29.05.2013 Views

Indice Capitolo Primo: La Quarta Ondata di Democratizzazione, La ...

Indice Capitolo Primo: La Quarta Ondata di Democratizzazione, La ...

Indice Capitolo Primo: La Quarta Ondata di Democratizzazione, La ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 1<br />

<strong>In<strong>di</strong>ce</strong><br />

<strong>Capitolo</strong> <strong>Primo</strong>: <strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> <strong>Democratizzazione</strong>, <strong>La</strong><br />

Democrazia Globale e Nuovi Approcci Scientifici Per <strong>La</strong><br />

Misurazione Della Diffusione Democratica...................................... 4<br />

1. <strong>La</strong> democratizzazione nella storia .......................................................... 4<br />

1.1 L’esportazione della democrazia ............................................................ 8<br />

2 <strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia........................................................ 11<br />

2.1 <strong>La</strong> globalizzazione e la democrazia cosmopolitica ............................. 20<br />

2.2 Le Critiche alla Democrazia Globale ................................................... 23<br />

2.3 Come si misura la democratizzazione universale?.............................. 26<br />

3. conclusione............................................................................................... 29<br />

<strong>Capitolo</strong> Secondo: L’Unione Europa come attore internazionale e<br />

come sostenitore della pace democratica ........................................32<br />

1. Il modello <strong>di</strong> funzionamento della politica estera europea.................. 32<br />

1.1 L’input che attiva il sistema europeo <strong>di</strong> relazioni internazionali ....... 33<br />

1.2 Il sistema europeo <strong>di</strong> relazioni internazionali: il “black box” che riceve<br />

l’input ............................................................................................................... 34<br />

1.3 Gli output del sistema europeo delle relazioni internazionali............. 38<br />

2. Conclusione.............................................................................................. 44<br />

<strong>Capitolo</strong> Terzo: L’Egitto fra il regresso e il progresso della<br />

democratizzazione.............................................................................46<br />

3.1 Cenni Storici ............................................................................................ 46<br />

3.2 Il Regime <strong>di</strong> Mubarak............................................................................. 48<br />

3.2 1 Le Elezioni Presidenziali e L’articolo 76 della costituzione egiziana<br />

........................................................................................................................... 48<br />

3.3 Conclusione.............................................................................................. 51<br />

Conclusione Finale ............................................................................53<br />

Riferimenti bibliografici:..................................................................56<br />

Abstract..............................................................................................59


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 2


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 3


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 4<br />

<strong>Capitolo</strong> <strong>Primo</strong>: <strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> <strong>Democratizzazione</strong>, <strong>La</strong><br />

Democrazia Globale e Nuovi Approcci Scientifici Per <strong>La</strong><br />

Misurazione Della Diffusione Democratica<br />

1. <strong>La</strong> democratizzazione nella storia<br />

<strong>La</strong> democrazia, dal punto <strong>di</strong> vista politico, è il regime più desiderato fra tutti<br />

gli altri tipi <strong>di</strong> regimi politici. Alcuni sostengono che la democrazia deve<br />

essere adottata da tutti gli stati per garantire la “pace perpetua” teorizzata da<br />

Kant 1 , una pace che <strong>di</strong>pende fondamentalmente dalla forma democratica degli<br />

stati, che esclude la scelta bellica, che tende ad agire con un potere non<br />

bellico: “la <strong>di</strong>plomazia”. In realtà questa visione è molto criticata dai realisti, i<br />

quali sostengono che lo stato, pur essendo democratico, non debba agire come<br />

tale - intendo democraticamente – in virtù dello “stato <strong>di</strong> natura” 2 . In generale<br />

i realisti negano ogni rapporto tra la natura interna dell’esercizio del potere<br />

nello stato e la sua tendenza a relazionarsi pacificamente con gli altri stati. I<br />

realisti basano le loro critiche sulla rilevazione del comportamento degli stati<br />

nel sistema internazionale, quali ad esempio l’intervento militare statunitense<br />

contro il Vietnam, oppure la crisi delle Falkland. Sicuramente il<br />

comportamento seguito dagli Stati Uniti e dall’Inghilterra non può essere<br />

considerato democratico, anzi si ritiene un comportamento <strong>di</strong>spotico. Un’altra<br />

considerazione che bisogna fare è la seguente: non c’è stato mai un conflitto<br />

bellico fra due o più regimi democratici. Tutti i conflitti <strong>di</strong> natura bellica sono<br />

avvenuti o fra regimi democratici e non-democratici o esclusivamente fra<br />

regimi non democratici.. E’ possibile asserire che la posizione realista collima<br />

1 “la pace perpetua” <strong>di</strong> Kant, 1795 e con l’interpretazione <strong>di</strong> Bobbio 1999 “ ciò che Kant aveva<br />

voluto affermare […] è che gli stati democratici, o comunque omogenei rispetto alla forma <strong>di</strong><br />

governo, giungono nei loro rapporti reciproci più <strong>di</strong>fficilmente allo stato <strong>di</strong> guerra che non gli stati<br />

<strong>di</strong>spotici o non omogenei”<br />

2 Definizione delle qualità originarie dell’uomo per giustificare una concezione <strong>di</strong> stato: questa è la<br />

definizione hobbesiana (e non solo). Esso quin<strong>di</strong> (lo stato <strong>di</strong> natura) non è semplicemente una<br />

con<strong>di</strong>zione storica ma un’ ipotesi necessaria al fine <strong>di</strong> riconoscere il problema centrale che è<br />

l’origine del potere politico in rapporto alla naturale in<strong>di</strong>pendenza dell’uomo. Dizionario <strong>di</strong><br />

Filosofia <strong>di</strong> Nicola Abbagnano.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 5<br />

con questa osservazione. Il dato più importante, ora, è che la<br />

democratizzazione del sistema internazionale è un processo che sta seguendo<br />

un continuum ininterrotto. Il processo <strong>di</strong> democratizzazione, secondo<br />

Huntington 3 , si è propagato per ondate. <strong>La</strong> prima ondata 4 (1828-1926),<br />

considerata la più lunga, è stata circoscritta in Europa e negli Stati Uniti<br />

d’America ed era basata sulla spinta alla liberalizzazione interna che<br />

comportava a sua volta il libero scambio con gli altri stati. Si nota che in<br />

questa fase la democratizzazione era un traguardo dei popoli. <strong>La</strong> seconda<br />

ondata 5 , iniziata teoricamente nel 1922, ha avuto un impatto <strong>di</strong>verso: il resto<br />

degli stati europei non-democratizzati ha seguito l’esperienza <strong>di</strong> quelli<br />

democratizzati per effetto del cosiddetto “contagio democratico”. Invece<br />

l’Asia, l’Africa e l’America <strong>La</strong>tina, in seguito al colonialismo europeo,<br />

durante la seconda fase, hanno importato il modello democratico dagli stati<br />

europei colonizzatori. <strong>La</strong> terza ondata inizia con la fine del regime franchista<br />

in Spagna e la trasformazione democratica del Portogallo. Il crollo dell’ URSS<br />

come secondo polo, e come rivale ideologico e militare, ha facilitato la<br />

propagazione della democrazia per l’effetto alone 6 . <strong>La</strong> crescita economica<br />

senza precedenti, realizzata con la spinta del modello liberale, ha favorito la<br />

penetrazione dei capitali nei contesti non democratici. Essa comporta anche un<br />

processo <strong>di</strong> liberalizzazione politica -ed economica- negli stati non<br />

democratici. In seguito la <strong>di</strong>ffusione della democrazia non era dettata<br />

solamente da motivi economici ma soprattutto ideologici. Infatti la<br />

3 Le ondate <strong>di</strong> democratizzazione secondo Huntington nell’articolo <strong>di</strong> Filippo Andreatta<br />

“Democrazia e politica internazionale: pace separata e democratizzazione del sistema<br />

internazionale”; Rivista Italiana <strong>di</strong> Scienza Politica 2/2005. pag. 222.<br />

4 Secondo Huntington l’industrializzazione e l’urbanizzazione hanno spinto la società alla<br />

mobilitazione politica. Un elemento altrettanto importante è l’insorgenza della classe borghese<br />

specialmente in Europa al vertice <strong>di</strong> una società sud<strong>di</strong>visa per classi sociali; la classe me<strong>di</strong>a<br />

collante della società, e la classe operaia.<br />

5<br />

Inizia realmente ad essere effettiva con la fine della seconda guerra mon<strong>di</strong>ale e la vittoria degli<br />

alleati.<br />

6<br />

L’effetto alone e la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> un certo fenomeno (in questo caso la democratizzazione in una<br />

area geografica circoscritta).


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 6<br />

democratizzazione è stata sempre incentivata dall’Occidente per contrastare il<br />

totalitarismo comunista. Si deve ricordare anche il nuovo ruolo che ha assunto<br />

la Chiesa Cattolica dopo il Concilio Vaticano II, che consisteva nel creare<br />

un’altra <strong>di</strong>mensione della Chiesa come istituzione sovranazionale . Quin<strong>di</strong>, al<br />

contrario delle altre ondate, in questa ondata (la terza) la democratizzazione<br />

interna faceva parte dell’omogeneizzazione del sistema internazionale. <strong>La</strong><br />

caduta dell’Unione Sovietica ha implicato l’accelerazione della penetrazione<br />

della democrazia specialmente negli ex stati-satellite dell’URSS.<br />

Un’ altra ricostruzione importante è quella <strong>di</strong> Doyle 7 , in cui si parla <strong>di</strong> flussi<br />

(ondate) e riflussi. Principalmente si tratta del legame tra il successo della<br />

democratizzazione e la politica internazionale, in quanto l’avvento <strong>di</strong> nuove<br />

democrazie tende a coincidere con la fine <strong>di</strong> un grande evento globale. Ciò è<br />

dovuto alla vittoria degli stati democratici nella prima e seconda guerra<br />

mon<strong>di</strong>ale, e poi alla fine della Guerra Fredda con il crollo del gruppo<br />

sovietico 8 . Doyle al contrario <strong>di</strong> Huntington nota anche un effetto retroattivo<br />

in alcuni stati, che sono passati da liberali a <strong>di</strong>ttatoriali in vari perio<strong>di</strong> critici<br />

nella storia contemporanea, il periodo che precede la prima guerra mon<strong>di</strong>ale<br />

era uno <strong>di</strong> questi momenti importanti 9 . Finita la fase del flusso democratico<br />

inizia, pochi anni dopo, la fase del riflusso che comporta il passaggio <strong>di</strong> 10<br />

stati da liberali a <strong>di</strong>ttatoriali 10 . <strong>La</strong> seconda guerra mon<strong>di</strong>ale invece crea un<br />

7 Doyle (1983) definisce in modo preciso i momenti critici nella storia in cui si sono verificati i<br />

flussi e i riflussi secondo Huntington. Rivista Italiana <strong>di</strong> Scienza Politica 2/2005. pag. 223-224<br />

8 Un certo numero <strong>di</strong> stati sceglie per emulazione il regime politico che si è appena <strong>di</strong>mostrato più<br />

efficace nella competizione fra gli stati (Waltz 1979). Ad esempio, la fine della guerra fredda e la<br />

fine del blocco sovietico hanno contribuito in modo decisivo alla Terza <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong><br />

democratizzazione, ad<strong>di</strong>rittura 20 stati dell’ Ex-Unione Sovietica sono sottoposti a riforme<br />

democratiche interne.<br />

9 Pochi anni prima della prima guerra mon<strong>di</strong>ale vi erano 16 democrazie (Svizzera, Stati Uniti,<br />

Gran Bretagna, Olanda, Danimarca, Svezia, Canada, Argentina, Francia, Australia, Norvegia,<br />

Nuova Zelanda, Cile, Grecia, Italia e Colombia). Il processo <strong>di</strong> democratizzazione in questi 16<br />

stati inizia dal 1832 e finisce nel 1910.<br />

10 Il riflusso antidemocratico colpisce per primo il Cile nel 1924, poi Italia, Germania, Austria,<br />

Polonia, Lettonia, Estonia, Cecoslovacchia ed Argentina.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 7<br />

flusso <strong>di</strong> democratizzazione, con lo smantellamento degli stati fascisti come<br />

l’Italia, la Germania, l’Austria e anche il Giappone, cioè stati che avevano<br />

perso militarmente il conflitto mon<strong>di</strong>ale, e che sono stati sottoposti ai<br />

cambiamenti interni con riforme democratiche. Questo flusso <strong>di</strong><br />

democratizzazione si è concluso con il ritorno o prima accettazione della<br />

democrazia. Doyle definisce il periodo che segue il secondo dopoguerra come<br />

il periodo del grande riflusso, perché il regresso <strong>di</strong> alcuni stati alla non<br />

democrazia aveva raggiunto il suo apice a cavallo fra gli anni sessanta e gli<br />

anni settanta 11 . Quin<strong>di</strong> la democratizzazione non ha avuto esiti stabili in tutti<br />

gli stati, anzi si è <strong>di</strong>mostrata fragile in tantissimi contesti. Le <strong>di</strong>verse modalità<br />

d’adozione del modello democratico in ogni contesto interno agli stati hanno<br />

reso impossibile il raggiungimento <strong>di</strong> un nuovo status globale<br />

omogeneizzato 12 . <strong>La</strong> nascita “veloce” <strong>di</strong> alcune democrazie ha creato una<br />

categoria <strong>di</strong> “democrazie <strong>di</strong>fettose”, in cui la democrazia è puramente<br />

elettorale, ma i veri requisiti della democrazia 13 non hanno spazio. Fareed<br />

Zakaria 14 ha scritto: “la democrazia è l’unica fonte <strong>di</strong> legittimità politica; e<br />

anche <strong>di</strong>ttatori come Husni Mubarak in Egitto e Robert Mugabe nello<br />

Zimbabwe spendono fatica e denaro per organizzare elezioni nazionali che<br />

poi, naturalmente vincono senza <strong>di</strong>fficoltà. Quando anche i nemici della<br />

11 Cile, Libano (dopo l’atroce guerra civile e la penetrazione militare siriana per mantenere la<br />

pace), Uruguay, Colombia, Brasile, Filippine, Ecuador, Perù, In<strong>di</strong>a, Sri <strong>La</strong>nka, El Salvador,<br />

Turchia, Bolivia e Nigeria, Corea del Sud sono tutti stati che hanno perso lo status democratico<br />

che avevano raggiunto nell’ondata <strong>di</strong> riflusso.<br />

12 <strong>La</strong> conclusione è quasi identica a quella <strong>di</strong> S. Panebianco (1997) la quale afferma che il processo<br />

<strong>di</strong> democratizzazione non è né universale né irreversibile. Articolo <strong>di</strong> F. Andreatta Rivista Italiana<br />

<strong>di</strong> Scienza Politica, 2/2005. pag. 226.<br />

13 I requisiti della democrazia secondo Diamond 1999: a) i <strong>di</strong>ritti civili e politici sono riconosciuti<br />

e tutelati; b) il rispetto del principio Rule Of The <strong>La</strong>w; c) la magistratura è in<strong>di</strong>pendente, e anche le<br />

autorità amministrative; d) una società pluralista e attiva, e la presenza <strong>di</strong> mezzi <strong>di</strong> comunicazioni<br />

non sottoposti a controlli statali o/e governativi; e) i civili esercitano controllo sui militari<br />

14 Giornalista americano <strong>di</strong> origine in<strong>di</strong>ana, stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> politica internazionale presso il Council of<br />

Forigen Relations, nonché ex-<strong>di</strong>rettore della Foreign Affairs Magazine. Nel suo libro “democrazie<br />

senza libertà” critica la strumentalizzazione della democrazia da parte <strong>di</strong> alcuni sistemi autoritari<br />

de facto come fonte <strong>di</strong> legittimità politica, basandosi su un solo requisito della democrazia che<br />

saranno le elezioni nazionali.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 8<br />

democrazia si servono della sua retorica e scimmiottano i sui rituali, è<br />

superfluo chiedersi chi abbia vinto la guerra.”.<br />

1.1 L’esportazione della democrazia<br />

Il periodo o<strong>di</strong>erno si può definire come “quarta ondata <strong>di</strong> democrazia”, in cui gli<br />

strumenti della democratizzazione sono <strong>di</strong>versi, anche gli attori sono molteplici, e<br />

agiscono con strategie <strong>di</strong>verse e con velocità <strong>di</strong>fferenti. Gli strumenti usati per<br />

l’esportazione della democratizzazione sono <strong>di</strong>versi e oscillano fra due estremi:<br />

quelli pacifici (come l’azione dell’UE con la PESC, e anche gli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

partnership o d’associazione), e quelli bellici (ad esempio l’intervento degli Stati<br />

Uniti in Iraq).<br />

TAB. 1.A interventi statunitensi per esportare la democrazia.<br />

• Kosovo<br />

• Bosnia<br />

• Haiti<br />

• Somalia<br />

• Panama<br />

• Grenada<br />

• Cambogia<br />

• Sud Vietnam<br />

• <strong>La</strong>os<br />

• Rep. Domenicana<br />

• Corea del Sud<br />

• Giappone<br />

• Germania Ovest<br />

• Italia<br />

• Rep. Domenicana<br />

• Russia<br />

• Cuba<br />

• Haiti<br />

• Messico<br />

• Nicaragua<br />

• Cuba<br />

• Panama<br />

• Cuba<br />

Stato Anno Successo<br />

• 1999<br />

• 1995<br />

• 1994-1996<br />

• 1993-1994<br />

• 1989<br />

• 1983<br />

• 1970-1973<br />

• 1964-1973<br />

• 1964-1974<br />

• 1965-1966<br />

• 1945-1950<br />

• 1945-1952<br />

• 1945-1949<br />

• 1943-1945<br />

• 1916-1924<br />

• 1918-1922<br />

• 1917-1922<br />

• 1915-1934<br />

• 1914<br />

• 1909-1933<br />

• 1906-1909<br />

• 1903-1936<br />

• 1898-1902<br />

• No<br />

• No<br />

• No<br />

• No<br />

• Si<br />

• Si<br />

• No<br />

• No<br />

• No<br />

• No<br />

• No<br />

• Si<br />

• Si<br />

• Si<br />

• No<br />

• No<br />

• No<br />

• No<br />

• No<br />

• No<br />

• No<br />

• No<br />

• No


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 9<br />

Gli Stati Uniti, in realtà, hanno quasi sempre cercato <strong>di</strong> esportare la democrazia<br />

con interventi <strong>di</strong>retti, con operazioni belliche mirate, chirurgiche. È interessante<br />

andare ad indagare i casi in cui gli Stati Uniti hanno usato la forza per esportare la<br />

democrazia. Il risultato sorprendente è che su 23 tentativi con stati <strong>di</strong>versi, gli<br />

