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ALLA RICERCA DELLE TORRI PERDUTE

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adibito dai Borboni a deposito militare di

munizioni, caratteristica che non perse

neanche dopo l’unità d’Italia.

Nel 1828 venne utilizzato come

osservatorio di manovre militari e fino al

1924 come deposito di munizioni.

Nella seconda guerra mondiale fu

rinforzato con un bunker e subì moltissimi

danni durante lo sbarco di Salerno nel

settembre del 1943.

Nel corso dei secoli la torre ha subito una

serie di aggiunte, per via delle mutate

esigenze militari che ne documentano

l’importanza strategica per la difesa della

città.

In una stampa di F. Pinto, raffigurante

l’assedio dei francesi del 1648, è

rappresentata con alcuni antemurali di

sbarramento. Nei secoli successivi queste

opere difensive furono integrate fino a

formare un vero e proprio forte, che in

epoca borbonica portò a definire la

struttura come Forte San Giuseppe.

Nella seconda metà del XVIII secolo, fu

aggiunta alla torre una grossa piattaforma

antistante il fronte del mare, dove fu

posizionata una batteria composta da due

cannoni.

Ai due angoli della piazza, verso il mare,

furono costruite due sporgenze a forma di

torri quadrate che servivano per la difesa

delle pareti esterne dell’opera difensiva.

Il Forte, dopo il periodo francese, nel 1816

subì ulteriori lavori di ammodernamento

per adeguare le strutture alle nuove

esigenze di difesa, non più finalizzate al

solo avvistamento del pericolo proveniente

dal mare, ma anche per fronteggiare

eventuali attacchi da terra.

A queste opere si aggiunse la piazza verso

monte, che prolungò il piano dal quale si

accedeva agli ambienti della torre e, al

contempo, dotò il forte di un ampio spazio a

servizio delle funzioni militari.

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