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Contributi e Irpef Contratti collettivi Rapporto di Lavoro Contributi e ...

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RAPPORTO DI LAVORO<br />

Giurisprudenza<br />

N. 34 - 3 settembre 2010 46<br />

tiva relative alla «prestazione mutualistica», da intendersi<br />

in senso rigido e con impossibilità <strong>di</strong> estensione alle controversie<br />

riguardanti i <strong>di</strong>ritti sostanziali e previdenziali del<br />

lavoratore».<br />

In questo esatto senso si veda anche: Trib. Torino 17<br />

marzo 2008, n. 1114 (in Guida al <strong>Lavoro</strong> n. 1/2009,<br />

pag. 45), che prevede tra l’altro la semplice applicazione<br />

della tutela obbligatoria; Trib. Parma 1° marzo 2004;<br />

Trib. Milano 1° febbraio 2003; Trib. Lecce 14 agosto<br />

2003 (in Foro It. 2003, I, 3451); Trib. Milano 28<br />

novembre 2003, ine<strong>di</strong>ta a quel che consta.<br />

Diversa l’impostazione seguita da Trib. Bari 21 <strong>di</strong>cembre<br />

2004 e Trib. Pavia 16 marzo 2007; più articolate le<br />

posizioniassuntedaTrib.Genova26luglio2002eCorte<br />

App. Milano 10 febbraio 2005, n. 260 (ine<strong>di</strong>ta a quel<br />

che consta): in particolare, secondo quest’ultima pronuncia,<br />

può rilevarsi che «...in ogni caso, anche nell’ambito <strong>di</strong><br />

un risultato un po’ ambiguo della complessa formulazione<br />

della legge n. 142/2001 dopo la novella legge n. 30/<br />

2003, è da osservare che, comunque, si tratterebbe <strong>di</strong> una<br />

questione <strong>di</strong> mero rito, dal momento che ad essere competente<br />

è comunque sempre il tribunale (riguarda comunque<br />

una questione interna <strong>di</strong> ripartizione tra sezioni)...», per<br />

cui ­ ai fini della illegittimità del già avviato contrad<strong>di</strong>ttorio<br />

e della eventuale nullità della pronuncia che su <strong>di</strong> esso<br />

si basi ­ «...dovrebbe così essere <strong>di</strong>mostrato lo specifico<br />

pregiu<strong>di</strong>zio processuale subito per l’errore <strong>di</strong> rito...» (cfr.,<br />

ex multis, Cass. 7 aprile 2010, n. 8245; Cass. 9 ottobre<br />

1998, n. 10030; Cass. 24 <strong>di</strong>cembre 1997, n. 13038;<br />

ma anche Cass. 19 novembre 1993, n. 11418 e Cass. 8<br />

giugno 1994, n. 5582, queste ultime peraltro espressamente<br />

citate anche da Trib. Forlì 29 gennaio 2010 in<br />

commento).<br />

Mette infine conto segnalare una pronuncia del Tribunale<br />

<strong>di</strong> Ravenna del 29 aprile 2008, in controversia Fr/Cpi<br />

soc. coop. Anche con quest’ultima pronuncia è stata <strong>di</strong>chiarata<br />

la competenza funzionale del giu<strong>di</strong>ce del lavoro.<br />

Tutto ciò nell’ambito <strong>di</strong> un complessivo mosaico in cui ­ in<br />

uno sforzo sistematico volto a definire gli scenari applicativi<br />

della legge n. 142/2001 ­ si è tra l’altro sostenuto: che<br />

l’atto <strong>di</strong> esclusione da socio elimina la necessità <strong>di</strong> un atto<br />

formale <strong>di</strong> licenziamento, in sé assorbendo la cessazione<br />

del rapporto <strong>di</strong> lavoro (si legge espressamente nella pronuncia:<br />

«..il medesimo atto produce effetti estintivi <strong>di</strong> entrambi<br />

i rapporti ­ associativo e lavoristico ­ insiti nella<br />

complessa posizione giuri<strong>di</strong>ca attribuita dalla legge n.<br />

142/2001 al socio lavoratore»); che il rapporto <strong>di</strong> lavoro<br />

del socio/lavoratore, nella fase estintiva, «...è regolato non<br />

dallenormesueproprie­nésulpianoformalenésuquello<br />

della giustificazione ­ ma da quelle del rapporto associativo<br />

e la legittimità del recesso da quest’ultimo rapporto<br />

costituisce l’unico parametro <strong>di</strong> riferimento»; che in conseguenza<br />

<strong>di</strong> ciò non si applicano le norme sui licenziamenti,<br />

néformalinésostanziali,néquellesull’obbligodelpreavviso<br />

e della relativa indennità sostitutiva, essendo sufficiente<br />

che sussistano solo le cause <strong>di</strong> esclusione <strong>di</strong> cui all’art.<br />