Stati Uniti hanno avuto successo nel 22% dei casi, sono cioè riusciti in soli 5<br />

contesti ad introdurre la riforma democratica. Nella tabella 1.A 15 sono riportati i<br />

casi e l’esito del tentativo americano.<br />

I successi americani a Panama (1989) e a Grenada (1983) erano quasi garantiti per<br />

le limitate <strong>di</strong>mensioni geografiche dei due stati e la loro netta inferiorità bellica.<br />

Eventuali fallimenti erano impossibili. Nel caso del Giappone, quest’ultimo era<br />

completamente <strong>di</strong>strutto e, primo al mondo, aveva subito l’inenarrabile atrocità<br />

del bombardamento atomico su Hiroshima e Nagasaki e si arrendeva senza<br />

con<strong>di</strong>zioni. Invece la Germania, <strong>di</strong>visa in Germania Est e Germania Ovest (sotto il<br />

controllo dell’America), le riforme democratiche erano in<strong>di</strong>spensabili, anche<br />

perché la stessa Germania aveva assaporato il significato della democrazia, ed era<br />

stata altresì sottoposta, come il resto dell’Europa, alla <strong>di</strong>lacerante esperienza<br />

bellica: quin<strong>di</strong> l’accettazione della democrazia era una conseguenza necessaria.<br />

Per l’Italia, invece, Daniele Archibugi 16 ha scritto: “To export democracy it is an<br />

American dream. And it’s a dream that Americans provided to the European<br />

people. Every Italian can recall the glorious days of the summer of 1944 and the<br />

spring of 1945, when the major cities of the country were liberated by allied<br />

troops. We use the term “liberated”, because this was the feeling of the vast<br />

majority of the Italians, that aith arrival of the allies they saw the end of the Nazi<br />

and Fascist brutality, the civil war, and the air raids. At the time, however, the<br />

allies referred to Italy as an “occupied” country, since it was an active allied of<br />

Nazi Germany until September 1943” 17 . Le parole <strong>di</strong> Archibugi rispecchiano la<br />

15 Fonte Owen 2000.<br />

16 Daniele Archibugi è il <strong>di</strong>rettore del consiglio nazionale <strong>di</strong> ricerca.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 10<br />

realtà dell’esportazione della democrazia guidata dagli USA nella seconda guerra<br />

mon<strong>di</strong>ale. Tre stati (Italia, Germania e Giappone) <strong>di</strong>strutti dalla guerra<br />

massacrante, con l’amarissima esperienza autoritaria, dovevano senz’altro<br />

sottomettersi al nuovo or<strong>di</strong>ne internazionale. Quin<strong>di</strong>, nei tre casi suddetti, il<br />

successo americano era soprattutto determinato dall’esito della seconda guerra<br />

mon<strong>di</strong>ale. Possiamo allora azzardare e affermare che l’esportazione della<br />

democrazia con l’uso della forza è più fallibile che possibile: solo la volontà degli<br />

stati <strong>di</strong> adottare la democrazia è l’elemento decisivo per la <strong>di</strong>ffusione della stessa.<br />

Edelstien 18 suggerisce tre fattori fondamentali che possono influenzare il successo<br />

dell’occupazione militare: a) la percezione nello stato occupato che la presenza<br />

militare <strong>di</strong> uno stato straniero sia fondamentale per la sua sopravivenza; b) la<br />

presenza <strong>di</strong> una minaccia esterna, comune fra lo stato-occupato e lo stato-<br />

occupante; c) la garanzia da parte dello stato-occupante rispetto al suo eventuale<br />

ritiro. È facile comprendere ora il motivo del successo americano nell’intervento<br />

militare nei paesi dell’Asse.<br />

Sembra ora che i mezzi più adatti ad esportare la democrazia siano quelli non<br />

violenti, quali la pressione <strong>di</strong>plomatica 19 , l’appoggio politico all’opposizione 20 e<br />

le sanzioni e/o incentivi economici 21 . Ad ogni modo il costo dell’esportazione con<br />

la forza è eccessivo ed è sempre più inefficace nel tempo, a maggior ragione<br />

quando si tratta <strong>di</strong> potenze me<strong>di</strong>e come l’Iraq. <strong>La</strong> forza <strong>di</strong>venta una scelta non<br />

razionale, e può aumentare il rischio della instabilità regionale: il caso iracheno,<br />

per esempio, ha generato una costante crisi nel Me<strong>di</strong>oriente. <strong>La</strong> tensione<br />

17 Can Democracy Be Exported?, Daniele Archibugi , Centre for Global Stu<strong>di</strong>es Bulletin, George<br />

Mason University Gingno 2005.<br />

18 L’Esportazione della Democrazia; Rivista Italiana <strong>di</strong> Scienza Politica; 2/2005.<br />

19 Basti pensare alla pressione sino ad ora <strong>di</strong>plomatica sulla Siria da parte degli USA e da parte dei<br />

singoli stati europei.<br />

20 Si è <strong>di</strong>mostrato un’arma efficace con il leader dell’opposizione Ayamn Nour in Egitto (2005).<br />

Arrestato poi dopo prima <strong>di</strong> partire per impe<strong>di</strong>re <strong>di</strong> internazionalizzare il conflitto politico<br />

egiziano.<br />

21 Ritardare o accelerare l’accesso ai trattai e agli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> partnership.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 11<br />

innescata dalle truppe americane sul fronte iraniano -e sul fronte siriano- ha<br />

contribuito ad esacerbare tale crisi.<br />

Detto ciò si devono ora definire i tratti della “<strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> della Democrazia”,<br />

con cui si intende ovviamente un nuovo flusso <strong>di</strong> democratizzazione.<br />

2 <strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia<br />

Gli attentati dell’11 Settembre 2001 hanno conferito un’altra <strong>di</strong>mensione al<br />

processo della <strong>di</strong>ffusione della democrazia. Nelle altre ondate il traguardo formale<br />

è stato rappresentato dalla “pace perpetua”, attraverso la creazione e il<br />

rinsaldamento <strong>di</strong> un’inter<strong>di</strong>pendenza economica globale come mezzo per fondare<br />

una cooperazione programmata fra gli stati e, da un altro lato, me<strong>di</strong>ante la<br />

politicizzazione degli eventuali problemi <strong>di</strong> conflittualità interstatale, aprendo le<br />

porte alle vie <strong>di</strong>plomatiche e alle negoziazioni. <strong>La</strong> nuova ondata <strong>di</strong><br />

democratizzazione, dopo tali attentati, e in seguito alla riven<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> Al<br />

Qaeda, responsabile dell’uccisione <strong>di</strong> quasi 2.986 persone, ha preso teoricamente<br />

inizio. In realtà l’importanza <strong>di</strong> questo evento, relativamente alla <strong>di</strong>ffusione della<br />

democratizzazione, consiste nel fare nascere una politica estera americana<br />

consapevole dell’importanza <strong>di</strong> esercitare pressioni sui regimi arabi, oltre che<br />

sull’Iran, e cercare <strong>di</strong> avvicinarsi ancor <strong>di</strong> più al Pakistan come alleato principale<br />

nella guerra contro il terrorismo. Di seguito anche l’EU si è resa attiva, con una<br />

politica estera più soft <strong>di</strong> quella americana, ma con lo stesso obiettivo:<br />

democratizzare il Me<strong>di</strong>oriente, cercando <strong>di</strong> mobilitare la società civile autoctona e<br />

<strong>di</strong> renderla partecipe alla vita politica. Quin<strong>di</strong> si parla <strong>di</strong> una nuova ondata,<br />

circoscritta geograficamente, che coinvolge regimi politicamente <strong>di</strong>versificati.<br />

L’amministrazione americana <strong>di</strong> G. W. Bush ha creato un progetto battezzato il<br />

grande Me<strong>di</strong>oriente, che abbraccia in sé tutti gli stati arabi, Israele, Turchia, e che<br />

si <strong>di</strong>lata fino all’Iran e all’Afghanistan. Il presidente americano ha <strong>di</strong>chiarato<br />

esplicitamente il vero fondamento della <strong>di</strong>ffusione, anche forzata, <strong>di</strong> democrazia.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 12<br />

Nel 2004 il presidente <strong>di</strong>ce alla stampa “America is pursuing a forward strategy of<br />

freedom in the Middle East. We're challenging the enemies of reform, confronting the<br />

allies of terror, and expecting a higher standard from our friends. For too long, American<br />

policy looked away while men and women were oppressed, their rights ignored and their<br />

hopes stifled. That era is over, and we can be confident. As in Germany, and Japan, and<br />

Eastern Europe, liberty will overcome oppression in the Greater Middle East.” 22 . Come<br />

si vede, l’amministrazione americana ha connesso al significato della<br />

democratizzazione una <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> sicurezza: questo è il tratto <strong>di</strong>stintivo della<br />

<strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong>.<br />

Va ora definito The Greater Middle East come un nuovo elemento nell’agenda<br />

estera americana. <strong>La</strong> prima volta in cui si è parlato ufficialmente del Grande<br />

Me<strong>di</strong>oriente è stata nel Giugno del 2004 durante la conferenza del G8 a Sea Island<br />

negli Stati Uniti. L’obiettivo americano era quello <strong>di</strong> politicizzare la<br />

democratizzazione negli stati con maggioranza islamica, per circoscrivere il<br />

conflitto ideologico in tali stati. L’amministrazione americana ha avuto successo<br />

nell’ottenere l’appoggio europeo. Il progetto americano consiste nella promozione<br />

delle riforme in senso democratico e nella creazione <strong>di</strong> un’élite democratica che<br />

possa agire internamente ai singoli contesti nazionali. Il piano americano è<br />

costituito da tanti aspetti: il primo è stato la democratizzazione e la garanzia delle<br />

libere elezioni; il secondo è quello sociale, che concerne l’istruzione e la cultura;<br />

il terzo, il più importante, è l’aspetto economico. Quin<strong>di</strong> gli USA hanno creato<br />

una nuova agenda globale, in cui la democratizzazione e la <strong>di</strong>ffusione dei <strong>di</strong>ritti<br />

umani nel Greater Middle East è un obiettivo primario. <strong>La</strong> manovra <strong>di</strong><br />

politicizzazione del problema è stata abbastanza veloce, dal momento che gli USA<br />

sono riusciti a coinvolgere un numero considerevole <strong>di</strong> attori, tutti <strong>di</strong>rettamente o<br />

in<strong>di</strong>rettamente interessati a tale processo. L’aggregazione degli stati è stata la fase<br />

più facile per la <strong>di</strong>plomazia americana. L’inserimento della questione nell’agenda<br />

della conferenza del G8, cioè del gruppo <strong>di</strong> stati più industrializzati, che<br />

manipolano la maggior parte del mercato internazionale, e che ovviamente sono<br />

22 Il <strong>di</strong>scorso del presidente americano, nel quarantaquattresimo anniversario della morte <strong>di</strong><br />

Winston Churchill, il 4 Febbraio 2004, Washington.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 13<br />

interessati alla stabilizzazione politico-economica del sistema globale, è stato il<br />

momento cruciale per l’avviamento del progetto americano. Quin<strong>di</strong> si è passati<br />

dalla fase teorica del problema alla fase operativa, ovvero alla creazione delle<br />

regole e delle istituzioni comuni per dar vita a una politica pubblica globale<br />

capace <strong>di</strong> affrontare il problema 23 . Sicuramente il problema è stato posto anche<br />

dalle élite del potere negli stati che fanno parte <strong>di</strong> questo progetto.<br />

<strong>La</strong> cartina 1.1 del Greater Middle East 24<br />

Applicando gli stu<strong>di</strong> della transizione democratica sul nuovo contesto è possibile<br />

ricavare delle osservazioni interessanti. Per la vastità geografica <strong>di</strong> questa nuova<br />

ondata, si dovevano adattare <strong>di</strong>verse strategie <strong>di</strong> penetrazione, in contesti <strong>di</strong>versi,<br />

con meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi e, infine, prevedendo esiti <strong>di</strong>versi. Si tratta <strong>di</strong> stati che hanno<br />

forme statali e forme <strong>di</strong> governo fra <strong>di</strong> loro piuttosto <strong>di</strong>fferenti. Ci sono monarchie<br />

o sultanati 25 , repubbliche 26 , principati 27 . Fra <strong>di</strong> loro, riguardo alla forma<br />

23 Le fasi d’inclusione dei problemi globali nell’agenda del sistema globale, Il Sistema Politico<br />

Globale; F. Attinà, pag. 189-190.<br />

24 Il grande Me<strong>di</strong>oriente secondo il nuovo progetto americano. “Le Mode” 25/01/2205.<br />

25 Per esempio, Marocco, Arabia Sau<strong>di</strong>ta, Kwait, Oman.<br />

26 Per esempio, Egitto, Tunisia e Libia<br />

27 Per esempio, Emarati Uniti


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 14<br />

d’esercitazione del potere politico interno, c’è anche la categoria delle democrazie<br />

elettorali e autoritarismi forti e deboli 28 . Ovviamente il Grande Me<strong>di</strong>oriente<br />

include anche due democrazie: Israele e Turchia (con riserve).<br />

Le caratteristiche della nuova ondata <strong>di</strong> democratizzazione si possono sintetizzare<br />

nei seguenti punti:<br />

a) la circoscrizione geografica del fenomeno include le tante <strong>di</strong>versità naturali e<br />

strutturali degli stati investiti dall’ondata, i quali, però, sono strettamente connessi<br />

da un unico collante ideologico-religioso che sarebbe l’Islam: tutti gli stati sono a<br />

maggioranza islamica e hanno l’Islam quale religione <strong>di</strong> stato, eccetto Israele e il<br />

Libano 29 .<br />

b) Gli attori che agiscono in questa ondata come potenze esportatrici della<br />

democrazia sono <strong>di</strong>versi, e usano strategie e politiche estere <strong>di</strong>verse. Gli USA<br />

hanno assunto in merito <strong>di</strong>verse posizioni, che oscillavano fra i due estremi<br />

pacifico e aggressivo. Essi hanno altresì adottato una politica estera<br />

personalizzata, cioè <strong>di</strong>versificata caso per caso, hanno usato la guerra in<br />

Afghanistan ed in Iraq per impiantare la democrazia, ma hanno usato anche<br />

incentivi economici con Egitto, Tunisia e Pakistan. Ovviamente questi aiuti <strong>di</strong><br />

natura economica sono stati elargiti in cambio <strong>di</strong> posizioni politiche proclivi in<br />

particolar modo alla famigerata guerra contro il terrorismo. L’UE, invece, è<br />

interessata al bacino me<strong>di</strong>terraneo, agli stati nordafricani e alla Turchia. L’azione<br />

dei singoli stati europei non si può trascurare: per esempio, nel caso dell’Iraq, essa<br />

ha assunto grande importanza nel <strong>di</strong>svelamento della malcelata <strong>di</strong>vergenza italo-<br />

spagnola. L’opzione militare è da escludere recisamente dall’agenda collettiva<br />

europea, almeno finché l’UE non si doti <strong>di</strong> un proprio bras armé specificamente<br />

28 Egitto e Tunisia sono due democrazie elettorali, invece Libia e Siria sono due autoritarismi forti,<br />

mentre Algeria è un autoritarismo debole.<br />

29 vd. cartina 1.1. Grande Me<strong>di</strong>oriente


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 15<br />

a<strong>di</strong>bito all’uopo: infatti l’UE, con i mezzi <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>spone attualmente, agisce<br />

solamente attraverso il cosiddetto Civil Power. <strong>La</strong> comparsa delle organizzazioni<br />

internazionali -soprattutto l’ONU-, in qualità <strong>di</strong> attori apparentemente autonomi<br />

(in quanto controllati de facto dalle superpotenze che gestiscono il sistema<br />

globale) nella cooperazione alla <strong>di</strong>ffusione dei <strong>di</strong>ritti umani e all’incremento delle<br />

riforme democratiche, ha costituito la genesi <strong>di</strong> una nuova categoria <strong>di</strong> attori non<br />

statali che <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> risorse economico-politiche e capacità logistico-<br />

organizzative adeguate al nuovo scenario globale, in cui la <strong>di</strong>mensione<br />

sovranazionale si sovrappone a quella nazionale e la integra. L’effettiva<br />

inefficienza delle Nazioni Unite nell’agevolazione dei processi <strong>di</strong><br />

democratizzazione riguarda le posizioni ufficiali <strong>di</strong> alcuni stati, che rispecchiano<br />

l’interesse precipuo dei sistemi tipicamente non democratici, i quali mirano<br />

ovviamente a rallentare la <strong>di</strong>ffusione delle riforme democratiche per non correre il<br />

rischio <strong>di</strong> perdere il potere politico interno. Una prassi alquanto <strong>di</strong>ffusa tra tali<br />

stati non democratici è costituita dalla loro frequente ingerenza –anche sotto<br />

forma <strong>di</strong> hard power– negli affari interni <strong>di</strong> propri stati satellite in cui è stato<br />

precedentemente innescato un processo <strong>di</strong> democratizzazione. Tra gli stati non<br />

democratici, la Siria 30 non ha applicato tutte le <strong>di</strong>sposizioni vincolanti della<br />

risoluzione 1559 delle Nazione Unite del 2004, riguardo al completo ritiro dal<br />

territorio libanese: tale presenza militare ostacolava il perfezionamento del<br />

processo <strong>di</strong> democratizzazione in Libano e con<strong>di</strong>zionava in modo determinante<br />

l’atmosfera politica interna libanese. Gli stati non democratici, quin<strong>di</strong>, pur<br />

rischiando un nocivo isolamento economico-politico dal sistema, non si curano<br />

30 <strong>La</strong> Siria si oppone alla risoluzione 1559 che conteneva come oggetto le seguenti clausole: 1)<br />

riba<strong>di</strong>sce il suo appello per il rigoroso rispetto della sovranità, integrità territoriale, unità e<br />

in<strong>di</strong>pendenza politica del Libano sotto la sola ed esclusiva autorità del governo del Libano su tutto<br />

il Libano; 2) chiede il ritiro dal Libano <strong>di</strong> tutte le forze straniere ancora presenti; 3) chiede lo<br />

scioglimento e il <strong>di</strong>sarmo <strong>di</strong> tutte le milizie libanesi e non libanesi; 4) sostiene l’estensione del<br />

controllo del governo del Libano su tutto il territorio libanese; 5) <strong>di</strong>chiara il proprio sostegno a un<br />

processo elettorale libero e corretto per le imminenti elezioni presidenziali condotte secondo le<br />

leggi costituzionali libanesi senza influenze né interferenze straniere; 6) chiede a tutte le parti<br />

interessate <strong>di</strong> cooperare pienamente e urgentemente con il Consiglio <strong>di</strong> Sicurezza per la piena<br />

attuazione <strong>di</strong> questa e <strong>di</strong> tutte le risoluzioni relative al ristabilimento dell'integrità territoriale, della<br />

sovranità e dell’in<strong>di</strong>pendenza politica del Libano; 7) incarica il segretario generale <strong>di</strong> riferire al<br />

