Waste n. 19 marzo 2022
Da scarti caseari, fibre tessili e bioplastica degradabile Tovagliato riutilizzabile o monouso? La comparazione dice che...
Da scarti caseari, fibre tessili e bioplastica degradabile
Tovagliato riutilizzabile o monouso? La comparazione dice che...
- No tags were found...
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
Soluzioni e tecnologie<br />
per l’ambiente<br />
Economia Circolare<br />
62 ACQUE REFLUE Soluzioni<br />
ACQUA DI ZAVORRA<br />
ACQUA DI ZAVORRA<br />
ACQUE REFLUE<br />
63<br />
L’acqua di zavorra<br />
viene utilizzata<br />
per bilanciare<br />
le variazioni<br />
di peso<br />
e le diverse<br />
configurazioni<br />
di carico.<br />
Giovanni Milio<br />
Mare profumo di mare<br />
Le navi da carico sono progettate per operare in determinate<br />
configurazioni ottimali per dislocamento, pescaggio<br />
e distribuzione dei pesi. Quando viaggiano in altre modalità,<br />
è necessario caricare zavorra. Che altro non è che acqua di mare<br />
La zavorra comporta notevoli vantaggi per una<br />
nave. Innanzitutto, abbassando il baricentro,<br />
viene fornita stabilità trasversale, contrastando<br />
il momento di rollio. In questo modo si riduce<br />
lo stress sulle strutture dello scafo, anche<br />
perché la sua presenza smorza le forze deformanti<br />
a diverse frequenze, impedendo che entrino in risonanza.<br />
E poi, migliora l’efficienza della propulsione<br />
e la manovrabilità (si può dire che aumenta<br />
il “grip”), e quindi complessivamente garantisce<br />
condizioni operative più sicure nel corso del viaggio.<br />
Da stato a stato<br />
Un tempo la zavorra sulle navi era solida, costituita<br />
da sabbia o blocchi di cemento, posti nella parte<br />
più bassa dello scafo, la sentina. Per questo era<br />
molto difficile cambiarne la composizione, e del<br />
tutto impossibile variarla in corso di rotta. Ma tutto<br />
è cambiato con l’arrivo delle pompe ad alta portata.<br />
Ciò ha permesso di utilizzare l’acqua di mare come<br />
zavorra - conservandola in appositi serbatoi - caricandola<br />
e scaricandola anche parzialmente, per<br />
compensare le variazioni di peso e di distribuzione<br />
dello stesso delle diverse configurazioni di carico,<br />
anche dovute al consumo di carburante e acqua<br />
(per le navi passeggeri). Il tipo di zavorra dinamica<br />
è utile anche in caso di incidenti, perché consente<br />
per esempio, di raddrizzare una nave che ha imbarcato<br />
acqua da una falla.<br />
Non c’è da stupirsi quindi se oggi tutte le navi utilizzino<br />
abbondantemente questo strumento. Le<br />
stazze sono importanti: una superpetroliera ha<br />
una capacità di imbarco anche di 95.000 m 3 di acqua<br />
di zavorra, una portacontainer da 14.000 teu<br />
si “accontenta” di 20.000 m 3 . Ricordiamo che un<br />
metro cubo d’acqua di mare pesa circa una tonnellata.<br />
In un anno la flotta mercantile mondiale<br />
porta in giro per gli oceani, prelevandola e scaricandola<br />
anche in diversi punti della rotta, dieci miliardi<br />
di tonnellate di acqua di mare.<br />
Il problema degli alieni<br />
Come detto poc’anzi, l’acqua di zavorra viene<br />
conservata in serbatoi dedicati. Si può quindi<br />
considerare pulita (quella che si carica, si scarica)<br />
ma anche se non contiene idrocarburi e altri in-<br />
quinanti, non è propriamente innocua. Con l’acqua<br />
infatti viaggiano molti passeggeri clandestini<br />
e indesiderati. Viste le dimensioni delle zavorre,<br />
il loro carico e scarico avviene attraverso prese<br />
e pompe di grande capacità. Le pompe di una<br />
superpetroliera “lavorano” 5.800 m 3 l’ora. Esse<br />
sono dotate di griglie e filtri, ma le maglie non<br />
sono fittissime, pena riduzione della portata.<br />
Migliaia di specie marine possono così essere<br />
trasportate nelle acque di zavorra se di piccola<br />
taglia: tra cui batteri ed altri microbi (microalghe),<br />
piccoli invertebrati e uova, cisti e larve di varie<br />
specie. Praticamente tutte le specie marine hanno<br />
un ciclo di vita che include uno stadio di queste<br />
dimensioni, e molte riescono a sopravvivere nelle<br />
acque di zavorra e nei sedimenti (se il caricamento<br />
della zavorra avviene in porto) trasportati<br />
dalle navi anche in viaggi di alcuni mesi. Ne consegue<br />
che, se le condizioni ambientali dove viene<br />
scaricata la zavorra sono favorevoli, le specie<br />
aliene possono riprodursi, e non avendo nemici<br />
naturali, moltiplicarsi.<br />
Un regolamento, finalmente<br />
Dal <strong>19</strong>00 ad oggi nel mondo, il numero di invasioni<br />
di specie aliene è aumentato di 5,5 volte. Alla fine<br />
degli anni ’80 il problema venne fortemente sollevato<br />
da Canada e Australia. Dopo 14 anni di negoziati<br />
in sede IMO (International Maritime<br />
Organization) è stata promulgata la Convenzione<br />
Internazionale per il Controllo e la Gestione delle<br />
Acque di Zavorra. Entrata in vigore nel 2017, è oggi<br />
ratificata da 88 Paesi, tra cui l’Italia (Governo Conte<br />
1, agosto 20<strong>19</strong>…). La Convenzione prevede che tutte<br />
le navi battenti bandiera di uno stato aderente<br />
o di uno stato non aderente ma che navigano nelle<br />
acque territoriali di uno stato aderente, debbano<br />
mantenere un registro delle operazioni di zavorra,<br />
e avere un piano di gestione delle stesse acque<br />
che deve essere certificato in caso la nave superi<br />
le 400 tonnellate di stazza lorda. Dal punto di vista<br />
operativo, la convenzione prevede 2 standard principali<br />
per la gestione delle acque di zavorra. Quello<br />
D1 prevede lo scambio delle acque con un'efficienza<br />
volumetrica pari al 95% dell’imbarcato ad<br />
una distanza dalla costa di almeno 200 miglia marine,<br />
e in acque caratterizzate da una profondità<br />
di almeno 200 metri.<br />
Lo standard D2 è molto più stringente, e prevede<br />
l’utilizzo di un sistema di trattamento che deve<br />
soddisfare uno standard prestazionale basato sul<br />
numero massimo di organismi (per unità di volume)<br />
rimasto dopo il trattamento (vedi tabella sotto).<br />
La convenzione prevede un meccanismo di passaggio<br />
unidirezionale da D1 a D2. Il fatto che questo<br />
accada dipenderà molto dalla politica dei più grandi<br />
attori del commercio mondiale. A nessuno piacerebbe<br />
essere abbordato dalla Guardia Costiera<br />
americana. Ma torneremo sull’argomento, trattando<br />
dei sistemi disponibili per il protocollo D2<br />
sul prossimo numero.<br />
l<br />
Controllo<br />
delle acque<br />
di zavorra.<br />
Limiti massimi<br />
consentiti<br />
per le specie<br />
aliene.<br />
Marzo <strong>2022</strong><br />
Marzo <strong>2022</strong>