12 VISIONI Photo: Henrik Blomqvist Il nuovo corso di Bocca di Lupo Cosa cambia nel progetto della tenuta simbolo del Rinascimento enologico pugliese al cuore della Doc Castel del Monte DI MATTEO BORRÈ C'è una Puglia del vino che guarda ben oltre il colore rosa. E oggi si pone quale capofila di una nuova ambiziosa visione, valorizzando un’area che dista solo qualche decina di chilometri dalle zone in cui i confini tendono a sfumare, intersecando le narrazioni enoiche. Siamo in agro di Minervino Murge, al cuore dell’area Doc Castel del Monte, e se la Basilicata del Vulture e la Campania dell’eccellenza irpina si stagliano all’orizzonte, è un territorio vocato, unico per caratterizzazione, questo conosciuto come la “Puglia Imperiale”. Un angolo dove l’uomo, dopo tanto lavoro e ancor più pazienza, è premiato, vendemmia dopo vendemmia, con i frutti di una terra dove vitigni autoctoni e internazionali convivono, dando vita ad espressioni che nulla hanno di che invidiare ai più grandi racconti del vino italiano.Terra d’adozione dell’imperatore Federico II di Svevia, da cui deriva il curioso appellativo, la zona di Castel del Monte si estende nel perimetro del parco nazionale dell’Alta Murgia, identificandosi nell’area dei comuni di Andria, Barletta, Bisceglie, Canosa di Puglia, Corato, Margherita di Savoia, Minervino Murge, San Ferdinando di Puglia, Spinazzola, Trani e Trinitapoli. Ed è qui, dove le geometrie degli uliveti si alternano ai filari di vigneti, che nel 1998 la famiglia Antinori, insieme a Renzo Cotarella, decise di compiere il primo passo investendo sulla Puglia. Il sogno di produrre grandi vini da autoctoni pugliesi, alcuni dei quali risalenti alla civiltà della Magna Grecia, ha preso in seguito vita in due diverse realtà: Bocca di Lupo, la tenuta a Castel del Monte, e Tormaresca, con Masseria Maime in Salento e Carrubo a Manduria.“Da allora non ci sono dubbi su quale sia stata la direzione intrapresa: qualità, identità, voglia di emergere”, sottolinea Vito Palumbo, brand manager Tormaresca. E se 25 anni fa la Puglia non era quella attuale, il duro lavoro su stile, distribuzione e immagine ha condotto a una vera svolta. “Riteniamo che ora sia arrivato il momento di fare un passo in più, un passo necessario per dare più attenzione e risalto ad ognuna delle realtà che abbiamo creato in Puglia”. E quella che è nata come storia di riscatto per un territorio magnifico e vocato, oggi vuole trasformarsi in qualcosa di diverso. Un racconto ancora più dedicato, capace di mostrare e valorizzare l’unicità di terroir, filosofie e relativi contesti produttivi, con le diversità a farsi annuncio della grandezza dei vini che qui affondano le loro radici. Una rivoluzione che prende il via proprio dalla realtà su cui il Rinascimento enologico pugliese dipinto dalla famiglia Antinori ha poggiato in principio le proprie fondamenta. Una terra arcaica, narrata anche da Lina Wertmüller nel suo primo film, I Basilischi, dove oggi prendono vita vini eleganti, vibranti e verticali. “Bocca di Lupo è una Puglia che non sembra Puglia, lontana dall’immaginario del grande pubblico che pensa alle terre rosse e ricche della Valle d’Itria e del Salento”, riprende Vito Palumbo. “Un paesaggio rado, quasi lunare, dove grande storia e civiltà contadina s’intrecciano in un’atmosfera magica e misteriosa”. Una terra povera, tipica dei terreni carsici, dove si vuole ora esaltare, ancora di più e senza compromessi, le caratteristiche e l’anima del territorio raccontandone l’eccellenza e l’unicità dei suoi vini. “Ritengo che in Puglia siamo riusciti a ottenere risultati importanti sia per la qualità dei vini prodotti ma anche dal punto di vista del contributo all’immagine e alla vivacità culturale della regione”, sottolinea Renzo Cotarella, amministratore delegato di Marchesi Antinori. “Adesso che si celebra la rinnovata attrattività della Puglia, riteniamo che le zone in cui abbiamo investito, Castel del Monte e il Salento, meritino un racconto dedicato e identitario. Vogliamo che ogni realtà possa brillare di luce propria”. Dunque, è la naturale continuazione del percorso avviato oltre 20 anni fa ciò che ha condotto a iniziare a trattare le due differenti aree di produzione in modo diverso. Un mutamento di paradigmi nella narrazione celebrato oggi con l’uscita delle nuove annate dell’Aglianico Bocca di Lupo e dello Chardonnay Pietrabianca, due estremi – uno rosso, l’altro bianco, il primo autoctono pugliese, il secondo espressione internazionale – molto diversi tra loro, ma che si presentano entrambi con un’etichetta rinnovata che spiega al meglio il progetto intrapreso. Dove tutto è cominciato, dunque, la sfida si rinnova. Tra i 140 ettari di vigneto di Bocca di Lupo, in piena Murgia, a 300 metri s.l.m. dove Aglianico, Fiano Pugliese, Moscato Reale e Nero di Troia affiancano Chardonnay e Cabernet Sauvignon. E dove, nel 2023, è annunciato all’esordio un Cabernet Franc in purezza, con cui la sfida ai grandi rossi d’Italia entrerà ufficialmente nel vivo.
13 COLLECTION Novità pronta a scendere in pista, progetto nato nel segno della solidarietà. Un successo planetario, il Prosecco Doc. Due etichette, firmate Serena Wines 1881. Tre obiettivi: eliminare pregiudizi, creare modelli positivi, unire nello sport. Sono pronti per fare il loro debutto l’elegante e morbido, con una vena piacevolmente zuccherina, Prosecco Doc Treviso Extra Dry Millesimato e il fresco e armonico, 88% Glera e 12% Pinot Nero, Prosecco Doc Rosé Brut Millesimato Serena Wines 1881, con cui l’azienda trevigiana supporterà in maniera diretta l’associazione Obiettivo3 di Alex Zanardi. Per ogni bottiglia venduta, infatti, parte del ricavato sarà devoluto al progetto che coinvolge atleti disabili per avviarli allo sport. Un’iniziativa il cui lancio sarà anticipato da un “aperitivo”, quando le due etichette saranno bollicine ufficiali alla presentazione della mostra Passage, racconto fotografico della grande staffetta Obiettivo Tricolore, nata nella primavera del 2020 per lanciare un segnale di speranza all’Italia dopo il lockdown e ripartita nel 2021 con il medesimo spirito.