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Pulp Libri 1 - aprile maggio 1996

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NIENTE DI NUOVO ALL'OVEST

Si deve accorgere presto, Billy Parham, che non é più un ragazzo e

quando lo fa è già oltre il confine, nel mezzo. di quella regione aspra e

misteriosa che divide e congiunge gli Stati Uniti con il Messico. Passa la

frontiera perché non vuole lasciare una lupa che ha fatto prigioniera e che

dovrà uccidere per non vederla soffrire una volta requisita dagli sbirri

messicani (che la vogliono usare per scommetterci nei combattimenti con i

cani). Poi Billy ritorna a casa e trova la sua famiglia sterminata da una

banda di razziatori e allora riparte con il fratello Boyd in cerca di vendetta

o di chissà quale rivalsa. È allora, ma ormai siamo alla fine, che scopre

chi o cosa è diventato. Per somma di analogie si potrebbe pensare a

Oltre Il Confine come ad una prosecuzione ideale di Cavalli Selvaggi, ma

in realtà è la visione di Cormac McCarthy ad avere una dimensione univoca,

quasi esclusivamente focalizzata sul paesaggio (la frontiera) e sul

passaggio (il suo attraversamento).

Un'ossessione che trova le sue ragioni in una narrazione in cui il dettaglio

linguistico, qualcosa di molto simile ad uno stile, è delegato ad evidenziare

dettagli infinitesimi, episodi intensi e brevissimi, dialoghi e

monologhi.

Nulla sfugge all'immaginazione di Cormac McCarthy e il risultato finale

é quello di trovarsi, leggendo Cavalli Selvaggi e Oltre Il Confine, nelle

sceneggiature di un film di John Ford o Sa11; Peckinpah, forse gli unici

riferimenti possibili ad una cultura (western) che ha pochi referenti nella

letteratura americana. Per Cormac McCarthy sono stati azzardati i paragoni

più disparati (da Hemingway a Faulkner, i più papabili, fino ad

un 'infinità di altri nomi) ma mai come in questo caso sembrano inadatti.

Anzi, proprio fuori luogo Perchè per trovare una tale attenzione narrativa

al paesaggio, bisogna tornare agli scrittori e· ai poeti nativi americani

(da James Welch a Scott Momaday, da Joy Harjo a John Trudell); e per

un viso pallido non è una conquista da poco. Frutto di un'osservazione

in loco, di un'esperienza vissuta, il paesàggio è davanti a tutto: una forza

bruta e crudele che si può manifestare attraverso le sabbie del deserto o i

fanghi del Rio Grande. A suo modo immobile; eppure determinante: solo

animali come i cavalli o i lupi lo sanno affrontare, l'uomo ci si deve

misurare continuamente. E se nella realtà piuttosto che confrontrsi con

la natura la sottomette, l'imprigiona e la piega in colate di cemento, nella

lettura di Cormac McCarthy costretto ad uno ?contro perdente il cui

prezzo da pagare la perdita di un'innocenza o, forse, di qualcosa di più.

Perchè Cavalli Selvaggi e soprattutto Oltre Il Confine ripristinano il rapporto

tra uomo e wilderness, riconducono tutto ad un equilibrio primordiale

e non un caso se entrambe le vicende si svolgono tra le due guerre

mondiali, cioè esattamente un attimo prima che l'America imponga il suo

modello (economico, sociale) a tutto il mondo. Appunto storico che comprensivo,

naturalmente, del mito del self-made man, l'uomo che si realizza

da solo. Il passaggio obbligato e la solitudine (interiore) di Billy

Parham o di John Grady Cole sembra essere l'humus ideale in cui si sciolgono

tutte le contraddizioni e i diversi motivi del narrare di Cormac

McCarthy. Ed ancora un passaggio di Oltre Il Confine a fornire la traccia

giusta per arrivare in fondo alla pista: "ALLA FINE, LA STRADA DI CIASCU­

NO LA STRADA DI TUTTI. NON VI SONO VIAGGI ISOLATI PERCHÈ NON VI

SONO VIANDANTI ISOLATI. TUTTI GLI UOMINI SONO UNO E NON VI È

UN'ALTRA STORIA DA RACCONTARE". Il viaggiare non è più una metafora

esistenziale o una fuga ideale, ma viene riscoperto come attitudine, approccio

e modello. Un mondo a parte, dove certi dettagli e sapori, ma ancora di

più la capacità di saperli cogliere sono quello che conta. All'orizzonte, giù ad

ovest, niente di nuovo: solo una voce calda, intensa, puzzolente di cuoio e di

tabacco che, quale sia il viaggio o il paesaggio, ti fa sentire a casa.

ffù VALIERE SOLITA-

Charles McCarthy (Cormac è un

nomignolo datogli in famiglia) nasce nel

Rhode Island nel 1939. Gli fanno compagnia

altri cinque fratelli e non ha ancora compiuto

quattro anni che l'attitudine al nomadismo

di tutti gli americani lo porta, al seguito

del padre (un avvocato) a Knoxville,

Tennessee. Giunta l'età giusta ci prova con l'università,

ma non è il posto che fa per lui, quindi

si arruola nelle forze aeree dove resterà per

quattro anni.

Nel 1961 Cormac McCarthy sposa Lee

Holleman con cui ha un figlio, Cullen, prima

che il matrimonio (in realtà molto presto) vada

a rotoli. Poi comincia a scrivere: dedica tre anni

a The Orchard Keeper (uscirà nel 1965) e altrettanti

a Outer Dark ( 1968). Tra un romanzo e

l'altro trova modo di trasferirsi in Europa (poi di

nuovo negli Stati Uniti), sposarsi una seconda

volta (con Annie DeLisle, una cantante e ballerina

inglese) e spendere buona parte dei suoi guadagni

in una Jaguar XK-120.

Cambiando in continuazione casa alimenta

un'oscura fama attorno alla sua identità e

custodisce con timore ed attenzione un anonimato

che dura ancora per Child Of God (1973) e

Suttree (1979). A spostare la bilancia dell'attenzione

verso Cormac McCarthy non ci arriva

nemmeno Blood Meridian (o The Evening

Redness In The West) nel 1985 perchè, come

tutti i romanzi precedenti, vende poche

migliaia di copie e non riceve grandi attenzioni

critiche.

In realtà la carriera di narratore di Cormac

McCarthy è stata quella di uno sconosciuto

famoso tra. gli scrittori: una lunga attesa che

troverà la sua risoluzione con la Border Trilogy.

Prima, Ali The Pretty Horses (Cavalli Selvaggi,

Guida Ed.) che vende circa mezzo milione di

copie e fa incetta di premi e poi The Crossing

(Oltre Il Confine,

Einaudi) stampato in

duecentomila pezzi

iniziali. Senza contare

la pièce di The

Stonemason (1991)

che, in attesa della

conclusione della

trilogia, viste le

prime due puntate,

non mancherà di

segnalare Cormac

McCarthy tra gli

scrittori di rilievo

dell'America di oggi.

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