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Gennaio 2003 - Parrocchia di Chiari

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LA PAROLA DEL PARROCOChi crede <strong>di</strong> starein pie<strong>di</strong>, guar<strong>di</strong> <strong>di</strong> non cadereCarissimi Clarensi,con questa mia lettera intendocontinuare con voi le riflessionispirituali sulla fede cristiana in preparazioneal Convegno EcclesialeDiocesano del maggio prossimo, pervivere il <strong>di</strong>scernimento comunitariorichiesto per intensificare la vita cristianae per porre significativa attenzioneal ruolo delle giovani generazionidella nostra parrocchia. Per questomi piace partire dal detto <strong>di</strong> San Paolo:“Chi crede <strong>di</strong> stare in pie<strong>di</strong>, guar<strong>di</strong><strong>di</strong> non cadere” (1 Cor. 10,12).Tra i vari inconvenienti che si verificavanonella comunità <strong>di</strong> Corinto c’eraanche la eccessiva fiducia che certuni<strong>di</strong>mostravano <strong>di</strong> avere in sé stessi, nelletra<strong>di</strong>zioni e ricorrenze. Si permettevanouna grande libertà, si comportavanocome chi è ormai convinto <strong>di</strong> nonavere più pericoli <strong>di</strong>nanzi a sé. Sicuridella loro chiamata alla fede e dellaloro vita sacramentale, e fieri dellaloro superiorità culturale, frequentavanocon troppa <strong>di</strong>sinvoltura gli ambientipagani, partecipando a continuefeste, senza preoccuparsi dello scandaloche potevano arrecare agli altri.Non c’è dubbio che la fede e i Sacramentiassicurino la nostra salvezza, maad una precisa con<strong>di</strong>zione e, cioè, chefacciano bene la loro parte, mettendoin pratica tutti gli insegnamenti e leraccomandazioni <strong>di</strong> Gesù. Ora, traquesti, c’è anche quello <strong>di</strong> non esporsiimprudentemente alla tentazione e <strong>di</strong>non recare danno col nostro comportamentoalla vita spirituale dei nostrifratelli.“Chi crede <strong>di</strong> stare in pie<strong>di</strong>, cerchi <strong>di</strong>non cadere”. Nessuno può ritenersitalmente saldo da non potere, da unmomento all’altro, anche cadere. Nessunoè al riparo dalla tentazione, siaessa un allettamento al male provenientedalle nostre passioni o qualchedura prova proveniente dall’esterno,oppure la malefica potenza, il demonio,che sta continuamente in agguatoper danneggiarci in un momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>sattenzione.Occorre dunque unagrande vigilanza. La salvezza è per coloroche si rifugiano umilmente in Dioe non già per coloro che si mettonospavaldamente in pericolo.Come vivere allora questa parola <strong>di</strong>Dio? Possiamo mettere in luce alcunimezzi spirituali per rafforzare la presenza<strong>di</strong> Dio in noi in vista della nostrae altrui e<strong>di</strong>ficazione nel bene e nellagenerosità:Vivere la prudenza cristianaÈ molto <strong>di</strong>ffusa anche oggi la pretesa,denunciata anche dallo stesso San Paolo,<strong>di</strong> mettere d’accordo la fede cristianacon la falsa libertà del mondoche permette <strong>di</strong> guardare tutto, <strong>di</strong> leggeretutto quello che ci capita sottomano, <strong>di</strong> assistere a tutti gli spettacoli<strong>di</strong>seducanti e indecorosi, <strong>di</strong> frequentaretutti gli ambienti, ecc…, contro lacoscienza morale cristiana personale esenza preoccuparsi del danno che sipuò arrecare al prossimo a livello spiritualeed educativo, magari affermando,ritenendola una giustificazione plausibilee moralmente sufficiente, che ormaitutti fanno così e ‘che male c’è’, eperciò non si vuole essere da meno deglialtri. È un modo <strong>di</strong> fare che certamentenon va d’accordo con quellaprudenza verso noi stessi e quella sollecitu<strong>di</strong>neper il bene degli altri, che civengono raccomandate da San Paolo.Dobbiamo dunque non presumeredelle nostre forze, non avere un’ideatroppo alta <strong>di</strong> noi stessi, non esporciimprudentemente alla tentazione, maevitare le occasioni e saper tagliarenon appena avvertiamo il pericolo. Epoi amare, amare Dio nella sua volontàed il prossimo, perché l’amore è lasalvaguar<strong>di</strong>a contro ogni male. Ricor<strong>di</strong>amopoi che la fede che si vive in Dioporta la grazia <strong>di</strong> un incontro con Luideterminante per la propria vita.Riscoprire la comunione fraternaEssere fedele all’amore <strong>di</strong> Cristo significaper la chiesa osservare le sue parole,che esprimono la verità della suaesistenza e, in Lui, la verità del progetto<strong>di</strong> Dio sull’uomo. L’apostolo Giovanniritorna più volte su questo concetto:“Da questo sappiamo d’averloconosciuto, egli scrive ad esempio, seosserviamo i suoi comandamenti. Chi<strong>di</strong>ce: lo conosco e non osserva i suoicomandamenti, è bugiardo e la veritànon è in lui” (1 Gv. 2,3-4).Identico invito risuona dalle labbra <strong>di</strong>Gesù stesso: “Come il Padre ha amatome, così anch’io ho amato voi. Rimanetenel mio cuore. Se osserverete imiei comandamenti, rimarrete nel mioamore, come io ho osservato i comandamentidel Padre mio e rimango nelsuo amore” (Gv. 15,9-10).Il partecipare alla vita della chiesa èdunque un vivere nell’amore e nella libertà<strong>di</strong> Cristo, un partecipare del rapportofiliale tra Lui e il Padre e un crescerenella comunione con i fratelli.Ma la verità <strong>di</strong> questo amore, l’autenticità<strong>di</strong> questa comunione hanno unamisura oggettiva: l’obbe<strong>di</strong>enza ai comandamentidel Signore; a quelli, inprimo luogo, che Egli medesimo hadato, ma anche a quelli che la Chiesa,illuminata dallo Spirito Santo che“guida alla verità tutta intera” (Gv.16,13), espliciterà nel corso dei tempi,aderendo alla Parola del Signore emettendola a confronto con le <strong>di</strong>versesituazioni storiche. La comunione fraternache parte dalla fede in Dio giungealla volontà <strong>di</strong> tutti e genera l’impegnoper la pace e il rispetto della verità,nella prospettiva <strong>di</strong> una nuova culturadella pace che promuove il bene comunee la coscienza della <strong>di</strong>gnitàdell’uomo.Essere <strong>di</strong>sponibili alla luce della fedeNel Nuovo Testamento l’iniziativa <strong>di</strong>vinaè sempre presentata come unaluce che rischiara dentro, una forza <strong>di</strong>3L’Angelo - <strong>Gennaio</strong> <strong>2003</strong>

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