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Gennaio 2003 - Parrocchia di Chiari

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12Don Abramo RantiniLa sua figura riappare all’improvviso,dal passato. È la “póeraMarì”,miacuginamorta<strong>di</strong>tifo nel 1942. Riemerge dalle pagineingiallite del bollettino parrocchialedell’aprile <strong>di</strong> quell’anno, secondanell’elenco dei defunti del mese: FacchettiMaria, anni 10. A volte, quandosi ricordavano i tempi andati, nellelunghe sere d’inverno in cascina, siparlava anche <strong>di</strong> lei e, nonostante itantianniormaipassati,lavocesifacevatriste e, sempre, a mia zia, lamamma della “póera Marì”, gli occhibrillavano. E non certo <strong>di</strong> gioia.Una fotografia la ritraeva bambina,forse in un giorno <strong>di</strong> scuola, con il collettobianco, un grembiulino nero econ lo sguardo sereno delle personeche non ci sono più. Il tifo l’aveva portatavia: una malattia che a quei tempiappariva terribile. Faceva paura perchéneppure l’ospedale, le cure prestatee l’amore <strong>di</strong> una mamma riuscivanoa vincerla. Com’era successo alla “póeraMarì” riportata a casa avvolta in unoscialle <strong>di</strong> lana grazie alla pietà <strong>di</strong> unasuora ed alla bene<strong>di</strong>zione del pretedell’ospedale.Il prete, cappellano dell’ospedale, eradon Abramo Rantini.Don Rantini era nato il 22 agosto 1882a Castrezzato, da una famiglia oraestinta, ed era stato or<strong>di</strong>nato sacerdotenel 1909. Prima <strong>di</strong> giungere a <strong>Chiari</strong>era stato per quattro anni curato a Castorio,chiesa sussi<strong>di</strong>aria <strong>di</strong> Concesio,quin<strong>di</strong> parroco <strong>di</strong> Collebeato per 16anni. Qui, per il suo pensiero contrarioal regime, aveva subito minacce dai fascistitanto che, per molte notti, i giovanicattolici avevano dovuto fare laguar<strong>di</strong>a alla casa canonica per evitarepericolose incursioni.Era seguito un periodo <strong>di</strong> cinque annitrascorsi come parroco a V.F. <strong>di</strong> Colombaro,incarico che aveva dovutoabbandonare a causa della salute cagionevole.Aveva chiesto <strong>di</strong> essere avvicinatoalla propria famiglia e così,nel 1934, era approdato all’ospedaleMellini <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong>, come cappellano.Allora <strong>Chiari</strong> aveva 14.099 abitanti e<strong>di</strong>l suo ospedale era il più importantedella provincia <strong>di</strong> Brescia. Era statofondato nel 1661 grazie ad un lascitodel concitta<strong>di</strong>no Mellino Mellini. Lasede originaria era stata un e<strong>di</strong>ficio inzona centrale, in quella strada che, appunto,è tuttora denominata via OspedaleVecchio. Il nuovo fabbricato erastato eretto, nel 1905, lungo la strada“imperiale” verso Brescia. Un’operaveramente importante, con i vari pa<strong>di</strong>glioniper le <strong>di</strong>verse malattie e circa200 posti letto. La spesa me<strong>di</strong>a giornalieraper ricoverato era (siamo nel1934, quando arrivò don Rantini) <strong>di</strong>lire 10/11. Al primo piano, sopra laportineria, c’erano le abitazioni delprimario da una parte e, dall’altra, delcappellano, i due principali riferimentiall’interno della struttura.Sono ancora tanti i clarensi che ricordanodon Abramo Rantini, alto, d’aspettopiacevole, pacato nei mo<strong>di</strong> e <strong>di</strong>notevole intelligenza e preparazione.Eppure tanto <strong>di</strong>screto e umile, prontoe sollecito nel corrispondere alle esigenzealtrui.All’interno dell’Ospedale svolse unservizio prezioso non soltanto nei rapporticon i degenti, ma anche con ilpersonale me<strong>di</strong>co e parame<strong>di</strong>co.Tale impegno non ostacolò la sua <strong>di</strong>sponibilitàin parrocchia. Fu vicino agliammalati nelle loro case, curò il catechismodelle ragazze nella cappelladella Disciplina e fu costante presenza,con don Luigi Moletta, per le confessionidei ragazzi. Spesso <strong>di</strong>vise con donPietro Rizzi la faticosa incombenza <strong>di</strong>accompagnare i funerali provenientidalle cascine più lontane.Visse a <strong>Chiari</strong> gli anni <strong>di</strong>fficili dellaguerra, lui già segnalato per i suoi precedentia Collebeato. Quelli furonoanni talmente grami che, poco dopol’arrivo <strong>di</strong> don Rantini, il bollettinodella <strong>Parrocchia</strong> pubblicò questo appello:“Può darsi che qualche famigliabenestante abbia lettiere fuori d’uso eforse ingombranti. Quando si pensa alnumero dei figlioli in certe famiglie,L’Angelo - <strong>Gennaio</strong> <strong>2003</strong>alla ristrettezza degli ambienti ed allascarsità dei letti, così da dar luogo a<strong>di</strong>nconvenienti e pericoli gravi, si comprendeanche qual carità fiorita, e chesarà da Dio ricompensata largamente,compirebbero coloro che offrisserodette lettiere alla Società San Vincenzode’ Paoli o ad altre opere che provvederebberoa <strong>di</strong>stribuirle dove c’èmaggior bisogno”.E questa situazione <strong>di</strong> povertà <strong>di</strong>ffusaera terreno fertile per malattie e decessi.Nel 1934, ad esempio, su 245morti 36 avvennero per polmoniti ebroncopolmoniti, 11 per tifo, 8 perparti prematuri e persino uno per tonsillite.Don Abramo Rantini, che benconosceva la sofferenza fisica sperimentatasulla propria pelle, cercò <strong>di</strong>con<strong>di</strong>videre sempre il dolore degli altri.Morì l’11 marzo 1947 ed il bollettinodella <strong>Parrocchia</strong> così lo ricordò: “Fraunanime compianto della popolazione<strong>di</strong> <strong>Chiari</strong> ed accompagnata da numeroserappresentanze <strong>di</strong> Castorio, Collebeato,Colombaro dove esercitò santamenteil ministero pastorale, <strong>di</strong> Castrezzatosua parrocchia <strong>di</strong> origine, eda numeroso clero, fu portato all’estrema<strong>di</strong>mora e tumulata nella cappelladel Clero del nostro Cimitero lasalma <strong>di</strong> P. Abramo Rantini Cappellano-Curatodell’Ospedale Mellini, cheper oltre tre<strong>di</strong>ci anni ebbe le sue intelligentie paterne cure. Al cimitero nerievocarono le virtù sacerdotali e lesue benemerenze Mons. Prevosto e ilM. R. Rovetta <strong>di</strong> Concesio”.Elia Facchetti

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