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Percorsi trekking
in Toscana
A cura di
Julia Ciardi
Vellano
Alla scoperta di un antico borgo nel cuore della Svizzera Pesciatina
Testo e foto di Julia Ciardi
Cari lettori, scaldate gambe,
mani e cuore per un’intensa
giornata da trascorrere nel capoluogo
della Valleriana. Questa volta,
però, non si tratta di un percorso
di trekking, ma della visita ad una località
che merita di essere conosciuta
per le sue bellezze naturalistiche.
Stiamo parlando del borgo di Vellano,
in provincia di Pistoia, raggiungibile
prendendo le uscite autostradali di
Montecatini Terme o Chiesina Uzzanese
e andando poi verso Pescia, lungo
la via della carta. Si tratta di una
zona densa di storia, tradizione e arte
amorevolmente salvaguardata dai residenti
per mantenere salde le radici
e la memoria di questo posto. Vellano
è una delle cosiddette “Dieci Castella”
della Svizzera Pesciatina; fino
agli anni Settanta è stata capoluogo
di queste città di pietra che, sebbene
diverse l’una dall’altra, raccontano
storie accomunate dalla fatica e dal
sudore degli abitanti impegnati in duri lavori. Questo paesino,
che si erge a 600 metri sul livello del mare, risale all’età
romanica come si può notare dalla pieve dei Santi Martino
e Sisto e dalla chiesa di San Michele, entrambe visitabili. Il
suo nome deriva da Corylus avellana, cioè il nome scientifico
degli alberi di nocciolo che si vedono anche nello stemma
della città e dei cui frutti gli abitanti si nutrivano per
sostenersi dai turni massacranti del mestiere di cavatore.
Oggi giorno ne sono rimasti pochi esemplari di questa specie
di alberi, per questo l’economia locale si è concentrata
maggiormente sul commercio della pietra serena. Questa
Uno scorcio di Vellano con le caratteristiche facciate in pietra serena
zona è stata soprannominata “Svizzera” da uno storico di
Ginevra che nel Settecento, soggiornando in questi luoghi
durante la sagra del fagiolo di Sorana, si accorse che il paesaggio
e i piccoli villaggi gli ricordavano il suo paese. Gli
abitanti del luogo però storcono il naso quando viene usato
l’aggettivo “svizzere” per definire le loro montagne. A puntualizzare
questo aspetto è Publio, proprietario del Museo
etnografico “La miniera di Publio”, da lui interamente allestito
raccogliendo in giro per il mondo strumenti e utensili
usati da minatori e cavatori in ogni epoca, dalla preistoria
ai tempi moderni. Vi si trovano, inoltre, una vasta collezione
di minerali e cristalli ed una biblioteca di
scienze naturali con circa 4000 volumi liberamente
consultabili. Il museo è aperto gratuitamente
alle visite e Publio fa da guida ai
suoi ospiti illustrando la collezione e raccontando
la storia del suo paese, patria di scalpellini,
e di suo padre, Lino Biagini, uno dei
tanti abili maestri che in questi luoghi scavavano
nelle cave per estrarre blocchi di pietra
serena che venivano poi sbozzati e modellati
in loco e quindi destinati all’edilizia. In
quest’area si contavano oltre sessanta cave,
i lavori venivano svolti per la maggior parte
d’estate, coinvolgendo anche donne e bambini
che apprendevano questo mestiere dai
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VELLANO