Pulp Libri 1 - aprile maggio 1996
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NOTE AI MARGINI
Per quanto inospitale e desertico, il border di Cormac
. McCarthy vanta una fertile produzione discografica,
· generalmente ben impiantata nelle radici del rock'n'
roll.
Dai tempi di RICHIE V ALENS, almeno, ed è da li che
bisogna cominciare. Le propaggini del Messico arrivate
fino al barrio di Los Angeles hanno dato lo spunto
necessario perchè nascessero i LOS LOBOS (e già nel
nome siamo ben oltre il con.fine), forse il gruppo più
importante tra tutti quelli che offrono una memoria (storica e antropologica) al
rock'n'roll. L'antologia di Just Another Band From East L.A. li rappresenta
per intero: musicisti capaci di passare indifferentemente da un flamenco
ai rumori di Latin Playboys, dalle orchestrazioni anni '40
di KIKO ai GRATEFUL DEAD. Il melting pot, con i LOS
LOBOS, diventa davvero un'occasione colta.
Nella stessa area (musicale e non) si muove ALEJANDRO
ESCOVEDO, che vanta un passato punk (THE NUNs), passioni
divise in uguale misura tra i VELVET UNDERGROUND,
IGGY POP, WILLIE NELSON e JOHNNY CASH. Un praticantato
in gruppi minori (RANK B: FILE, TRUE BELIEVERS)
e oggi uno spazio da cantautore importante. With These
Hands, il suo disco più bello (e recente) ha per lui lo stesso
valore che Under The Wishing Tree riveste per CHARLIE
SEXTON. Tutti e due mescolano argomenti folk e suoni
rock'n'roll, mostrando una predisposizione alle ballate
degna delle migliori firme della. canzone americana. Per
ALEJANDRO ESCOVEDO, vale 2am, per CHARLIE SEXTON
Sunday Clothes, scritta in compagnia di un altro texano schivo
e taciturno, JAMES MCMURTRY. Quest'ultimo un songwriter
con un senso spiccato pe/ la letteratura (del resto figlio del
Larry McMurtry scrittore e sceneggiatore) e per i paesaggi. Too
Long In The Wasteland e Candyland sono i titoli dei primi .due
dischi e Levelland la canzone migliore di Where You Hide The
Body, come se il border implicasse, alla pari di Cormac
McCarthy, una continua, ripetuta attenzione per' essere visto e
vissuto. Qualcosa del genere si trov;
in JOE EL Y che ha suonato combat
rock con i CLASH, ha cantato
WOODY GUTHRIE con
SPRINGSTEEN e adesso, tra tutti i
loser texani, è quello che ha fatto
più strada. Con un disco, Letter
To Laredo, bello oggi e importante
domani perchè agita soluzioni
folk con una centrifuga ritmica
aggiornata sui tempi
moderni. Fuori dagli schemi,
invece, due atipiche genialità cresciute
attorno ai territori del border
ma esportabili ovunque: RY
COODER e TERRY ALLEN. Non
fanno notizia eppure suonano con
quelle conoscenze, abilità e ispirazioni
che servono a firmare
capolavori.
Della stermi-
nata discografia di RY COODER
è necessario scegliere Talking
Timbuctu (con ALI FARKA
TOURE) per gettare un ponte
indietro nel blues· e verso
l'Africa. Oppure se serve una
soundtrack ad Oltre Il Confine,
Music By RY COODER, una
doppia antologia delle sue
(numerose) colonne sonore.
TERRY ALLEN non è stato
così prolifico nel rock'n 'roll,
ma solo perchè è un'artista a
tempo pieno. Scultore, pittore,
fotografo e narratore ha un
talento rinascimentale così
evidente che se ne accorto
anche DAVID BYRNE, dall'altra
parte dell'America. I due
scrivono insieme da True
Stories ed il rapporto
diventato ancora più organico
nell'ultimo disco di
TERRY ALLEN, Human
Remains. Il titolo è emblematico
e, oltre a DA VID
BYRNE (che suona la chitarra
e canta praticamente
in tutte le canzoni), è facile
trovarci un buon 700/o
dei nomi fin qui citati.
Manca Cormac McCarthy.
ma è solo una questione di
strumenti: il tema è lo stesso
ma lui, le sue note, ha ben
altri mezzi per scriverle.
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