Indice Capitolo Primo: La Quarta Ondata di Democratizzazione, La ...
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<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 1<br />
<strong>In<strong>di</strong>ce</strong><br />
<strong>Capitolo</strong> <strong>Primo</strong>: <strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> <strong>Democratizzazione</strong>, <strong>La</strong><br />
Democrazia Globale e Nuovi Approcci Scientifici Per <strong>La</strong><br />
Misurazione Della Diffusione Democratica...................................... 4<br />
1. <strong>La</strong> democratizzazione nella storia .......................................................... 4<br />
1.1 L’esportazione della democrazia ............................................................ 8<br />
2 <strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia........................................................ 11<br />
2.1 <strong>La</strong> globalizzazione e la democrazia cosmopolitica ............................. 20<br />
2.2 Le Critiche alla Democrazia Globale ................................................... 23<br />
2.3 Come si misura la democratizzazione universale?.............................. 26<br />
3. conclusione............................................................................................... 29<br />
<strong>Capitolo</strong> Secondo: L’Unione Europa come attore internazionale e<br />
come sostenitore della pace democratica ........................................32<br />
1. Il modello <strong>di</strong> funzionamento della politica estera europea.................. 32<br />
1.1 L’input che attiva il sistema europeo <strong>di</strong> relazioni internazionali ....... 33<br />
1.2 Il sistema europeo <strong>di</strong> relazioni internazionali: il “black box” che riceve<br />
l’input ............................................................................................................... 34<br />
1.3 Gli output del sistema europeo delle relazioni internazionali............. 38<br />
2. Conclusione.............................................................................................. 44<br />
<strong>Capitolo</strong> Terzo: L’Egitto fra il regresso e il progresso della<br />
democratizzazione.............................................................................46<br />
3.1 Cenni Storici ............................................................................................ 46<br />
3.2 Il Regime <strong>di</strong> Mubarak............................................................................. 48<br />
3.2 1 Le Elezioni Presidenziali e L’articolo 76 della costituzione egiziana<br />
........................................................................................................................... 48<br />
3.3 Conclusione.............................................................................................. 51<br />
Conclusione Finale ............................................................................53<br />
Riferimenti bibliografici:..................................................................56<br />
Abstract..............................................................................................59
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 2
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 3
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 4<br />
<strong>Capitolo</strong> <strong>Primo</strong>: <strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> <strong>Democratizzazione</strong>, <strong>La</strong><br />
Democrazia Globale e Nuovi Approcci Scientifici Per <strong>La</strong><br />
Misurazione Della Diffusione Democratica<br />
1. <strong>La</strong> democratizzazione nella storia<br />
<strong>La</strong> democrazia, dal punto <strong>di</strong> vista politico, è il regime più desiderato fra tutti<br />
gli altri tipi <strong>di</strong> regimi politici. Alcuni sostengono che la democrazia deve<br />
essere adottata da tutti gli stati per garantire la “pace perpetua” teorizzata da<br />
Kant 1 , una pace che <strong>di</strong>pende fondamentalmente dalla forma democratica degli<br />
stati, che esclude la scelta bellica, che tende ad agire con un potere non<br />
bellico: “la <strong>di</strong>plomazia”. In realtà questa visione è molto criticata dai realisti, i<br />
quali sostengono che lo stato, pur essendo democratico, non debba agire come<br />
tale - intendo democraticamente – in virtù dello “stato <strong>di</strong> natura” 2 . In generale<br />
i realisti negano ogni rapporto tra la natura interna dell’esercizio del potere<br />
nello stato e la sua tendenza a relazionarsi pacificamente con gli altri stati. I<br />
realisti basano le loro critiche sulla rilevazione del comportamento degli stati<br />
nel sistema internazionale, quali ad esempio l’intervento militare statunitense<br />
contro il Vietnam, oppure la crisi delle Falkland. Sicuramente il<br />
comportamento seguito dagli Stati Uniti e dall’Inghilterra non può essere<br />
considerato democratico, anzi si ritiene un comportamento <strong>di</strong>spotico. Un’altra<br />
considerazione che bisogna fare è la seguente: non c’è stato mai un conflitto<br />
bellico fra due o più regimi democratici. Tutti i conflitti <strong>di</strong> natura bellica sono<br />
avvenuti o fra regimi democratici e non-democratici o esclusivamente fra<br />
regimi non democratici.. E’ possibile asserire che la posizione realista collima<br />
1 “la pace perpetua” <strong>di</strong> Kant, 1795 e con l’interpretazione <strong>di</strong> Bobbio 1999 “ ciò che Kant aveva<br />
voluto affermare […] è che gli stati democratici, o comunque omogenei rispetto alla forma <strong>di</strong><br />
governo, giungono nei loro rapporti reciproci più <strong>di</strong>fficilmente allo stato <strong>di</strong> guerra che non gli stati<br />
<strong>di</strong>spotici o non omogenei”<br />
2 Definizione delle qualità originarie dell’uomo per giustificare una concezione <strong>di</strong> stato: questa è la<br />
definizione hobbesiana (e non solo). Esso quin<strong>di</strong> (lo stato <strong>di</strong> natura) non è semplicemente una<br />
con<strong>di</strong>zione storica ma un’ ipotesi necessaria al fine <strong>di</strong> riconoscere il problema centrale che è<br />
l’origine del potere politico in rapporto alla naturale in<strong>di</strong>pendenza dell’uomo. Dizionario <strong>di</strong><br />
Filosofia <strong>di</strong> Nicola Abbagnano.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 5<br />
con questa osservazione. Il dato più importante, ora, è che la<br />
democratizzazione del sistema internazionale è un processo che sta seguendo<br />
un continuum ininterrotto. Il processo <strong>di</strong> democratizzazione, secondo<br />
Huntington 3 , si è propagato per ondate. <strong>La</strong> prima ondata 4 (1828-1926),<br />
considerata la più lunga, è stata circoscritta in Europa e negli Stati Uniti<br />
d’America ed era basata sulla spinta alla liberalizzazione interna che<br />
comportava a sua volta il libero scambio con gli altri stati. Si nota che in<br />
questa fase la democratizzazione era un traguardo dei popoli. <strong>La</strong> seconda<br />
ondata 5 , iniziata teoricamente nel 1922, ha avuto un impatto <strong>di</strong>verso: il resto<br />
degli stati europei non-democratizzati ha seguito l’esperienza <strong>di</strong> quelli<br />
democratizzati per effetto del cosiddetto “contagio democratico”. Invece<br />
l’Asia, l’Africa e l’America <strong>La</strong>tina, in seguito al colonialismo europeo,<br />
durante la seconda fase, hanno importato il modello democratico dagli stati<br />
europei colonizzatori. <strong>La</strong> terza ondata inizia con la fine del regime franchista<br />
in Spagna e la trasformazione democratica del Portogallo. Il crollo dell’ URSS<br />
come secondo polo, e come rivale ideologico e militare, ha facilitato la<br />
propagazione della democrazia per l’effetto alone 6 . <strong>La</strong> crescita economica<br />
senza precedenti, realizzata con la spinta del modello liberale, ha favorito la<br />
penetrazione dei capitali nei contesti non democratici. Essa comporta anche un<br />
processo <strong>di</strong> liberalizzazione politica -ed economica- negli stati non<br />
democratici. In seguito la <strong>di</strong>ffusione della democrazia non era dettata<br />
solamente da motivi economici ma soprattutto ideologici. Infatti la<br />
3 Le ondate <strong>di</strong> democratizzazione secondo Huntington nell’articolo <strong>di</strong> Filippo Andreatta<br />
“Democrazia e politica internazionale: pace separata e democratizzazione del sistema<br />
internazionale”; Rivista Italiana <strong>di</strong> Scienza Politica 2/2005. pag. 222.<br />
4 Secondo Huntington l’industrializzazione e l’urbanizzazione hanno spinto la società alla<br />
mobilitazione politica. Un elemento altrettanto importante è l’insorgenza della classe borghese<br />
specialmente in Europa al vertice <strong>di</strong> una società sud<strong>di</strong>visa per classi sociali; la classe me<strong>di</strong>a<br />
collante della società, e la classe operaia.<br />
5<br />
Inizia realmente ad essere effettiva con la fine della seconda guerra mon<strong>di</strong>ale e la vittoria degli<br />
alleati.<br />
6<br />
L’effetto alone e la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> un certo fenomeno (in questo caso la democratizzazione in una<br />
area geografica circoscritta).
