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Epigrafia cristiana

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funeraria si riscontra una certa tradizione di epigrafi musive o dipinte che<br />

identificano o decorano le tombe.<br />

La carenza di materiale cui si è fatto cenno porta sovente all’abrasione di<br />

epigrafi già tracciate per riutilizzare più volte la medesima lastra rendendo<br />

impervia la decifrazione delle iscrizioni. Non tutti gli incisori, inoltre, hanno la<br />

perfetta padronanza della lingua in cui scrivono e le epigrafi funerarie,<br />

diversamente dalle coeve iscrizioni monumentali greche o latine, sono di<br />

conseguenza costellate di errori di ogni sorta, che riguardano in particolare i<br />

termini di uso comune e frequente. I testi delle iscrizioni sono pertanto ricche di<br />

alterazioni fonetiche e morfologiche di derivazione vernacolare 10 e di errori di<br />

aplografia dovuti all’esigenza di risparmiare spazio spinta fino alla soppressione di<br />

lettere o intere sillabe. Un singolare fenomeno di commistione tra greco e latino si<br />

ha in quelle iscrizioni che presentano il testo in greco scritto in caratteri latini e<br />

viceversa; è un fatto piuttosto frequente quando chi scrive è originario dell’Oriente<br />

e, pur avendo ormai assimilato e fatto propria la lingua latina, continua a utilizzare<br />

l’alfabeto greco caratteristico della propria terra d’origine.<br />

Altro elemento basilare per delineare una buona analisi dell’epigrafia<br />

<strong>cristiana</strong> è la conoscenza della scrittura, sebbene il suo carattere personale e la<br />

generale tendenza all’arcaismo rendano particolarmente complessa la<br />

realizzazione di un qualsiasi intento classificatorio; anche per le iscrizioni resta<br />

valida la distinzione che si adopera in ambito paleografico tra capitale e onciale,<br />

cui si aggiunge la corsiva.<br />

10 Basti pensare alla m ed n soppresse in fine di parola, alla riduzione del dittongo ae ad e e di un<br />

ad u, alla sostituzione della b con la v e della i con y.<br />

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