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Gennaio 2003 - Parrocchia di Chiari

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una delle perenni verità insegnate dalla Pacemin terris, e noi faremmo bene a ricordarlae a me<strong>di</strong>tarla in questo quarantesimoanniversario.Il legame tra pace e verità7. Contestando la visione <strong>di</strong> coloro chepensavano alla politica come ad un territoriosvincolato dalla morale e soggetto alsolo criterio dell’interesse, Giovanni XXIII,attraverso l’Enciclica Pacem in terris, delineòuna più vera immagine dell’umana realtàe in<strong>di</strong>cò la via verso un futuro miglioreper tutti. Proprio perché le persone sonocreate con la capacità <strong>di</strong> elaborare sceltemorali, nessuna attività umana si situa al <strong>di</strong>fuori della sfera dei valori etici. La politica èun’attività umana; perciò anch’essa è soggettaal giu<strong>di</strong>zio morale. Questo è vero ancheper la politica internazionale. Il Papascriveva: “La stessa legge naturale che regolai rapporti tra i singoli esseri umani, regolapure i rapporti tra le rispettive comunità politiche”(Pacem in terris, III: l.c., 279).Quanti ritengono che la vita pubblica internazionalesi esplichi in qualche modo fuoridell’ambito del giu<strong>di</strong>zio morale, non hannoche da riflettere sull’impatto dei movimentiper i <strong>di</strong>ritti umani sulle politiche nazionali einternazionali del XX secolo, da poco concluso.Questi sviluppi, che l’insegnamentodell’Enciclica aveva precorso, confutanodecisamente la pretesa che le politiche internazionalisi collochino in una sorta <strong>di</strong>“zona franca” in cui la legge morale nonavrebbe alcun potere.Le premesse <strong>di</strong> una pace durevole8. C’è un legame inscin<strong>di</strong>bile tra l’impegnoper la pace e il rispetto della verità. L’onestànel dare informazioni, l’equità dei sistemigiuri<strong>di</strong>ci, la trasparenza delle procedure democratichedanno ai citta<strong>di</strong>ni quel senso <strong>di</strong>sicurezza, quella <strong>di</strong>sponibilità a comporre lecontroversie con mezzi pacifici e quella volontà<strong>di</strong> intesa leale e costruttiva che costituisconole vere premesse <strong>di</strong> una pace durevole.Gli incontri politici a livello nazionalee internazionale servono la causa della pacesolo se l’assunzione comune degli impegniè poi rispettata da ogni parte.Una cultura <strong>di</strong> pace9.. Strutture eprocedure <strong>di</strong> pace - giuri<strong>di</strong>che, politiche edeconomiche - sono certamente necessariee fortunatamente sono spesso presenti.Esse tuttavia non sono che il frutto dellasaggezza e dell’esperienza accumulata lungola storia me<strong>di</strong>ante innumerevoli gesti <strong>di</strong>pace, posti da uomini e donne che hannosaputo sperare senza cedere mai allo scoraggiamento.Gesti <strong>di</strong> pace nascono dallavita <strong>di</strong> persone che coltivanonel proprio animocostanti atteggiamenti<strong>di</strong> pace. Sonofrutto della mente e delcuore <strong>di</strong> “operatori <strong>di</strong>pace” (Mt 5, 9). Gesti<strong>di</strong> pace sono possibiliquando la gente apprezzapienamente la<strong>di</strong>mensione comunitariadella vita, così dapercepire il significato ele conseguenze checerti eventi hanno sullapropria comunità e sulmondo nel suo insieme.Gesti <strong>di</strong> pace creanouna tra<strong>di</strong>zione e una cultura <strong>di</strong> pace.Essa può esercitare questo ruolotanto più efficacemente, quanto più decisamentesi concentra su ciò che le è proprio:l’apertura a Dio, l’insegnamento <strong>di</strong> una fratellanzauniversale e la promozione <strong>di</strong> unacultura <strong>di</strong> solidarietà. La “Giornata <strong>di</strong> preghieraper la pace”, che ho promosso adAssisi il 24 gennaio 2002 coinvolgendo