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 6<br />
democratizzazione è stata sempre incentivata dall’Occidente per contrastare il<br />
totalitarismo comunista. Si deve ricordare anche il nuovo ruolo che ha assunto<br />
la Chiesa Cattolica dopo il Concilio Vaticano II, che consisteva nel creare<br />
un’altra <strong>di</strong>mensione della Chiesa come istituzione sovranazionale . Quin<strong>di</strong>, al<br />
contrario delle altre ondate, in questa ondata (la terza) la democratizzazione<br />
interna faceva parte dell’omogeneizzazione del sistema internazionale. <strong>La</strong><br />
caduta dell’Unione Sovietica ha implicato l’accelerazione della penetrazione<br />
della democrazia specialmente negli ex stati-satellite dell’URSS.<br />
Un’ altra ricostruzione importante è quella <strong>di</strong> Doyle 7 , in cui si parla <strong>di</strong> flussi<br />
(ondate) e riflussi. Principalmente si tratta del legame tra il successo della<br />
democratizzazione e la politica internazionale, in quanto l’avvento <strong>di</strong> nuove<br />
democrazie tende a coincidere con la fine <strong>di</strong> un grande evento globale. Ciò è<br />
dovuto alla vittoria degli stati democratici nella prima e seconda guerra<br />
mon<strong>di</strong>ale, e poi alla fine della Guerra Fredda con il crollo del gruppo<br />
sovietico 8 . Doyle al contrario <strong>di</strong> Huntington nota anche un effetto retroattivo<br />
in alcuni stati, che sono passati da liberali a <strong>di</strong>ttatoriali in vari perio<strong>di</strong> critici<br />
nella storia contemporanea, il periodo che precede la prima guerra mon<strong>di</strong>ale<br />
era uno <strong>di</strong> questi momenti importanti 9 . Finita la fase del flusso democratico<br />
inizia, pochi anni dopo, la fase del riflusso che comporta il passaggio <strong>di</strong> 10<br />
stati da liberali a <strong>di</strong>ttatoriali 10 . <strong>La</strong> seconda guerra mon<strong>di</strong>ale invece crea un<br />
7 Doyle (1983) definisce in modo preciso i momenti critici nella storia in cui si sono verificati i<br />
flussi e i riflussi secondo Huntington. Rivista Italiana <strong>di</strong> Scienza Politica 2/2005. pag. 223-224<br />
8 Un certo numero <strong>di</strong> stati sceglie per emulazione il regime politico che si è appena <strong>di</strong>mostrato più<br />
efficace nella competizione fra gli stati (Waltz 1979). Ad esempio, la fine della guerra fredda e la<br />
fine del blocco sovietico hanno contribuito in modo decisivo alla Terza <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong><br />
democratizzazione, ad<strong>di</strong>rittura 20 stati dell’ Ex-Unione Sovietica sono sottoposti a riforme<br />
democratiche interne.<br />
9 Pochi anni prima della prima guerra mon<strong>di</strong>ale vi erano 16 democrazie (Svizzera, Stati Uniti,<br />
Gran Bretagna, Olanda, Danimarca, Svezia, Canada, Argentina, Francia, Australia, Norvegia,<br />
Nuova Zelanda, Cile, Grecia, Italia e Colombia). Il processo <strong>di</strong> democratizzazione in questi 16<br />
stati inizia dal 1832 e finisce nel 1910.<br />
10 Il riflusso antidemocratico colpisce per primo il Cile nel 1924, poi Italia, Germania, Austria,<br />
Polonia, Lettonia, Estonia, Cecoslovacchia ed Argentina.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 7<br />
flusso <strong>di</strong> democratizzazione, con lo smantellamento degli stati fascisti come<br />
l’Italia, la Germania, l’Austria e anche il Giappone, cioè stati che avevano<br />
perso militarmente il conflitto mon<strong>di</strong>ale, e che sono stati sottoposti ai<br />
cambiamenti interni con riforme democratiche. Questo flusso <strong>di</strong><br />
democratizzazione si è concluso con il ritorno o prima accettazione della<br />
democrazia. Doyle definisce il periodo che segue il secondo dopoguerra come<br />
il periodo del grande riflusso, perché il regresso <strong>di</strong> alcuni stati alla non<br />
democrazia aveva raggiunto il suo apice a cavallo fra gli anni sessanta e gli<br />
anni settanta 11 . Quin<strong>di</strong> la democratizzazione non ha avuto esiti stabili in tutti<br />
gli stati, anzi si è <strong>di</strong>mostrata fragile in tantissimi contesti. Le <strong>di</strong>verse modalità<br />
d’adozione del modello democratico in ogni contesto interno agli stati hanno<br />
reso impossibile il raggiungimento <strong>di</strong> un nuovo status globale<br />
omogeneizzato 12 . <strong>La</strong> nascita “veloce” <strong>di</strong> alcune democrazie ha creato una<br />
categoria <strong>di</strong> “democrazie <strong>di</strong>fettose”, in cui la democrazia è puramente<br />
elettorale, ma i veri requisiti della democrazia 13 non hanno spazio. Fareed<br />
Zakaria 14 ha scritto: “la democrazia è l’unica fonte <strong>di</strong> legittimità politica; e<br />
anche <strong>di</strong>ttatori come Husni Mubarak in Egitto e Robert Mugabe nello<br />
Zimbabwe spendono fatica e denaro per organizzare elezioni nazionali che<br />
poi, naturalmente vincono senza <strong>di</strong>fficoltà. Quando anche i nemici della<br />
11 Cile, Libano (dopo l’atroce guerra civile e la penetrazione militare siriana per mantenere la<br />
pace), Uruguay, Colombia, Brasile, Filippine, Ecuador, Perù, In<strong>di</strong>a, Sri <strong>La</strong>nka, El Salvador,<br />
Turchia, Bolivia e Nigeria, Corea del Sud sono tutti stati che hanno perso lo status democratico<br />
che avevano raggiunto nell’ondata <strong>di</strong> riflusso.<br />
12 <strong>La</strong> conclusione è quasi identica a quella <strong>di</strong> S. Panebianco (1997) la quale afferma che il processo<br />
<strong>di</strong> democratizzazione non è né universale né irreversibile. Articolo <strong>di</strong> F. Andreatta Rivista Italiana<br />
<strong>di</strong> Scienza Politica, 2/2005. pag. 226.<br />
13 I requisiti della democrazia secondo Diamond 1999: a) i <strong>di</strong>ritti civili e politici sono riconosciuti<br />
e tutelati; b) il rispetto del principio Rule Of The <strong>La</strong>w; c) la magistratura è in<strong>di</strong>pendente, e anche le<br />
autorità amministrative; d) una società pluralista e attiva, e la presenza <strong>di</strong> mezzi <strong>di</strong> comunicazioni<br />
non sottoposti a controlli statali o/e governativi; e) i civili esercitano controllo sui militari<br />
14 Giornalista americano <strong>di</strong> origine in<strong>di</strong>ana, stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> politica internazionale presso il Council of<br />
Forigen Relations, nonché ex-<strong>di</strong>rettore della Foreign Affairs Magazine. Nel suo libro “democrazie<br />
senza libertà” critica la strumentalizzazione della democrazia da parte <strong>di</strong> alcuni sistemi autoritari<br />
de facto come fonte <strong>di</strong> legittimità politica, basandosi su un solo requisito della democrazia che<br />
saranno le elezioni nazionali.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 8<br />
democrazia si servono della sua retorica e scimmiottano i sui rituali, è<br />
superfluo chiedersi chi abbia vinto la guerra.”.<br />
1.1 L’esportazione della democrazia<br />
Il periodo o<strong>di</strong>erno si può definire come “quarta ondata <strong>di</strong> democrazia”, in cui gli<br />
strumenti della democratizzazione sono <strong>di</strong>versi, anche gli attori sono molteplici, e<br />
agiscono con strategie <strong>di</strong>verse e con velocità <strong>di</strong>fferenti. Gli strumenti usati per<br />
l’esportazione della democratizzazione sono <strong>di</strong>versi e oscillano fra due estremi:<br />
quelli pacifici (come l’azione dell’UE con la PESC, e anche gli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
partnership o d’associazione), e quelli bellici (ad esempio l’intervento degli Stati<br />
Uniti in Iraq).<br />
TAB. 1.A interventi statunitensi per esportare la democrazia.<br />
• Kosovo<br />
• Bosnia<br />
• Haiti<br />
• Somalia<br />
• Panama<br />
• Grenada<br />
• Cambogia<br />
• Sud Vietnam<br />
• <strong>La</strong>os<br />
• Rep. Domenicana<br />
• Corea del Sud<br />
• Giappone<br />
• Germania Ovest<br />
• Italia<br />
• Rep. Domenicana<br />
• Russia<br />
• Cuba<br />
• Haiti<br />
• Messico<br />
• Nicaragua<br />
• Cuba<br />
• Panama<br />
• Cuba<br />
Stato Anno Successo<br />
• 1999<br />
• 1995<br />
• 1994-1996<br />
• 1993-1994<br />
• 1989<br />
• 1983<br />
• 1970-1973<br />
• 1964-1973<br />
• 1964-1974<br />
• 1965-1966<br />
• 1945-1950<br />
• 1945-1952<br />
• 1945-1949<br />
• 1943-1945<br />
• 1916-1924<br />
• 1918-1922<br />
• 1917-1922<br />
• 1915-1934<br />
• 1914<br />
• 1909-1933<br />
• 1906-1909<br />
• 1903-1936<br />