Consiglio <strong>di</strong> Sicurezza entro trenta giorni sull’applicazione ad opera delle parti <strong>di</strong> questa<br />

risoluzione e decide <strong>di</strong> rimanere attivamente impegnato su questa materia. UN Security Council<br />

Resolution 1559 (2004) to end Syrian Occupation Full Text.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 16<br />

minimamente <strong>di</strong> tutelare l’interesse dei propri popoli e oppongono, quasi<br />

sistematicamente, una resistenza ostruzionistica alle risoluzioni delle Nazioni<br />

Unite e a tutte quelle deliberazioni <strong>di</strong> organismi sovranazionali che riguar<strong>di</strong>no la<br />

democratizzazione delle loro sfere d’influenza geopolitica. Le altre organizzazioni<br />

internazionali non governative (es. Amnesty International) hanno assunto un ruolo<br />

fondamentale per il reperimento <strong>di</strong> informazioni sulla reale situazione interna <strong>di</strong><br />

ogni stato sottoposto a riforme democratiche. Quin<strong>di</strong> le OI filtrano le informazioni<br />

per conto dei governi delle superpotenze sulla serietà <strong>di</strong> un determinato governo<br />

negli intenti <strong>di</strong> democratizzazione e, inoltre, incoraggiano gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> ricerca<br />

miranti all’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> tutti gli aspetti della fase transitoria <strong>di</strong> ogni singolo<br />

stato.<br />

c) <strong>La</strong> strumentalizzazione delle imprese multinazionali da parte delle<br />

superpotenze, mirata anche alla soluzione dei problemi economici interni degli<br />

stati che attraversano la fase transitoria, nonché all’erosione delle capacità<br />

nazionali <strong>di</strong> controllo delle risorse interne, è finalizzata principalmente a far<br />

recedere gli stati in questione dall’amministrazione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> tali risorse, così da<br />

costringerli ad entrare a far parte del sistema dell’Economia Mon<strong>di</strong>ale 31 . Infatti,<br />

nel momento in cui la multinazionale <strong>di</strong>viene un attore che negozia con uno stato<br />

per decidere la strategia della sua penetrazione nel contesto statale, essa può<br />

assumere, in concomitanza, la funzione <strong>di</strong> strumento in<strong>di</strong>retto <strong>di</strong> un altro stato<br />

(superpotenza), il quale gestisce questa penetrazione. Pertanto lo stato che detiene<br />

il potere <strong>di</strong> struttura 32 deve essere in grado <strong>di</strong> gestire multinazionali al fine <strong>di</strong><br />

renderle strumenti economico-politici al servizio della propria politica estera (per<br />

esempio le imprese americane sono state uno strumento della politica estera<br />

americana; V. E. Parsi 33 ). <strong>La</strong> presenza delle multinazionali dà vita a una nuova<br />

31 Secondo una teoria <strong>di</strong> Gilpin, nell’articolo <strong>di</strong> Vittorio Emanuele Parsi. “Il Ruolo Internazionale<br />

Degli Attori Economici. Testo Manuale <strong>di</strong> relazioni internazionali” <strong>di</strong> Ikenberry e Parsi, pag. 99.<br />

32 Il potere <strong>di</strong> controllare i flussi economici a lungo raggio e <strong>di</strong> gestire le risorse del sistema.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 17<br />

realtà, in quanto queste ultime minacciano il monopolio dello stato sulle risorse<br />

interne e quin<strong>di</strong> influenzano in maniera <strong>di</strong>retta la sua politica estera, giungendo<br />

talvolta a sfruttare la delegittimazione interna dello stato stesso <strong>di</strong> fronte ai propri<br />

citta<strong>di</strong>ni, causata dal mancato mantenimento degli impegni interni <strong>di</strong> politica<br />

economica. Quin<strong>di</strong> gli stati, per entrare nel mercato internazionale e per valersi<br />

dei vantaggi <strong>di</strong> ritorno d’immagine nella politica economica interna che esso<br />

comporta, devono appropriarsi dei nuovi strumenti che garantiscono la <strong>di</strong>visione<br />

internazionale del lavoro prevista dal nuovo or<strong>di</strong>ne globale; con<strong>di</strong>cio sine qua non<br />

affinché gli stati usufruiscano della presenza delle multinazionali è la loro<br />

incon<strong>di</strong>zionata sottomissione alla nuova ondata <strong>di</strong> democratizzazione.<br />

d) L’effetto della nuova ondata <strong>di</strong> democrazia, al contrario delle altre ondate, sarà<br />

lento, senza cambiamenti catastrofici. <strong>La</strong> ragione <strong>di</strong> questo lento cambiamento è la<br />

voglia <strong>di</strong> creare democrazie solide, e non rischiare <strong>di</strong> ritornare ai regimi non<br />

democratici con il primo riflusso antidemocratico. Infatti le azioni dei promotori<br />

delle democrazie sono lente e ponderate, e riguardano sia l’aspetto popolare<br />

(avvicinandosi <strong>di</strong> più ai popoli della zona sottoposta alle riforme, me<strong>di</strong>ante scambi<br />

culturali e adoperando tutti i possibili canali comunicativi), sia l’aspetto politico,<br />

dando supporto ai sistemi attuali per non creare situazioni <strong>di</strong> caos regionali, senza<br />

però perdere la capacità <strong>di</strong> esercitare pressioni <strong>di</strong>plomatiche ed economiche. Le<br />

superpotenze stanno dando per la prima volta la possibilità agli attuali uomini <strong>di</strong><br />

potere, arrivati senza elezioni democratiche, <strong>di</strong> condurre l’avanzata della<br />

democrazia, guidando le democratizzazioni e la <strong>di</strong>ffusione dei <strong>di</strong>ritti umani. Ai<br />

leader attuali è anche affidato il compito della neutralizzazione degli eserciti,<br />

realizzata me<strong>di</strong>ante la concessione, all’élite militare, <strong>di</strong> vantaggi e privilegi, al fine<br />

<strong>di</strong> garantire la loro astensione dalla vita politica.<br />

e) Per cercare <strong>di</strong> creare una pressione seria, capace e legittimata politicamente a<br />

svolgere il ruolo vitale dell’opposizione, occorre la cooperazione tra gli attori<br />

33 V. E. Parsi ““Il Ruolo Internazionale Degli Attori Economici. Testo Manuale <strong>di</strong> relazioni<br />

internazionali” <strong>di</strong> Ikenberry e Parsi, pag. 102.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 18<br />

internazionali e un’élite capace <strong>di</strong> svolgere tale ruolo. <strong>La</strong> fase transitoria è una<br />

fase <strong>di</strong> conflitti fra vari gruppi politici con agende <strong>di</strong>verse; gli attori internazionali<br />

scelgono un gruppo o una coalizione che possa sod<strong>di</strong>sfare i loro interessi e<br />

l’appoggiano economicamente, in modo segreto, e politicamente, con incontri <strong>di</strong><br />

addetti e vertici del gruppo, partito e/o coalizione 34 .<br />

Le sfide della quarta ondata <strong>di</strong> democrazia non sono i soliti ostacoli che hanno<br />

minacciato i vecchi flussi <strong>di</strong> democratizzazione. <strong>La</strong> democratizzazione significa<br />

anche accettare una nuova realtà, la secolarizzazione dello stato, ovvero la<br />

completa separazione fra la religione e lo stato. Uno <strong>di</strong> tali ostacoli è<br />

rappresentato dalla resistenza alla <strong>di</strong>ffusione della democrazia da parte dei paesi<br />

islamici, nei quali, per tra<strong>di</strong>zione, la religione è elemento centrale, costitutivo,<br />

dell’organizzazione statale. Il grado d’islamismo dello stato è <strong>di</strong>verso da un<br />

contesto all’altro, perciò la fase della secolarizzazione deve adattarsi ai vari<br />

contesti. Sicuramente l’esito <strong>di</strong> questo eventuale <strong>di</strong>vorzio fra religione e stato sarà<br />

una battaglia dura, in cui le minoranze religiose saranno protagonisti importanti.<br />

Di solito,infatti,le minoranze <strong>di</strong> religione <strong>di</strong>versa dall’islam sono <strong>di</strong>scriminate in<br />

ragione della loro confessione: ciò ha dato la possibilità alle organizzazioni<br />

internazionali 35 che si occupano dei <strong>di</strong>ritti umani <strong>di</strong> intervenire,su loro<br />

richiesta,per creare una pressione interna sui governi.<br />

Anche i sistemi autoritari si appropriano <strong>di</strong> risorse per affrontare questa nuova<br />

ondata, costituiscono a volte regimi internazionali. <strong>La</strong> Lega Araba, ad esempio, è<br />

una forma d’istituzione internazionale <strong>di</strong> cui non fa parte alcuno stato<br />

democratico. <strong>La</strong> posizione ufficiale della Lega Araba è sempre stata contrapposta<br />

a quella americana e a quella europea riguardo al Grande Me<strong>di</strong>oriente o alle<br />

34 Prezeworski, 1986, poi O’Donnell e Schmitter sostengono che l’opposizione più interessante è<br />

quella appoggiata dagli attori internazionali.; testo SCIENZA POLITICA, <strong>di</strong> Maurizio Cotta,<br />

Donatella Della Porta e Leonardo morlino pag. 156.<br />

35 Per esempio, la minoranza copta in Egitto che costituisce il 10% della popolazione, i rapporti<br />

della Human Rights Watch, spiegano le violazioni dei <strong>di</strong>ritti umani nei confronti dei copti nel<br />

rapporto annuale del 2006 http://hrw.org/wr2k2/mena2.html.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 19<br />

pressioni euro-americane per la democratizzazione e la <strong>di</strong>ffusione dei <strong>di</strong>ritti<br />

umani. Infatti l’avvicinamento dei sistemi arabi trova, come motivo<br />

fondante,l’interesse comune all’allungamento della vita dei loro regimi autoritari,<br />

e ciò costituisce un’ulteriore forma <strong>di</strong> resistenza politica alla nuova ondata <strong>di</strong><br />

democratizzazione. Nello stesso tempo,d’altra parte, la loro cooperazione<br />

nell’ambito della sicurezza internazionale – e, segnatamente, nella War On<br />

Terrorism - obbliga a volte gli attori attivi della democratizzazione a sorvolare<br />

sulla situazione interna e sui progressi delle riforme.<br />

<strong>La</strong> genericità del progetto americano The Greater Middleast comporta numerose<br />

ambiguità e imprecisioni. Le vecchie esperienze <strong>di</strong> democratizzazione sono<br />

sempre state caratterizzate dalla cosiddetta “invenzione democratica” che dava<br />

spazio agli attori interni (promotori interni <strong>di</strong> democratizzazione, quali partiti<br />

democratici, riformisti, singoli politici, etc.) per inventare una propria democrazia<br />

originale . Questo margine <strong>di</strong> scelta nella nuova ondata è quasi inesistente: la<br />

democrazia si sta esportando secondo il modello euro-americano, considerando<br />

solo superficialmente la specificità dei contesti e trascurando la <strong>di</strong>versità delle<br />

culture e dei valori. Questa universalizzazione della democrazia occidentale<br />

renderà ancora più duro il conflitto e il rigetto della democrazia rischia <strong>di</strong> venire<br />

non solamente dai sistemi, ma anche dai popoli, non essendo riconosciuta la loro<br />

in<strong>di</strong>vidualità e rispettata la loro eterogeneità.<br />

<strong>La</strong> presenza,poi, <strong>di</strong> una molteplicità <strong>di</strong> attori attivi in questa ondata <strong>di</strong><br />

democratizzazione, e <strong>di</strong> una varietà <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong>plomatici, economici, o <strong>di</strong> altra<br />

natura, nell’esportazione della democrazia, obbliga questi attori a collaborare e ad<br />

unire le loro agende. Sicuramente, avere un’unica agenda è quasi impossibile,<br />

perché anche questi attori hanno i loro interessi interni, specialmente gli USA e<br />

l’UE (collettivamente e singolarmente). Non si può <strong>di</strong>menticare il gioco delle<br />

egemonie: ogni attore cerca <strong>di</strong> agire singolarmente per ottenere la legittimazione<br />

al controllo sugli altri stati. Da qui il pericolo che tutti questi elementi,


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 20<br />

caratterizzanti il sistema globale, determinino <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne e confusione nelle<br />

relazioni internazionali.<br />

2.1 <strong>La</strong> globalizzazione e la democrazia cosmopolitica<br />

Accanto alla democratizzazione dei singoli contesti statali, si affianca un altro<br />

importantissimo fenomeno, ovvero la nascita della cosmopolis, in cui la<br />

democrazia si riferisce a comunità politiche territorialmente delimitate o<br />

ad<strong>di</strong>rittura a-territoriali. <strong>La</strong> quarta ondata della democrazia e l’accentuarsi della<br />

globalizzazione economica e sociale hanno influenzato senz’altro la politica<br />

mon<strong>di</strong>ale. Il grande progresso, senza precedenti, realizzatosi nel campo delle<br />

comunicazioni, dell’informazione e dei trasporti, ha reso il mondo molto meno<br />

vasto <strong>di</strong> quello che potrebbe apparire. <strong>La</strong> facilità con cui viene veicolata<br />

l’informazione, mostrando i nuovi stili <strong>di</strong> vita e imponendo ai singoli contesti<br />

statali <strong>di</strong> seguire l’innovazioni, ha imposto un continuo paragone tra i sistemi. <strong>La</strong><br />

nascita <strong>di</strong> un mercato internazionale che non può essere controllato dai governi<br />

nazionali, e che non segue le politiche economiche statali, ha generato una nuova<br />

categoria <strong>di</strong> problemi che superano le capacità dello stato. In realtà, il fenomeno<br />

della globalizzazione è il frutto <strong>di</strong> tutti i processi sociali internazionali, è una<br />

logica conseguenza della politica internazionale che tende a creare nuovi rapporti<br />

sotto nuovi profili. Ovviamente, i cambiamenti economici e sociali internazionali<br />

si sono allargati, abbracciando anche la politica internazionale. Si deve, pertanto,<br />

prendere in considerazione l’aspetto caratterizzante la globalizzazione politica,<br />

che, secondo Watson 36 (1983) ,è l’espansione dell’Europa – cioè degli stati<br />

europei- fuori del proprio continente. Quin<strong>di</strong> l’unificazione politica del mondo è il<br />

prodotto dell’esportazione della forma <strong>di</strong> stato europeo, con le sue regole e le sue<br />

istituzioni. Questa esportazione è stata ovviamente forzata, ma lo stato come<br />

forma <strong>di</strong> amministrazione del gruppo si è imposto all’intero pianeta. Un’altra<br />

36 The Evolution of international socity, Routledge, Londo; 1992.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 21<br />

spiegazione è quella <strong>di</strong> Buzan 37 , in cui si parla della fluttuazione della politica<br />

internazionale: le gran<strong>di</strong> potenze hanno avuto delle crisi economiche e politiche<br />

che le ha costrette a estendere la loro competizione a tutto il mondo, cercando <strong>di</strong><br />

riacquistare il potere internazionale.<br />

<strong>La</strong> forma dello stato europeo, quin<strong>di</strong>, è stata esportata, e gli europei hanno scelto<br />

in modo unanime la democrazia come forma più adeguata per esercitare il potere,<br />

sia a livello statale, sia al livello sopranazionale dell’UE. Allo stesso in cui il<br />

modello dello stato europeo ha dominato il mondo, adesso la democrazia europea<br />

sta avendo la sua <strong>di</strong>ffusione. Si può sostenere l’esistenza <strong>di</strong> due proce<strong>di</strong>menti: il<br />

primo è la democratizzazione universale, il secondo è la democratizzazione<br />

globale.<br />

<strong>La</strong> democratizzazione universale è la <strong>di</strong>ffusione della democrazia nei singoli stati.<br />

Circa 120 paesi nel mondo su un totale <strong>di</strong> 193 (dunque il 60% degli stati)<br />

ambiscono, <strong>di</strong>rettamente e/o in<strong>di</strong>rettamente, alla democrazia. Questo dato è <strong>di</strong><br />

vitale importanza per mostrare l’estensione della democrazia a livello mon<strong>di</strong>ale.<br />

Sicuramente la durata <strong>di</strong> questo processo rimarrà sempre un’incognita.<br />

Il secondo proce<strong>di</strong>mento, la democratizzazione globale, dovrebbe iniziare appena<br />

raggiunta quella universale. Questo proce<strong>di</strong>mento consiste nel creare nuove<br />

procedure democratiche globali e la presenza <strong>di</strong> istituzioni democratiche che<br />

garantiscono e tutelano i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> tutti gli attori. <strong>La</strong> questione più <strong>di</strong>fficile da<br />

affrontare in questa tappa è l’eguaglianza fra gli attori statali, a prescindere dalle<br />

loro risorse e dalle loro capacità: una prospettiva che può sembrare impossibile,<br />

ma il ruolo <strong>di</strong> attori non statali come le Organizzazioni non governative, nonché<br />

una nuova e <strong>di</strong>versa ONU, capace <strong>di</strong> agire senza l’influenza delle superpotenze,<br />

può rendere il cammino della democrazia globale un po’ meno impervio.<br />

37 Interntional systems in world history, Oxford University press; 2000.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 22<br />

L’introduzione del concetto <strong>di</strong> demos mon<strong>di</strong>ale, che va coinvolto nei processi<br />

politici internazionali, può essere una soluzione per affrancare le organizzazioni<br />

internazionali dall’egemonia degli stati: così nasce un altro piano <strong>di</strong> appartenenza<br />

politica, molto più ampio, che non schiaccerà lo stato, ma sarà,piuttosto, parallelo<br />

ad esso. <strong>La</strong> partecipazione del demos mon<strong>di</strong>ale può avvenire, inizialmente, sotto<br />

forma <strong>di</strong> democrazia <strong>di</strong>retta, con suffragi universali internazionali, per dare la<br />

possibilità alle persone, in tutto il mondo, <strong>di</strong> concorrere all’adozione <strong>di</strong> soluzioni<br />

circa i problemi globali. E’ questa la nuova figura che si vuole creare: il citta<strong>di</strong>no<br />

mon<strong>di</strong>ale come soggetto attivo, che appartiene al mondo, in grado <strong>di</strong> esercitare<br />

un’influenza sulle scelte globali. Nello scenario attuale, l’umanità ha mostrato un<br />

buon livello <strong>di</strong> solidarietà, grazie alle campagne d’aiuti umanitari nelle zone<br />

devastate da calamità e guerra.<br />

L’eventuale evoluzione della globalizzazione genererebbe una Global<br />

Governance 38 che potrebbe rispondere ai problemi globali dell’umanità senza<br />

