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Waste n. 19 marzo 2022

Da scarti caseari, fibre tessili e bioplastica degradabile Tovagliato riutilizzabile o monouso? La comparazione dice che...

Da scarti caseari, fibre tessili e bioplastica degradabile
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e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

Soluzioni e tecnologie<br />

per l’ambiente<br />

Economia Circolare<br />

14 PRIMO PIANO Soluzioni<br />

SCENARIO PNRR<br />

CHE FINE HA FATTO?<br />

PRIMO PIANO<br />

15<br />

Venezia chiede<br />

un finanziamento<br />

per il progetto<br />

di riqualificazione<br />

della rimessa,<br />

e centro<br />

manutenzione<br />

dei veicoli<br />

per la raccolta rifiuti<br />

di Sacca S. Biagio<br />

(Giudecca).<br />

di chiusura dei bandi, nota da mesi, il MITE è<br />

stato costretto a rimandare tutto di un mese<br />

o più. Il motivo? Risultavano presentati 1.400<br />

progetti per 1.600 milioni euro sui 2.100 disponibili.<br />

Il problema è che quasi nulla arrivava<br />

da enti e imprese del Sud, dove dovrebbero<br />

essere spese il 45% delle risorse del PNRR.<br />

Situazione attuale<br />

Ma andiamo a vedere, a campione, cosa c’è<br />

nelle per ora richieste di finanziamento.<br />

Naturalmente sono richieste “pilotate”, da<br />

come sono scritti i bandi.<br />

Per esempio, 600 milioni di euro (60% al centro-sud,<br />

il restante al nord) per i comuni o loro<br />

raggruppamenti, sono riservati a: strutture<br />

(cassonetti stradali o su isole ecologiche interrate)<br />

“intelligenti” per l’ottimizzazione della raccolta<br />

attraverso utilizzo di contenitori ad accesso<br />

controllato, con apertura che permetta l’identificazione<br />

del conferitore; attrezzature per la<br />

diversificazione delle filiere di raccolta differenziata<br />

con ulteriori flussi per ricavare un maggior<br />

valore aggiunto dai corrispettivi dei sistemi collettivi<br />

di responsabilità estesa del produttore;<br />

strumentazione hardware e software per applicazioni<br />

IoT su vari aspetti gestionali; centri<br />

di raccolta, ovvero infrastrutture attrezzate, recintate<br />

e sorvegliate a cui gli utenti possano<br />

conferire anche rifiuti non compatibili con i normali<br />

circuiti di raccolta (ingombranti, RAEE, pericolosi,<br />

etc.); realizzazione di strutture destinate<br />

al riutilizzo di beni in disuso, che affiancati ai<br />

centri di raccolta intercettano e rimettono in<br />

circolazione oggetti riutilizzabili attraverso punti<br />

di distribuzione.<br />

Prima i soldi, il Piano poi<br />

Esplicitamente, non sono finanziabili proposte<br />

che prevedano l’acquisto di mezzi per la raccolta<br />

differenziata. Quindi, a parte l’IoT, che è<br />

aperto all’installazione sui mezzi e riciclerie,<br />

il PNRR privilegia un modello preciso di raccolta<br />

differenziata, quello basato sul cassonetto<br />

o affini. Prima ancora che sia approvato<br />

il Programma Nazionale per la Gestione dei<br />

Rifiuti, il messaggio di quale sia la destinazione<br />

preferita dei denari è chiarissimo.<br />

E infatti, gli enti locali si sono prontamente adeguati.<br />

Venezia, nonostante sia una delle città<br />

che si colloca nella parte altissima della classifica<br />

per raccolta differenziata, richiede 25 milioni<br />

di euro. Destinati a: sostituire isole ecologiche<br />

a raso con altre interrate e automatizzate<br />

(tre in totale), realizzare un centro di raccolta a<br />

raso (un milione circa) - complessivamente per<br />

6 milioni di euro - e poi sostituire le calotte degli<br />

attuali cassonetti con altre “4.0” per un totale<br />

di 6,2 milioni di euro per 2.450 unità.<br />

E il resto per arrivare a 25 milioni? 12.385.000<br />