• 1898-1902<br />
• No<br />
• No<br />
• No<br />
• No<br />
• Si<br />
• Si<br />
• No<br />
• No<br />
• No<br />
• No<br />
• No<br />
• Si<br />
• Si<br />
• Si<br />
• No<br />
• No<br />
• No<br />
• No<br />
• No<br />
• No<br />
• No<br />
• No<br />
• No
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 9<br />
Gli Stati Uniti, in realtà, hanno quasi sempre cercato <strong>di</strong> esportare la democrazia<br />
con interventi <strong>di</strong>retti, con operazioni belliche mirate, chirurgiche. È interessante<br />
andare ad indagare i casi in cui gli Stati Uniti hanno usato la forza per esportare la<br />
democrazia. Il risultato sorprendente è che su 23 tentativi con stati <strong>di</strong>versi, gli<br />
Stati Uniti hanno avuto successo nel 22% dei casi, sono cioè riusciti in soli 5<br />
contesti ad introdurre la riforma democratica. Nella tabella 1.A 15 sono riportati i<br />
casi e l’esito del tentativo americano.<br />
I successi americani a Panama (1989) e a Grenada (1983) erano quasi garantiti per<br />
le limitate <strong>di</strong>mensioni geografiche dei due stati e la loro netta inferiorità bellica.<br />
Eventuali fallimenti erano impossibili. Nel caso del Giappone, quest’ultimo era<br />
completamente <strong>di</strong>strutto e, primo al mondo, aveva subito l’inenarrabile atrocità<br />
del bombardamento atomico su Hiroshima e Nagasaki e si arrendeva senza<br />
con<strong>di</strong>zioni. Invece la Germania, <strong>di</strong>visa in Germania Est e Germania Ovest (sotto il<br />
controllo dell’America), le riforme democratiche erano in<strong>di</strong>spensabili, anche<br />
perché la stessa Germania aveva assaporato il significato della democrazia, ed era<br />
stata altresì sottoposta, come il resto dell’Europa, alla <strong>di</strong>lacerante esperienza<br />
bellica: quin<strong>di</strong> l’accettazione della democrazia era una conseguenza necessaria.<br />
Per l’Italia, invece, Daniele Archibugi 16 ha scritto: “To export democracy it is an<br />
American dream. And it’s a dream that Americans provided to the European<br />
people. Every Italian can recall the glorious days of the summer of 1944 and the<br />
spring of 1945, when the major cities of the country were liberated by allied<br />
troops. We use the term “liberated”, because this was the feeling of the vast<br />
majority of the Italians, that aith arrival of the allies they saw the end of the Nazi<br />
and Fascist brutality, the civil war, and the air raids. At the time, however, the<br />
allies referred to Italy as an “occupied” country, since it was an active allied of<br />
Nazi Germany until September 1943” 17 . Le parole <strong>di</strong> Archibugi rispecchiano la<br />
15 Fonte Owen 2000.<br />
16 Daniele Archibugi è il <strong>di</strong>rettore del consiglio nazionale <strong>di</strong> ricerca.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 10<br />
realtà dell’esportazione della democrazia guidata dagli USA nella seconda guerra<br />
mon<strong>di</strong>ale. Tre stati (Italia, Germania e Giappone) <strong>di</strong>strutti dalla guerra<br />
massacrante, con l’amarissima esperienza autoritaria, dovevano senz’altro<br />
sottomettersi al nuovo or<strong>di</strong>ne internazionale. Quin<strong>di</strong>, nei tre casi suddetti, il<br />
successo americano era soprattutto determinato dall’esito della seconda guerra<br />
mon<strong>di</strong>ale. Possiamo allora azzardare e affermare che l’esportazione della<br />
democrazia con l’uso della forza è più fallibile che possibile: solo la volontà degli<br />
stati <strong>di</strong> adottare la democrazia è l’elemento decisivo per la <strong>di</strong>ffusione della stessa.<br />
Edelstien 18 suggerisce tre fattori fondamentali che possono influenzare il successo<br />
dell’occupazione militare: a) la percezione nello stato occupato che la presenza<br />
militare <strong>di</strong> uno stato straniero sia fondamentale per la sua sopravivenza; b) la<br />
presenza <strong>di</strong> una minaccia esterna, comune fra lo stato-occupato e lo stato-<br />
occupante; c) la garanzia da parte dello stato-occupante rispetto al suo eventuale<br />
ritiro. È facile comprendere ora il motivo del successo americano nell’intervento<br />
militare nei paesi dell’Asse.<br />
Sembra ora che i mezzi più adatti ad esportare la democrazia siano quelli non<br />
violenti, quali la pressione <strong>di</strong>plomatica 19 , l’appoggio politico all’opposizione 20 e<br />
le sanzioni e/o incentivi economici 21 . Ad ogni modo il costo dell’esportazione con<br />
la forza è eccessivo ed è sempre più inefficace nel tempo, a maggior ragione<br />
quando si tratta <strong>di</strong> potenze me<strong>di</strong>e come l’Iraq. <strong>La</strong> forza <strong>di</strong>venta una scelta non<br />
razionale, e può aumentare il rischio della instabilità regionale: il caso iracheno,<br />
per esempio, ha generato una costante crisi nel Me<strong>di</strong>oriente. <strong>La</strong> tensione<br />
17 Can Democracy Be Exported?, Daniele Archibugi , Centre for Global Stu<strong>di</strong>es Bulletin, George<br />
Mason University Gingno 2005.<br />
18 L’Esportazione della Democrazia; Rivista Italiana <strong>di</strong> Scienza Politica; 2/2005.<br />
19 Basti pensare alla pressione sino ad ora <strong>di</strong>plomatica sulla Siria da parte degli USA e da parte dei<br />
singoli stati europei.<br />
20 Si è <strong>di</strong>mostrato un’arma efficace con il leader dell’opposizione Ayamn Nour in Egitto (2005).<br />
Arrestato poi dopo prima <strong>di</strong> partire per impe<strong>di</strong>re <strong>di</strong> internazionalizzare il conflitto politico<br />
egiziano.<br />
21 Ritardare o accelerare l’accesso ai trattai e agli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> partnership.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 11<br />
innescata dalle truppe americane sul fronte iraniano -e sul fronte siriano- ha<br />
contribuito ad esacerbare tale crisi.<br />
Detto ciò si devono ora definire i tratti della “<strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> della Democrazia”,<br />
con cui si intende ovviamente un nuovo flusso <strong>di</strong> democratizzazione.<br />
2 <strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia<br />
Gli attentati dell’11 Settembre 2001 hanno conferito un’altra <strong>di</strong>mensione al<br />
processo della <strong>di</strong>ffusione della democrazia. Nelle altre ondate il traguardo formale<br />
è stato rappresentato dalla “pace perpetua”, attraverso la creazione e il<br />
rinsaldamento <strong>di</strong> un’inter<strong>di</strong>pendenza economica globale come mezzo per fondare<br />
una cooperazione programmata fra gli stati e, da un altro lato, me<strong>di</strong>ante la<br />
politicizzazione degli eventuali problemi <strong>di</strong> conflittualità interstatale, aprendo le<br />
porte alle vie <strong>di</strong>plomatiche e alle negoziazioni. <strong>La</strong> nuova ondata <strong>di</strong><br />
democratizzazione, dopo tali attentati, e in seguito alla riven<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> Al<br />
Qaeda, responsabile dell’uccisione <strong>di</strong> quasi 2.986 persone, ha preso teoricamente<br />
inizio. In realtà l’importanza <strong>di</strong> questo evento, relativamente alla <strong>di</strong>ffusione della<br />
democratizzazione, consiste nel fare nascere una politica estera americana<br />
consapevole dell’importanza <strong>di</strong> esercitare pressioni sui regimi arabi, oltre che<br />
sull’Iran, e cercare <strong>di</strong> avvicinarsi ancor <strong>di</strong> più al Pakistan come alleato principale<br />
nella guerra contro il terrorismo. Di seguito anche l’EU si è resa attiva, con una<br />
politica estera più soft <strong>di</strong> quella americana, ma con lo stesso obiettivo:<br />
democratizzare il Me<strong>di</strong>oriente, cercando <strong>di</strong> mobilitare la società civile autoctona e<br />
<strong>di</strong> renderla partecipe alla vita politica. Quin<strong>di</strong> si parla <strong>di</strong> una nuova ondata,<br />
circoscritta geograficamente, che coinvolge regimi politicamente <strong>di</strong>versificati.<br />
L’amministrazione americana <strong>di</strong> G. W. Bush ha creato un progetto battezzato il<br />
grande Me<strong>di</strong>oriente, che abbraccia in sé tutti gli stati arabi, Israele, Turchia, e che<br />
si <strong>di</strong>lata fino all’Iran e all’Afghanistan. Il presidente americano ha <strong>di</strong>chiarato<br />
esplicitamente il vero fondamento della <strong>di</strong>ffusione, anche forzata, <strong>di</strong> democrazia.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 12<br />