<strong>di</strong>scriminazioni <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza, gestire una agenda globale che prevalga su quella<br />

dei singoli stati, nonchè trovare una comune identità che vada al <strong>di</strong> sopra<br />

dell’appartenenza politico-territoriale.<br />

Il <strong>di</strong>vario economico fra il nord e il sud, la presenza <strong>di</strong> stati confessionali e<br />

l’arretratezza dei mezzi <strong>di</strong> comunicazione negli stati terzomon<strong>di</strong>sti rende il<br />

funzionamento della governance globale quasi impossibile. D’altra parte, secondo<br />

alcuni stu<strong>di</strong>osi, la democrazia globale è un traguardo quasi ri<strong>di</strong>colo, impossibile<br />

da immaginare: Dahrendrof nel 2001 sostiene che coloro che parlano della<br />

democrazia globale stiano “abbaiando sulla luna”. Anche Dahl 39 si è mostrato<br />

altrettanto cinico, <strong>di</strong>chiarando che il sistema internazionale rimarrà sempre al <strong>di</strong><br />

sotto <strong>di</strong> qualunque ragionevole soglia <strong>di</strong> democrazia. Al <strong>di</strong> là del pessimismo <strong>di</strong><br />

38 Rosenau nel 1997 è stato il primo ad usare il concetto <strong>di</strong> Governance globale, poi è stato<br />

proceduto da Keohane 2001; nell’articolo Democrazia e Politica Internazionale <strong>di</strong> Filippo<br />

Andreatta; Rivista <strong>di</strong> Scienza Politica 2/2005, pag. 269.<br />

39 R. Dahl, Poliarchia. Partecipazione e opposizione nei sistemi politici, Milano, Angeli, 1981.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 23<br />

alcuni stu<strong>di</strong>osi, l’esito della democratizzazione globale è impreve<strong>di</strong>bile, e il caso<br />

dell’UE ne costituisce un esmpio: a democratizzazione sopranazionale è venuta<br />

alla luce con la nascita dell’Unione Europea, un sistema sopranazionale composto<br />

da varie istituzioni che agiscono <strong>di</strong> concerto, inizialmente gestite dagli stati senza<br />

la partecipazione dei citta<strong>di</strong>ni. Ora l’UE è sottoposta anch’ essa ad un processo <strong>di</strong><br />

democratizzazione istituzionale, e questo è l’unico modello <strong>di</strong> democratizzazione<br />

sopranazionale: sicuramente l’auspicato successo dell’UE darà un buon esempio<br />

al resto del mondo per riuscire a democratizzare il sistema globale seguendo gli<br />

stessi passi degli stati europei.<br />

2.2 Le Critiche alla Democrazia Globale<br />

In primo luogo, come nemici della cosmopolitica, vengono i realisti che<br />

proteggono la centralità dello stato e la rendono invulnerabile. Secondo i realisti<br />

l’interesse statale e la sua forza (intesa come <strong>di</strong>plomazia e come forza bellica)<br />

sono gli elementi determinanti delle relazioni internazionali. In breve lo stato,<br />

determina un certo obiettivo, e calcola le spese e secondo un approccio<br />

razionalistico, sceglie la strada del suo comportamento. Quin<strong>di</strong> nelle crisi anche <strong>di</strong><br />

livello internazionale, cerca <strong>di</strong> agire usando le proprie risorse, creando una<br />

gerarchia <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne che ha al suo vertice, pochi stati ( che detengono la supremazia<br />

militare ed economica), invece ha alla base gli stati <strong>di</strong> periferia. Questa visione<br />

realista, è stata sempre basata sulla concentrazione della forza e della ricchezza in<br />

mani <strong>di</strong> pochi. Però nel caso della cosmopolitica, proprio gli stati <strong>di</strong> periferia che<br />

possono avere le iniziative vincenti. Gli stati periferici, a loro non piacciono molto<br />

le egemonie, e sono dei soggetti che hanno i propri interessi nella società<br />

internazionale, il loro interesse principale è <strong>di</strong> far valere il loro peso nello scenario<br />

internazionale. <strong>La</strong> democrazia globale, per gli stati che non godono <strong>di</strong> un ruolo<br />

primario o centrale nel sistema internazionale, costituisce l’unica speranza per<br />

impe<strong>di</strong>re l’eventuale ingiustizia che possono subire dalla potenza egemone. <strong>La</strong><br />

visione dei realisti, si limita a criticare il progetto della cosmopolitica e della<br />

democrazia internazionale senza dare un’alternativa che possa garantire la pace e


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 24<br />

la sicurezza internazionale, si può rischiare <strong>di</strong>cendo che tale visione è molto<br />

riduzionistica, ed è basata su calcoli razionali e forza d’agire che possono avere<br />

solo le potenze egemone. <strong>La</strong> teoria realista dell’ or<strong>di</strong>ne internazionale rende<br />

legittimo il possesso della forza <strong>di</strong> struttura 40 , da parte <strong>di</strong> una potenza, che<br />

controlla il sistema. Il momento pericoloso consiste invece, quando nasce un<br />

nuovo rivale che a sua volta, vorrebbe <strong>di</strong>ffondere il suo nuovo or<strong>di</strong>ne. Quin<strong>di</strong> la<br />

pace esiste finche non ci sono rivali, che si appropriano anche loro del potere <strong>di</strong><br />

struttura. <strong>La</strong> sovranità il centro dell’attenzione dei realisti sta subendo una grave<br />

crisi –basti pensare all’UE e il suo livello sopranazionale, che sta schiacciando la<br />

sovranità statale in tutti i settori- ed è considerata da alcuni come l’inizio della<br />

fine dello stato moderno. Ovviamente il concetto della sovranità, sta contando<br />

poco specialmente <strong>di</strong> fronte ai problemi <strong>di</strong> natura globale, oppure <strong>di</strong> fronte ai<br />

flussi economici globali, che davanti alla quale lo stato è totalmente incapace.<br />

Perciò, i realisti trascurano la tendenza statale attuale a sacrificare una parte della<br />

sua competenza e sovranità ad altri istituzioni sopranazionali o ad<strong>di</strong>rittura ad altri<br />

attori non statali nel sistema globale, come le organizzazioni internazionali.<br />

Quin<strong>di</strong> l’evoluzioni degli stati e la molteplicità dei livelli d’esercizio del potere è<br />

una novità, anzi è conseguenza apo<strong>di</strong>ttica, per affrontare le crisi degli stati. Per<br />

quanto possa essere naturale questa evoluzione è caratteristica degli stati<br />

democratici, che si sono <strong>di</strong>mostrati più flessibile a subire tale fondamentale<br />

cambiamento. L’autoritarismo non riesce a accettare tale cambiamento, perché<br />

possa significare la rinunzia del potere da parte dell’èlites che detengono il potere,<br />

per questo che la democratizzazione universale è essenziale per garantire<br />

l’accesso anche degli stati non democratici a questa <strong>di</strong>namica <strong>di</strong><br />

sopranazionalismo. Una volta il sistema globale possa essere stabilizzato e<br />

totalmente democratizzato, gli stati cercheranno <strong>di</strong> essere più pratici nelle loro<br />

risposte ai problemi interni e globali. L’incapacità statale e la per<strong>di</strong>ta della propria<br />

sovranità in settori importanti (per esempio, il settore socio-economico) saranno<br />

l’incintivi per assegnare la sua capacità decisionale ad un livello sopranazionale<br />

40 <strong>La</strong> forza <strong>di</strong> struttura è la capacità <strong>di</strong> essere l’ultimo fornitore <strong>di</strong> sicurezza nel sistema<br />

internazionale, è il controllore dei flussi economici a lungo raggio.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 25<br />

che potrebbe essere un regime, una alleanza strategica e anche ricorso ai trattati <strong>di</strong><br />

associazione e <strong>di</strong> partnership.<br />

<strong>La</strong> società internazionale può essere considerata come una società <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui che<br />

vivono insieme, nella mancanza <strong>di</strong> regole <strong>di</strong> convivenza, il più forte ha più <strong>di</strong>ritti e<br />

meno doveri, e colui che domina e governa. <strong>La</strong> stessa cosa vale per gli stati, lo<br />

stato che è considerato forte, controlla gli altri, e non è costretto a rispettare le loro<br />

sovranità. <strong>La</strong> democrazia cosmopolitica, può essere considerata come un or<strong>di</strong>ne<br />

giuri<strong>di</strong>co, in cui tutti hanno lo stesso dovere e lo stesso <strong>di</strong>ritto, si sta parlando <strong>di</strong><br />

uguaglianza. <strong>La</strong> domanda che si pone ora, quanti stati forti possono accettare a<br />

sottomettersi a un or<strong>di</strong>ne giuri<strong>di</strong>co internazionale? <strong>La</strong> riposta non è così facile, gli<br />

stati forti resisteranno sempre a qualunque tentativo che possa renderlo un<br />

semplice membro in una società internazionale. Ma con il passare del tempo, il<br />

costo <strong>di</strong> governare il sistema globale sarà esorbitante, e anche la <strong>di</strong>fficoltà causata<br />

dagli impegni interni e globali renderà la gestione impossibile. Tutto si ritiene<br />

normale nell’eclisse della superpotenza, e l’abbiamo visto con l’impero romano e<br />

l’Inghilterra e può anche lo stesso si ripeterà con gli USA, ovviamente secondo i<br />

cicli storici <strong>di</strong> Modelski. Appena compiuta la democratizzazione universale, non<br />

ci sarà posto per una o più potenze egemone, la società internazionale non<br />

accetterà un governo <strong>di</strong>spotico nelle mani <strong>di</strong> pochi stati. <strong>La</strong> crisi dello stato<br />

moderno e l’inizio della formazione <strong>di</strong> governi sopranazionali, per esempio l’UE,<br />

sarà la ragione per cui, nessun stato oserà <strong>di</strong> prendere l’iniziativa <strong>di</strong> governare<br />

unilateralmente, quin<strong>di</strong> gli stati indeboliti dalla maturazione del processo della<br />

globalizzazione, la completa per<strong>di</strong>ta della loro sovranità economica e finanziaria<br />

(l’effetto dei multinazionali e della banche mon<strong>di</strong>ali), e in fine la obbligata<br />

collaborazione nella materia dei problemi globali con gli altri attori, cioè la per<strong>di</strong>ta<br />

della sovranità politica, saranno i nuovi dati della realtà politica globale. <strong>La</strong><br />

democratizzazione globale sarà necessaria per garantire la presenza della<br />

procedure democratiche, in un contesto globale basato sull’eguaglianza degli<br />

attori globali.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 26<br />

2.3 Come si misura la democratizzazione universale?<br />

<strong>La</strong> democratizzazione universale è l’attuale processo <strong>di</strong> trasformazione delle<br />

relazioni internazionali in senso democratico. Per questa ragione gli stu<strong>di</strong> sono <strong>di</strong><br />

natura scientifica e concentrati sulla misura della democrazia. A tal proposito sarà<br />

proficuo e opportuno prendere in esame uno stu<strong>di</strong>o molto interessante <strong>di</strong> D.<br />

Brinks e M. Coppedge 41 .<br />

Lo stu<strong>di</strong>o consiste nella creazione <strong>di</strong> un approccio scientifico per misurare la<br />

democrazia. Lo sviluppo delle scienze politiche avviene attraverso la definizione e<br />

la ridefinizione dell’oggetto d’analisi e attraverso l’elaborazione <strong>di</strong> nuove tecniche<br />

e nuovi meto<strong>di</strong> finalizzati alla ricerca del massimo grado <strong>di</strong> scientificità. <strong>La</strong><br />

democratizzazione <strong>di</strong> uno stato è un fenomeno connesso anche a fattori esterni,<br />

situazioni internazionali e circostanze regionali. In poche parole non si può parlare<br />

<strong>di</strong> democrazia e democratizzazione senza ricordare i rapporti con gli stati vicini.<br />

Se il gap democratico fra due stati vicini è positivo, la probabilità <strong>di</strong> avere un<br />

progresso nel consolidamento democratico è più alta. Con gap democratico ci si<br />

riferisce alla <strong>di</strong>fferenza fra due regimi democratici, oppure tra uno democratico e<br />

uno non democratico. Il problema si pone quando c’è più <strong>di</strong> uno stato confinante,<br />

ed è la cosa più naturale avere più <strong>di</strong> uno stato vicino. In realtà, Brinks e<br />

Coppedge 42 hanno risolto il problema creando una formula, in cui si fa la me<strong>di</strong>a<br />

del fattore <strong>di</strong> influenza <strong>di</strong> uno, o più stati vicini:<br />

D<br />

i,<br />

t+<br />

1<br />

=<br />

1<br />

K<br />

k<br />

K = 1<br />

( F − F )<br />

41 Brinks e M. Coppedge, due professori dell’Università <strong>di</strong> Notre Dame, hanno condotto uno<br />

stu<strong>di</strong>o sulla <strong>di</strong>ffusione democratica della terza ondata, adottando delle leggi scientifiche, delle<br />

formule matematiche e delle variabili che influiscono sulla democrazia.<br />

42 Patterns of Diffusion in The Third Wave of Democracy, 2001; Annual Meeting of the American<br />

Political Sciences Association, San Francisco.<br />

kt<br />

it


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 27<br />

Dove i,<br />

t+<br />

1<br />

D è l’atteso valore della <strong>di</strong>ffusione democratica in uno stato i, e in un<br />

tempot + 1;<br />

k invece è il numero <strong>di</strong> stati che sono vicini allo stato oggetto <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>o e viene chiamato Network Contries. F it rappresenta i requisiti democratici<br />

dello stato i, oggetto dello stu<strong>di</strong>o, F kt rappresenta invece i requisiti democratici<br />

degli stati confinanti e vicini k (Network Countries). Questi requisiti democratici<br />

devono essere misurati in un arco <strong>di</strong> tempo t. <strong>La</strong> formula presuppone che tutti gli<br />

stati, quello da analizzare e quelli che lo circondano siano <strong>di</strong> uguale peso 43 ; in altri<br />

termini neutralizza gli elementi che costituiscono il peso <strong>di</strong> uno stato.<br />

<strong>La</strong> F kt viene calcolata una volta per ogni stato vicino 44 . L’importanza del calcolo<br />

consiste nel <strong>di</strong>mostrare che la democratizzazione (in progresso e/o in regresso) in<br />

un determinato periodo <strong>di</strong> tempo t, può seguire una curva crescente o decrescente.<br />

Il calcolo darà come esito il D i,<br />

t+<br />

1 in valore numerico. Il problema principale della<br />

formula consiste nel valore soggettivo, basato su meto<strong>di</strong> scientifici che <strong>di</strong>pendono<br />

dai dati statistici poco precisi. Va ricordato comunque che l’approccio è ancora<br />

giovane e non ancora standar<strong>di</strong>zzato. <strong>La</strong> sua importanza è legata al fatto che è il<br />

primo tentativo in grado <strong>di</strong> consentire, in qualche modo, il reperimento <strong>di</strong> un<br />

insieme <strong>di</strong> variabili che determinano la misurazione della democrazia, anche se la<br />

valutazione <strong>di</strong> ogni variabile è ancora ambigua, <strong>di</strong>versamente elaborata da ogni<br />

singolo stu<strong>di</strong>oso e in funzione dei risultati dei dati statistici, ricavati, a loro volta,<br />

da misurazione <strong>di</strong> variabili completamente <strong>di</strong>verse.<br />

<strong>La</strong> formula si è evoluta con il tempo cercando <strong>di</strong> contemplare nuove, importanti e<br />

più precise variabili, e sicuramente la formula continuerà ad evolversi man mano<br />

che ci saranno nuovi elementi da valutare nel complesso del calcolo<br />

43 Secondo Brinks e Coppedge, si intende per Peso, la capacità <strong>di</strong> uno stato d’ ingerire nella<br />

politica interna <strong>di</strong> un altro stato e/o <strong>di</strong> proteggersi dalla ingerenza degli stati <strong>di</strong> confine.<br />

44 Per “Stato vicino” Brinks e M. Coppedge intendono uno stato <strong>di</strong> confine; tuttavia, in questo<br />

lavoro <strong>di</strong> ricerca, preferisco intenderlo come uno stato con cui lo stato-oggetto ha dei rapporti, cioè<br />

una base minima <strong>di</strong> interessi comuni.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 28<br />

dell’andamento democratico. Per esempio, è stato preso in considerazione il peso<br />

<strong>di</strong> un stato, che è un elemento <strong>di</strong> vitale importanza e comprende all’interno <strong>di</strong> sé<br />

tante altre variabili. Ovviamente la formula precedente non poteva prendere in<br />

esame il peso <strong>di</strong> ogni stato, cioè si presuppone che tutti gli stati abbiano lo stesso<br />

peso 45 . Per cui Brinks e Coppedge hanno inserito un cambiamento che prende in<br />

considerazione anche questo elemento importantissimo, cioè il peso dello stato,<br />

ovvero il weight of the country:<br />

1<br />

w<br />

( F F )<br />

k kt<br />

Di, t+<br />

1 =<br />

K k<br />

kt −<br />

+ 1 wit<br />

Dove wkt è il peso dello stato k della network in un arco <strong>di</strong> tempo t, e il w it è il<br />

peso dello stato i (oggetto dello stu<strong>di</strong>o) in un arco <strong>di</strong> tempo t. Ovviamente più<br />

peso ha lo stato k, più influenza avrà sullo stato i. Il valore del peso è un dato che<br />

si può ottenere con il Freedom House 46 . Il rischio è che questi valori sono<br />

abbastanza <strong>di</strong>fferenti, a volte con parametri <strong>di</strong> misura <strong>di</strong>versi; perciò si fa una<br />

me<strong>di</strong>a abbastanza imprecisa dal punto <strong>di</strong> vista della cre<strong>di</strong>bilità del risultato. È lo<br />

stesso rischio che Brinks e M. Coppedge hanno cercato <strong>di</strong> eliminare facendo una<br />

me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> valori ottenuti in un certo periodo <strong>di</strong> tempo compreso fra t 1 e t 2 ; in tal<br />

modo si riduce al massimo l’imprecisione del calcolo.<br />

Ho cercato <strong>di</strong> facilitare l’osservazione della democrazia universale mettendo a<br />

<strong>di</strong>sposizione del lettore un uso integrato della formula <strong>di</strong> Brinks e M. Coppedge.<br />

