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Una volta i suoi servi trasportavano grano
da Capua a Salerno.
Appena i Napoletani ne furono informati,
cercarono di impadronirsene.
Allora il principe li attaccò e li sterminò
tutti e duecento e tra questi anche un
giovinetto che chiedeva pietà.
“E subito, con grande virtù, lo
percosse con gladio frammezzo al
cervello, sì che il capo ricadde parte
sulla spalla destra, parte sulla
sinistra, e piombò giù esanime il
corpo miserabile”.
Il principe longobardo e Caio, figlio di suo
fratello Maione, si stabilirono lungo la foce
del fiume Irno e lo scontro decisivo tra
musulmani e cristiani avvenne sul
promontorio della Carnale.
Ed è qui che vi fu il maggior numero di
saraceni morti, tanto che Guaiferio definì la
torre una “carnaia”
“ La torre è’ una carnaia
piena di corpi e tante scimitarre
mentre il nemico, in fuga,
sopra le navi vaga per il mare.
Salerno più tranquilla va a dormire
Ora ch’il giorno muore e vien la sera
Questo tormento dovea pur finire
Pace pei figli ogni donna spera.
Torre Carnaia, custode della storia,
ora sei lorda di sangue saraceno,
non vergognarti, ascrivi questo a gloria
ne parleranno dal Sele fino al Reno”