Epigrafia cristiana

standardizzato di abbreviazioni tipiche, tra le quali, in ambito cristiano, ricordiamo
EP per ep(iscopus), P per p(ax), TIT per tit(ulus), FOS per fos(sor), B.M. per
b(ene) m(erens), IHC per 'Ihs(oàj), KP per Kr(istój) e così via.
Un altro metodo, venuto in uso più tardi, per abbreviare le parole è quello
per contrazione, che consiste nella soppressione di una o più lettere nel corpo
della parola, fino a scrivere, talora, solo la lettera iniziale e quella finale del
termine da abbreviare. Si tratta di una forma adoperata per tutte quelle parole il
cui uso frequente ne rende semplice la comprensione, come, in particolare, i
cosiddetti nomina sacra (per i quali nei codici si utilizza spesso un inchiostro di
colore diverso), ovvero i nomi che fanno riferimento alla gerarchia celeste o
ecclesiastica, sia in lingua greca che latina. Al sostantivo episcopus, per esempio,
rimandano le abbreviazioni EPC EPCP EPP EPS EPSC EPVS, a Qeój,
variamente declinato, Q QU QW QS, talvolta sovrastate da un tratto orizzontale.
Un ulteriore tipo particolare di abbreviazione è rappresentato dai nessi, già
utilizzati in età repubblicana dai lapicidi pagani e assai diffusi anche in ambito
cristiano; rispondono spesso a criteri di ordine estetico e consistono nella legatura
di più lettere che porta alla loro fusione e conseguente inintelligibilità.
Una diretta derivazione del nesso è rappresentato dal monogramma, che
da esso si differenza in ragione dell’intreccio e della disposizione simmetrica delle
lettere; esistono vari tipi di monogrammi, più o meno complessi. Il monogramma
più diffuso, oltre che il più vario quanto a possibilità di realizzazione, è quello
cristologico, detto anche chrismon o monogramma costantiniano o cristogramma,
che nei primi secoli si trova solo come compendium scripturae, inserito in una
frase, mentre più tardi si riscontra anche da solo, per lo più con significato
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