Gli anni di piombo. Satira e tragedia in Dario Fo - Italianistica e ...
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Beatrice Alfonzetti<br />
L’illum<strong>in</strong>ista 148<br />
<strong>di</strong> partiti, <strong>di</strong> s<strong>in</strong>dacati, camere <strong>di</strong> commercio, macch<strong>in</strong>e<br />
<strong>di</strong> <strong>in</strong>dustriali e <strong>di</strong> carab<strong>in</strong>ieri” p. 182). Fra le trovate<br />
sceniche che ben si attagliano alla ‘trage<strong>di</strong>a’, e che<br />
rispondono all’esigenza <strong>di</strong> variare e rendere scenico il<br />
processo a Moro, vorrei segnalare la sequenza <strong>in</strong> cui<br />
gli otto <strong>in</strong>tonano <strong>in</strong> coro “una specie <strong>di</strong> giaculatoria”. Un<br />
pezzo <strong>di</strong> grande effetto, <strong>in</strong> cui <strong>Fo</strong> re<strong>in</strong>troduce uno dei<br />
motivi centrali della sua iconoclastia, decl<strong>in</strong>ato qui non<br />
tanto <strong>in</strong> chiave anticlericale e <strong>di</strong>ssacrante come nell’<strong>in</strong>superabile<br />
Mistero buffo, quanto piuttosto <strong>in</strong> chiave<br />
antifrastica nei confronti <strong>di</strong> un potere che, vantandosi<br />
<strong>di</strong> ispirarsi al credo cristiano, ne fa un uso scellerato e<br />
menzognero:<br />
“Fratelli non voltiamo la faccia a chi s’è perduto /<br />
non replichiamo con verbo risentito / a chi, non per sua<br />
colpa, ci ha <strong>in</strong>sultato / noi e il nostro operato / perdoniamo<br />
e compren<strong>di</strong>amo chi per dolore <strong>di</strong> senno è sortito.<br />
/ E del signore la gradìa ha smarrito / un nostro fratello<br />
impazzito ci male<strong>di</strong>ce / <strong>di</strong>o perdonalo egli non sa<br />
quello che <strong>di</strong>ce / [...] lui che era il più forte <strong>di</strong> noi tutti,<br />
oggi prigione / alla violenza ha ceduto smarrendo<br />
volontà e ragione / vaga il suo spirito travolto dai flutti /<br />
nel terribile mare della <strong>di</strong>sperazione / vaga il suo spirito<br />
travolto dai flutti / nel terribile mare della <strong>di</strong>sperazione<br />
/ egli grida nel vento impazzito / un lamento d’<strong>in</strong>sulti<br />
salato / l’onde si <strong>in</strong>frangono sulla ragion <strong>di</strong> Stato [...]”<br />
(p. 179).<br />
Ci si può <strong>in</strong>terrogare sul perché <strong>Fo</strong> si sia arrestato<br />
al <strong>di</strong> qua della messa <strong>in</strong> scena della Trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Aldo<br />
Moro. Secondo il suo giu<strong>di</strong>zio, espresso nell’<strong>in</strong>tervista<br />
del ’97, quel testo letto due volte <strong>in</strong> pubblico non riusciva<br />
a catturarne l’attenzione, “annoiava”. E dato che<br />
la parola <strong>di</strong>venta teatrale quando nasce sulla scena e<br />
un testo si fa teatrale attraverso quello che <strong>Fo</strong> chiama<br />
nel Manuale “sondaggio prelim<strong>in</strong>are” (p. 167), lo stesso<br />
autore ne avrebbe decretato l’irrapresentabilità. In<br />
una parola, soltanto ragioni <strong>di</strong> teatralità o meno: que-