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Gli anni di piombo. Satira e tragedia in Dario Fo - Italianistica e ...

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Beatrice Alfonzetti<br />

L’illum<strong>in</strong>ista 150<br />

Fra la scrittura e lettura della Trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Aldo<br />

Moro e la sua pubblicazione con il mutato titolo del<br />

Caso Moro, appare un altro scritto <strong>di</strong>chiaratamente<br />

improntato all’Affaire Moro. È L’ombra <strong>di</strong> Moro <strong>di</strong> Adriano<br />

Sofri, e<strong>di</strong>to da Sellerio nel 1991. Con questo saggio,<br />

ritornano le stesse coor<strong>di</strong>nate della l<strong>in</strong>ea Sciascia –<br />

<strong>Fo</strong>, quasi a conferma <strong>di</strong> un immag<strong>in</strong>ario ancora pervaso<br />

da equivalenze mitico–simboliche, pur se espresse<br />

<strong>in</strong> una cifra ironica. Solo così per altro un certo Novecento<br />

ha saputo esprimere la pietà e il dolore e talvolta<br />

anche il <strong>di</strong>ssenso.<br />

Solo un anno prima – da qui l’avvio – era stato<br />

ritrovato <strong>in</strong> un appartamento <strong>di</strong> via Monte Nevoso a<br />

Milano un materiale composito, fra fotocopie delle lettere<br />

<strong>di</strong> Moro, pistole e una borsa nera con sessanta<br />

milioni. S<strong>in</strong>golarmente quel luogo era già stato scoperto<br />

come covo delle Br nel 1978, ma non vi si era trovato<br />

nulla. Questo ritrovamento <strong>di</strong> lettere scritte a<br />

mano, sebbene <strong>in</strong> fotocopia, sp<strong>in</strong>ge Sofri nella stessa<br />

<strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Sciascia, verso una lettura dei fatti <strong>in</strong> chiave<br />

fortemente simbolica che att<strong>in</strong>ge al l<strong>in</strong>guaggio<br />

metaforico dell’universo tragico o letterario. Così affiora<br />

una sorta <strong>di</strong> “congiura” dove lo stesso Moro, anzi il<br />

suo “fantasma” recita a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> <strong>anni</strong> il ruolo <strong>di</strong> “congiurato”<br />

contro le rimozioni e i silenzi (p. 18). Più avanti<br />

questo fantasma o ombra che <strong>in</strong>combe, e che forse<br />

è comparso <strong>in</strong> sogni <strong>di</strong> cui nessuno ha mai parlato,<br />

<strong>in</strong>duce alla riflessione <strong>di</strong> come l’illusione della morte<br />

liberatrice dai rimorsi sia “l’antefatto <strong>di</strong> ogni trage<strong>di</strong>a”<br />

(p. 73). E se a Sciascia la con<strong>di</strong>zione del prigioniero<br />

ricordava il Sigismondo <strong>di</strong> Calderón, a Sofri la lettura<br />

del cosiddetto Memoriale, <strong>in</strong> cui Moro ripercorre la sua<br />

vita “non solo politica”, fa venire <strong>in</strong> mente la Morte ^<br />

<strong>di</strong><br />

Ivàn Il’ic <strong>di</strong> Tolstoj (p. 25), <strong>in</strong> cui il personaggio <strong>in</strong> prossimità<br />

della morte s’<strong>in</strong>terroga e me<strong>di</strong>ta sul senso della<br />

sua vita. Il sequestro <strong>in</strong>vece non trova altra parola per<br />

essere nom<strong>in</strong>ato che quello <strong>di</strong> “trage<strong>di</strong>a” (p. 29), suscitante,<br />

nel suo “spettacolo <strong>di</strong> maestà detronizzata”, <strong>in</strong><br />

qualcuno compiacimento, nei più “pena”. Poi le lettere

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