vanno (se accettato il progetto) alla riqualificazione<br />

della rimessa e centro manutenzione<br />

dei veicoli di raccolta rifiuti di Sacca<br />

San Biagio alla Giudecca, comprensivi di<br />

campo sportivo polivalente con spogliatoi,<br />

un parchetto e un impianto fotovoltaico da<br />

150 metri quadri. Nelle altre città e regioni<br />

non va meglio. Roma, per esempio, punta<br />

diritta sulle isole ecologiche, otto ne sono<br />

previste secondo quando si sa dalle delibere<br />

comunali. E nelle isole ecologiche, ci sono i<br />

cassonetti. Vincitori a mani basse della corsa<br />

alle risorse, sembra.<br />

l<br />

40% di costi in meno<br />

col trattamento<br />

microbiologico<br />

dei reflui tessili<br />

È nella nostra natura pubblicare articoli e<br />

notizie relative a invenzioni, innovazioni, ricerche che sono ancora<br />

agli stadi preliminari di realizzazione. Ci è venuta l’idea di andare<br />

a vedere, a distanza di tempo, cosa sia successo di quei progetti.<br />

Iniziamo, come viatico positivo, con un lieto fine<br />

Sul numero 11 di <strong>Waste</strong> del 2020, abbiamo<br />

ospitato un progetto di ricerca condotto<br />

da Politecnico di Milano, Università degli<br />

Studi di Milano e Università di Milano-Bicocca,<br />

e Università di Bolzano, in collaborazione con<br />

partner industriali nel settore della stampa tessile.<br />

L’obiettivo del progetto TRETILE, finanziato<br />

da Fondazione Cariplo e InnovHub, era di indagare<br />

la possibilità di eliminare l’azoto dai reflui<br />

della stampa tessile fino a livelli tali da consentire<br />

la reimmissione degli stessi nelle acque<br />

superficiali, utilizzando colonie microbiologiche<br />

composte da diverse specie autotrofe, anche di<br />

microalghe. La possibilità era già appurata da<br />

tempo a livello di laboratorio. Il progetto saliva<br />

di scala, con un impianto pilota posto presso<br />

un centro depurazione e lavorando su reflui<br />

“veri”. Si puntava inoltre a mettere a punto un<br />

processo in grado di eliminare l’uso di reagenti<br />

e materie prime costose e ad abbattere le emissioni<br />

di CO 2 . Obiettivi secondari erano la rimozione<br />

del colore utilizzando funghi, e l’estrazione<br />

dei pigmenti contenuti nei reflui per possibile<br />

riutilizzo.<br />

Il lieto fine<br />

Il progetto si è chiuso a metà 2021 ed è stato<br />

un successo relativamente alla rimozione dell’azoto,<br />

sul quale sono stati pubblicati paper<br />

scientifici.<br />

Si è arrivati infatti ad abbattere il 70% di questo<br />

elemento, un valore percentuale che però non<br />

si è riusciti ad incrementare, poiché una parte<br />

dei batteri (cosiddetti anammox) entrava in sofferenza<br />

nel corso del processo. I ricercatori<br />

quindi hanno proposto di apportare modifiche<br />

per favorirne la crescita; per esempio rendendo<br />

le operazioni continue (ora sono batch) capaci<br />

di eliminare il verificarsi di condizioni ambientali<br />

stressanti.<br />

Con questi accorgimenti, è possibile realizzare un<br />

50% di risparmio nella rimozione dell’azoto rispetto<br />

ai trattamenti convenzionali. Applicato su scala<br />

industriale, un impianto microbiologico di questo<br />

tipo porterebbe ad una riduzione del 40% dei costi<br />

complessivi di trattamento delle acque reflue.<br />

Complimenti a tutti.<br />

l<br />

Marco Comelli<br />

Le pagine<br />

di apertura<br />

relative<br />

all’articolo<br />

in oggetto (<strong>Waste</strong><br />

n. 11/2020).<br />

Per maggiori informazioni: https://www.cell.com/heliyon/pdf/S2405-8440(21)02548-2.pdf.<br />

Marzo <strong>2022</strong><br />

Marzo <strong>2022</strong>

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