Nel 2004 il presidente <strong>di</strong>ce alla stampa “America is pursuing a forward strategy of<br />
freedom in the Middle East. We're challenging the enemies of reform, confronting the<br />
allies of terror, and expecting a higher standard from our friends. For too long, American<br />
policy looked away while men and women were oppressed, their rights ignored and their<br />
hopes stifled. That era is over, and we can be confident. As in Germany, and Japan, and<br />
Eastern Europe, liberty will overcome oppression in the Greater Middle East.” 22 . Come<br />
si vede, l’amministrazione americana ha connesso al significato della<br />
democratizzazione una <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> sicurezza: questo è il tratto <strong>di</strong>stintivo della<br />
<strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong>.<br />
Va ora definito The Greater Middle East come un nuovo elemento nell’agenda<br />
estera americana. <strong>La</strong> prima volta in cui si è parlato ufficialmente del Grande<br />
Me<strong>di</strong>oriente è stata nel Giugno del 2004 durante la conferenza del G8 a Sea Island<br />
negli Stati Uniti. L’obiettivo americano era quello <strong>di</strong> politicizzare la<br />
democratizzazione negli stati con maggioranza islamica, per circoscrivere il<br />
conflitto ideologico in tali stati. L’amministrazione americana ha avuto successo<br />
nell’ottenere l’appoggio europeo. Il progetto americano consiste nella promozione<br />
delle riforme in senso democratico e nella creazione <strong>di</strong> un’élite democratica che<br />
possa agire internamente ai singoli contesti nazionali. Il piano americano è<br />
costituito da tanti aspetti: il primo è stato la democratizzazione e la garanzia delle<br />
libere elezioni; il secondo è quello sociale, che concerne l’istruzione e la cultura;<br />
il terzo, il più importante, è l’aspetto economico. Quin<strong>di</strong> gli USA hanno creato<br />
una nuova agenda globale, in cui la democratizzazione e la <strong>di</strong>ffusione dei <strong>di</strong>ritti<br />
umani nel Greater Middle East è un obiettivo primario. <strong>La</strong> manovra <strong>di</strong><br />
politicizzazione del problema è stata abbastanza veloce, dal momento che gli USA<br />
sono riusciti a coinvolgere un numero considerevole <strong>di</strong> attori, tutti <strong>di</strong>rettamente o<br />
in<strong>di</strong>rettamente interessati a tale processo. L’aggregazione degli stati è stata la fase<br />
più facile per la <strong>di</strong>plomazia americana. L’inserimento della questione nell’agenda<br />
della conferenza del G8, cioè del gruppo <strong>di</strong> stati più industrializzati, che<br />
manipolano la maggior parte del mercato internazionale, e che ovviamente sono<br />
22 Il <strong>di</strong>scorso del presidente americano, nel quarantaquattresimo anniversario della morte <strong>di</strong><br />
Winston Churchill, il 4 Febbraio 2004, Washington.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 13<br />
interessati alla stabilizzazione politico-economica del sistema globale, è stato il<br />
momento cruciale per l’avviamento del progetto americano. Quin<strong>di</strong> si è passati<br />
dalla fase teorica del problema alla fase operativa, ovvero alla creazione delle<br />
regole e delle istituzioni comuni per dar vita a una politica pubblica globale<br />
capace <strong>di</strong> affrontare il problema 23 . Sicuramente il problema è stato posto anche<br />
dalle élite del potere negli stati che fanno parte <strong>di</strong> questo progetto.<br />
<strong>La</strong> cartina 1.1 del Greater Middle East 24<br />
Applicando gli stu<strong>di</strong> della transizione democratica sul nuovo contesto è possibile<br />
ricavare delle osservazioni interessanti. Per la vastità geografica <strong>di</strong> questa nuova<br />
ondata, si dovevano adattare <strong>di</strong>verse strategie <strong>di</strong> penetrazione, in contesti <strong>di</strong>versi,<br />
con meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi e, infine, prevedendo esiti <strong>di</strong>versi. Si tratta <strong>di</strong> stati che hanno<br />
forme statali e forme <strong>di</strong> governo fra <strong>di</strong> loro piuttosto <strong>di</strong>fferenti. Ci sono monarchie<br />
o sultanati 25 , repubbliche 26 , principati 27 . Fra <strong>di</strong> loro, riguardo alla forma<br />
23 Le fasi d’inclusione dei problemi globali nell’agenda del sistema globale, Il Sistema Politico<br />
Globale; F. Attinà, pag. 189-190.<br />
24 Il grande Me<strong>di</strong>oriente secondo il nuovo progetto americano. “Le Mode” 25/01/2205.<br />
25 Per esempio, Marocco, Arabia Sau<strong>di</strong>ta, Kwait, Oman.<br />
26 Per esempio, Egitto, Tunisia e Libia<br />
27 Per esempio, Emarati Uniti
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 14<br />
d’esercitazione del potere politico interno, c’è anche la categoria delle democrazie<br />
elettorali e autoritarismi forti e deboli 28 . Ovviamente il Grande Me<strong>di</strong>oriente<br />
include anche due democrazie: Israele e Turchia (con riserve).<br />
Le caratteristiche della nuova ondata <strong>di</strong> democratizzazione si possono sintetizzare<br />
nei seguenti punti:<br />
a) la circoscrizione geografica del fenomeno include le tante <strong>di</strong>versità naturali e<br />
strutturali degli stati investiti dall’ondata, i quali, però, sono strettamente connessi<br />
da un unico collante ideologico-religioso che sarebbe l’Islam: tutti gli stati sono a<br />
maggioranza islamica e hanno l’Islam quale religione <strong>di</strong> stato, eccetto Israele e il<br />
Libano 29 .<br />
b) Gli attori che agiscono in questa ondata come potenze esportatrici della<br />
democrazia sono <strong>di</strong>versi, e usano strategie e politiche estere <strong>di</strong>verse. Gli USA<br />
hanno assunto in merito <strong>di</strong>verse posizioni, che oscillavano fra i due estremi<br />
pacifico e aggressivo. Essi hanno altresì adottato una politica estera<br />
personalizzata, cioè <strong>di</strong>versificata caso per caso, hanno usato la guerra in<br />
Afghanistan ed in Iraq per impiantare la democrazia, ma hanno usato anche<br />
incentivi economici con Egitto, Tunisia e Pakistan. Ovviamente questi aiuti <strong>di</strong><br />
natura economica sono stati elargiti in cambio <strong>di</strong> posizioni politiche proclivi in<br />
particolar modo alla famigerata guerra contro il terrorismo. L’UE, invece, è<br />
interessata al bacino me<strong>di</strong>terraneo, agli stati nordafricani e alla Turchia. L’azione<br />
dei singoli stati europei non si può trascurare: per esempio, nel caso dell’Iraq, essa<br />
ha assunto grande importanza nel <strong>di</strong>svelamento della malcelata <strong>di</strong>vergenza italo-<br />
spagnola. L’opzione militare è da escludere recisamente dall’agenda collettiva<br />
europea, almeno finché l’UE non si doti <strong>di</strong> un proprio bras armé specificamente<br />
28 Egitto e Tunisia sono due democrazie elettorali, invece Libia e Siria sono due autoritarismi forti,<br />
mentre Algeria è un autoritarismo debole.<br />
29 vd. cartina 1.1. Grande Me<strong>di</strong>oriente
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 15<br />
a<strong>di</strong>bito all’uopo: infatti l’UE, con i mezzi <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>spone attualmente, agisce<br />
solamente attraverso il cosiddetto Civil Power. <strong>La</strong> comparsa delle organizzazioni<br />
internazionali -soprattutto l’ONU-, in qualità <strong>di</strong> attori apparentemente autonomi<br />
(in quanto controllati de facto dalle superpotenze che gestiscono il sistema<br />
globale) nella cooperazione alla <strong>di</strong>ffusione dei <strong>di</strong>ritti umani e all’incremento delle<br />
riforme democratiche, ha costituito la genesi <strong>di</strong> una nuova categoria <strong>di</strong> attori non<br />
statali che <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> risorse economico-politiche e capacità logistico-<br />
organizzative adeguate al nuovo scenario globale, in cui la <strong>di</strong>mensione<br />
sovranazionale si sovrappone a quella nazionale e la integra. L’effettiva<br />
inefficienza delle Nazioni Unite nell’agevolazione dei processi <strong>di</strong><br />
democratizzazione riguarda le posizioni ufficiali <strong>di</strong> alcuni stati, che rispecchiano<br />
l’interesse precipuo dei sistemi tipicamente non democratici, i quali mirano<br />
ovviamente a rallentare la <strong>di</strong>ffusione delle riforme democratiche per non correre il<br />