<strong>La</strong> novità consiste nel creare una funzione che comprende i valori della scala<br />

democratica del Freedom House nel tempo t (che rappresenta il periodo da<br />

esaminare).<br />

45 Per “Peso <strong>di</strong> uno stato” si può intendere la sua popolazione, la sua economia, la potenza militare<br />

e l’influenza esercitata con i mezzi <strong>di</strong>plomatici formali e non formali.<br />

46 Freedom House: organizzazione no profit che si occupa dei dati statici riguardanti il peso dello<br />

stato e l’andamento democratico.<br />

it


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 29<br />

Ogni stato può essere membro in più <strong>di</strong> una network system (regionale o <strong>di</strong><br />

regime economico/politico), quin<strong>di</strong> il calcolo si rende ancora più <strong>di</strong>fficile e<br />

sempre meno atten<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> risultato. In tutti i casi si può sempre riferire ai risultati<br />

del Freedom House, per trovare i valori numerici che corrispondono alle variabili<br />

d’entrambi le formule.<br />

3. conclusione<br />

Le democrazie hanno avuto senz’altro un impatto rivoluzionario sulla politica tra<br />

stati. <strong>La</strong> democrazia è inevitabile sia per la pace internazionale, sia per la stabilità<br />

dei regimi politici. Si può <strong>di</strong>re che la democrazia si sta trasformando in un<br />

obiettivo comune della comunità internazionale. Il processo <strong>di</strong> democratizzazione<br />

è complicato e va stu<strong>di</strong>ato con attenzione e cautela. <strong>La</strong> quarta ondata <strong>di</strong><br />

democrazia, come una qualsiasi altra ondata, ha le proprie <strong>di</strong>stintive<br />

caratteristiche, anche se, come si è finora tentato <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare, i problemi, gli<br />

attori e gli stati oggetto <strong>di</strong> democratizzazione sono numerosi. Il Grande Me<strong>di</strong>o<br />

Oriente, per esempio, è sottoposto ad una esperienza <strong>di</strong> democratizzazione<br />

regionale che è considerata del tutto nuova. Il contrasto ideologico che resiste al<br />

processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione democratica assume molteplici forme: la resistenza<br />

ideologica delle correnti estremistiche islamiche, la resistenze della classi <strong>di</strong>rigenti<br />

in tutti gli stati del Me<strong>di</strong>o Oriente, il problema del terrorismo che rallenta il<br />

processo in cambio <strong>di</strong> collaborazione militare-strategica nella guerra contro il<br />

terrorismo. Ma i fattori più originali della quarta ondata sono la molteplicità degli<br />

attori , l’emergere dell’Unione Europea come attore internazionale con una<br />

propria agenda e come promotore della <strong>di</strong>ffusione delle democrazia e dei <strong>di</strong>ritti<br />

umani con i propri mezzi e la circoscrizione geografica dell’ondata <strong>di</strong> democrazia.<br />

Il prepotente ingresso degli attori non statali, come le multinazionali, le banche<br />

internazionali e le organizzazioni internazionali governative e non governative, ha<br />

reso il sistema globale <strong>di</strong> relazioni internazionali molto complesso e conflittuale.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 30<br />

<strong>La</strong> democrazia universale, destinata a coinvolgere tutti gli stati (nel processo della<br />

democratizzazione dei contesti statali), dovrebbe poi essere seguita da una<br />

democratizzazione globale (democratizzazione nelle procedure e introduzione<br />

dell’uguaglianza fra gli attori) , in cui tutti gli stati avranno gli stessi doveri e gli<br />

stessi impegni. <strong>La</strong> <strong>di</strong>ffusione della democrazia, anche a livello <strong>di</strong> procedure, e<br />

l’intervento degli attori non statali ha reso il sistema globale molto complesso, e<br />

ogni cambiamento sarebbe impossibile senza una collaborazione globale seria e<br />

decisiva. <strong>La</strong> democrazia globale quin<strong>di</strong> è la garanzia della pace perpetua, vista ora<br />

come un bene sociale internazionale. Comunque, per essere più concretamente<br />

realisti, la democrazia globale sembra un progetto utopico e lontano; non si<br />

attendono quin<strong>di</strong> risultati né a brevi né a me<strong>di</strong> termini, anzi, con la resistenza degli<br />

stati, in particolar modo le superpotenze che rifiuteranno ogni progetto che possa<br />

minacciare la loro posizione e la loro egemonia, la gerarchia degli stati durerà<br />

ancora a lungo.<br />

Infine, lo sviluppo della ricerca nell’ambito della <strong>di</strong>ffusione democratica, ha preso<br />

una piega sempre più scientifica, e la zattera della scienza politica e delle relazioni<br />

internazionali non coinvolge solamente la sociologia e le scienze storiche, ma<br />

abbraccia anche nuovi strumenti <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> natura statistica e matematica. Lo<br />

stu<strong>di</strong>o scientifico non si è limitato all’osservazione del fenomeno della <strong>di</strong>ffusione<br />

democratica, ma anche alla strategia della sua esportazione all’interno dei singoli<br />

contesti statali. Il costo della democratizzazione è alto, sia quello basato su<br />

iniziative belliche, sia quello incentivato da promesse economiche e supporto<br />

politico, ma in ogni caso è un costo necessario per il mantenimento della pace in<br />

un sistema anarchico, privo <strong>di</strong> regole e <strong>di</strong> morale.<br />

<strong>La</strong> <strong>di</strong>fficile battaglia non si svolge oggi esclusivamente fra coloro che pretendono<br />

la democrazia e quanti più rigidamente la respingono, ma anche fra gli stessi<br />

promotori della <strong>di</strong>ffusione della democrazia, avendo a <strong>di</strong>sposizione strumenti<br />

notevolmente <strong>di</strong>versi, agende <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso tenore e un modo d’ingerenza che oscilla<br />

fra il soft power e l’hard power. <strong>La</strong> democrazia sta gradualmente <strong>di</strong>ventando un


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 31<br />

bene comune, capace <strong>di</strong> garantire la sicurezza dello stato oggetto dell’ondata e la<br />

salvaguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> tutta la comunità internazionale.<br />

Nel capitolo seguente verrà svolta una puntuale analisi dell’ Unione Europea nella<br />

veste <strong>di</strong> attore internazionale, la cui volontà <strong>di</strong>verge da quella degli stati membri e<br />

a volte si pone in evidente contrasto. L’aspetto dell’UE come promotore<br />

internazionale della democrazia e dei <strong>di</strong>ritti umani è molto originale e finora<br />

pacifico. È entusiasmante osservare come la politica europea, nel contesto<br />

internazionale, sia capace <strong>di</strong> esportare le proprie regole, servendosi <strong>di</strong> un<br />

meccanismo <strong>di</strong> produzione della politica estera estremamente originale.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 32<br />

<strong>Capitolo</strong> Secondo: L’Unione Europa come attore internazionale e<br />

come sostenitore della pace democratica<br />

1. Il modello <strong>di</strong> funzionamento della politica estera europea<br />

L’UE, come tutti gli attori statali, è influenzata dalle <strong>di</strong>namiche della politica<br />

mon<strong>di</strong>ale e delle richieste <strong>di</strong> azioni internazionali provenienti dall’esterno, a<br />

prescindere dalla sua capacità <strong>di</strong> risposta. Le crisi internazionali e la <strong>di</strong>ffusione<br />

della democrazia e dei <strong>di</strong>ritti umani hanno un impatto pesante e costituiscono una<br />

sorta <strong>di</strong> input al sistema <strong>di</strong> relazioni internazionali dell’UE. Questa capacità<br />

dell’UE <strong>di</strong> relazionarsi con il mondo come “me<strong>di</strong>a potenza gigante”, è<br />

principalmente causata dalla caduta dell’URSS, cioè dalla fine della guerra fredda,<br />

e dall’avvio della era monopolare, durata poco in virtù del fenomeno<br />

dell’inter<strong>di</strong>pendenza complessa 47 , che ha portato l’UE e gli altri attori statali che<br />

<strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> risorse a rimodellare le loro relazioni e ottimizzare la loro capacità<br />

<strong>di</strong> cooperazione. Si assiste, così, alla nascita <strong>di</strong> un nuovo sistema multipolare,<br />

caratterizzato non più da una netta e <strong>di</strong>stinguibile contrapposizione tra due centri<br />

ben definiti, ma da una molteplicità <strong>di</strong> centri <strong>di</strong> potere internazionale.<br />

Gli attori (in particolar modo l’UE) nel quadro internazionale sono influenzati da<br />

un certo numero <strong>di</strong> elementi. Questa influenza in realtà è <strong>di</strong>namica, e, per essere<br />

precisi, si sostanzia in un Feedback retroattivo, che porta al totale mutamento<br />

delle regole stesse. Gli elementi che caratterizzano l’attuale sistema internazionale<br />

sono stati stu<strong>di</strong>ati analiticamente da Roy H. Ginsberg 48 : 1) insieme <strong>di</strong> norme<br />

europee in materia <strong>di</strong> sicurezza e pace democratica; 2) <strong>di</strong>ritto positivo che regola<br />

47 L’inter<strong>di</strong>pendenza complessa è una teoria <strong>di</strong> R. Keohane e J. Nye, citata per la prima volta nella<br />

“Power and Interdependence”; 1987<br />

48 Roy H. Ginsberg: stu<strong>di</strong>oso americano dell’ UE e professore presso lo Skidmore College. Si fa<br />

riferimento al suo articolo Coceptualizing the European Union as international actor; Jornal of<br />

Common Market Stu<strong>di</strong>es, 1999.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 33<br />

la società internazionale; 3) cambiamento <strong>di</strong>namico e sistematico della politica<br />

internazionale.<br />

1.1 L’input che attiva il sistema europeo <strong>di</strong> relazioni internazionali<br />

Per capire, in primo luogo, il processo decisionale della PEE 49 , (politica estera<br />

europea), si può usare il modello <strong>di</strong> analisi teorizzato da Easton denominato<br />

“agente-struttura” 50 , che categorizza l’utilità dei vari concetti teorici impiegati<br />

nelle spiegazioni del processo decisionale. Adottando il modello <strong>di</strong> Easton,<br />

Schmitter ne ha analizzato, in particolare, l’input, che costituisce l’impatto<br />

dell’UE sul sistema <strong>di</strong> relazioni internazionali. Schmitter ha in<strong>di</strong>viduato taluni<br />

elementi che costituiscono il motore del processo decisionale della PEE:<br />

1) L’esternalizzazione cui gli stati del sistema spingono gli stati membri<br />

dell’UE: l’esortazione, cioè, ad agire collettivamente, grazie alla<br />

<strong>di</strong>sposizione giuri<strong>di</strong>ca che obbliga gli stati membri ad accettare e<br />

conformarsi ai rapporti e agli accor<strong>di</strong> dell’UE con stati terzi.<br />

2) <strong>La</strong> politica <strong>di</strong> scala, ovvero la tendenza degli stati membri ad agire in<br />

maniera congiunta in materia <strong>di</strong> politica estera. Questa prassi dovrebbe<br />

ridurre i costi e i rischi delle azioni proprio perché saranno intraprese su<br />

iniziativa collettiva e non sulla base <strong>di</strong> decisioni in<strong>di</strong>viduali. Dal altro<br />

canto, quando l’Europa agisce come unico attore, risulta avere più peso e<br />

capacità <strong>di</strong> farsi sentire (essendo la più forte unione politico-economica nel<br />

mondo), rispetto alla somma dei suoi singoli stati. <strong>La</strong> politica <strong>di</strong> scala ha<br />

una importanza vitale nella <strong>di</strong>ffusione della democrazia e dei <strong>di</strong>ritti umani.<br />

Sicuramente l’UE, quando agisce collettivamente, incontra meno<br />

resistenze, in particolar modo se lo stato oggetto delle azioni <strong>di</strong>plomatiche<br />

49 <strong>La</strong> PEE si riferisce alla formulazione e messa in opera <strong>di</strong> azioni <strong>di</strong>plomatiche e <strong>di</strong> politica estera<br />

da parte della CE e della comunità politica europea, ora chiamata PESC.<br />

50 Il modello agente-struttura risale a A. Wendet, The agent-structure problem in Internatinals<br />

Relations Theory, “International Organization”; 1987.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 34<br />

ha interessi economici e commerciali con l’UE. Essendo stata esclusa,<br />

almeno per il momento, la forza bellica dall’agenda europea, si dà<br />

importanza fondamentale alla PESC, che costituisce, ormai, l’unico<br />

strumento che consenta <strong>di</strong> gestire in modo collettivo il sistema europeo <strong>di</strong><br />

relazioni internazionali.<br />

3) <strong>La</strong> PESC non è solo l’unione delle politiche estere nazionali, ma è anche<br />

una <strong>di</strong>plomazia collettiva e uno strumento davvero innovativo per regolare<br />

e controllare certe potenze regionali europee, ad esempio la potenza<br />

tedesca, inglobata nel quadro della politica estera europea. Ritengo che la<br />

PESC sia lo strumento più efficace e utile nella quarta ondata <strong>di</strong><br />

democrazia, che verrà analizzata dettagliatamente nel prossimo capitolo.<br />

4) Gli interessi europei seguono la via segnata dall’esito delle relazioni e<br />

della cooperazione fra gli stati membri e le varie istituzioni comuni. Tutto<br />

ciò si fonda su una logica <strong>di</strong> self-styled che è espressione <strong>di</strong> un modello<br />

propriamente europeo <strong>di</strong> <strong>di</strong>plomazia e <strong>di</strong> politica estera.<br />

1.2 Il sistema europeo <strong>di</strong> relazioni internazionali: il “black box”<br />

che riceve l’input<br />

L’input, come già anticipato, costituisce l’insieme degli stimoli esterni ed interni<br />

che attivano, a loro volta, il black box, ovvero il sistema <strong>di</strong> relazioni esterne<br />

dell’UE. Questo black box è costituito dai tre pilastri decisionali dell’UE:<br />

1- comunità europea<br />

2- politica estera e <strong>di</strong> sicurezza comune<br />

3- cooperazione in materia <strong>di</strong> giustizia e affari interni<br />

Ovviamente il secondo pilastro è la manifestazione suprema dell’UE come<br />

international actor: prima dell’entrata in vigore del trattato istitutivo dell’Unione<br />

europea, l’armonizzazione politica tra gli Stati membri della CE rientrava nel<br />

quadro della «Cooperazione politica europea» (CPE), fondata nel 1970 e,<br />

successivamente, consolidata ed ampliata dall’Atto unico europeo nel 1986/1987.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 35<br />

Tale cooperazione prevedeva consultazioni regolari tra i ministri degli Affari<br />

esteri e contatti permanenti tra le loro amministrazioni. Era stata istituita allo<br />

scopo <strong>di</strong> migliorare l’informazione reciproca e la concertazione tra gli Stati<br />

membri su ogni questione importante in materia <strong>di</strong> politica estera, <strong>di</strong> armonizzare<br />

i <strong>di</strong>versi punti <strong>di</strong> vista e, per quanto possibile, <strong>di</strong> adottare strategie comuni. Ogni<br />

decisione andava tuttavia presa all’unanimità. Le questioni relative alla sicurezza<br />

si limitavano peraltro agli aspetti politici ed economici. Le recenti crisi politiche<br />

(guerra del Golfo, guerra civile in Iugoslavia, crollo dell’Unione Sovietica) hanno<br />

rivelato chiaramente che tale strumento <strong>di</strong> politica estera e <strong>di</strong> sicurezza non<br />

conferiva all’Unione europea un’importanza adeguata al suo ruolo <strong>di</strong> massima<br />

potenza commerciale del mondo riguardo a questioni essenziali <strong>di</strong> politica<br />

mon<strong>di</strong>ale. Nel trattato UE i capi <strong>di</strong> Stato o <strong>di</strong> governo degli Stati membri hanno<br />

convenuto <strong>di</strong> sviluppare progressivamente una politica estera e <strong>di</strong> sicurezza<br />

comune, finalizzata in primo luogo a perseguire imperativamente i seguenti<br />

obiettivi:<br />

• la salvaguar<strong>di</strong>a dei valori comuni, degli interessi fondamentali e<br />

dell’in<strong>di</strong>pendenza dell’Unione;<br />

• il rafforzamento della sicurezza dell’Unione europea e dei suoi Stati<br />

membri;<br />

• il mantenimento della pace nel mondo e il rafforzamento della sicurezza<br />

internazionale, conformemente ai principi della Carta delle Nazioni Unite,<br />

nonché ai principi e agli obiettivi dell’Atto finale <strong>di</strong> Helsinki (1975) e<br />

della Carta <strong>di</strong> Parigi (1990), sulla cui base è stata creata, nel 1994,<br />

l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE);<br />

• la promozione della cooperazione internazionale, creando una<br />

inter<strong>di</strong>pendenza complessa internazionale.<br />

• la promozione della democrazia e dello stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, la salvaguar<strong>di</strong>a dei<br />

<strong>di</strong>ritti umani e delle libertà fondamentali.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 36<br />

Dal momento che l’Unione europea non è una struttura statalistica finita, tali<br />

obiettivi possono essere raggiunti solo progressivamente. <strong>La</strong> politica estera, e<br />

soprattutto quella <strong>di</strong> sicurezza, costituiscono, per tra<strong>di</strong>zione, i settori nei quali<br />

maggiormente gli stati membri esercitano la loro sovranità. Si tratta, pertanto, <strong>di</strong><br />

materie particolarmente delicate, dovendo gli stati cedere porzioni <strong>di</strong> un loro<br />

elemento costitutivo, qual è, appunto, la sovranità. <strong>La</strong> delicatezza della questione<br />

è <strong>di</strong>mostrata dal fatto che il consiglio, che rappresenta i governi nazionali, è in<br />

continuo contrasto con il parlamento europeo, che rappresenta i popoli d’Europa.<br />

Inoltre, è <strong>di</strong>fficile definire interessi comuni in questo campo, giacché nell’UE solo<br />

Francia e Regno Unito possiedono armi atomiche. Ciò significa che solo questi<br />

due stati possono incidere in maniera seria sulle questioni <strong>di</strong> pace internazionale:<br />

in caso <strong>di</strong> contrasto <strong>di</strong> una <strong>di</strong> tali potenze con l’UE, prevarrà l’interesse nazionale<br />

Un altro problema è rappresentato dal fatto che non tutti gli Stati membri dell’UE<br />

fanno parte della NATO (Irlanda, Svezia, Austria, Finlan<strong>di</strong>a) e dell’UEO 51<br />

(Danimarca, Irlanda, Grecia). Pertanto, le decisioni in materia <strong>di</strong> “politica estera e<br />

sicurezza comune” continuano ad esser adottate essenzialmente nel quadro della<br />

cooperazione tra gli Stati. Tuttavia, nel frattempo è stato messo a punto un<br />

