ELBA: I FIORI DELLA TERRA
La straordinaria diversità geo-minerologica della terra degli etruschi.
La straordinaria diversità geo-minerologica della terra degli etruschi.
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Qui vi presentiamo una carta geologica
schematica e dei cartoon interpretativi
che possono aiutare a visualizzare, in
modo estremamente semplificato, gli
eventi tettono-magmatico-idrotermali
a cui ci riferiremo nelle storie che
stiamo per raccontarvi. Abbiamo
anche cercato di collegare le storie
all’evoluzione geologica dell’isola. Come
sempre in Scienza, questa è la nostra
ricostruzione, quella che secondo
noi soddisfa il più ampio numero di
osservazioni e dati scientifici (alla scala
dell’isola e dell’intero sistema Tirreno-
Appennino Settentrionale), e quella che
permette di sviluppare una narrazione
efficace e non troppo ardua da digerire.
Ben vengano altre visioni e narrazioni
che aiutino il grande pubblico a
guardarsi sotto i piedi.
Nel Miocene inferiore, circa 20
milioni di anni fa (in questo paragrafo
abbreviato con la sigla “Ma”), il paleo-
Appennino passava dalle parti dell’Isola
d’Elba . La catena orogenica aveva
raggiunto il suo massimo spessore
grazie all’impilamento delle numerose
unità tettoniche che si osservano
nell’isola. Unità tettoniche strappate
alla crosta oceanica Ligure-Piemontese
ma anche alla crosta continentale
del margine “toscano” dell’oceano.
Mentre la catena si propagava verso
est, il regime tettonico alle spalle del
paleo-Appennino (a ovest) cambiò
da compressivo a prevalentemente
estensionale e iniziò la formazione
del bacino di retroarco tirrenico. La
paleo-catena iniziò ad assottigliarsi
passando da 30-40 km a 20-25 km di
spessore, mentre in profondità il caldo
mantello astenosferico iniziò a risalire.
Nelle zone di bacino di retroarco, di
solito il mantello cerca di raggiungere
basse profondità per fondere e
produrre magmi basaltici che possono
originare nuova crosta oceanica
(come nel Tirreno Meridionale). In
Toscana questo non è avvenuto, la
crosta continentale, pur assottigliata,
ha resistito e ha accumulato il calore
ceduto dal mantello sottostante. Dopo
alcuni milioni di anni di riscaldamento
forzato, i metasedimenti della parte
profonda della crosta toscana iniziarono
a fondere parzialmente producendo i
primi magmi granitici. Mano a mano
che si accumulava calore, frazioni
crescenti della crosta fondevano aiutate
anche dall’arrivo di piccoli volumi di
magma mafico prodotto dalla fusione
del mantello sottostante. La presenza
dei fusi silicatici granitici alla base
della crosta, non permise ai magmi del
mantello di risalire verso la superficie. Li
intrappolarono in profondità facendone
sfuggire piccoli volumi solo alla fine
della storia magmatica.
Carta geologica schematica dell’Isola d’Elba con indicate le località
trattate nelle storie geo-mineralogiche dei prossimi capitoli.
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