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Mobilità elettrica<br />
presidente Ola Kaellenius è<br />
quello di diminuire i costi<br />
del personale di almeno 1,4<br />
miliardi di euro entro tre<br />
anni. Questo si traduce in<br />
pratica in una riduzione<br />
dell’occupazione di 10.000<br />
unità (su complessivi 300.000<br />
dipendenti), soprattutto nei<br />
settori amministrativi e in<br />
“ambiti vicini alla produzione”<br />
(ma sembra che l’operazione<br />
riguardi in parte anche i<br />
piani alti del management):<br />
il tutto attraverso fuoriuscite<br />
possibilmente volontarie, ma<br />
tant’è. Analoghe le misure<br />
annunciate da Audi: 9.500<br />
posti da tagliare entro il 2025<br />
in cambio di 2.000 nuove<br />
assunzioni nei “settori del<br />
futuro”.<br />
Un esperto come<br />
Ferdinand Dudenhoeffer,<br />
specializzato in “automotive<br />
economics”, prevede<br />
un’emorragia massiva di posti<br />
di lavoro nell’industria delle<br />
quattro ruote: una riduzione<br />
nei prossimi anni di 125.000<br />
posti di lavoro. Solo in Bassa<br />
Sassonia (dove ha sede la<br />
Volkswagen) si stima un taglio<br />
di 40.000 dipendenti entro il<br />
2030. E uno studio effettuato<br />
dall’IFO, autorevole centro<br />
studi tedesco, è arrivato<br />
ad ipotizzare che i posti a<br />
rischio in Europa saranno<br />
addirittura 1,8 milioni.<br />
Meno pessimistica, per<br />
fortuna, è la Commissione<br />
Europea, che prevede un<br />
recupero dell’occupazione<br />
persa nella filiera attuale<br />
nei futuri comparti che<br />
verranno a sostituirla: dalla<br />
produzione di batterie, alla<br />
componentistica tecnologica,<br />
alle infrastrutture di ricarica.<br />
Quel che è sicuro è che la<br />
molto annunciata e, per ora,<br />
poco realizzata, rivoluzione<br />
dell’auto elettrica avrà<br />
impatti importanti sul mondo<br />
del lavoro.<br />
STANDARD TECNICI<br />
E MANODOPERA<br />
Per cercare di capire meglio<br />
il fenomeno è utile partire<br />
da alcune considerazioni<br />
tecniche. La complessità<br />
meccanica di un’auto elettrica<br />
è molto inferiore a quella<br />
tradizionale. Facendo un<br />
esempio, la Bolt, vettura<br />
elettrica della Chevrolet, è<br />
composta da 24 parti mobili<br />
contro le 149 di una Golf<br />
Volkswagen a combustione<br />
interna. Questo significa<br />
sicuramente la necessità<br />
di meno manodopera e<br />
probabilmente un ricorso più<br />
estensivo all’automazione.<br />
Non a caso nello stabilimento<br />
californiano di Tesla 160 robot<br />
altamente flessibili hanno la<br />
capacità di assemblare 400<br />
vetture a settimana (vedi foto<br />
di apertura).<br />
A ciò si aggiunga che il 56%<br />
dei componenti di un auto<br />
elettrica proviene da industrie<br />
esterne alla filiera dei veicoli<br />
tradizionali.<br />
Per contro, però, le<br />
auto elettriche hanno<br />
un maggior contenuto<br />
tecnologico ed elettronico.<br />
Ogni veicolo infatti monta in<br />
media semiconduttori per un<br />
valore di circa 520 euro, contro<br />
i circa 80 euro di una vettura<br />
a combustione interna. La<br />
produzione, inoltre, richiede<br />
più alluminio e più rame,<br />
anche se il 7% in meno di<br />
acciaio.<br />
Infine anche il settore<br />
della manutenzione è<br />
profondamente diverso tra i<br />
due tipi di trazione: secondo le<br />
L’aumento dell’elettronica nel settore automotive prospetta nuove occasioni di lavoro per la componentistica.<br />
stime il costo subirà un crollo<br />
di circa il 60% (in media<br />
un risparmio di 360 euro<br />
l’anno). Le auto elettriche<br />
non hanno necessità di<br />
cambiare periodicamente<br />
fluidi come l’olio e<br />
mentre il motore termico<br />
richiede revisioni costanti,<br />
nel caso di una auto elettrica<br />
il richiamo scatta solo<br />
tra i 150.000 e i 250.000<br />
chilometri.<br />
VINCITORI<br />
E VINTI<br />
Con tali premesse appare<br />
chiaro chi ha da perdere<br />
e chi da guadagnare dalla<br />
transizione verso l’elettrico.<br />
Tra i primi, gli operai addetti<br />
alle tradizionali catene<br />
di montaggio, i fornitori<br />
di componentistica e<br />
le officine che si occupano<br />
della manutenzione. Tra<br />
i secondi, i produttori di<br />
batterie, chi si occupa di<br />
componentistica tecnologica<br />
e i costruttori e gestori di<br />
infrastrutture elettriche.<br />
Come sarà il saldo tra i<br />
due? Qui comincia la danza<br />
dei numeri. Innanzitutto<br />
è opportuno distinguere<br />
tra impatto complessivo<br />
sull’occupazione e<br />
conseguenze per i lavoratori<br />
del settore.<br />
Nel febbraio del 2018<br />
la Commissione Europea ha<br />
condotto uno studio<br />
sull’argomento da cui<br />
emerge un impatto nullo e<br />
anzi leggermente positivo<br />
(+0,02%) sul numero di<br />
occupati da qui al 2030.<br />
La perdita di lavoro nella<br />
manifattura legata all’auto<br />
sarebbe infatti compensata da<br />
nuove occupazioni nel settore<br />
energetico.<br />
Inoltre c’è da considerare il<br />
periodo di transazione verso<br />
la completa elettrificazione,<br />
durante il quale sono e<br />
saranno presenti, sempre<br />
più sviluppate, le tecnologie<br />
ibride (motore termico<br />
+ motore elettrico) che,<br />
al contrario dei veicoli<br />
elettrici, richiederà più mano<br />
d’opera rispetto a quelle<br />
marzo-aprile 2020 43