<strong>di</strong>spositivo d’azione autonomo, che ha trovato riscontro nel trattato <strong>di</strong> Amsterdam,<br />

che ha dotato <strong>di</strong> un solido quadro giuri<strong>di</strong>co la cooperazione tra gli Stati. Nel<br />

quadro del secondo (e terzo) pilastro vengono adottate, ad esempio, decisioni <strong>di</strong><br />

principio, vengono formulati pareri comuni, vengono adottate azioni e misure<br />

comuni e decisioni quadro. Tra questi strumenti, quello che più risponde ai<br />

requisiti <strong>di</strong> una <strong>di</strong>rettiva CE è la decisione quadro. Tuttavia, analogamente agli<br />

altri strumenti d’azione dell’UE, tale decisione non può avere vali<strong>di</strong>tà, né<br />

applicabilità <strong>di</strong>retta negli Stati membri. Tali misure e decisioni non sono<br />

impugnabili neppure davanti alla Corte <strong>di</strong> giustizia europea.<br />

Per gestire il complesso processo decisionale sono percorribili due binari: il primo<br />

è quello consociativistico, il secondo è quello dell’ intergovernatismo. Il<br />

consociativismo consiste principalmente nello stabilimento <strong>di</strong> precise regole <strong>di</strong><br />

51 Unione dell’Europa Occidentale.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 37<br />

rappresentanza politica per proteggere gli interessi <strong>di</strong> tutti i gruppi (linguistici e<br />

etnici). Si sono quin<strong>di</strong> sviluppate strategie decisionali congiunte e consensuali,<br />

basate su coalizioni altamente rappresentative. Infatti, nella maggior parte dei casi,<br />

le esigenze <strong>di</strong> tutti i gruppi vengono sod<strong>di</strong>sfatte prima che la decisione finale sia<br />

stabilita. Il consociativismo europeo è ancora in fase <strong>di</strong> sviluppo ed evoluzione, e<br />

non ha grande rilevanza nelle materie della sicurezza e della <strong>di</strong>fesa:si dovrebbe,<br />

pertanto, costruire un modello decisionale che possa cogliere e trasformare in<br />

azioni concrete tali esigenze. L’intergovernatismo, invece, è al centro del processo<br />

decisionale dell’UE. Secondo i realisti l’UE sarebbe una sorta <strong>di</strong> arena in cui i<br />

governi degli stati membri si incontrano per negoziare nuovi accor<strong>di</strong> rafforzando<br />

il loro potere. Quin<strong>di</strong> per i realisti gli stati perseguono, secondo un approccio<br />

razionale ed in<strong>di</strong>pendente, la loro sicurezza e consolidano il proprio potere<br />

internazionale: tra gli appartenenti alla scuola realista, Miles 52 sostiene che<br />

l’Unione Europea sia un’arena complessa <strong>di</strong> negoziazione, che opera attraverso<br />

delle conferenze intergovernative. Ovviamente i realisti raffigurano<br />

pessimisticamente l’UE come una strategia per aumentare ulteriormente il potere<br />

dello stato. L’UE è, piuttosto, l’unica risposta possibile a una serie <strong>di</strong> crisi che<br />

hanno colpito lo stato, indebolendolo.<br />

In realtà, sia il decision making che i meccanismi adottati per le negoziazione<br />

interistituzionale sono molto complessi, e nello stesso tempo variano da una<br />

materia all’altra, a seconda dell’importanza <strong>di</strong> quest’ultima. Il sistema <strong>di</strong> relazioni<br />

internazionali europeo è in continuo sviluppo e sta prendendo una strada<br />

caratterizzata dal sempre maggiore coinvolgimento <strong>di</strong> tutti i livelli del governance<br />

europeo (substatale; statale e sovrastatale). Non solo, ma comprende anche tutti i<br />

gruppi d’interesse e <strong>di</strong> pressione che possono influenzare la PEE in funzione dei<br />

loro interessi.<br />

52 L.Miles, Integration Theory and Enlargement of The EU, in Rhodes, Mazey, The state, cit., pag<br />

179.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 38<br />

1.3 Gli output del sistema europeo delle relazioni internazionali<br />

Gli output sono le risposte, elaborate dal black box, ai problemi entranti, ovvero<br />

gli input. Il sistema <strong>di</strong> relazioni internazionali dell’UE è basato su una fiducia<br />

interna nella possibilità <strong>di</strong> affrontare i problemi attraverso le varie istituzioni e<br />

nello stesso tempo una fiducia esterna, insieme agli altri attori internazionali,<br />

nell’opportunità <strong>di</strong> accogliere le decisioni dell’UE. Ogni volta che si avvia il<br />

processo decisionale e si riesce a dar vita a una decisione <strong>di</strong> politica estera<br />

comune, si consolida la legittimità dell’UE come attore unico, che <strong>di</strong>spone <strong>di</strong><br />

mezzi e risorse che altri non hanno. L’output più importante è il cosiddetto civile<br />

power: un attore internazionale privo <strong>di</strong> una <strong>di</strong>mensione militare, ma capace <strong>di</strong><br />

influenzare altri attori internazionali attraverso mezzi <strong>di</strong>plomatici, economici e<br />

giuri<strong>di</strong>ci. Infatti tutte le azioni della PEE sono “azioni civili” sebbene alcune<br />

abbiano una <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> sicurezza e lotta contro il terrorismo. L’output meno<br />

importante invece sarebbe l’allargamento dell’UE con il coinvolgimento <strong>di</strong> nuovi<br />

stati.<br />

<strong>La</strong> Potenza Civile dell’UE esiste grazie al peso economico e politico <strong>di</strong> cui<br />

<strong>di</strong>spone. Ovviamente la potenza civile non è una linea comune seguita e accettata<br />

da ogni singolo stato membro (basti vedere il comportamento <strong>di</strong>suniforme degli<br />

stati europei nella guerra in Iraq), ma è una scelta <strong>di</strong>versa che è stata presa<br />

dall’UE a prescindere della volontà degli stati. L’importanza della potenza civile<br />

consiste fondamentalmente nella riduzione dell’incertezza intorno alle credenziali<br />

<strong>di</strong> attore internazionale dell’UE. Il civil power è visto da alcuni stu<strong>di</strong>osi come<br />

compenso all’incapacità militare europea, oppure come strategia antiquata per<br />

perseguire gli obiettivi prefissati. Per esempio, M. Vahl 53 afferma che “that civil<br />

power was an old and contested concept, with possibly contra<strong>di</strong>ctory senses. It<br />

53 M. Vahl Research Fellow, Centre for European Policy Stu<strong>di</strong>es (CEPS); Civile or Military? The<br />

evolving nature of the European nature; Gennaio 2006.<br />

http://www.libertysecurity.org/IMG/pdf/CEPS_MINUTES-Civilormilitary12_01_2006.pdf


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 39<br />

could refer to the means by which certain objectives were realised without<br />

recourse to military assets. It could also imply civil rather than military goals.<br />

Finally, it could refer to who controlled policy-making, for instance if civilian<br />

control was exercised to achieve military objectives. Either way, the notion of<br />

civil power had certain contra<strong>di</strong>ctions if civil was understood to in<strong>di</strong>cate the non-<br />

exercise of (coercive) power. Pertinent for the debate was therefore whether the<br />

EU could be considered a civilian power, and who were the practitioners of EU<br />

civilian power”. <strong>La</strong> critica <strong>di</strong> Vahl non solo smentisce l’effettività della potenza<br />

civile, ma ammette persino l’in<strong>di</strong>spensabilità della potenza coercitiva (cioè<br />

militare) per avere un ruolo internazionale più rilevante. L’approdo al civile power<br />

si configura invece come una scelta filosofica innovativa, anche se storicamente il<br />

concetto della potenza civile -ovvero quella potenza priva <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione militare-<br />

è già esistito. Sarà sufficiente ricordare il caso della Germania e del Giappone,<br />

dopo la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, con la <strong>di</strong>fferenza però che la potenza civile in<br />

quel caso fu imposta dalla comunità internazionale; nell’attuale UE, invece, la<br />

potenza civile è una scelta completamente libera e pragmaticamente ricercata, non<br />

basata su un’incapacità militare o su una <strong>di</strong>fficoltà nel processo decisionale <strong>di</strong><br />

creare un braccio armato che possa <strong>di</strong>ventare uno strumento per ottenere in<br />

maniera coercitiva i vantaggi e gli obiettivi che non si possono raggiungere con la<br />

<strong>di</strong>plomazia nel quadro internazionale.<br />

Il civile power in definitiva è una garanzia per l’invulnerabilità della sovranità<br />

statale; il military power invece, ha sempre rappresentato una costante minaccia<br />

per gli stati. Il civile power riesce a creare un flusso <strong>di</strong> principi e <strong>di</strong> politiche fra<br />

l’UE e lo stato soggetto alle azioni della potenza civile. Attraverso tale flusso si<br />

crea un fenomeno <strong>di</strong> emanazione 54 <strong>di</strong> politiche, istituzioni e principi. O. Costa 55<br />

54 Impiego un termine appartenente alla filosofia neoplatonica: dobbiamo immaginare questo<br />

processo come il sole(in questo caso l'Uno <strong>di</strong> cui parla Plotino) che emana raggi <strong>di</strong> luce, cioè<br />

sostanza. L'Uno emana non per volontà ma per necessità, visto che la sostanza trabocca da esso.<br />

<strong>La</strong> stessa logica dovrebbe essere adottata dall’UE in questa sorta <strong>di</strong> emanazione <strong>di</strong> valori e<br />

principi.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 40<br />

ha analizzato, ad esempio, tale fenomeno: “ Such specificities may gave a new<br />

appeal to the idea of <strong>di</strong>ffusing the European model elsewhere and exemplify the<br />

intention of the EU leader to spread this model, in the name of European values,<br />

such as democracy, human rights, the rule of law, multilateralism, social progress<br />

and the protection of the environment”. Ovviamente i casi concreti <strong>di</strong> questo<br />

fenomeno risultano abbastanza eloquenti: l’Unione Africana è l’esito<br />

dell’emanazione delle strutture istituzionali secondo il modello europeo 56 .<br />

L’emanazione non si limita al livello istituzionale ma si propaga anche al livello<br />

<strong>di</strong> principi e valori: la clausola <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionalità 57 è un metodo per sollecitare una<br />

pressione sempre sotto la categoria del civile power, ma in questo caso l’UE<br />

cerca <strong>di</strong> creare, in primis, flussi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione della democrazia e dei <strong>di</strong>ritti umani<br />

(o altri principi, quali il rispetto dell’ambiente e il rispetto della comunità<br />

internazionale) che nella maggior parte dei casi fanno parte dei valori europei. In<br />

ciò si ritiene che consista quel fenomeno <strong>di</strong> emanazione <strong>di</strong> cui sopra.<br />

Infine l’Unione Europea rappresenta un magnete per gli stati <strong>di</strong> tutto il mondo.<br />

D’altro canto, la politica estera americana unilaterale e basata sul military power<br />

ha facilitato ancora <strong>di</strong> più il successo del civile power europea. Quin<strong>di</strong> l’UE ha<br />

offerto un’alternativa come attore internazionale agli stati del sistema in cambio <strong>di</strong><br />

legittimità, ovviamente a scapito degli Stati Uniti. <strong>La</strong> potenza civile perciò non è<br />

una strategia per compensare incapacità militare, ma è <strong>La</strong> strategia dell’UE nella<br />

sua PEE. Infatti nella quarta ondata <strong>di</strong> democrazia il raggiungimento della<br />

55 The European Consociational Model: An Exportable Institutional Design; European Foreign<br />

Affaires Review; 2005.<br />

56 L'Unione Africana (abbreviato UA), è stata fondata il 9 luglio 2002, a Durban in Sudafrica in<br />

sostituzione dell'Organizzazione dell'Unità Africana (OUA). Creata sul modello dell'Unione<br />

Europea (ma con poteri ridotti), si pone come obiettivi la promozione della democrazia, dei <strong>di</strong>ritti<br />

umani e dello sviluppo in Africa. <strong>La</strong> sede dell'UA si trova ad Ad<strong>di</strong>s Abeba in Etiopia. Il primo<br />

Segretario Generale fu il presidente sudafricano Thabo Mbeki. L'UA comprende i paesi dell'intero<br />

continente ad eccezione del Marocco che ha deciso <strong>di</strong> rimanere fuori dall'UA, a causa del<br />

riconoscimento da parte dell'Unione dell'in<strong>di</strong>pendenza dell'antica colonia spagnola del Sahara<br />

Occidentale, che il Marocco riven<strong>di</strong>ca come parte del suo territorio.<br />

57 Politica del Sistema Globale, F. Attinà; pag. 150.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 41<br />

democratizzazione degli stati sottoposti all’azione del civile power sarà meno<br />

costoso e con una probabilità <strong>di</strong> successo molto più alta.<br />

L’allargamento, invece, è un proce<strong>di</strong>mento che interessa solamente stati europei,<br />

che a loro volta per entrare a far parte dell’UE devono rispettare delle con<strong>di</strong>zioni.<br />

L’UE, in questo contesto, ha l’assoluta <strong>di</strong>screzionalità <strong>di</strong> decidere quali stati<br />

possano usufruire dell’appartenenza all’unione, e a quali con<strong>di</strong>zioni.<br />

L’allargamento dell’UE costituisce un problema sia per la complessità del<br />

proce<strong>di</strong>mento in sé, sia per la <strong>di</strong>fficoltà che provoca l’aumento degli stati membri<br />

dell’UE nel processo decisionale. L’allargamento inteso come adesione <strong>di</strong> nuovi<br />

stati procura benefici maggiori e decisamente meno costosi rispetto alla<br />

limitazione dell’adesione. Con la sua crescita ipertrofica - quanto a numero <strong>di</strong> stati<br />

e abitanti - l’UE pesa sempre <strong>di</strong> più e acquista sempre maggiore legittimità<br />

internazionale.<br />

L’allargamento dell’UE è stato sempre sequenziale e lento al fine <strong>di</strong> ridurre i<br />

tempi e i costi della negoziazione. Ogni allargamento comportava un<br />

cambiamento enorme e influenzava tutti gli aspetti dell’UE: mutava la sua<br />

<strong>di</strong>mensione geografica, che andava abbracciando contesti sempre più nuovi e<br />

<strong>di</strong>versi, e con essa la composizione etnica e culturale dell’Europa. Ovviamente<br />

cambiavano i rapporti non solo degli stati membri con il contesto internazionale,<br />

ma anche all’interno dell’UE. Grazie all’allargamento l’UE è <strong>di</strong>ventata una<br />

superpotenza economica, finanziaria e monetaria trasformandosi in un attore<br />

gigante che schiaccia gli attori statali e mette in <strong>di</strong>scussione la sovranità degli<br />

stati membri. L’allargamento ha un fortissimo impatto sugli stati dell’Europa che<br />

avrebbero il vantaggio <strong>di</strong> aderire all’UE, quin<strong>di</strong> costituisce anche un incentivo<br />

forte per le riforme interne degli stati can<strong>di</strong>dati sia a livello istituzionale che a<br />

livello <strong>di</strong> perfezionamento delle loro democrazie, nonché a livello economico, per<br />

evitare eventuali sanzioni da parte dell’UE e colmare il <strong>di</strong>vario tra gli stati.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 42<br />

L’allargamento mo<strong>di</strong>fica ra<strong>di</strong>calmente il settore della PESC, perché ad esso<br />

seguono delle riforme che rendono abbastanza complicati il decision making<br />

process e il raggiungimento <strong>di</strong> una soluzione sod<strong>di</strong>sfacente per tutti gli stati<br />

membri. Le decisioni prese all’unanimità <strong>di</strong>ventano teoricamente impossibili. I<br />

costi per trovare una soluzione saranno altissimi e allungheranno sempre più i<br />

tempi. Il settore della sicurezza usufruisce anch’esso dell’adesione <strong>di</strong> nuovi stati al<br />

membership europeo perché fortifica e rende più fluida la collaborazione fra i<br />

paesi.<br />

Fig. 2.0 l’estensione dell’UE<br />

Infine, l’allargamento dell’UE sarà naturalmente limitato agli stati europei, così<br />

come sarà sempre circoscritto geograficamente in Europa. Ma la domanda che si<br />

pone è questa: quando la Russia 58 farà parte dell’UE? Ovviamente la domanda<br />

riguarda la Russia, in particolare per l’importanza che riveste, essendo membro<br />

58 L’ex presidente del Consiglio Berlusconi, ha recentemente perorato la causa della Russia,<br />

parlando <strong>di</strong> un suo prossimo ingresso nell'Unione.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 43<br />

permanente del consiglio <strong>di</strong> sicurezza, superpotenza nucleare e parte dell’Europa<br />

considerata sempre come costante pericolo. <strong>La</strong> Russia, con la situazione attuale,<br />

non può far parte dell’UE per una serie <strong>di</strong> motivi: 1) è una democrazia <strong>di</strong>fettosa;<br />

2) manca il rispetto dei <strong>di</strong>ritti umani; 3) la crisi economica è sempre più<br />

esasperante e 3) la guerra in Cecenia minaccia la sicurezza interna, per il<br />

sotterraneo e subdolo coinvolgimento dei ribelli ceceni con Al Quada.<br />

Ovviamente per ogni tipo <strong>di</strong> output si genera un feedback che costituisce a sua<br />

volta un nuovo input. Il feedback mette in luce il parere <strong>di</strong> Hill 59 : l’actorness<br />

europeo chiede una identità europea ben precisa e un sistema decisionale<br />

autonomo, ma anche la capacità concreta <strong>di</strong> varare politiche efficaci. L’actorness<br />

europeo è stato stu<strong>di</strong>ato per la prima volta da Sjøstedt 60 che ha posto i requisiti per<br />

rendere l’Europa un influente attore internazionale. Ha anzitutto identificato<br />

l’effetto della PEE sul mondo esterno, riscontrando anche un fattore essenziale, la<br />

presence, ovvero la presenza dell’UE e la sua crescente rilevanza sullo scenario<br />

internazionale, in particolar modo nel settore economico e finanziario. <strong>La</strong><br />

presenza come concetto e modo <strong>di</strong> esistere dell’UE non è stata accolta dagli<br />

stu<strong>di</strong>osi stato-centrici, in quanto ritenuta una minaccia alla sovranità statale degli<br />

stati membri.<br />

A questo punto possiamo presentare uno schema del sistema europeo <strong>di</strong> relazioni<br />

internazionali, che raffigura il meccanismo decisionale e il black box che elabora<br />

l’output, a sua volta generatore del feedback.<br />

59 Actors in Europe's Foreign Policy; C. Hill, cit.<br />

60 Sjøstedt, The External, The European Communities a san Actor in The International Society, in<br />

“Journal of European Integration”; 1982.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 44<br />