rischio <strong>di</strong> perdere il potere politico interno. Una prassi alquanto <strong>di</strong>ffusa tra tali<br />
stati non democratici è costituita dalla loro frequente ingerenza –anche sotto<br />
forma <strong>di</strong> hard power– negli affari interni <strong>di</strong> propri stati satellite in cui è stato<br />
precedentemente innescato un processo <strong>di</strong> democratizzazione. Tra gli stati non<br />
democratici, la Siria 30 non ha applicato tutte le <strong>di</strong>sposizioni vincolanti della<br />
risoluzione 1559 delle Nazione Unite del 2004, riguardo al completo ritiro dal<br />
territorio libanese: tale presenza militare ostacolava il perfezionamento del<br />
processo <strong>di</strong> democratizzazione in Libano e con<strong>di</strong>zionava in modo determinante<br />
l’atmosfera politica interna libanese. Gli stati non democratici, quin<strong>di</strong>, pur<br />
rischiando un nocivo isolamento economico-politico dal sistema, non si curano<br />
30 <strong>La</strong> Siria si oppone alla risoluzione 1559 che conteneva come oggetto le seguenti clausole: 1)<br />
riba<strong>di</strong>sce il suo appello per il rigoroso rispetto della sovranità, integrità territoriale, unità e<br />
in<strong>di</strong>pendenza politica del Libano sotto la sola ed esclusiva autorità del governo del Libano su tutto<br />
il Libano; 2) chiede il ritiro dal Libano <strong>di</strong> tutte le forze straniere ancora presenti; 3) chiede lo<br />
scioglimento e il <strong>di</strong>sarmo <strong>di</strong> tutte le milizie libanesi e non libanesi; 4) sostiene l’estensione del<br />
controllo del governo del Libano su tutto il territorio libanese; 5) <strong>di</strong>chiara il proprio sostegno a un<br />
processo elettorale libero e corretto per le imminenti elezioni presidenziali condotte secondo le<br />
leggi costituzionali libanesi senza influenze né interferenze straniere; 6) chiede a tutte le parti<br />
interessate <strong>di</strong> cooperare pienamente e urgentemente con il Consiglio <strong>di</strong> Sicurezza per la piena<br />
attuazione <strong>di</strong> questa e <strong>di</strong> tutte le risoluzioni relative al ristabilimento dell'integrità territoriale, della<br />
sovranità e dell’in<strong>di</strong>pendenza politica del Libano; 7) incarica il segretario generale <strong>di</strong> riferire al<br />
Consiglio <strong>di</strong> Sicurezza entro trenta giorni sull’applicazione ad opera delle parti <strong>di</strong> questa<br />
risoluzione e decide <strong>di</strong> rimanere attivamente impegnato su questa materia. UN Security Council<br />
Resolution 1559 (2004) to end Syrian Occupation Full Text.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 16<br />
minimamente <strong>di</strong> tutelare l’interesse dei propri popoli e oppongono, quasi<br />
sistematicamente, una resistenza ostruzionistica alle risoluzioni delle Nazioni<br />
Unite e a tutte quelle deliberazioni <strong>di</strong> organismi sovranazionali che riguar<strong>di</strong>no la<br />
democratizzazione delle loro sfere d’influenza geopolitica. Le altre organizzazioni<br />
internazionali non governative (es. Amnesty International) hanno assunto un ruolo<br />
fondamentale per il reperimento <strong>di</strong> informazioni sulla reale situazione interna <strong>di</strong><br />
ogni stato sottoposto a riforme democratiche. Quin<strong>di</strong> le OI filtrano le informazioni<br />
per conto dei governi delle superpotenze sulla serietà <strong>di</strong> un determinato governo<br />
negli intenti <strong>di</strong> democratizzazione e, inoltre, incoraggiano gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> ricerca<br />
miranti all’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> tutti gli aspetti della fase transitoria <strong>di</strong> ogni singolo<br />
stato.<br />
c) <strong>La</strong> strumentalizzazione delle imprese multinazionali da parte delle<br />
superpotenze, mirata anche alla soluzione dei problemi economici interni degli<br />
stati che attraversano la fase transitoria, nonché all’erosione delle capacità<br />
nazionali <strong>di</strong> controllo delle risorse interne, è finalizzata principalmente a far<br />
recedere gli stati in questione dall’amministrazione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> tali risorse, così da<br />
costringerli ad entrare a far parte del sistema dell’Economia Mon<strong>di</strong>ale 31 . Infatti,<br />
nel momento in cui la multinazionale <strong>di</strong>viene un attore che negozia con uno stato<br />
per decidere la strategia della sua penetrazione nel contesto statale, essa può<br />
assumere, in concomitanza, la funzione <strong>di</strong> strumento in<strong>di</strong>retto <strong>di</strong> un altro stato<br />
(superpotenza), il quale gestisce questa penetrazione. Pertanto lo stato che detiene<br />
il potere <strong>di</strong> struttura 32 deve essere in grado <strong>di</strong> gestire multinazionali al fine <strong>di</strong><br />
renderle strumenti economico-politici al servizio della propria politica estera (per<br />
esempio le imprese americane sono state uno strumento della politica estera<br />
americana; V. E. Parsi 33 ). <strong>La</strong> presenza delle multinazionali dà vita a una nuova<br />
31 Secondo una teoria <strong>di</strong> Gilpin, nell’articolo <strong>di</strong> Vittorio Emanuele Parsi. “Il Ruolo Internazionale<br />
Degli Attori Economici. Testo Manuale <strong>di</strong> relazioni internazionali” <strong>di</strong> Ikenberry e Parsi, pag. 99.<br />
32 Il potere <strong>di</strong> controllare i flussi economici a lungo raggio e <strong>di</strong> gestire le risorse del sistema.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 17<br />
realtà, in quanto queste ultime minacciano il monopolio dello stato sulle risorse<br />
interne e quin<strong>di</strong> influenzano in maniera <strong>di</strong>retta la sua politica estera, giungendo<br />
talvolta a sfruttare la delegittimazione interna dello stato stesso <strong>di</strong> fronte ai propri<br />
citta<strong>di</strong>ni, causata dal mancato mantenimento degli impegni interni <strong>di</strong> politica<br />
economica. Quin<strong>di</strong> gli stati, per entrare nel mercato internazionale e per valersi<br />
dei vantaggi <strong>di</strong> ritorno d’immagine nella politica economica interna che esso<br />
comporta, devono appropriarsi dei nuovi strumenti che garantiscono la <strong>di</strong>visione<br />
internazionale del lavoro prevista dal nuovo or<strong>di</strong>ne globale; con<strong>di</strong>cio sine qua non<br />
affinché gli stati usufruiscano della presenza delle multinazionali è la loro<br />
incon<strong>di</strong>zionata sottomissione alla nuova ondata <strong>di</strong> democratizzazione.<br />
d) L’effetto della nuova ondata <strong>di</strong> democrazia, al contrario delle altre ondate, sarà<br />
lento, senza cambiamenti catastrofici. <strong>La</strong> ragione <strong>di</strong> questo lento cambiamento è la<br />
voglia <strong>di</strong> creare democrazie solide, e non rischiare <strong>di</strong> ritornare ai regimi non<br />
democratici con il primo riflusso antidemocratico. Infatti le azioni dei promotori<br />
delle democrazie sono lente e ponderate, e riguardano sia l’aspetto popolare<br />
(avvicinandosi <strong>di</strong> più ai popoli della zona sottoposta alle riforme, me<strong>di</strong>ante scambi<br />
culturali e adoperando tutti i possibili canali comunicativi), sia l’aspetto politico,<br />
dando supporto ai sistemi attuali per non creare situazioni <strong>di</strong> caos regionali, senza<br />
però perdere la capacità <strong>di</strong> esercitare pressioni <strong>di</strong>plomatiche ed economiche. Le<br />
superpotenze stanno dando per la prima volta la possibilità agli attuali uomini <strong>di</strong><br />
potere, arrivati senza elezioni democratiche, <strong>di</strong> condurre l’avanzata della<br />
democrazia, guidando le democratizzazioni e la <strong>di</strong>ffusione dei <strong>di</strong>ritti umani. Ai<br />
leader attuali è anche affidato il compito della neutralizzazione degli eserciti,<br />
realizzata me<strong>di</strong>ante la concessione, all’élite militare, <strong>di</strong> vantaggi e privilegi, al fine<br />
<strong>di</strong> garantire la loro astensione dalla vita politica.<br />
e) Per cercare <strong>di</strong> creare una pressione seria, capace e legittimata politicamente a<br />
svolgere il ruolo vitale dell’opposizione, occorre la cooperazione tra gli attori<br />
33 V. E. Parsi ““Il Ruolo Internazionale Degli Attori Economici. Testo Manuale <strong>di</strong> relazioni<br />
