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Schülerzeitung Argus - Druckfreigabe

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Dietro le quinte

Gli ultimi saranno i primi?

Ma quando e dove? Sulla terra l‘ 80 % della ricchezza è in mano all‘ 0,1 % della popolazione.

Come reagire di fronte a quest‘ ingiustizia?

T

italia

pove

mi

Gli ultimi” come li chiamava sempre mia zia

Lia “sono caduti al fronte della nostra indifferenza”.

Si riferiva ai clochard (colloquialmente

chiamati barboni) di cui si prendeva cura

nella città di Torino, insieme al gruppo di volontari,

che aveva fondato

lei stessa a partire dagli

anni ’80.

Oramai viviamo

quasi nel 2020 e, anche

se non ce ne accorgiamo,

la povertà, soprattutto

causata dalla

disoccupazione, è ancora

un rischio in cui

ognuno di noi potrebbe

incappare un giorno.

Secondo dati dell‘Istat

nel 2017 ca. 5,58 milioni

di italiani hanno vissuto

in povertà assoluta. Ma

da dove nasce questo

pericolo? Com’è possibile

che in un mondo

apparentemente così

organizzato ci sia ancora

la minaccia di finire

in povertà, che sostanzialmente

non è altro che

un effetto collaterale

indesiderato del nostro sistema?

In parte questo è sicuramente conseguenza del

capitalismo che a prima vista mostra di avere molti

pregi: la pianificazione economica non avviene attraverso

lo stato, ma viene svolta autonomamente

da ogni azienda o imprenditore. In sostanza vuol

dire che aziende e imprenditori non sono sotto

controllo dello stato, quindi sono più liberi. La produzione

dei loro prodotti si basa sulla richiesta del

mercato, ma proprio in quest’ultimo aspetto rileviamo

il problema. La domanda negli ultimi decenni

è evidentemente cambiata (a favore delle imprese

che tendono ad aumentare il loro capitale a dimensioni

illimitate). Non si compra più quello che piace

personalmente o di cui si ha bisogno, ma ci influenzano

sempre più fattori esterni. Siamo circondati

dalla pubblicità e indotti a seguire le tendenze.

© Andy Kelly on Unsplash

Con l‘aumento dello shopping online molti negozi

sono costretti a chiudere le loro attività, lasciando

senza lavoro centinaia di dipendenti e esercenti.

Tutti vogliono solo fare acquisti in negozi famosi,

mentre le piccole attività

sconosciute non

riescono più a competere

con le grandi catene

e impoveriscono. I

ricchi, dall’altra parte,

guadagnano sempre di

più. Questa è una delle

cause principali della

crescita del divario tra

ricchi e poveri. Anche

la rete promuove materialismo

e consumismo

e influenza il nostro

atteggiamento di

consumatori. La gente

vuole assomigliare a

influencer, cantanti e

attori. Un aspetto che

questi hanno in comune:

sono ricchi e le piattaforme

online fungono

da palcoscenico delle

loro vite di lusso: abiti

costosi, cene in ristoranti

a cinque stelle e viaggi nei posti più spettacolari

del mondo. Il sogno di una vita del genere per

la maggior parte della gente resterà nel cassetto,

ma nessuno vuole smettere di sognare, perché in

un mondo capitalista conta solo quanto di possiede

materialmente.

Quindi, anche se suona strano, per combattere

la povertà occorre prima di tutto un cambiamento

della mentalità e dell’atteggiamento nei consumi.

Dobbiamo renderci conto che il vero valore di una

persona non dipende da fattori superficiali. Anche

se tutti lo sanno, in pochi hanno capito veramente

che ogni individuo sulla terra ha lo stesso valore e

deve essere trattato in modo rispettoso e dignitoso.

È proprio questo l‘obiettivo di molte organizzazioni

che sostengono chi vive sotto la soglia di

Non perdiamo la speranza in un mondo migliore

argus

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