Input<br />

Esternalizzazione<br />

Politica <strong>di</strong> Scala<br />

Gli Interessi Europei<br />

Output<br />

Civil Power<br />

Allargamento<br />

Black box<br />

1° pilastro: comunità<br />

europea<br />

2° pilastro: la politica<br />

estera e <strong>di</strong> sicurezza<br />

comune<br />

3° pilastro: materia <strong>di</strong><br />

giustizia e affari interni<br />

Fig2.1 Schema <strong>di</strong> funzionamento del sistema europeo <strong>di</strong> relazioni internazionali<br />

2. Conclusione<br />

Il sistema europeo <strong>di</strong> relazioni internazionale è del tutto originale, ed è altrettanto<br />

complicato. <strong>La</strong> presenza <strong>di</strong> due livelli <strong>di</strong> relazione internazionale, uno è statale,<br />

l’altro è sovranazionale crea sicuramente una confusione e indebolisce l’actorness<br />

europeo. L’Europa è molto più forte quando agisce collettivamente, crea una<br />

presence forte, e riesce ad avere la propria egemonia. <strong>La</strong> capacità dell’Europa <strong>di</strong><br />

essere una promotrice della democrazia e dei <strong>di</strong>ritti umani è illimitata, le azioni <strong>di</strong>


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 45<br />

potenza civile costituiscono uno strumento innovativo che potrebbe dare risposte<br />

ai nuovi problemi globali.<br />

Grazie alla potenza civile europea ha reso la democrazia e la <strong>di</strong>ffusione dei <strong>di</strong>ritti<br />

umani come un bene internazionale per le aree interessate, quanto si sottomettono<br />

alle riforme democratiche, quanto possono usufruire dei trattati <strong>di</strong> partnership e <strong>di</strong><br />

associazione.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 46<br />

<strong>Capitolo</strong> Terzo: L’Egitto fra il regresso e il progresso della<br />

democratizzazione<br />

In questo stu<strong>di</strong>o adotto la domestic politics approach, seguendo una linea<br />

sistemica 61 . Lo stu<strong>di</strong>o si concentra soprattutto sui processi <strong>di</strong> transizione e sul loro<br />

impatto sui gruppi <strong>di</strong> interesse che determinano le scelte delle riforme<br />

democratiche e la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> tali scelte. Il punto <strong>di</strong> partenza è la pace<br />

democratica, che conferma che le democrazie non si combattono fra <strong>di</strong> loro.<br />

L’Egitto è una democrazia <strong>di</strong>fettosa, che ha subito processi <strong>di</strong> transizione sempre<br />

incompleti.<br />

3.1 Cenni Storici<br />

<strong>La</strong> rivoluzione del 1952 ha comportato, per l’Egitto, il passaggio dalla forma <strong>di</strong><br />

stato della monarchia autoritaria a quella della repubblica socialista. Leader <strong>di</strong> tale<br />

rivoluzione fu Gam l ‘Abd al-N sir che, con la nazionalizzazione delle imprese<br />

private e l’espropriazione della grande proprietà terriera, riuscì a limitare il <strong>di</strong>vario<br />

economico tra ricchi e poveri , combattendo ogni forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione<br />

sociale. Allo stesso tempo, la nazionalizzazione servì a rime<strong>di</strong>are i fon<strong>di</strong> necessari<br />

per consolidare il suo regime, a causa, tra l’altro, del <strong>di</strong>niego, da parte della Banca<br />

Internazionale, <strong>di</strong> concedere un prestito per la costruzione della <strong>di</strong>ga <strong>di</strong> Aswan. <strong>La</strong><br />

necessità <strong>di</strong> reperire tali somme comportò, in particolare, la nazionalizzazione del<br />

canale <strong>di</strong> Suez nel 1956, operazione che mise a rischio i capitali francesi e inglesi.<br />

<strong>La</strong> pressione occidentale arrivò all’apice con la guerra del 1956, <strong>di</strong>chiarata da<br />

Gran Bretagna, Francia ed Israele contro l’Egitto per costringere il regime <strong>di</strong><br />

Gam l ‘Abd al-N sir ad aprire il canale <strong>di</strong> Suez , chiuso dopo la<br />

nazionalizzazione. Gli Stati Uniti e l’ Unione Sovietica obbligarono gli stati<br />

61 <strong>La</strong> Teoria Sistemica <strong>di</strong> David Easton, in Juan J. Linz e Alfred Stepan: “Politica Comparata”,<br />

pag 63.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 47<br />

aggressori a ritirare le truppe e a cessare le ostilità,ma la situazione rimase critica<br />

e la tensione tra gli Stati costituiva una minaccia per la pace.<br />

Gam l ‘Abd al-N sir, nel frattempo, cercava <strong>di</strong> costruire un fronte<br />

anticolonialista e <strong>di</strong> intrattenere rapporti <strong>di</strong>plomatici e strategici con gli stati<br />

colonizzati dell’Africa e dell’ Asia. Da questo processo nacque il regime degli<br />

stati non allineati, costituito da stati che decisero <strong>di</strong> uscire dall’alleanza con una<br />

delle due potenze protagoniste della guerra fredda. Nel 1970 muore Gam l ‘Abd<br />

al-N sir e alla presidenza viene chiamato Anwar al-S d t che nel 1973 riesce a<br />

liberare il Sinai dall’ occupazione israeliana, e, successivamente, a stabilire la<br />

pace con Israele con il trattato <strong>di</strong> Camp David nel 1978. Anwar al-S d t decide,<br />

contrariamente alla linea del suo predecessore, <strong>di</strong> intraprendere un processo <strong>di</strong><br />

privatizzazione delle imprese pubbliche. Questo comportò la nascita <strong>di</strong> un gruppo<br />

<strong>di</strong> interesse che conseguì notevoli vantaggi grazie alla privatizzazione. Dall’altro<br />

canto tenta <strong>di</strong> realizzare un’azione <strong>di</strong> liberalizzazione politica, legittimando anche<br />

i gruppi islamici più estremisti. Questi gruppi, tuttavia, rifiutano anche il modello<br />

<strong>di</strong> stato liberale occidentale e <strong>di</strong> conseguenza entrano in conflitto con Anwar al-<br />

S d t, Il 6 ottobre del 1981, S d t venne assassinato durante una parata al Cairo,<br />

da membri dell'esercito che facevano parte dei Fratelli Musulmani 62 . Gli<br />

succedette il Vice Presidente Hosni Mubarak<br />

62 I Fratelli Musulmani: movimento fondato nel marzo del 1928 da al-Hasan al-Bann ’, un<br />

insegnante egiziano operante a Ism ‘ liyya, sulle rive del Canale <strong>di</strong> Suez. <strong>La</strong> nascita dei Fratelli<br />

musulmani si colloca nel quadro <strong>di</strong> un risveglio culturale e religioso che, nei primi decenni del XX<br />

secolo, reagiva all'occidentalizzazione della società islamica. L'intento <strong>di</strong>chiarato dal fondatore era<br />

<strong>di</strong> promuovere la <strong>di</strong>gnità e il riscatto dei lavoratori arabi egiziani, nella zona del Canale <strong>di</strong> Suez;<br />

seguire l'etica e concezione civica proposta dall'Islam; il tutto ottenuto con l'educazione delle<br />

persone agli insegnamenti islamici della solidarietà e dell'altruismo nella vita quoti<strong>di</strong>ana. Nella<br />

realtà, però, tali intenti sono stati messi in secondo piano, poiché il movimento si è dato<br />

un’organizzazione para-militare, caratterizzata dall’intolleranza verso i copti e verso lo stato in<br />

generale, che si è espressa in numerose azioni terroristiche.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 48<br />

3.2 Il Regime <strong>di</strong> Mubarak<br />

Hosni Mubarak arriva alla presidenza con l’obiettivo <strong>di</strong> sostituire Anwar al-S d t,<br />

in maniera provvisoria. Il regime era messo in pericolo dalle correnti islamiche<br />

più estremiste e questo consentì al neopresidente <strong>di</strong> ricorrere sempre allo stato <strong>di</strong><br />

emergenza 63 dal 1981 sin ad ora. Mubarak ha iniziato una lenta e fragile<br />

transizione democratica al solo scopo <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare gli Stati Uniti, alleato<br />

strategico dell’Egitto, introducendo riforme al sistema delle elezioni presidenziali<br />

e lasciando apparentemente spazio alla partecipazione attiva dei partiti e dei<br />

gruppi politici appartenenti all’opposizione. Questo non nega il fatto che siano<br />

state compiute violazioni dei <strong>di</strong>ritti fondamentali da parte dell’esecutivo al fine <strong>di</strong><br />

circoscrivere e controllare le attività dell’opposizione, impedendole <strong>di</strong> trovare<br />

consenso e legittimità politica dal popolo. Una delle strategie seguite dal regime<br />

<strong>di</strong> Mubarak è accusare l’opposizione <strong>di</strong> essere finanziata e supportata dall’estero,<br />

persino da Israele; in tal modo cresce la <strong>di</strong>ffidenza della popolazione nei confronti<br />

dell’opposizione, e si genera una pressione morale che colpisce la motivazione <strong>di</strong><br />

agire politicamente. L’oppressione esercitata da Mubarak non si è mai limitata ai<br />

fondamentalisti islamici, ma si è rivolta contro tutte le correnti politiche dei partiti<br />

e dei gruppi liberali, <strong>di</strong> sinistra e quelle religiose. In questa tesi verrà messa in<br />

luce l’ultima e più evidente transizione democratica nella storia dell’Egitto.<br />

3.2.1 Le Elezioni Presidenziali e L’articolo 76 della costituzione egiziana<br />

Nel 2005 la costituzione egiziana è stata revisionata nel suo articolo 76 64 , che<br />

<strong>di</strong>sciplina le elezioni presidenziali. Il popolo egiziano è stato chiamato al<br />

63 Lo stato <strong>di</strong> emergenza è un decreto per cui l’esecutivo non è costretto a rispettare la costituzioni<br />

e le libertà in<strong>di</strong>viduali.<br />

64 Secondo l’originario articolo 76 è il Parlamento a nominare i can<strong>di</strong>dati alle elezioni<br />

presidenziali, i quali devono ottenere il voto favorevole <strong>di</strong> almeno un terzo dei membri. I nominati<br />

vengono poi eletti dai citta<strong>di</strong>ni attraverso un referendum. Dato che il Partito Nazionale<br />

Democratico detiene la maggioranza assoluta dei seggi del parlamento, è <strong>di</strong>fficile che possa essere<br />

nominato un can<strong>di</strong>dato in<strong>di</strong>pendente alternativo a Mubarak. Da qui la richiesta <strong>di</strong> cambiare il<br />

sistema.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 49<br />

referendum per cambiare l’articolo 76, in modo che le elezioni presidenziali si<br />

svolgano fra più <strong>di</strong> un can<strong>di</strong>dato. Appena il 7% della popolazione è andata a<br />

votare con l’ astensionismo <strong>di</strong> Kefaya 65 e dei più gran<strong>di</strong> partiti d’opposizione. <strong>La</strong><br />

mancata partecipazione del popolo egiziano è basata sul cinismo politico tipico <strong>di</strong><br />

un popolo convinto <strong>di</strong> non poter scegliere il suo leader e il suo esecutivo. Non va<br />

<strong>di</strong>menticato che quasi il 40% del popolo egiziano è analfabeta. Ad ogni modo, il<br />

partito <strong>di</strong> maggioranza a cui appartiene Mubarak riesce sempre a bypassare i<br />

timi<strong>di</strong> ostacoli dell’opposizione.<br />

<strong>La</strong> questione della trasmissione ere<strong>di</strong>taria del potere, un altro problema per cui<br />

Kefaya e gli altri partiti d’opposizione combattono, come avvenuto nella<br />

repubblica siriana, anima in effetti il <strong>di</strong>battito politico egiziano. Gamal, figlio <strong>di</strong><br />

Hosni Mubarak, è sempre più presente nella vita pubblica: oggi è, insieme alla<br />

“giovane guar<strong>di</strong>a” degli uomini d’affari 66 che lo circondano, tra i quadri più<br />

influenti del partito nazionale democratico (PND, il partito al governo). Durante<br />

gli ultimi mesi, la campagna dei partiti all’opposizione si è incentrata sulle<br />

riforme costituzionali. Tra le riven<strong>di</strong>cazioni, al primo posto vi è la fine del sistema<br />

referendario, che finora ha assicurato senza sorprese il mantenimento <strong>di</strong> Hosni<br />

Mubarak - o del suo can<strong>di</strong>dato - alla presidenza, per la fine del 2005.<br />

L’aspirazione <strong>di</strong> tali partiti non è stata sod<strong>di</strong>sfatta con la riforma costituzionale<br />

che ha dato sì la possibilità <strong>di</strong> avere più <strong>di</strong> un can<strong>di</strong>dato, ma nello stesso tempo<br />

non ha posto limiti alla riproposizione della can<strong>di</strong>datura, permettendo mandati<br />

presidenziali potenzialmente infiniti..<br />

65 L’emblematico slogan “Kefaya”, che in egiziano significa "basta", è ormai il nome in<strong>di</strong>scusso<br />

del movimento. Formatosi sull’onda delle manifestazioni del 2003 contro la guerra in Iraq,<br />

“Kefaya” si presenta come un collettivo <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni, attivisti della “società civile” <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa<br />

estrazione: <strong>di</strong> sinistra, nasseriani, liberali copti ed islamici moderati; vi fanno parte ad<strong>di</strong>rittura<br />

membri <strong>di</strong> partiti politici presenti a titolo personale. Il loro primo assembramento pubblico, il 12<br />

<strong>di</strong>cembre 2004, ha rotto un tabù:per la prima volta una manifestazione ha preso <strong>di</strong> mira<br />

<strong>di</strong>rettamente la persona stessa del capo <strong>di</strong> stato e suo figlio.<br />

66 Le nuove èlites economiche create dalla transizione egiziana, interessate all’economia <strong>di</strong><br />

mercato e alla privatizzazione delle imprese pubbliche egiziane.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 50<br />

Kefaya non ha mai smesso <strong>di</strong> cercare <strong>di</strong> mobilitare il popolo egiziano. Sulla<br />

tribuna della sala conferenze del sindacato dei giornalisti, Abdel-Halim Qan<strong>di</strong>l<br />

prende la parola in mezzo a un’ovazione. Questo lunedì sera, 14 marzo, del 2005,<br />

il Movimento Kefaya organizza una conferenza stampa davanti a 200 persone.<br />

Qan<strong>di</strong>l è il portavoce del movimento, ma anche redattore capo del settimanale<br />

nassirianio Al-Arabi. È conosciuto per la sua schiettezza. Secondo molti<br />

oppositori, è evidente che l’aggressione da lui subita lo scorso ottobre da<br />

misteriosi in<strong>di</strong>vidui, che lo hanno in seguito rilasciato nudo in una strada <strong>di</strong> Suez,<br />

sia dovuta proprio alle sue idee. Questo episo<strong>di</strong>o sembra però non averlo<br />

intimi<strong>di</strong>to. “Mubarak sbaglia se crede <strong>di</strong> poter insultare l’intelligenza degli<br />

egiziani”, asserisce in mezzo agli applausi: “Bisogna sbarazzarsi dell’ammuffita<br />

classe <strong>di</strong>rigente che ci governa!”. E il pubblico scan<strong>di</strong>sce: “Forza Kefaya!<br />

Mubarak, vattene, ne abbiamo abbastanza!”.<br />

Ayman Nour è un altro leader importante dell’opposizione, è entrato nelle elezioni<br />

come can<strong>di</strong>dato del suo partito “Al Ghad” <strong>di</strong> natura liberale. Ayman Nour è stato<br />

arrestato prima delle elezioni per ristringere l’effetto della sua campagna<br />

elettorale. Tuttora è in prigione per motivi politici. In realtà l’opposizione egiziana<br />

è addomesticata dal regime <strong>di</strong> Mubarak e a parte i Fratelli Musulmani non c’è una<br />

forza politica vera e propria che possa esercitare pressione interna coinvolgendo i<br />

citta<strong>di</strong>ni.<br />

Le elezioni presidenziali del 2005 finiscono con l’aspettata vittoria <strong>di</strong> Mubarak e<br />

il suo partito. Senza la partecipazione <strong>di</strong> un popolo i risultati delle elezioni<br />

possono significare poco, ma l’aspetto più importante da stu<strong>di</strong>are è la flessibilità<br />

<strong>di</strong> Mubarak e del suo partito ad oscillare fra una politica estera ipocrita e una<br />

politica interna severa e con finte riforme democratiche. Il regime <strong>di</strong> Mubarak è<br />

forte e l’ere<strong>di</strong>tà del potere è molto preoccupante, gli Stati Uniti da una parte<br />

esercitano una pressione per guadagnare vantaggi strategici e logistici nella guerra<br />

contro il terrorismo e in Iraq, per cui Mubarak e il suo partito riescono a ricattare<br />

Gli Stati Uniti in modo da potere allungare la vita del regime.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 51<br />

Nel tempo stesso la situazione dei copti è in continuo esacerbamento visto la<br />

costante crescita delle correnti estremiste che combattono l’esistenza <strong>di</strong> un sistema<br />

apparentemente laico come quello <strong>di</strong> Mubarak. I copti secondo la Chiesa Copta<br />

sono il 10% della popolazione, il governo invece sostiene che i copti siano<br />

solamente il 6% della popolazione. Ovviamente i copti soffrono la<br />

<strong>di</strong>scriminazione politica e sociale. Nelle ultime elezioni parlamentari del 2006, i<br />

copti hanno preso solamente 5 seggi su un totale <strong>di</strong> seggi <strong>di</strong> 450 (1 con elezioni e<br />

4 nominati dal presidente), una percentuale <strong>di</strong> seggi che non coincide<br />

assolutamente con il peso sociale e economico dei copti.<br />

3.3 Conclusione<br />

<strong>La</strong> debolezza del regime, in cui sempre più frequentemente si parla <strong>di</strong> un ritiro<br />

anticipato <strong>di</strong> Hosni Mubarak dalla presidenza a favore del figlio Gamal, si misura<br />

però anche sulla stabilità della propria struttura istituzionale. E quando a metterla<br />

in <strong>di</strong>scussione è la magistratura, significa che più <strong>di</strong> qualcosa si muove, nei sacri<br />

palazzi del Cairo. L’opposizione dei giu<strong>di</strong>ci era già cominciata quasi un anno fa,<br />

prima del lungo periodo elettorale. I giu<strong>di</strong>ci chiedevano l’in<strong>di</strong>pendenza necessaria<br />

per rispondere al loro incarico, <strong>di</strong> supervisionare le consultazioni e definirne la<br />

vali<strong>di</strong>tà. Il regime è stato inflessibile, dando inizio a un confronto duro che non<br />

solo è ancora in atto, ma che anzi in questi ultimi giorni ha raggiunto punte molto<br />

dure. Poche ore prima dell’attentato <strong>di</strong> Dahab, un alto magistrato è stato picchiato<br />

al Cairo da uomini in borghese che tutti <strong>di</strong>cono, in città, essere prezzolati dalle<br />

forze <strong>di</strong> sicurezza. Partecipava al sit-in quoti<strong>di</strong>ano che i giu<strong>di</strong>ci, tolta la toga,<br />

inscenano <strong>di</strong> fronte alla propria associazione <strong>di</strong> categoria ormai quoti<strong>di</strong>anamente.<br />

