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ondaverde-028

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Mobilità elettrica<br />

presidente Ola Kaellenius è<br />

quello di diminuire i costi<br />

del personale di almeno 1,4<br />

miliardi di euro entro tre<br />

anni. Questo si traduce in<br />

pratica in una riduzione<br />

dell’occupazione di 10.000<br />

unità (su complessivi 300.000<br />

dipendenti), soprattutto nei<br />

settori amministrativi e in<br />

“ambiti vicini alla produzione”<br />

(ma sembra che l’operazione<br />

riguardi in parte anche i<br />

piani alti del management):<br />

il tutto attraverso fuoriuscite<br />

possibilmente volontarie, ma<br />

tant’è. Analoghe le misure<br />

annunciate da Audi: 9.500<br />

posti da tagliare entro il 2025<br />

in cambio di 2.000 nuove<br />

assunzioni nei “settori del<br />

futuro”.<br />

Un esperto come<br />

Ferdinand Dudenhoeffer,<br />

specializzato in “automotive<br />

economics”, prevede<br />

un’emorragia massiva di posti<br />

di lavoro nell’industria delle<br />

quattro ruote: una riduzione<br />

nei prossimi anni di 125.000<br />

posti di lavoro. Solo in Bassa<br />

Sassonia (dove ha sede la<br />

Volkswagen) si stima un taglio<br />

di 40.000 dipendenti entro il<br />

2030. E uno studio effettuato<br />

dall’IFO, autorevole centro<br />

studi tedesco, è arrivato<br />

ad ipotizzare che i posti a<br />

rischio in Europa saranno<br />

addirittura 1,8 milioni.<br />

Meno pessimistica, per<br />

fortuna, è la Commissione<br />

Europea, che prevede un<br />

recupero dell’occupazione<br />

persa nella filiera attuale<br />

nei futuri comparti che<br />

verranno a sostituirla: dalla<br />

produzione di batterie, alla<br />

componentistica tecnologica,<br />

alle infrastrutture di ricarica.<br />

Quel che è sicuro è che la<br />

molto annunciata e, per ora,<br />

poco realizzata, rivoluzione<br />

dell’auto elettrica avrà<br />

impatti importanti sul mondo<br />

del lavoro.<br />

STANDARD TECNICI<br />

E MANODOPERA<br />

Per cercare di capire meglio<br />

il fenomeno è utile partire<br />

da alcune considerazioni<br />

tecniche. La complessità<br />

meccanica di un’auto elettrica<br />

è molto inferiore a quella<br />

tradizionale. Facendo un<br />

esempio, la Bolt, vettura<br />

elettrica della Chevrolet, è<br />

composta da 24 parti mobili<br />

contro le 149 di una Golf<br />

Volkswagen a combustione<br />

interna. Questo significa<br />

sicuramente la necessità<br />

di meno manodopera e<br />

probabilmente un ricorso più<br />

estensivo all’automazione.<br />

Non a caso nello stabilimento<br />

californiano di Tesla 160 robot<br />

altamente flessibili hanno la<br />

capacità di assemblare 400<br />

vetture a settimana (vedi foto<br />

di apertura).<br />

A ciò si aggiunga che il 56%<br />

dei componenti di un auto<br />

elettrica proviene da industrie<br />

esterne alla filiera dei veicoli<br />

tradizionali.<br />

Per contro, però, le<br />

auto elettriche hanno<br />

un maggior contenuto<br />

tecnologico ed elettronico.<br />

Ogni veicolo infatti monta in<br />

media semiconduttori per un<br />

valore di circa 520 euro, contro<br />

i circa 80 euro di una vettura<br />

a combustione interna. La<br />

produzione, inoltre, richiede<br />

più alluminio e più rame,<br />

anche se il 7% in meno di<br />

acciaio.<br />

Infine anche il settore<br />

della manutenzione è<br />

profondamente diverso tra i<br />

due tipi di trazione: secondo le<br />

L’aumento dell’elettronica nel settore automotive prospetta nuove occasioni di lavoro per la componentistica.<br />

stime il costo subirà un crollo<br />

di circa il 60% (in media<br />

un risparmio di 360 euro<br />

l’anno). Le auto elettriche<br />

non hanno necessità di<br />

cambiare periodicamente<br />

fluidi come l’olio e<br />

mentre il motore termico<br />

richiede revisioni costanti,<br />

nel caso di una auto elettrica<br />

il richiamo scatta solo<br />

tra i 150.000 e i 250.000<br />

chilometri.<br />

VINCITORI<br />

E VINTI<br />

Con tali premesse appare<br />

chiaro chi ha da perdere<br />

e chi da guadagnare dalla<br />

transizione verso l’elettrico.<br />

Tra i primi, gli operai addetti<br />

alle tradizionali catene<br />

di montaggio, i fornitori<br />

di componentistica e<br />

le officine che si occupano<br />

della manutenzione. Tra<br />

i secondi, i produttori di<br />

batterie, chi si occupa di<br />

componentistica tecnologica<br />

e i costruttori e gestori di<br />

infrastrutture elettriche.<br />

Come sarà il saldo tra i<br />

due? Qui comincia la danza<br />

dei numeri. Innanzitutto<br />

è opportuno distinguere<br />

tra impatto complessivo<br />

sull’occupazione e<br />

conseguenze per i lavoratori<br />

del settore.<br />

Nel febbraio del 2018<br />

la Commissione Europea ha<br />

condotto uno studio<br />

sull’argomento da cui<br />

emerge un impatto nullo e<br />

anzi leggermente positivo<br />

(+0,02%) sul numero di<br />

occupati da qui al 2030.<br />

La perdita di lavoro nella<br />

manifattura legata all’auto<br />

sarebbe infatti compensata da<br />

nuove occupazioni nel settore<br />

energetico.<br />

Inoltre c’è da considerare il<br />

periodo di transazione verso<br />

la completa elettrificazione,<br />

durante il quale sono e<br />

saranno presenti, sempre<br />

più sviluppate, le tecnologie<br />

ibride (motore termico<br />

+ motore elettrico) che,<br />

al contrario dei veicoli<br />

elettrici, richiederà più mano<br />

d’opera rispetto a quelle<br />

marzo-aprile 2020 43

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