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ilLAVOROCOMEVALORE

LE BOMBE DI MILANO E LA “STRATEGIA DELLA TENSIONE”

Contro quei risultati e per impedire un’affermazione del ruolo politico del sindacato

e delle forze che avevano visto con simpatia il movimento degli studenti e

sostenuto le loro richieste, sul finire del 1969 agirono, come oggi sappiamo, poteri

occulti, servizi segreti deviati e forze reazionarie. Diversi gruppi che facevano esplicito

riferimento all’estrema destra decisero di passare all’azione con il sostegno di

settori della società che dagli avvenimenti del ’68 si sentivano minacciati nei loro

interessi e nelle loro ideologie: ufficiali dell’esercito, industriali, funzionari dello

Stato e persone dei servizi segreti. Con la complicità degli organi preposti alla sicurezza

vennero così programmati una serie di attentati destinati a suscitare paura,

incertezza nella popolazione e a giustificare una risposta autoritaria dello Stato.

Anche per questo la responsabilità doveva ricadere ed essere attribuita alle forze

della sinistra.

Milano è la città posta al centro di questa strategia e, inizialmente, la più coinvolta.

Il 25 aprile, giorno in cui si celebra la Liberazione della città e del Paese dal

nazismo e dal fascismo, una bomba devasta il padiglione della Fiat alla Fiera campionaria

e causa tra i presenti numerosi feriti. Poche ore dopo un’altra bomba scoppia

nell’ufficio cambi della Stazione centrale. Grandi fiammate, ma nessun ferito.

Immediatamente la locale polizia ferma quindici giovani anarchici e perquisisce le

sedi delle loro associazioni milanesi. Il 9 agosto vari attentati avvengono sui treni,

il 30 agosto una bomba incendiaria esplode a Palazzo Marino, sede del Comune.

Ha così inizio la strategia della tensione.

Il 7 dicembre il quotidiano liberal inglese “Observer” pubblicherà un documento

che attribuisce la responsabilità di quelle bombe a gruppi fascisti italiani in forti legami

con i rappresentanti greci del governo dei colonnelli di Atene. 29

Una rappresentazione del clima di tensione che vive il capoluogo lombardo si

ha il 19 novembre, in occasione dello sciopero generale per la casa. Nel centro della

città, al Teatro Lirico, interviene il segretario della CISL Bruno Storti. Nella vicina

via Larga si verificano cruenti scontri tra studenti, manifestanti e polizia, durante i

quali rimane ucciso l’agente Antonio Annarumma, 22 anni, di Monforte Irpino, figlio

di braccianti, alla guida di un gippone del Terzo Reparto Celere. Nei giorni che

seguono, in occasione dei funerali dell’agente, gruppi di neofascisti aggrediscono

numerosi studenti e attivisti di sinistra.

In un recente incontro pubblico Giorgio Benvenuto, nel ricordare quei giorni

convulsi, ha raccontato come il presidente del Consiglio di allora, Mariano Rumor,

fosse pesantemente intervenuto nei confronti del ministro del Lavoro Donat-Cattin

affinché abbandonasse la trattativa per il contratto dei metalmeccanici con i segretari

della categoria e convocasse i confederali del sindacato, ritenuti più disponibili. Sul

che fare Donat-Cattin si consultò con Aldo Moro che, contrariamente a Rumor, lo

consigliò di continuare il confronto con FIM, FIOM e UILM. 30 37

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