internazionali” <strong>di</strong> Ikenberry e Parsi, pag. 102.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 18<br />
internazionali e un’élite capace <strong>di</strong> svolgere tale ruolo. <strong>La</strong> fase transitoria è una<br />
fase <strong>di</strong> conflitti fra vari gruppi politici con agende <strong>di</strong>verse; gli attori internazionali<br />
scelgono un gruppo o una coalizione che possa sod<strong>di</strong>sfare i loro interessi e<br />
l’appoggiano economicamente, in modo segreto, e politicamente, con incontri <strong>di</strong><br />
addetti e vertici del gruppo, partito e/o coalizione 34 .<br />
Le sfide della quarta ondata <strong>di</strong> democrazia non sono i soliti ostacoli che hanno<br />
minacciato i vecchi flussi <strong>di</strong> democratizzazione. <strong>La</strong> democratizzazione significa<br />
anche accettare una nuova realtà, la secolarizzazione dello stato, ovvero la<br />
completa separazione fra la religione e lo stato. Uno <strong>di</strong> tali ostacoli è<br />
rappresentato dalla resistenza alla <strong>di</strong>ffusione della democrazia da parte dei paesi<br />
islamici, nei quali, per tra<strong>di</strong>zione, la religione è elemento centrale, costitutivo,<br />
dell’organizzazione statale. Il grado d’islamismo dello stato è <strong>di</strong>verso da un<br />
contesto all’altro, perciò la fase della secolarizzazione deve adattarsi ai vari<br />
contesti. Sicuramente l’esito <strong>di</strong> questo eventuale <strong>di</strong>vorzio fra religione e stato sarà<br />
una battaglia dura, in cui le minoranze religiose saranno protagonisti importanti.<br />
Di solito,infatti,le minoranze <strong>di</strong> religione <strong>di</strong>versa dall’islam sono <strong>di</strong>scriminate in<br />
ragione della loro confessione: ciò ha dato la possibilità alle organizzazioni<br />
internazionali 35 che si occupano dei <strong>di</strong>ritti umani <strong>di</strong> intervenire,su loro<br />
richiesta,per creare una pressione interna sui governi.<br />
Anche i sistemi autoritari si appropriano <strong>di</strong> risorse per affrontare questa nuova<br />
ondata, costituiscono a volte regimi internazionali. <strong>La</strong> Lega Araba, ad esempio, è<br />
una forma d’istituzione internazionale <strong>di</strong> cui non fa parte alcuno stato<br />
democratico. <strong>La</strong> posizione ufficiale della Lega Araba è sempre stata contrapposta<br />
a quella americana e a quella europea riguardo al Grande Me<strong>di</strong>oriente o alle<br />
34 Prezeworski, 1986, poi O’Donnell e Schmitter sostengono che l’opposizione più interessante è<br />
quella appoggiata dagli attori internazionali.; testo SCIENZA POLITICA, <strong>di</strong> Maurizio Cotta,<br />
Donatella Della Porta e Leonardo morlino pag. 156.<br />
35 Per esempio, la minoranza copta in Egitto che costituisce il 10% della popolazione, i rapporti<br />
della Human Rights Watch, spiegano le violazioni dei <strong>di</strong>ritti umani nei confronti dei copti nel<br />
rapporto annuale del 2006 http://hrw.org/wr2k2/mena2.html.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 19<br />
pressioni euro-americane per la democratizzazione e la <strong>di</strong>ffusione dei <strong>di</strong>ritti<br />
umani. Infatti l’avvicinamento dei sistemi arabi trova, come motivo<br />
fondante,l’interesse comune all’allungamento della vita dei loro regimi autoritari,<br />
e ciò costituisce un’ulteriore forma <strong>di</strong> resistenza politica alla nuova ondata <strong>di</strong><br />
democratizzazione. Nello stesso tempo,d’altra parte, la loro cooperazione<br />
nell’ambito della sicurezza internazionale – e, segnatamente, nella War On<br />
Terrorism - obbliga a volte gli attori attivi della democratizzazione a sorvolare<br />
sulla situazione interna e sui progressi delle riforme.<br />
<strong>La</strong> genericità del progetto americano The Greater Middleast comporta numerose<br />
ambiguità e imprecisioni. Le vecchie esperienze <strong>di</strong> democratizzazione sono<br />
sempre state caratterizzate dalla cosiddetta “invenzione democratica” che dava<br />
spazio agli attori interni (promotori interni <strong>di</strong> democratizzazione, quali partiti<br />
democratici, riformisti, singoli politici, etc.) per inventare una propria democrazia<br />
originale . Questo margine <strong>di</strong> scelta nella nuova ondata è quasi inesistente: la<br />
democrazia si sta esportando secondo il modello euro-americano, considerando<br />
solo superficialmente la specificità dei contesti e trascurando la <strong>di</strong>versità delle<br />
culture e dei valori. Questa universalizzazione della democrazia occidentale<br />
renderà ancora più duro il conflitto e il rigetto della democrazia rischia <strong>di</strong> venire<br />
non solamente dai sistemi, ma anche dai popoli, non essendo riconosciuta la loro<br />
in<strong>di</strong>vidualità e rispettata la loro eterogeneità.<br />
<strong>La</strong> presenza,poi, <strong>di</strong> una molteplicità <strong>di</strong> attori attivi in questa ondata <strong>di</strong><br />
democratizzazione, e <strong>di</strong> una varietà <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong>plomatici, economici, o <strong>di</strong> altra<br />
natura, nell’esportazione della democrazia, obbliga questi attori a collaborare e ad<br />
unire le loro agende. Sicuramente, avere un’unica agenda è quasi impossibile,<br />
perché anche questi attori hanno i loro interessi interni, specialmente gli USA e<br />
l’UE (collettivamente e singolarmente). Non si può <strong>di</strong>menticare il gioco delle<br />
egemonie: ogni attore cerca <strong>di</strong> agire singolarmente per ottenere la legittimazione<br />
al controllo sugli altri stati. Da qui il pericolo che tutti questi elementi,
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 20<br />
caratterizzanti il sistema globale, determinino <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne e confusione nelle<br />
relazioni internazionali.<br />
2.1 <strong>La</strong> globalizzazione e la democrazia cosmopolitica<br />
Accanto alla democratizzazione dei singoli contesti statali, si affianca un altro<br />
importantissimo fenomeno, ovvero la nascita della cosmopolis, in cui la<br />
democrazia si riferisce a comunità politiche territorialmente delimitate o<br />
ad<strong>di</strong>rittura a-territoriali. <strong>La</strong> quarta ondata della democrazia e l’accentuarsi della<br />
globalizzazione economica e sociale hanno influenzato senz’altro la politica<br />
mon<strong>di</strong>ale. Il grande progresso, senza precedenti, realizzatosi nel campo delle<br />
comunicazioni, dell’informazione e dei trasporti, ha reso il mondo molto meno<br />
vasto <strong>di</strong> quello che potrebbe apparire. <strong>La</strong> facilità con cui viene veicolata<br />
l’informazione, mostrando i nuovi stili <strong>di</strong> vita e imponendo ai singoli contesti<br />
statali <strong>di</strong> seguire l’innovazioni, ha imposto un continuo paragone tra i sistemi. <strong>La</strong><br />
nascita <strong>di</strong> un mercato internazionale che non può essere controllato dai governi<br />
nazionali, e che non segue le politiche economiche statali, ha generato una nuova<br />
categoria <strong>di</strong> problemi che superano le capacità dello stato. In realtà, il fenomeno<br />
della globalizzazione è il frutto <strong>di</strong> tutti i processi sociali internazionali, è una<br />
logica conseguenza della politica internazionale che tende a creare nuovi rapporti<br />
sotto nuovi profili. Ovviamente, i cambiamenti economici e sociali internazionali<br />
si sono allargati, abbracciando anche la politica internazionale. Si deve, pertanto,<br />
prendere in considerazione l’aspetto caratterizzante la globalizzazione politica,<br />
che, secondo Watson 36 (1983) ,è l’espansione dell’Europa – cioè degli stati<br />
europei- fuori del proprio continente. Quin<strong>di</strong> l’unificazione politica del mondo è il<br />
prodotto dell’esportazione della forma <strong>di</strong> stato europeo, con le sue regole e le sue<br />
istituzioni. Questa esportazione è stata ovviamente forzata, ma lo stato come<br />
forma <strong>di</strong> amministrazione del gruppo si è imposto all’intero pianeta. Un’altra<br />
36 The Evolution of international socity, Routledge, Londo; 1992.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 21<br />
spiegazione è quella <strong>di</strong> Buzan 37 , in cui si parla della fluttuazione della politica<br />
internazionale: le gran<strong>di</strong> potenze hanno avuto delle crisi economiche e politiche<br />
che le ha costrette a estendere la loro competizione a tutto il mondo, cercando <strong>di</strong><br />