2533 c.c., senza che si possa invocare l’inderogabilità<br />

delle norme <strong>di</strong> lavoro dato che «l’estinzione automatica è<br />

comminata proprio dalla legge»; ragion per cui, atteso che<br />

l’art. 2533 c.c. ricomprende espressamente fra le causali<br />

dell’esclusione del rapporto sociale tutti «i casi previsti<br />

dall’atto costitutivo», l’autonomia negoziale è facoltizzata<br />

all’ampliamentodelleipotesirilevantiaifinidell’estinzione<br />

del rapporto associativo.<br />

Guida al <strong>Lavoro</strong><br />

IL SOLE 24 ORE<br />

Licenziamento e procedura<br />

d’urgenza ex art. 700 c.p.c.<br />

Tribunale <strong>di</strong> Forlì, ord. 24 aprile 2010<br />

Pres. Pazzi; Rel. Vacca; Rec. R.S.; Res. L. Srl<br />

<strong>Lavoro</strong> (controversie) - Licenziamento - Ricorso<br />

d’urgenza - Sussistenza del «periculum<br />

in mora» - Onere <strong>di</strong> prova <strong>di</strong> specifiche ragioni,<br />

ulteriori a quelle rappresentate dalla natura<br />

stessa della controversia - Necessità<br />

La prova del periculum in mora si rivela necessaria<br />

in qualsiasi procedura d’urgenza, anche quella<br />

relativa all’impugnazione <strong>di</strong> licenziamento.<br />

Tribunale <strong>di</strong> Forlì 13 maggio 2010<br />

Giud. Angelini; Ric. F.A.; Res. G. Srl<br />

<strong>Lavoro</strong> (controversie) - Licenziamento - Ricorso<br />

d’urgenza - Sussistenza del «periculum<br />

in mora» - Carattere «ex se» - Infondatezza<br />

Si deve escludere che il licenziamento consenta<br />

una tutela cautelare per così <strong>di</strong>re ex se.<br />

Nota - Ledueor<strong>di</strong>nanzedelTribunale<strong>di</strong>Forlìinepigrafe<br />

­ la prima emessa in composizione collegiale ed in sede <strong>di</strong><br />

reclamo, la seconda dal Giu<strong>di</strong>ce monocratico del lavoro, in<br />

procedura ex art. 700 c.p.c. ­ riportano alla ribalta la<br />

problematica relativa alla ricorribilità in via d’urgenza nell’ipotesi<br />

del licenziamento, sempre sospesa tra la necessità<br />

<strong>di</strong> uno specifico onere <strong>di</strong> prova e la possibilità <strong>di</strong> una sua<br />

pretermissione, in virtù della specifica casistica dedotta.<br />

In entrambi i casi è prevalsa la linea più rigorosa, in perfetto<br />

allineamento con l’evoluzione giurisprudenziale che da anni<br />

ha investito la vicenda. Il Giu<strong>di</strong>ce collegiale rileva che «...il<br />

reclamante non ha infatti fornito alcuna prova della propria<br />

situazione familiare e personale al fine <strong>di</strong> permettere una<br />

valutazione circa la sussistenza del pericolo nel ritardo...», in<br />

un quadro d’insieme in cui la prova del periculum è ritenuta<br />

«...necessaria anche in caso <strong>di</strong> impugnazione <strong>di</strong> un licenziamento».IlGiu<strong>di</strong>cemonocraticoopinasulfattochelasituazioneportataallasuaattenzione­caratterizzataperaltrodall’insussistenza<strong>di</strong>oneri<strong>di</strong>alloggio,senonperlaparterelativaalle<br />

utenze, e dalla ulteriore circostanza della mancata prova in<br />

or<strong>di</strong>ne a particolari <strong>di</strong>fficoltà economiche ­ non è tale «da<br />

<strong>di</strong>fferenziarelapresentedaaltrecontroversie<strong>di</strong>analogocontenuto,<br />

dovendosi escludere che il licenziamento consenta una<br />

tutela cautelare ex se». Già in precedenza il Tribunale romagnolosieraapertamenteschieratoperquestalineainterpretativa;<br />

si veda in tal senso Trib. Forlì 12 giugno 2006 (in<br />

Guida al <strong>Lavoro</strong> n. 21/2007, pag. 35), e Trib. Forlì 13<br />

febbraio 2008, entrambe convergenti nel sostenere che nell’ipotesi<br />

del licenziamento «...il lavoratore è onerato dell’onere<br />

<strong>di</strong>allegazionee<strong>di</strong>provainmeritoallasussistenza<strong>di</strong>elementi<br />

specifici,daiqualiilGiu<strong>di</strong>cepossavalutareselasituazione<strong>di</strong><br />

bisognoincuilostessovengaatrovarsideterminiinconcreto<br />

ungravepregiu<strong>di</strong>ziononsuccessivamenteristorabileperequivalente...»;tuttociòsulpresuppostoche«...ilsuddettorequisito<br />

non può certo essere in<strong>di</strong>viduato in re ipsa ed identificato nel<br />

mero danno derivante dalla per<strong>di</strong>ta della retribuzione». Nello

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