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SMARTforCITY Numero uno

Smart cities technologies

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architettonico e i comportamenti,<br />

puntando sulla collaborazione tra le<br />

discipline architettonico-urbanistiche<br />

e quelle psicologiche. Tale spinta alla<br />

collaborazione interdisciplinare è alla<br />

base della nascita, negli anni ’60 dello<br />

scorso secolo, di un campo di studi<br />

che ha preso il nome di “Psicologia<br />

Ambientale” (“Environmental Psychology”:<br />

Proshansky, Ittelson, & Rivlin,<br />

1970) o “Psicologia Architettonica”<br />

(“Architectural Psychology”: Canter,<br />

1970), che è stata favorita dalla formazione<br />

di gruppi di ricerca costituiti<br />

da architetti e psicologi, in Nord America<br />

e in Europa (soprattutto in Gran<br />

Bretagna e in Svezia), con particolare<br />

riferimento alla progettazione di ambienti<br />

residenziali e ospedalieri. La<br />

Psicologia Ambientale (o Architettonica[1])<br />

si è delineata come possibile<br />

ponte tra problematiche di ordine<br />

concreto-operativo e individuazione di<br />

soluzioni ottimali, non solo dal punto<br />

di vista estetico-visivo, ma soprattutto<br />

da quello dell’adeguatezza (funzionale,<br />

comunicativa e simbolica) della<br />

progettazione rispetto alle esigenze e<br />

alle aspettative degli utenti (Bonnes<br />

& Secchiaroli, 1992). Tra i principali<br />

obiettivi di questa nuova disciplina<br />

c’era quello di ridimensionare l’eccessiva<br />

distanza tra progettisti e utenti,<br />

modificando in primo luogo le modalità<br />

di ideazione e realizzazione del<br />

processo progettuale.<br />

Fin dai suoi inizi, questa nuova disciplina<br />

ha mirato a rilevare le modalità<br />

attraverso le quali le persone rispondono<br />

a specifiche disposizioni dello<br />

spazio fisico e, in tal senso, i contributi<br />

forniti assumono una forte valenza<br />

operativa. L’obiettivo era quello di<br />

raccogliere informazioni sui modi in<br />

cui la disposizione fisico-spaziale può<br />

contribuire a un efficace assolvimento<br />

degli scopi ai quali gli ambienti sono<br />

stati destinati o, in altre parole, a individuare<br />

le caratteristiche fisiche che<br />

lo spazio deve possedere per risultare<br />

adeguato alle funzioni che è chiamato<br />

ad assolvere e per facilitare le azioni<br />

degli occupanti.<br />

In una fase successiva, a partire dagli<br />

anni ’70 dello scorso secolo, il focus di<br />

studio si è allargato alla valutazione<br />

da parte degli utenti di quanto un<br />

determinato setting fisico-spaziale<br />

sia soddisfacente nell’ottica della promozione<br />

di una positiva esperienza<br />

dell’ambiente. Tale interesse è legato<br />

allo specifico contributo che la psicologia<br />

ambientale e architettonica può<br />

fornire alla progettazione, nei termini<br />

di conoscenze e competenze teorico-metodologiche<br />

capaci di indagare<br />

e interpretare l’interfaccia tra il versante<br />

utente e il versante progettuale,<br />

come verrà esposto nel prossimo paragrafo.<br />

LA VALUTAZIONE<br />

DI QUALITÀ AMBIENTALE<br />

A grandi linee, esistono due tipi di<br />

indagine di valutazione ambientale.<br />

Il primo tipo si riferisce a valutazioni<br />

tecniche che utilizzano strumentazioni<br />

elettroniche e meccaniche, o altri<br />

parametri “oggettivi”, per rilevare e misurare<br />

il livello di qualità ambientale<br />

di una determinata unità territoriale.<br />

Questa valutazione è definita “tecnica”<br />

(Gifford, 2002) o “oggettiva” o “esperta”<br />

(Bonnes & Bonaiuto, 1995). Le Valutazioni<br />

di Impatto Ambientale (VIA) e<br />

le Valutazioni Ambientali Strategiche<br />

(VAS) costituiscono esempi di questo<br />

tipo di valutazione.<br />

Il secondo tipo, finora relativamente<br />

trascurato come potenziale fonte informativa,<br />

si basa invece sulla raccolta<br />

di dati percettivo-valutativi prodotti<br />

da osservatori o utilizzatori di un dato<br />

contesto o elemento ambientale. In<br />

questo caso, dunque, i valutatori sono<br />

individui chiamati a dare un giudizio<br />

sulla qualità o su altre caratteristiche<br />

ambientali. Questa valutazione è definita<br />

“basata sull’osservatore” - Gifford,<br />

COMMUNITY<br />

Spazi urbani nella smart city. Credit: “marfis75 on flickr”.<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 13

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