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SMARTforCITY Numero uno

Smart cities technologies

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di formazione e curricula specifici<br />

nonché sistemi per l’apprendimento<br />

permanente (Lifelong Learnig<br />

programms).<br />

Infine, nelle città globali vi è una<br />

crescente attenzione verso le<br />

infrastrutture informatiche (banda<br />

larga, fibra ottica) e l’agenda<br />

digitale (e-government) attraverso<br />

cui abbattere le distanze tra<br />

l’amministrazione e i cittadini,<br />

garantire maggiore trasparenza<br />

e ridurre il fenomeno della<br />

corruzione. Nel panorama europeo<br />

segnato dalla disparità crescente<br />

tra le diverse regioni, in cui al divario<br />

nord-sud si è aggiunto quello estovest,<br />

la costruzione dell’e governance<br />

sembra tuttavia un processo ancora<br />

a macchia di leopardo in cui molti<br />

Paesi, compresa l’Italia, non possono<br />

ancora rinunciare alla presenza di<br />

contact point e help-desks sul territorio<br />

per l’implementazione delle politiche<br />

urbane e rurali, nazionali ed europee.<br />

Ciò è particolarmente sentito dalle<br />

regioni montane ed insulari che già<br />

scontano le difficoltà dovute alla loro<br />

particolare condizione geografica.<br />

Resta dunque un dubbio di fondo:<br />

riuscirà l’economia “creativa” ad<br />

integrarsi nel territorio esistente, ad<br />

adattarsi alle sue infrastrutture fisiche<br />

rispondendo adeguatamente alle<br />

istanze sociali e di qualità urbana,<br />

oggi espresse anche dalle città più<br />

remote e periferiche? Riusciranno<br />

le ricerche e le politiche sulla città<br />

intelligente a supportare le Smart<br />

People e a mutare gli insediamenti<br />

umani in ecosistemi creativi<br />

socialmente interconnessi?<br />

ECONOMIA CREATIVA E CITTÀ<br />

Nella città sono presenti imprese,<br />

liberi professionisti e lavoratori altamente<br />

qualificati impegnati nella<br />

valorizzazione dell’ambiente costruito,<br />

nelle nuove tecnologie, nella produzione<br />

di beni e servizi user-oriented<br />

dal design accattivante. Soggetti che<br />

operano come agenti di cambiamento<br />

nei processi produttivi puntando su<br />

beni e servizi ad alto contenuto culturale<br />

e creativo capaci di competere<br />

sul mercato globale e garantire nuove<br />

opportunità occupazionali anche in<br />

tempi di crisi.<br />

Accomunati da questo approccio creativo<br />

alla produzione, essi lavorano in<br />

diversi settori economici (architettura,<br />

informatica, comunicazioni, enogastronomia,<br />

etc.), incontrando diversi<br />

ostacoli nel loro riconoscimento come<br />

categoria e nel riconoscimento del<br />

loro contributo all’economia urbana,<br />

in termini finanziari ma anche sociali<br />

e culturali (nuove forme di welfare,<br />

educazione e formazione, rigenerazione<br />

urbana, vita culturale della città in<br />

senso lato).<br />

I primi Paesi a focalizzarsi sulla rimozione<br />

di questi impedimenti sono stati<br />

quelli anglosassoni ove, in seguito alla<br />

crisi industriale negli anni Ottanta, è<br />

maturata una precisa volontà politica<br />

di investire nell’economia culturale<br />

e creativa conferendogli <strong>uno</strong> status<br />

(“industrie culturali e creative”), fornendo<br />

alle amministrazioni pubbliche<br />

gli strumenti di rilevazione e i modelli<br />

organizzativi necessari per la costruzione<br />

di politiche di settore, nonché<br />

spingendo i “creativi” a costituirsi in<br />

enti di rappresentanza e di categoria.<br />

Emblematica l’esperienza del Regno<br />

Unito con la costituzione del DMCS e<br />

la produzione dell’omonimo framework<br />

statistico e di policy. La produzione di<br />

politiche pubbliche a sostegno della<br />

creatività e della cultura in ambito<br />

urbano si è poi estesa agli organismi<br />

internazionali (le Nazioni Unite tramite<br />

l’UNCTAD e l’UNESCO, l’Unione<br />

Europea) che hanno prodotto rapporti<br />

statistici, documenti di alto profilo,<br />

agende politiche e programmi internazionali<br />

per questi settori (Fusco<br />

Girard et al., 2016, pp.15-54).<br />

Un contributo rilevante all’auto-riconoscimento<br />

delle industrie culturali<br />

e creative è però arrivato anche<br />

dall’attività di lobbying portata avanti<br />

dai portatori d’interessi forti con il<br />

coinvolgimento diretto di importanti<br />

accademici, in primis Charles Landry<br />

(2000, 2006) e Richard Florida (2002),<br />

i quali hanno contribuito a illustrare<br />

le ragioni per cui il fenomeno creativo<br />

sia essenzialmente un “fatto urbano” e<br />

a definire un modello di sviluppo che<br />

illustrasse le dinamiche relazionali<br />

delle imprese culturali e creative e<br />

il loro rapporto con lo spazio urbano:<br />

la Città Creativa (Fusco Girard et<br />

al., 2016, pp.15-54; Hutton, 2016).<br />

Un trentennio di politiche e ricerche<br />

sull’argomento ha portato all’individuazione<br />

di tre principali modelli di<br />

“città creativa” (Usai, 2016a):<br />

4la città che presenta una concentrazione<br />

consistente di imprese e<br />

sistemi produttivi appartenenti alle<br />

industrie culturali e creative e ne<br />

incentiva le logiche di agglomerazione<br />

(cluster, reti) (approccio incentrato<br />

sulle imprese);<br />

4la città che presenta una concentrazione<br />

consistente di talenti creativi,<br />

ossia imprenditori e professionisti<br />

altamente qualificati di altri Paesi<br />

che, in virtù delle opportunità occupazionali<br />

e dall’elevata qualità<br />

ambientale, decidono di stabilirsi<br />

in città, oppure membri talentuosi<br />

della comunità locale che, grazie al<br />

sistema educativo locale, riescono<br />

a maturare divenendo operatori del<br />

cambiamento creativo nella loro<br />

stessa città d’origine (approccio incentrato<br />

sulle persone);<br />

4la città che presenta una concentrazione<br />

consistente di flussi, scambi<br />

e relazioni tra le reti produttive, le<br />

singole imprese e i talenti creativi<br />

presenti localmente (approccio incentrato<br />

sulle relazioni e gli aspetti<br />

organizzativi).<br />

L’approccio relazionale è definito anche<br />

eco-sistemico poiché considera i<br />

soggetti creativi nel loro insieme, senza<br />

fare distinzioni tra attori individuali<br />

e collettivi, e si concentra sui loro<br />

modelli organizzativi e relazionali per<br />

comprendere le loro interazioni con lo<br />

spazio urbano e il territorio circostante.<br />

Il modello eco-sistemico ha avuto<br />

il merito di sfatare il mito delle città<br />

globali come “uniche città creative<br />

possibili” dimostrando come le indu-<br />

COMMUNITY<br />

<strong>Numero</strong> 1 2019 - <strong>SMARTforCITY</strong> 47

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