Gli anni di piombo. Satira e tragedia in Dario Fo - Italianistica e ...
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<strong>Gli</strong> <strong>anni</strong> <strong>di</strong> <strong>piombo</strong>. <strong>Satira</strong> e trage<strong>di</strong>a <strong>in</strong> <strong>Dario</strong> <strong>Fo</strong><br />
che ci separano dall’emozione e dalla rabbia suscitate<br />
da un’opera militante, scritta, però, secondo la tecnica<br />
della “convenzione”. Allora, un prologo s’<strong>in</strong>caricava <strong>di</strong><br />
spiegare allo spettatore che la comme<strong>di</strong>a s’ispirava a<br />
un fatto veramente accaduto nel 1921: “il ‘volo’ da una<br />
f<strong>in</strong>estra del quattor<strong>di</strong>cesimo piano del palazzo della<br />
polizia <strong>di</strong> New York dell’emigrante italiano Salsedo,<br />
anarchico” (Morte accidentale, E<strong>in</strong>au<strong>di</strong>, 1988, p. 79).<br />
Oggi quel prologo non compare più nell’e<strong>di</strong>zione del<br />
testo, forse perché l’ultima sfida <strong>di</strong> <strong>Fo</strong> è quella <strong>di</strong> affermare<br />
il suo teatro – e le polemiche che hanno accompagnato<br />
il conferimento nel 1997 del Premio Nobel per<br />
la letteratura lo confermano – come un teatro d’autore,<br />
nato come quello <strong>di</strong> Molière o Shakespeare, o dei<br />
nostri Pirandello e Eduardo, dalle tavole del palcoscenico,<br />
ma valido al <strong>di</strong> là del fatto che lo stesso <strong>Fo</strong> ne sia<br />
stato e ne possa essere ancora l’attore.<br />
In questa prospettiva Morte accidentale <strong>di</strong> un<br />
anarchico, come ogni grande testo resistente all’usura<br />
del tempo, lungi dal risultarne datato, ha acquistato<br />
valenze <strong>in</strong>terpretative più ampie, sollecitate dalla stessa<br />
complessità architettonica del testo. Per questo<br />
esso va liberato da una lettura strettamente ideologica,<br />
per analizzarne strutture e tecniche <strong>di</strong> scrittura teatrale<br />
dense <strong>di</strong> significati allusivi plurimi.<br />
È il Matto il personaggio che conduce e regge lo<br />
straor<strong>di</strong>nario gioco metateatrale del testo. E se il metateatro<br />
è, dopo Pirandello, se non dopo la riflessione critica<br />
<strong>di</strong> Abel che lo riconduce all’Amleto, la con<strong>di</strong>zione<br />
epistemologica del teatro contemporaneo, gli scarti<br />
realizzati da un testo ne cifrano la sua stessa capacità<br />
<strong>di</strong> rottura. Per questo mi limiterò ad alcune considerazioni<br />
sul particolare meccanismo metateatrale della<br />
pièce, senza <strong>di</strong>menticare che <strong>in</strong>nanzitutto essa appartiene<br />
al genere della comme<strong>di</strong>a, del tutto <strong>di</strong>st<strong>in</strong>ta dalla<br />
farsa dallo stesso <strong>Fo</strong> <strong>in</strong> <strong>Dario</strong> <strong>Fo</strong> parla <strong>di</strong> <strong>Dario</strong> <strong>Fo</strong>:<br />
La scelta <strong>di</strong> scrivere una comme<strong>di</strong>a significa la<br />
scelta <strong>di</strong> una struttura più complessa <strong>di</strong> quella della far-<br />
155 L’illum<strong>in</strong>ista