riacquistare il potere internazionale.<br />
<strong>La</strong> forma dello stato europeo, quin<strong>di</strong>, è stata esportata, e gli europei hanno scelto<br />
in modo unanime la democrazia come forma più adeguata per esercitare il potere,<br />
sia a livello statale, sia al livello sopranazionale dell’UE. Allo stesso in cui il<br />
modello dello stato europeo ha dominato il mondo, adesso la democrazia europea<br />
sta avendo la sua <strong>di</strong>ffusione. Si può sostenere l’esistenza <strong>di</strong> due proce<strong>di</strong>menti: il<br />
primo è la democratizzazione universale, il secondo è la democratizzazione<br />
globale.<br />
<strong>La</strong> democratizzazione universale è la <strong>di</strong>ffusione della democrazia nei singoli stati.<br />
Circa 120 paesi nel mondo su un totale <strong>di</strong> 193 (dunque il 60% degli stati)<br />
ambiscono, <strong>di</strong>rettamente e/o in<strong>di</strong>rettamente, alla democrazia. Questo dato è <strong>di</strong><br />
vitale importanza per mostrare l’estensione della democrazia a livello mon<strong>di</strong>ale.<br />
Sicuramente la durata <strong>di</strong> questo processo rimarrà sempre un’incognita.<br />
Il secondo proce<strong>di</strong>mento, la democratizzazione globale, dovrebbe iniziare appena<br />
raggiunta quella universale. Questo proce<strong>di</strong>mento consiste nel creare nuove<br />
procedure democratiche globali e la presenza <strong>di</strong> istituzioni democratiche che<br />
garantiscono e tutelano i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> tutti gli attori. <strong>La</strong> questione più <strong>di</strong>fficile da<br />
affrontare in questa tappa è l’eguaglianza fra gli attori statali, a prescindere dalle<br />
loro risorse e dalle loro capacità: una prospettiva che può sembrare impossibile,<br />
ma il ruolo <strong>di</strong> attori non statali come le Organizzazioni non governative, nonché<br />
una nuova e <strong>di</strong>versa ONU, capace <strong>di</strong> agire senza l’influenza delle superpotenze,<br />
può rendere il cammino della democrazia globale un po’ meno impervio.<br />
37 Interntional systems in world history, Oxford University press; 2000.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 22<br />
L’introduzione del concetto <strong>di</strong> demos mon<strong>di</strong>ale, che va coinvolto nei processi<br />
politici internazionali, può essere una soluzione per affrancare le organizzazioni<br />
internazionali dall’egemonia degli stati: così nasce un altro piano <strong>di</strong> appartenenza<br />
politica, molto più ampio, che non schiaccerà lo stato, ma sarà,piuttosto, parallelo<br />
ad esso. <strong>La</strong> partecipazione del demos mon<strong>di</strong>ale può avvenire, inizialmente, sotto<br />
forma <strong>di</strong> democrazia <strong>di</strong>retta, con suffragi universali internazionali, per dare la<br />
possibilità alle persone, in tutto il mondo, <strong>di</strong> concorrere all’adozione <strong>di</strong> soluzioni<br />
circa i problemi globali. E’ questa la nuova figura che si vuole creare: il citta<strong>di</strong>no<br />
mon<strong>di</strong>ale come soggetto attivo, che appartiene al mondo, in grado <strong>di</strong> esercitare<br />
un’influenza sulle scelte globali. Nello scenario attuale, l’umanità ha mostrato un<br />
buon livello <strong>di</strong> solidarietà, grazie alle campagne d’aiuti umanitari nelle zone<br />
devastate da calamità e guerra.<br />
L’eventuale evoluzione della globalizzazione genererebbe una Global<br />
Governance 38 che potrebbe rispondere ai problemi globali dell’umanità senza<br />
<strong>di</strong>scriminazioni <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza, gestire una agenda globale che prevalga su quella<br />
dei singoli stati, nonchè trovare una comune identità che vada al <strong>di</strong> sopra<br />
dell’appartenenza politico-territoriale.<br />
Il <strong>di</strong>vario economico fra il nord e il sud, la presenza <strong>di</strong> stati confessionali e<br />
l’arretratezza dei mezzi <strong>di</strong> comunicazione negli stati terzomon<strong>di</strong>sti rende il<br />
funzionamento della governance globale quasi impossibile. D’altra parte, secondo<br />
alcuni stu<strong>di</strong>osi, la democrazia globale è un traguardo quasi ri<strong>di</strong>colo, impossibile<br />
da immaginare: Dahrendrof nel 2001 sostiene che coloro che parlano della<br />
democrazia globale stiano “abbaiando sulla luna”. Anche Dahl 39 si è mostrato<br />
altrettanto cinico, <strong>di</strong>chiarando che il sistema internazionale rimarrà sempre al <strong>di</strong><br />
sotto <strong>di</strong> qualunque ragionevole soglia <strong>di</strong> democrazia. Al <strong>di</strong> là del pessimismo <strong>di</strong><br />
38 Rosenau nel 1997 è stato il primo ad usare il concetto <strong>di</strong> Governance globale, poi è stato<br />
proceduto da Keohane 2001; nell’articolo Democrazia e Politica Internazionale <strong>di</strong> Filippo<br />
Andreatta; Rivista <strong>di</strong> Scienza Politica 2/2005, pag. 269.<br />
39 R. Dahl, Poliarchia. Partecipazione e opposizione nei sistemi politici, Milano, Angeli, 1981.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 23<br />
alcuni stu<strong>di</strong>osi, l’esito della democratizzazione globale è impreve<strong>di</strong>bile, e il caso<br />
dell’UE ne costituisce un esmpio: a democratizzazione sopranazionale è venuta<br />
alla luce con la nascita dell’Unione Europea, un sistema sopranazionale composto<br />
da varie istituzioni che agiscono <strong>di</strong> concerto, inizialmente gestite dagli stati senza<br />
la partecipazione dei citta<strong>di</strong>ni. Ora l’UE è sottoposta anch’ essa ad un processo <strong>di</strong><br />
democratizzazione istituzionale, e questo è l’unico modello <strong>di</strong> democratizzazione<br />
sopranazionale: sicuramente l’auspicato successo dell’UE darà un buon esempio<br />
al resto del mondo per riuscire a democratizzare il sistema globale seguendo gli<br />
stessi passi degli stati europei.<br />
2.2 Le Critiche alla Democrazia Globale<br />
In primo luogo, come nemici della cosmopolitica, vengono i realisti che<br />
proteggono la centralità dello stato e la rendono invulnerabile. Secondo i realisti<br />
l’interesse statale e la sua forza (intesa come <strong>di</strong>plomazia e come forza bellica)<br />
sono gli elementi determinanti delle relazioni internazionali. In breve lo stato,<br />
determina un certo obiettivo, e calcola le spese e secondo un approccio<br />
razionalistico, sceglie la strada del suo comportamento. Quin<strong>di</strong> nelle crisi anche <strong>di</strong><br />
livello internazionale, cerca <strong>di</strong> agire usando le proprie risorse, creando una<br />
gerarchia <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne che ha al suo vertice, pochi stati ( che detengono la supremazia<br />
militare ed economica), invece ha alla base gli stati <strong>di</strong> periferia. Questa visione<br />
realista, è stata sempre basata sulla concentrazione della forza e della ricchezza in<br />
mani <strong>di</strong> pochi. Però nel caso della cosmopolitica, proprio gli stati <strong>di</strong> periferia che<br />
possono avere le iniziative vincenti. Gli stati periferici, a loro non piacciono molto<br />
le egemonie, e sono dei soggetti che hanno i propri interessi nella società<br />
internazionale, il loro interesse principale è <strong>di</strong> far valere il loro peso nello scenario<br />
internazionale. <strong>La</strong> democrazia globale, per gli stati che non godono <strong>di</strong> un ruolo<br />
primario o centrale nel sistema internazionale, costituisce l’unica speranza per<br />
impe<strong>di</strong>re l’eventuale ingiustizia che possono subire dalla potenza egemone. <strong>La</strong><br />
visione dei realisti, si limita a criticare il progetto della cosmopolitica e della<br />
democrazia internazionale senza dare un’alternativa che possa garantire la pace e
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 24<br />
la sicurezza internazionale, si può rischiare <strong>di</strong>cendo che tale visione è molto<br />
riduzionistica, ed è basata su calcoli razionali e forza d’agire che possono avere<br />
solo le potenze egemone. <strong>La</strong> teoria realista dell’ or<strong>di</strong>ne internazionale rende<br />
legittimo il possesso della forza <strong>di</strong> struttura 40 , da parte <strong>di</strong> una potenza, che<br />
controlla il sistema. Il momento pericoloso consiste invece, quando nasce un<br />
