Rivista Aprile 2020
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A cura di
Laura Belli
Speciale
Pistoia
Giovanni Boldini
A Villa La Falconiera il ciclo pittorico del celebre artista
ferrarese oggi conservato all'Antico Palazzo dei Vescovi
di Laura Belli
Giovanni Boldini in un autoritratto del 1897
Collegigliato e La Falconiera sono
i nomi suggestivi che indicano
un luogo e una villa sulle colline
subito fuori Pistoia. Qui Giovanni Boldini
− il pittore ferrarese noto come il
“ritrattista della Belle Epoque” − eseguì
nel 1868, appena venticinquenne, la decorazione
della sala da pranzo di Villa
La Falconiera di proprietà di una signora
inglese, Isabella Falconer, che era solita
ricevere nella sua elegante dimora
di Collegigliato alcuni pittori macchiaioli.
Fu Telemaco Signorini a presentarle
il giovane Boldini al quale la Falconer
affidò l’impresa decorativa all’interno
della villa. Il giovane artista lavorò,
seppur con una certa incostanza, nella
primavera del 1868 e per tutta l’estate,
fino a quando le pareti della sala furono
completamente ricoperte
da un ciclo pittorico a tempera
stesa “a secco” con scene
di paesaggi tipicamente toscani:
buoi aggiogati, una marina
con scogli, un pagliaio, i battitori
di grano, la stesa del bucato,
il mondatore di grano,
una guardiana di capre, palmizi
e aranci, tutti con lo sfondo
delle colline di Collegigliato o
del mare di Castiglioncello. Questo ciclo
di pitture murali rappresenta una
rarità non solo per quanto riguarda la
produzione artistica del Boldini ma in
generale della corrente macchiaiola. A
poche settimane dalla realizzazione, la
signora Falconer morì, la villa fu chiusa
e lo rimase per decenni; pian piano si
perse il ricordo dell’opera. Fu Emilia
Cardona Boldini, giovane vedova
del Boldini e prima biografa del
maestro, a riscoprirla, dedicandosi
con determinazione e pazienza
alla ricerca di un ciclo di affreschi
di cui il marito, ormai molto anziano,
le aveva parlato in modo vago
dicendo di avervi lavorato in epoca
giovanile, in una città toscana di
cui ricordava soltanto l’iniziale del
nome, ovvero la lettera “P”. Raccogliendo
pazientemente voci e indizi,
negli anni Trenta del Novecento
Uno degli otto dipinti a tempera facenti parte del ciclo
Emilia giunse a Villa La Falconiera e,
quando scoraggiata stava per andarsene,
venne attratta da una rimessa di
attrezzi agricoli: era l’antica e ormai irriconoscibile
sala da pranzo di Isabella
Falconer. Decise allora di acquistare
la proprietà e nel 1938 vi trasferì la sua
dimora portando da Parigi tutte le cose
appartenute a Boldini. Emilia, giornalista
piemontese, aveva conosciuto il
maestro a Parigi in occasione di un’intervista.
La decisione presa da Boldini
di sposarla a 87 anni, lui che non si era
mai sposato, fu forse dovuta al desiderio
di non finire dimenticato affidando
ad una donna intelligente, colta e libera
il compito di tutelare la memoria della
sua vicenda artistica, come difatto avvenne
con le mostre internazionali da
lei organizzate e i saggi scritti sull’opera
del marito. In quest’ottica va vista la
tenacia e il ritrovamento del ciclo pittorico
della Falconiera
donato nel 1974
alla città di Pistoia e
alla Cassa di Risparmio.
Oggi le tempere
si possono ammirare,
accuratamente restaurate,
in una sala
appositamente ricostruita
al primo piano
dell’Antico Palazzo
dei Vescovi.
GIOVANNI BOLDINI
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