamo<br />

tre elicotteri in questo ospedale<br />

che ogni giorno effettuano minimo<br />

sette trasporti ciascuno»<br />

rispose l’infermiera. Il suo tono<br />

era calmo, le parole ben scandite,<br />

si vedeva che era abituata<br />

da tempo a questo tipo di situazioni.<br />

Angela alzò gli occhi verso<br />

l’alto, si sentiva mancare le forze.<br />

Aveva paura delle prossime<br />

parole che l’infermiera avrebbe<br />

potuto pronunciare.<br />

«Conosce il nome del ragazzo?»<br />

chiese quella.<br />

«Si chiama Michele, è italiano,<br />

non so altro mi dispiace» rispose<br />

frettolosamente la giovane<br />

italiana. Il nervosismo in lei<br />

stava crescendo, non riusciva<br />

proprio a stare ferma. Intanto la<br />

donna dell’ospedale stava cercando<br />

nelle varie liste che aveva<br />

sulla scrivania.<br />

Dopo alcuni minuti scosse la<br />

testa e alzando lo sguardo disse:<br />

«Dovrebbe provare a sentire<br />

nel reparto cure intensive, se ha<br />

detto che è stato un brutto incidente<br />

di sicuro lo hanno portato<br />

là, anche se per il momento non<br />

risulta niente. Mi spiace, deve<br />

prendere l’ascensore, arrivare<br />

all’ultimo piano e chiedere del<br />

dottor Perking».<br />

Senza rispondere Angela si diresse<br />

verso l’ascensore, premette<br />

il pulsante e attese. Quando<br />

le porte si aprirono, con passo<br />

svelto puntò dritto verso la prima<br />

ragazza in camice bianco<br />

che vedeva.<br />

«Un attimo, arrivo subito» anticipò<br />

la giovane infermiera.<br />

Paralizzata e confusa da quella<br />

risposta, iniziò a guardarsi intorno<br />

un po’ spaesata. Davanti<br />

aveva uno scaffale di medicinali,<br />

pinze, garze e bottigliette.<br />

A differenza dei piani inferiori<br />

tutto l’ambiente era nuovo e<br />

ANNO II • NUMERO I • gennaio 2<strong>01</strong>9 www.jollyrogerflag.it • facebook.com/gojollyroger<br />

40 41

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!