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censimento e selezione dei geositi della provincia di viterbo ...

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MARINI, 1986). Tra i prodotti lavici del complesso <strong>di</strong> Montefiascone c’è una prevalenza<br />

<strong>di</strong> leucititi, tefriti e basaniti.<br />

La zona del Neobolsena corrisponde allo sta<strong>di</strong>o finale dell’evoluzione del <strong>di</strong>stretto.<br />

L’attività vulcanica si è sviluppata all’interno del Lago <strong>di</strong> Bolsena e, nella fase finale, è<br />

rappresentata da eruzioni sublacustri <strong>di</strong> tipo surtseyano, che hanno dato luogo a due<br />

apparati intracalderici comprendenti le isole Martana e Bisentina. I prodotti sono in<br />

prevalenza <strong>di</strong> tipo idromagmatico, anche se la fase finale si conclude nell’Isola<br />

Bisentina con l’emissione <strong>di</strong> una colata <strong>di</strong> tipo tefritico-leucitico, che costituisce il<br />

prodotto subaereo più giovane del <strong>di</strong>stretto (GILLOT et alii, 1991).<br />

3.2.2 DISTRETTO VULCANICO CIMINO<br />

Il Distretto Vulcanico Cimino (FIGURA 8) è stato attivo nel Pleistocene ed in particolare<br />

tra 1.35 e 0.95 Ma, intervallo in cui la risalita <strong>di</strong> magmi viscosi aci<strong>di</strong> da fratture<br />

regionali ha comportato la formazione <strong>di</strong> oltre 50 domi e cupole <strong>di</strong> ristagno, surge e<br />

piroclastiti <strong>di</strong> flusso (SOLLEVANTI, 1983; LARDINI & NAPPI, 1987). I prodotti vulcanici<br />

sono principalmente latiti e trachiti.<br />

La storia evolutiva del <strong>di</strong>stretto può essere sud<strong>di</strong>visa in tre fasi eruttive (LARDINI &<br />

NAPPI, 1987).<br />

Durante la prima fase, si ebbe la formazione <strong>di</strong> domi lungo fessure orientate NE-SO,<br />

accompagnata da attività esplosiva, e la formazione <strong>della</strong> colata piroclastica generata<br />

dalle stesse fessure, l’Ignimbrite Cimina (“Peperino tipico”), <strong>di</strong> natura quarzo-latitica,<br />

che ricoprì un’area <strong>di</strong> circa 300 km 2 , raggiungendo uno spessore massimo <strong>di</strong> qualche<br />

centinaia <strong>di</strong> metri.<br />

Durante la seconda fase, lungo fratture si svilupparono alcuni domi: a queste emissioni,<br />

seguì una attività idromagmatica con la formazione <strong>di</strong> depositi piroclastici <strong>di</strong> surge che<br />

interessò soprattutto la parte orientale dell’attuale Monte Cimino. Dopo le esplosioni<br />

idromagmatiche, un’altra grande eruzione esplosiva generò una secondo deposito<br />

piroclastico <strong>di</strong> flusso dell’estensione <strong>di</strong> circa 20 km 2 con spessori <strong>di</strong> una decina <strong>di</strong> metri.<br />

Nella fase finale si sviluppò un vulcano centrale con l’emissione principalmente <strong>di</strong> lave<br />

latitiche e olivinlatitiche, più fluide delle precedenti emissioni.<br />

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