Protestano per il processo che il 27 aprile, del 2006 è stato svolto <strong>di</strong> fronte a un<br />

tribunale <strong>di</strong>sciplinare. Imputati, due magistrati che hanno avuto l’ar<strong>di</strong>re <strong>di</strong><br />

chiedere un’inchiesta sulla vali<strong>di</strong>tà delle elezioni politiche. E soprattutto sui brogli<br />

<strong>di</strong> cui molto magistrati sono stati testimoni oculari, e che hanno denunciato<br />

pubblicamente già durante le consultazioni.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 52<br />

Gli oppositori al regime <strong>di</strong> Mubarak – che sono ormai tanti e che protestano ad<br />

alta voce – <strong>di</strong>cono che è proprio questo sistema repressivo uno dei responsabili <strong>di</strong><br />

quello che è successo nel Sinai. Così come delle violenze interreligiose delle<br />

scorse settimane ad Alessandria tra comunità musulmana e copta. Le leggi<br />

d’emergenza, in vigore dal 1982, sono mal sopportate da tutti. Ma il presidente<br />

continua a esitare, <strong>di</strong>ce che le abolirà solo quando sarà approvata la nuova legge<br />

antiterrorismo. E intanto continua nella politica del bastone e della carota. Da una<br />

parte, la stampa governativa dà ampio risalto alla scoperta <strong>di</strong> una cellula<br />

terroristica che si preparava a compiere attentati contro obiettivi turistici.<br />

Dall’altra, le autorità liberano dalle prigioni 900 membri della Jamaa al<br />

Islamiyya 67 , responsabile della stagione del terrore degli anni Novanta.<br />

67 Un gruppo <strong>di</strong> fondamentalisti che usano la forza e la violenza per raggiungere i propri obiettivi.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 53<br />

Conclusione Finale<br />

Le democrazie hanno avuto senz’altro un impatto rivoluzionario sulla politica tra<br />

stati. <strong>La</strong> democrazia è inevitabile sia per la pace internazionale, sia per la stabilità<br />

dei regimi politici. Si può <strong>di</strong>re che la democrazia si sta trasformando in un<br />

obiettivo comune della comunità internazionale. Il processo <strong>di</strong> democratizzazione<br />

è complicato e va stu<strong>di</strong>ato con attenzione e cautela. <strong>La</strong> quarta ondata <strong>di</strong><br />

democrazia, come una qualsiasi altra ondata, ha le proprie <strong>di</strong>stintive<br />

caratteristiche, anche se, come si è finora tentato <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare, i problemi, gli<br />

attori e gli stati oggetto <strong>di</strong> democratizzazione sono numerosi. Il Grande Me<strong>di</strong>o<br />

Oriente, per esempio, è sottoposto ad una esperienza <strong>di</strong> democratizzazione<br />

regionale che è considerata del tutto nuova. Il contrasto ideologico che resiste al<br />

processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione democratica assume molteplici forme: la resistenza<br />

ideologica delle correnti estremistiche islamiche, la resistenze della classi <strong>di</strong>rigenti<br />

in tutti gli stati del Me<strong>di</strong>o Oriente, il problema del terrorismo che rallenta il<br />

processo in cambio <strong>di</strong> collaborazione militare-strategica nella guerra contro il<br />

terrorismo. Ma i fattori più originali della quarta ondata sono la molteplicità degli<br />

attori , l’emergere dell’Unione Europea come attore internazionale con una<br />

propria agenda e come promotore della <strong>di</strong>ffusione delle democrazia e dei <strong>di</strong>ritti<br />

umani con i propri mezzi e la circoscrizione geografica dell’ondata <strong>di</strong> democrazia.<br />

Il prepotente ingresso degli attori non statali, come le multinazionali, le banche<br />

internazionali e le organizzazioni internazionali governative e non governative, ha<br />

reso il sistema globale <strong>di</strong> relazioni internazionali molto complesso e conflittuale.<br />

<strong>La</strong> democrazia universale, destinata a coinvolgere tutti gli stati (nel processo della<br />

democratizzazione dei contesti statali), dovrebbe poi essere seguita da una<br />

democratizzazione globale (democratizzazione nelle procedure e introduzione<br />

dell’uguaglianza fra gli attori) , in cui tutti gli stati avranno gli stessi doveri e gli<br />

stessi impegni. <strong>La</strong> <strong>di</strong>ffusione della democrazia, anche a livello <strong>di</strong> procedure, e<br />

l’intervento degli attori non statali ha reso il sistema globale molto complesso, e


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 54<br />

ogni cambiamento sarebbe impossibile senza una collaborazione globale seria e<br />

decisiva. <strong>La</strong> democrazia globale quin<strong>di</strong> è la garanzia della pace perpetua, vista ora<br />

come un bene sociale internazionale. Comunque, per essere più concretamente<br />

realisti, la democrazia globale sembra un progetto utopico e lontano; non si<br />

attendono quin<strong>di</strong> risultati né a brevi né a me<strong>di</strong> termini, anzi, con la resistenza degli<br />

stati, in particolar modo le superpotenze che rifiuteranno ogni progetto che possa<br />

minacciare la loro posizione e la loro egemonia, la gerarchia degli stati durerà<br />

ancora a lungo.<br />

Infine, lo sviluppo della ricerca nell’ambito della <strong>di</strong>ffusione democratica, ha preso<br />

una piega sempre più scientifica, e la zattera della scienza politica e delle relazioni<br />

internazionali non coinvolge solamente la sociologia e le scienze storiche, ma<br />

abbraccia anche nuovi strumenti <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> natura statistica e matematica. Lo<br />

stu<strong>di</strong>o scientifico non si è limitato all’osservazione del fenomeno della <strong>di</strong>ffusione<br />

democratica, ma anche alla strategia della sua esportazione all’interno dei singoli<br />

contesti statali. Il costo della democratizzazione è alto, sia quello basato su<br />

iniziative belliche, sia quello incentivato da promesse economiche e supporto<br />

politico, ma in ogni caso è un costo necessario per il mantenimento della pace in<br />

un sistema anarchico, privo <strong>di</strong> regole e <strong>di</strong> morale.<br />

<strong>La</strong> <strong>di</strong>fficile battaglia non si svolge oggi esclusivamente fra coloro che pretendono<br />

la democrazia e quanti più rigidamente la respingono, ma anche fra gli stessi<br />

promotori della <strong>di</strong>ffusione della democrazia, avendo a <strong>di</strong>sposizione strumenti<br />

notevolmente <strong>di</strong>versi, agende <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso tenore e un modo d’ingerenza che oscilla<br />

fra il soft power e l’hard power. <strong>La</strong> democrazia sta gradualmente <strong>di</strong>ventando un<br />

bene comune, capace <strong>di</strong> garantire la sicurezza dello stato oggetto dell’ondata e la<br />

salvaguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> tutta la comunità internazionale.<br />

Nel capitolo seguente verrà svolta una puntuale analisi dell’ Unione Europea nella<br />

veste <strong>di</strong> attore internazionale, la cui volontà <strong>di</strong>verge da quella degli stati membri e<br />

a volte si pone in evidente contrasto. L’aspetto dell’UE come promotore


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 55<br />

internazionale della democrazia e dei <strong>di</strong>ritti umani è molto originale e finora<br />

pacifico. È entusiasmante osservare come la politica europea, nel contesto<br />

internazionale, sia capace <strong>di</strong> esportare le proprie regole, servendosi <strong>di</strong> un<br />

meccanismo <strong>di</strong> produzione della politica estera estremamente originale. Il sistema<br />

europeo <strong>di</strong> relazioni internazionale è del tutto originale, ed è altrettanto<br />

complicato. <strong>La</strong> presenza <strong>di</strong> due livelli <strong>di</strong> relazione internazionale, uno è statale,<br />

l’altro è sovranazionale crea sicuramente una confusione e indebolisce l’actorness<br />

europeo. L’Europa è molto più forte quando agisce collettivamente, crea una<br />

presence forte, e riesce ad avere la propria egemonia. <strong>La</strong> capacità dell’Europa <strong>di</strong><br />

essere una promotrice della democrazia e dei <strong>di</strong>ritti umani è illimitata, le azioni <strong>di</strong><br />

potenza civile costituiscono uno strumento innovativo che potrebbe dare risposte<br />

ai nuovi problemi globali. Grazie alla potenza civile europea ha reso la<br />

democrazia e la <strong>di</strong>ffusione dei <strong>di</strong>ritti umani come un bene internazionale per le<br />

aree interessate, quanto si sottomettono alle riforme democratiche, quanto<br />

possono usufruire dei trattati <strong>di</strong> partnership e <strong>di</strong> associazione.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 56<br />

Riferimenti bibliografici:<br />

• Filippo Andreatta “Democrazia e politica internazionale: pace separata e<br />

democratizzazione del sistema internazionale”; Rivista Italiana <strong>di</strong> Scienza<br />

Politica; 2/2005.<br />

• Aberrabch, J.D, Putnam, R.D. E RockMan, B.A. [1993], Bureaucrats,<br />

Cambridge, Mass., Harvard University Press.<br />

• J. Doyle (1983). flussi e i riflussi secondo Huntington. Rivista Italiana <strong>di</strong><br />

Scienza Politica 2/2005.<br />

• Daniele Archibugi; Can Democracy Be Exported?, Centre for Global<br />

Stu<strong>di</strong>es Bulletin, George Mason University Gingno 2005.<br />

• Fulvio Attinà; Il sistema politico globale. Introduzione alle relazioni<br />

internazionali, Roma, <strong>La</strong>terza, 2003<br />

• Vittorio Emanuele Parsi ; Il Ruolo Internazionale Degli Attori Economici.<br />

Testo Manuale <strong>di</strong> relazioni internazionali; <strong>di</strong> Ikenberry e Parsi<br />

• Human Rights Watch, rapporto annuale del 2006<br />

http://hrw.org/wr2k2/mena2.html<br />

• Maurizio Cotta - Donatella Della Porta - Leonardo Morlino, Fondamenti<br />

<strong>di</strong> scienza politica, Il Mulino, Bologna, 2001<br />

• Gianfranco Pasquino, Nuovo corso <strong>di</strong> scienza della politica, Il Mulino,<br />

Bologna, 2004<br />

• Gianfranco Pasquino (a cura <strong>di</strong>), Manuale <strong>di</strong> scienza della politica, Il<br />

Mulino, Bologna, 1986<br />

• Alberto Martinelli, <strong>La</strong> democrazia globale. Mercati, movimenti, governi,<br />

Università Bocconi E<strong>di</strong>tore, Milano, 2004<br />

• R. Dahl, Poliarchia. Partecipazione e opposizione nei sistemi politici,<br />

Milano, Angeli, 1981.<br />

• M. Vahl Research Fellow, Centre for European Policy Stu<strong>di</strong>es (CEPS);<br />

Civile or Military? The evolving nature of the European nature; Gennaio<br />

2006. http://www.libertysecurity.org/IMG/pdf/CEPS_MINUTES-<br />

Civilormilitary12_01_2006.pdf


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 57<br />

• The European Consociational Model: An Exportable Institutional Design;<br />

European Foreign Affaires Review; 2005.<br />

• Sjøstedt, The External, The European Communities a san Actor in The<br />

International Society, in “Journal of European Integration”; 1982.<br />

• Donatella della Porta, I partiti politici, Il Mulino, Bologna, 2001<br />

• Fulvio Attinà; <strong>La</strong> Politica Internazionale Contemporanea, Milano, Angeli,<br />

1989<br />

• E. Di Nolfo, Storia delle relazioni internazionali, Roma-Bari, <strong>La</strong>terza,<br />

2000.<br />

• E. Di Nolfo, Dagli imperi militari agli imperi tecnologici. <strong>La</strong> politica<br />

internazionale nel XX secolo, Roma-Bari, <strong>La</strong>terza, 2002<br />

• M. Guderzo, Interesse nazionale e responsabilità globale. Gli Stati Uniti,<br />

l’Alleanza atlantica e l’integrazione europea negli anni <strong>di</strong> Johnson, 1963-<br />

69, Firenze, Aida, 2000.<br />

• M. Guderzo e M.L. Napolitano (a cura <strong>di</strong>), Diplomazia delle risorse. Le<br />

materie prime e il sistema internazionale nel Novecento, Firenze,<br />

Polistampa, 2004.<br />

• Aron R. [1962], Paix et Guerre entre les Nations, Calamann-Lèvy, Paris.<br />

• R. De Lisi, Santiago 1973. <strong>La</strong> politica estera degli Stati Uniti il America<br />

<strong>La</strong>tina e il colpo <strong>di</strong> stato in Cile, a.a. 2000-2001.<br />

• L. Balducci, Le strategie <strong>di</strong>plomatiche nel conflitto arabo-israeliano: dalla<br />

guerra dei sei giorni al 1973, a.a. 2002-2003.<br />

• Michael Nicholson Introduzione allo stu<strong>di</strong>o delle relazioni internazionali,<br />

Bologna, Il Mulino, 2000.<br />

• Louise Fawcett (ed.) International Relations of the Middle East, Oxford,<br />

Oxford University Press, 2005.<br />

• Ali E. Hilal Dessouki, Jamil Matar al-nizam al-iqlimi al'arabi, Beirut,<br />

Markak al-<strong>di</strong>rasat alwahda al-'arabiyya, 1983.<br />

• Fareed Zakaria; Democrazie Senza Libertà; Rizzoli, 2003.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 58<br />

• Sally Bishai, From <strong>La</strong>Guar<strong>di</strong>a to Cairo International: International<br />

Perspectives on the Cross, http://freecopts.net/english/content/view/17/41/<br />

• Strika Vincenzo, Il “partenariato me<strong>di</strong>terraneo!” e i suoi problemi, in<br />

Africa e Orienti, N° 33, autunno 1999.<br />

• M. Nicholson, Introduzione allo stu<strong>di</strong>o delle relazioni internazionali,<br />

Bologna, Il Mulino, 2000.<br />

• S. Romano, Guida alla politica estera italiana, Milano, Rizzoli, 2004.<br />

• R. A. Falk, What Future for the UN Charter system of war prevention?, in<br />

The American Journal of International <strong>La</strong>w, Washington, Vol. 97, Iss. 3,<br />

Jul 2003.<br />

• D. J. Halliday, Sanzioni che uccidono, in Le Monde Diplomatique,<br />

gennaio 1999.<br />

• G. A. Lopez e D. Cortright, Containing Iraq: Sanctions Worked, in<br />

Foreign Affairs, Vol. 83, No. 4, July/August 2004.<br />

• S. D. Murphy, Contemporary practice of the United States relating to<br />

international law, in The American Journal of International <strong>La</strong>w,<br />

Washington, Vol. 97, Iss. 2, Apr 2003.<br />

• P. R. Williams, Preemption in the 21st Century: What are the Legal<br />

Parameters, in ILSA Journal of International & Comparative <strong>La</strong>w, Spring,<br />

2004.<br />

• J. Yoo, Using Force, in University of Chicago <strong>La</strong>w Review Summer,<br />

2004.<br />

• Malcolm Brabant, Jailed Nour tests Egypt's democracy, BBC News,<br />

http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/4328353.stm<br />

• CNN Presents Classroom: Egypt: A Test Case for Democracy,<br />

http://www.cnn.com/2005/EDUCATION/11/29/cnnpce.egypt.democracy/i<br />

ndex.html


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 59<br />

Abstract<br />

This thesis is an investigation of the “Fourth Wave of Democracy”, and its origin<br />

in the American project “The Greater Middle East”. The study focuses on the<br />

concept of the democratic peace of Kant from a collective point of view. The aim<br />

of this thesis is to <strong>di</strong>stinguish the universal democracy from the global democracy.<br />

Universal democracy is attained when there is a steady growth of democratic<br />

reform, and all national entities become democracies. This in turn can be assured<br />

through the Freedom House democratic scale. When the international system<br />

undergoes this kind of change, it further establishes certain democratic procedures<br />

and relations between the international actors. This establishment of procedures<br />

and relations is what is meant by "global democracy".<br />

Obviously the hegemonic superpowers will resist this sort of change.<br />

Furthermore, this change will be hard and rather slow to implement. Thus, many<br />

stu<strong>di</strong>es suggest that the global democracy is a utopia. Yet, even if some countries<br />

accept the democratic reforms and become truly democratic, the hegemonic<br />

superpowers will not submit to becoming a normal actor on the international<br />

scene. Also in this thesis I started to adopt the new scientific approach encouraged<br />

by the statistics in the field of democratic measures.<br />

The new aspects of this new wave are <strong>di</strong>fferent from those of the other three<br />

waves of Huntington, since this wave is geographically circumscribed. In that<br />

respect, the fourth wave has targeted only the Middle East, Pakistan and Turkey.<br />

This new wave is also <strong>di</strong>fferent in that its democracy and human rights promoters<br />

are <strong>di</strong>verse: among other entities, the EU is very active in the promotion of<br />

democracy and human rights, usually employing a new tool called civil power.<br />

Many stu<strong>di</strong>es justify the use of the civil power because of the military incapability<br />

of the EU. However, this study shows that the civil power is a philosophical<br />

choice rather than a temporary solution of the PESC.


<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 60<br />

This thesis explains the civil power as an emanation of the democratic values as<br />

well as human rights. It uses the neo-platonic prospective to show the <strong>di</strong>rections<br />

of the flux between the EU and some non-democratic political entities. The<br />

former uses the clause of <strong>di</strong>scretionally, which compels the partners of the EU to<br />

begin introducing democratic reforms.<br />

Finally, this thesis stu<strong>di</strong>es and analyzes the Egyptian case in light of the latest<br />

reforms and constitutional changes which permitted multi-can<strong>di</strong>date elections for<br />

the first time in the history of this country. It also suggests some scenarios of the<br />

post-Mubarak regime, and examines the con<strong>di</strong>tions of the Copts, who are<br />

considered to be the largest religious minority in the Middle East.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!