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PDF -Fassung - Schweizerischer Altphilologenverband

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Letteratura e politica<br />

Alla fine mi resi conto che […] le generazioni umane non si sarebbero mai potute<br />

liberare dalle sciagure, finché al potere politico non fossero giunti i veri ed autentici<br />

filosofi, oppure i governanti delle città non fossero divenuti, per una grazia divina,<br />

filosofi.<br />

(trad. di A. Carlini)<br />

Ma una cocente delusione verrà a Platone dal fallimento dei ripetuti tentativi di<br />

trasformare in questo senso i dinasti di Siracusa.<br />

L’analisi delle tre fondamentali forme di governo viene ripresa e perfezionata<br />

nella Politica da Aristotele (384–322 a.C.), che distingue per ciascuna di esse un<br />

tipo retto (in quanto fondato sull’interesse della comunità), cui si contrappone un<br />

tipo ‘deviato’: alla monarchia corrisponde la tirannide, all’aristocrazia l’oligarchia,<br />

alla «politía» la democrazia, termine che in Aristotele assume una valenza negativa<br />

in quanto designa una forma di stato viziata dall’eccessivo potere del popolo<br />

(1279ab). Tra le tre forme, la migliore appare al filosofo la «politía», una sorta di<br />

democrazia molto moderata (Politica 1295b–1296a), fondata sulla preminenza<br />

del ceto medio.<br />

Lo stesso schema di evoluzione costituzionale (tre forme corrette e tre corrispondenti<br />

degenerazioni) verrà ripreso, nel II secolo a.C., da Polibio, lo storico<br />

greco vissuto a lungo a Roma e profondamente legato a Scipione Emiliano. Egli,<br />

stupito dalla rapidità della spettacolosa crescita della potenza romana, ne individua<br />

la ragione ultima nella stabilità del suo ordinamento statale, interpretato, alla luce<br />

delle teorie sulla ‘costituzione mista’, come un equilibrato contemperamento delle<br />

tre forme fondamentali di governo: la monarchia, rappresentata dal supremo,<br />

ancorché collegiale, potere dei consoli; l’aristocrazia, identificata con l’autorità del<br />

senato; e la democrazia, i cui elementi sono individuati da Polibio nelle assemblee<br />

popolari (i comizi) e nel tribunato della plebe.<br />

A Roma<br />

L’oratoria come strumento di lotta politica<br />

Il legame tra letteratura e politica nel mondo romano è rafforzato dal fatto che,<br />

soprattutto per certi generi letterari come l’oratoria e la storiografia, è l’uomo<br />

politico stesso, l’esponente della classe senatoria, a farsi letterato.<br />

Il primo oratore a pubblicare sistematicamente i propri discorsi fu Marco<br />

Porcio Catone (234–149 a.C.), che praticò tanto l’oratoria politica quanto quella<br />

giudiziaria, quest’ultima per difendersi dalle varie accuse che furono ripetutamente<br />

rivolte al suo operato. Nell’orazione De sumptu suo, pronunciata nel 164 a.C.<br />

per confutare l’accusa di avere sperperato le finanze pubbliche, Catone proclama<br />

Bulletin 70/2007 9

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