ELBA: I FIORI DELLA TERRA
La straordinaria diversità geo-minerologica della terra degli etruschi.
La straordinaria diversità geo-minerologica della terra degli etruschi.
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In età etrusca classica (V secolo a.C.), i nuclei funerari
rinvenuti mostrano una sensibile concentrazione
dell’insediamento sia intorno alla rada di Portoferraio, che
nella parte centro-orientale dell’isola, in prossimità delle
miniere di ferro (fig. 4).
Anche in questo caso le sepolture sono caratterizzate da
ricchi corredi, come testimoniato da una tomba femminile
nella necropoli di Casa del Duca, il corredo della quale
comprendeva oreficerie e oggetti d’ornamento in argento e
pasta vitrea (oggi conservati presso i Civici Musei di Reggio
Emilia).
I materiali di queste tombe denotano un certo grado di
prestigio raggiunto dei gruppi umani elbani: la presenza
nel contesto sepolcrale di Monte Giove di una grattugia in
bronzo, oggetto caratteristico del simposio che serviva per
grattugiare formaggio e spezie da mescolare con il vino,
indica l’appartenenza del defunto alla classe aristocratica
(fig. 5).
destinate ad essere reimpiegate negli altiforni di Piombino
e Portoferraio. Lo scavo incontrollato con mezzi meccanici
degli accumuli antichi, e con essi di gran parte dei reperti
archeologici che ne connotavano i momenti di formazione,
ha così provocato un’enorme perdita d’informazione e creato
profonde lacune su molti aspetti della lavorazione del ferro
sull’isola. All’Elba l’unico sito in cui sono attestate tracce
della produzione del ferro sul suolo insulare, sono emerse
durante lo scavo dell’impianto metallurgico di epoca medio
e tardo repubblicana di San Bennato, presso Rio Marina,
dove, i risultati di analisi archeo-magnetiche, hanno indicato
forti anomalie da calore riferibili alla metà del V secolo
a.C. nonostante nel sito non siano stati rinvenuti materiali
ceramici di questo periodo ma relativi ad epoca successiva.
Lo status elevato raggiunto dagli etruschi stanziati sull’isola
è da mettere in relazione non solo alla posizione di
centralità dell’isola stessa, in rapporto alle rotte commerciali
marittime, ma soprattutto con le operazioni di controllo
nell’avvio dello sfruttamento minerario. E’ a partire infatti
dal VI secolo a.C. che la miniere “inesauribili” di ematite
del versante orientale vengono per la prima volta aperte
e, il minerale di ferro elbano, estratto e commercializzato
nei principali siti della costa tirrenica. Sulla base dei dati
archeologici a disposizione, risulta però estremamente
difficile determinare l’avvio sull’isola di attività di
sfruttamento delle miniere ferrifere e la trasformazione
del minerale in semilavorati. Scorie e resti di fornaci si
trovano ancora sparsi in tutto il territorio elbano, nonostante
l’isola, analogalmente a quanto avvenne nel Golfo di Baratti,
sia stata oggetto di una vasta operazione di asporto e
recupero delle scorie ferrose antiche, fra il 1936 ed il 1950,
Fig. 5
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