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NOZIONI DI METRICA ITALIANA La struttura di un verso1 e di una ...

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A. Car<strong>di</strong>llo<br />

mi ritrovai per <strong>un</strong>a selva oscura, B<br />

ché la <strong>di</strong>ritta via era smarrita. A<br />

Ahi quanto a <strong>di</strong>r qual era è cosa dura B<br />

esta selva selvaggia e aspra e forte C<br />

che nel pensier rinnova la paura ! B<br />

Tant'è amara che poco è più morte; C<br />

ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, D<br />

<strong>di</strong>rò de l' altre cose ch'i' v'ho scorte. C<br />

(Inferno, I, 1-9);<br />

e) rinterzate se tre versi rimano con tre successivi, nello stesso or<strong>di</strong>ne, in or<strong>di</strong>ne inverso o in or<strong>di</strong>ne misto<br />

(ABC ABC oppure ABC CBA oppure ancora ABC BAB ecc.);<br />

Mostrasi sì piacente a chi la mira, A<br />

che dà per li occhi <strong>un</strong>a dolcezza al core, B<br />

che 'ntender no la può chi no la prova: C<br />

e par che de la sua labbia si mova C<br />

<strong>un</strong>o spirito soave pien d'amore, B<br />

che va <strong>di</strong>cendo all'anima: Sospira. A<br />

(Dante, Tanto gentile e tanto onesta pare, 9 -14).<br />

<strong>La</strong> rima ipèrmetra (da non confondersi con il verso ipermetro) si ha quando <strong>un</strong>a parola sdrucciola<br />

rima con <strong>un</strong>a parola piana o viceversa; in questo caso la sillaba eccedente ai fini della rima non va<br />

considerata:<br />

Ah l’uomo che se ne va sicuro, A<br />

agli altri ed a se stesso amico, B<br />

e l’ombra sua non cura che la canico-la B<br />

stampa sopra <strong>un</strong>o scalcinato muro! A<br />

(E.Montale, Non chiederci la parola, 5-8)<br />

dove –la- <strong>di</strong> canicola non si considera e pertanto si ripristina la rima BB dei versi 6-7, amico:canico-la.<br />

Sciolti si <strong>di</strong>cono i versi che non presentano la successione della rima (il carme Dei Sepolcri <strong>di</strong><br />

Foscolo è costituito da 295 endecasillabi ‘sciolti’); liberi si <strong>di</strong>cono quelli che non rientrano in <strong>un</strong>o schema<br />

metrico fisso o non seguono in modo regolare le norme della versificazione. I versi liberi, caratteristici della<br />

poesia del Novecento, talvolta ripropongono strutture che, solo apparentemente, sono al <strong>di</strong> fuori dei canoni<br />

metrici.<br />

* * *<br />

<strong>La</strong>ssa è l’insieme <strong>di</strong> versi senza <strong>un</strong>o schema fisso, in numero variabile, rimati o assonanzati. In<br />

tempi relativamente vicini l’hanno riproposta Carducci, Pascoli e d’Ann<strong>un</strong>zio.<br />

Esempio <strong>di</strong> lassa del XII secolo:<br />

Salva lo vescovo senato, lo mellior ch’umque sia na[to]<br />

[che da l’] ora fue sagrato, tutt’allumma ‘l chiericato.<br />

né Fisolaco né Cato non fue sì ringraz_ato,<br />

e ‘l pap’ hall[ -ato] per suo drudo plu privato.<br />

Suo gentile vescovato ben’è cresciuto e melliorato.<br />

(Ritmo <strong>La</strong>urenziano, 1-5, da Spongano, op.cit. p.196).<br />

<strong>La</strong> strofa (o strofe) è costituita da <strong>un</strong> insieme <strong>di</strong> versi <strong>di</strong>sposti secondo <strong>un</strong>a <strong>struttura</strong><br />

preor<strong>di</strong>nata in cui si svolge <strong>un</strong> periodo ritmico compiuto con <strong>un</strong> altrettanto senso logico;

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