irappresentanti <strong>di</strong> numerose religioni, avevaproprio questo scopo. Voleva esprimere ildesiderio <strong>di</strong> educare alla pace attraverso la<strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> una spiritualità e <strong>di</strong> una cultura<strong>di</strong> pace.L’ere<strong>di</strong>tà della “Pacem in terris”10. Il beato Giovanni XXIII era persona chenon temeva il futuro. Lo aiutava in questoatteggiamento <strong>di</strong> ottimismo quella convintaconfidenza in Dio e nell’uomo che gli venivadal profondo clima <strong>di</strong> fede in cui era cresciuto.Forte <strong>di</strong> questo abbandono allaProvvidenza, persino in un contesto chesembrava <strong>di</strong> permanente conflitto, nonesitò a proporre ai leader del suo tempouna visione nuova del mondo. È questal’ere<strong>di</strong>tà che egli ci ha lasciato. Guardando alui, in questa Giornata Mon<strong>di</strong>ale della Pace<strong>2003</strong>, siamo invitati ad impegnarci in queimedesimi sentimenti che furono suoi: fiduciain Dio misericor<strong>di</strong>oso e compassionevole,che ci chiama alla fratellanza; fiducianegli uomini e nelle donne del nostro come<strong>di</strong> ogni altro tempo, a motivo dell’immagine<strong>di</strong> Dio impressa ugualmente negli animi <strong>di</strong>tutti. È partendo da questi sentimenti che sipuò sperare <strong>di</strong> costruire un mondo <strong>di</strong> pacesulla terra.All’inizio <strong>di</strong> un nuovo anno nella storiadell’umanità, è questo l’augurio che mi salespontaneo dal profondo del cuore: chenell’animo <strong>di</strong> tutti possa sbocciare uno slancio<strong>di</strong> rinnovata adesione alla nobile missioneche l’Enciclica Pacem in terris proponevaquarant’anni fa a tutti gli uomini e le donne<strong>di</strong> buona volontà. Tale compito, chel’Enciclica qualificava come “immenso”, erain<strong>di</strong>cato nel “ricomporre i rapporti dellaconvivenza nella verità, nella giustizia,nell’amore, nella libertà”. Il Papa precisavapoi <strong>di</strong> riferirsi ai “rapporti della convivenzatra i singoli esseri umani; fra i citta<strong>di</strong>ni e le rispettivecomunità politiche; fra le stesse comunitàpolitiche; fra in<strong>di</strong>vidui, famiglie, corpiinterme<strong>di</strong> e comunità politiche, da unaparte, e, dall’altra, la comunità mon<strong>di</strong>ale”. Econcludeva ribadendo che l’impegno <strong>di</strong> “attuarela vera pace nell’or<strong>di</strong>ne stabilito daDio” costituiva un “ufficio nobilissimo” (Pacemin terris, V: l.c., 301-302).è un’occasione quanto mai opportunaper fare tesoro dell’insegnamento profetico<strong>di</strong> Papa Giovanni XXIII. Le comunitàecclesiali stu<strong>di</strong>eranno come celebrare questoanniversario in modo appropriato durantel’anno, con iniziative che non mancheranno<strong>di</strong> avere carattere ecumenico einterreligioso, aprendosi a tutti coloro chehanno un profondo anelito a “superare lebarriere che <strong>di</strong>vidono, ad accrescere i vincolidella mutua carità, a comprendere glialtri, a perdonare coloro che hanno recatoingiurie” (ibid., V: l.c., 304).Accompagno questi auspici con la preghieraa Dio Onnipotente, sorgente <strong>di</strong> ogni nostrobene. Egli, che dalle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> oppressionee <strong>di</strong> conflitto ci chiama alla libertàe alla cooperazione per il bene <strong>di</strong> tutti, aiutile persone in ogni angolo della terra a costruireun mondo <strong>di</strong> pace, sempre più saldamentefondato sui quattro pilastri che ilbeato Giovanni XXIII ha in<strong>di</strong>cato a tutti nellasua storica Enciclica: verità, giustizia,amore e libertà.Dal Vaticano, 8 Dicembre 2002Giovanni Paolo II21L’Angelo - <strong>Gennaio</strong> <strong>2003</strong>

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