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ELBA: I FIORI DELLA TERRA

La straordinaria diversità geo-minerologica della terra degli etruschi.

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Cerchiamo di capire dove i “Rinaldoniani” elbani possono

aver trovato il prezioso metallo. Due località elbane sono

particolarmente indiziate perché presentano concentrazioni

di rame nativo facilmente estraibile e lavorabile per semplice

martellatura a caldo: Capo Calamita (Capoliveri) e Santa

Lucia (Portoferraio). Nel primo caso si tratta di un grande

giacimento di ossidi di ferro (magnetite e ematite) con

quantità accessorie di solfuri di rame e ferro (calcopirite e

pirite). Tuttavia i processi di ossidazione superficiale mediati

dalle acque piovane hanno disciolto i solfuri concentrando

il rame in masse ad altissima concentrazione di metallo.

Masse di rame nativo di molti chilogrammi sono state estratte

anche durante gli ultimi anni di attività della miniera. Il rame

nativo è associato a masse cospicue di carbonati-solfaticloruri-silicati

di rame (malachite, azzurrite, brochantite,

clinoatacamite, crisocolla), di ossido di rame (cuprite)

e idrossidi di ferro (goethite). A Santa Lucia una piccola

mineralizzazione cuprifera è incassata in rocce ofiolitiche

ed è costituita prevalentemente da solfuri di rame e ferro

(calcopirite, bornite e pirite) con cuprite e rame nativo. Una

massa di rame nativo del peso di 16 kg fu scoperta intorno

alla metà del 1800 durante le attività di ricerca mineraria.

Nei dintorni delle ricerche minerarie di Santa Lucia, il

noto esperto di archeologia elbana Gino Brambilla ha

rinvenuto oggetti in bronzo e scorie metallurgiche riferibili

alla lavorazione del minerale di rame. Mentre le piccole

concentrazioni cuprifere suscitavano qualche interesse nelle

popolazioni eneolitiche dell’isola, le grandi masse di minerale

di ferro venivano largamente ignorate. Tuttavia i prospettori

minerari eneolitici notarono un altro minerale, il quarzo, i

cui bei cristalli luccicanti e “gemmosi” sono molto frequenti

in numerose località dell’isola. Nella sepoltura eneolitica di

Monte Moncione (tra Portoferraio e Lacona), assieme a punte

di freccia, ceramiche e pendenti in conchiglia, i ricercatori

guidati dall’archeologa Lorella Alderighi (Soprintendenza per i

Beni Archeologici della Toscana) hanno trovato alcuni cristalli

di quarzo di possibile provenienza elbana . I primi collezionisti

di minerali dell’umanità! All’epoca il quarzo doveva andare di

moda visto che ne sono stati trovati cristalli in molti altri siti

eneolitici della Toscana (Podere Uliveto, Livorno; Tecchia della

Gabellaccia, Carrara; Grotta della Scaletta, Vecchiano-PI).

Due cristalli di quarzo ialino trovati nel sito Eneolitico di Monte Moncione (il maggiore di 2,5 cm;

Foto©Pagliantini). Difficile dire i motivi per cui erano stati raccolti: a scopo decorativo o per essere usati

come bulini?

L'ETÀ DEL FERRO, IL MITO

E GLI ETRUSCHI

Passiamo al terzo punto della lista: il mito e l’Età del Ferro. Le

sperimentazioni metallurgiche su minerali misti di rame,

arsenico e stagno portarono alla scoperta del bronzo: una

lega di rame-arsenico o rame-stagno molto resistente e

dura. Terminò così l’Età del Rame ed iniziò l’Età del Bronzo

(4000-3000 BP) durante la quale le conoscenze metallurgiche

aumentarono rapidamente fino al punto di domare il

metallo più difficile ma allo stesso tempo più dirompente

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