nuovo rivale che a sua volta, vorrebbe <strong>di</strong>ffondere il suo nuovo or<strong>di</strong>ne. Quin<strong>di</strong> la<br />
pace esiste finche non ci sono rivali, che si appropriano anche loro del potere <strong>di</strong><br />
struttura. <strong>La</strong> sovranità il centro dell’attenzione dei realisti sta subendo una grave<br />
crisi –basti pensare all’UE e il suo livello sopranazionale, che sta schiacciando la<br />
sovranità statale in tutti i settori- ed è considerata da alcuni come l’inizio della<br />
fine dello stato moderno. Ovviamente il concetto della sovranità, sta contando<br />
poco specialmente <strong>di</strong> fronte ai problemi <strong>di</strong> natura globale, oppure <strong>di</strong> fronte ai<br />
flussi economici globali, che davanti alla quale lo stato è totalmente incapace.<br />
Perciò, i realisti trascurano la tendenza statale attuale a sacrificare una parte della<br />
sua competenza e sovranità ad altri istituzioni sopranazionali o ad<strong>di</strong>rittura ad altri<br />
attori non statali nel sistema globale, come le organizzazioni internazionali.<br />
Quin<strong>di</strong> l’evoluzioni degli stati e la molteplicità dei livelli d’esercizio del potere è<br />
una novità, anzi è conseguenza apo<strong>di</strong>ttica, per affrontare le crisi degli stati. Per<br />
quanto possa essere naturale questa evoluzione è caratteristica degli stati<br />
democratici, che si sono <strong>di</strong>mostrati più flessibile a subire tale fondamentale<br />
cambiamento. L’autoritarismo non riesce a accettare tale cambiamento, perché<br />
possa significare la rinunzia del potere da parte dell’èlites che detengono il potere,<br />
per questo che la democratizzazione universale è essenziale per garantire<br />
l’accesso anche degli stati non democratici a questa <strong>di</strong>namica <strong>di</strong><br />
sopranazionalismo. Una volta il sistema globale possa essere stabilizzato e<br />
totalmente democratizzato, gli stati cercheranno <strong>di</strong> essere più pratici nelle loro<br />
risposte ai problemi interni e globali. L’incapacità statale e la per<strong>di</strong>ta della propria<br />
sovranità in settori importanti (per esempio, il settore socio-economico) saranno<br />
l’incintivi per assegnare la sua capacità decisionale ad un livello sopranazionale<br />
40 <strong>La</strong> forza <strong>di</strong> struttura è la capacità <strong>di</strong> essere l’ultimo fornitore <strong>di</strong> sicurezza nel sistema<br />
internazionale, è il controllore dei flussi economici a lungo raggio.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 25<br />
che potrebbe essere un regime, una alleanza strategica e anche ricorso ai trattati <strong>di</strong><br />
associazione e <strong>di</strong> partnership.<br />
<strong>La</strong> società internazionale può essere considerata come una società <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui che<br />
vivono insieme, nella mancanza <strong>di</strong> regole <strong>di</strong> convivenza, il più forte ha più <strong>di</strong>ritti e<br />
meno doveri, e colui che domina e governa. <strong>La</strong> stessa cosa vale per gli stati, lo<br />
stato che è considerato forte, controlla gli altri, e non è costretto a rispettare le loro<br />
sovranità. <strong>La</strong> democrazia cosmopolitica, può essere considerata come un or<strong>di</strong>ne<br />
giuri<strong>di</strong>co, in cui tutti hanno lo stesso dovere e lo stesso <strong>di</strong>ritto, si sta parlando <strong>di</strong><br />
uguaglianza. <strong>La</strong> domanda che si pone ora, quanti stati forti possono accettare a<br />
sottomettersi a un or<strong>di</strong>ne giuri<strong>di</strong>co internazionale? <strong>La</strong> riposta non è così facile, gli<br />
stati forti resisteranno sempre a qualunque tentativo che possa renderlo un<br />
semplice membro in una società internazionale. Ma con il passare del tempo, il<br />
costo <strong>di</strong> governare il sistema globale sarà esorbitante, e anche la <strong>di</strong>fficoltà causata<br />
dagli impegni interni e globali renderà la gestione impossibile. Tutto si ritiene<br />
normale nell’eclisse della superpotenza, e l’abbiamo visto con l’impero romano e<br />
l’Inghilterra e può anche lo stesso si ripeterà con gli USA, ovviamente secondo i<br />
cicli storici <strong>di</strong> Modelski. Appena compiuta la democratizzazione universale, non<br />
ci sarà posto per una o più potenze egemone, la società internazionale non<br />
accetterà un governo <strong>di</strong>spotico nelle mani <strong>di</strong> pochi stati. <strong>La</strong> crisi dello stato<br />
moderno e l’inizio della formazione <strong>di</strong> governi sopranazionali, per esempio l’UE,<br />
sarà la ragione per cui, nessun stato oserà <strong>di</strong> prendere l’iniziativa <strong>di</strong> governare<br />
unilateralmente, quin<strong>di</strong> gli stati indeboliti dalla maturazione del processo della<br />
globalizzazione, la completa per<strong>di</strong>ta della loro sovranità economica e finanziaria<br />
(l’effetto dei multinazionali e della banche mon<strong>di</strong>ali), e in fine la obbligata<br />
collaborazione nella materia dei problemi globali con gli altri attori, cioè la per<strong>di</strong>ta<br />
della sovranità politica, saranno i nuovi dati della realtà politica globale. <strong>La</strong><br />
democratizzazione globale sarà necessaria per garantire la presenza della<br />
procedure democratiche, in un contesto globale basato sull’eguaglianza degli<br />
attori globali.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 26<br />
2.3 Come si misura la democratizzazione universale?<br />
<strong>La</strong> democratizzazione universale è l’attuale processo <strong>di</strong> trasformazione delle<br />
relazioni internazionali in senso democratico. Per questa ragione gli stu<strong>di</strong> sono <strong>di</strong><br />
natura scientifica e concentrati sulla misura della democrazia. A tal proposito sarà<br />
proficuo e opportuno prendere in esame uno stu<strong>di</strong>o molto interessante <strong>di</strong> D.<br />
Brinks e M. Coppedge 41 .<br />
Lo stu<strong>di</strong>o consiste nella creazione <strong>di</strong> un approccio scientifico per misurare la<br />
democrazia. Lo sviluppo delle scienze politiche avviene attraverso la definizione e<br />
la ridefinizione dell’oggetto d’analisi e attraverso l’elaborazione <strong>di</strong> nuove tecniche<br />
e nuovi meto<strong>di</strong> finalizzati alla ricerca del massimo grado <strong>di</strong> scientificità. <strong>La</strong><br />
democratizzazione <strong>di</strong> uno stato è un fenomeno connesso anche a fattori esterni,<br />
situazioni internazionali e circostanze regionali. In poche parole non si può parlare<br />
<strong>di</strong> democrazia e democratizzazione senza ricordare i rapporti con gli stati vicini.<br />
Se il gap democratico fra due stati vicini è positivo, la probabilità <strong>di</strong> avere un<br />
progresso nel consolidamento democratico è più alta. Con gap democratico ci si<br />
riferisce alla <strong>di</strong>fferenza fra due regimi democratici, oppure tra uno democratico e<br />
uno non democratico. Il problema si pone quando c’è più <strong>di</strong> uno stato confinante,<br />
ed è la cosa più naturale avere più <strong>di</strong> uno stato vicino. In realtà, Brinks e<br />
Coppedge 42 hanno risolto il problema creando una formula, in cui si fa la me<strong>di</strong>a<br />
del fattore <strong>di</strong> influenza <strong>di</strong> uno, o più stati vicini:<br />
D<br />
i,<br />
t+<br />
1<br />
=<br />
1<br />
K<br />
k<br />
K = 1<br />
( F − F )<br />
41 Brinks e M. Coppedge, due professori dell’Università <strong>di</strong> Notre Dame, hanno condotto uno<br />
stu<strong>di</strong>o sulla <strong>di</strong>ffusione democratica della terza ondata, adottando delle leggi scientifiche, delle<br />
formule matematiche e delle variabili che influiscono sulla democrazia.<br />
42 Patterns of Diffusion in The Third Wave of Democracy, 2001; Annual Meeting of the American<br />
Political Sciences Association, San Francisco.<br />
kt<br />
it
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 27<br />
Dove i,<br />
t+<br />
1<br />
D è l’atteso valore della <strong>di</strong>ffusione democratica in uno stato i, e in un<br />
tempot + 1;<br />
k invece è il numero <strong>di</strong> stati che sono vicini allo stato oggetto <strong>di</strong><br />
stu<strong>di</strong>o e viene chiamato Network Contries. F it rappresenta i requisiti democratici<br />
dello stato i, oggetto dello stu<strong>di</strong>o, F kt rappresenta invece i requisiti democratici<br />
degli stati confinanti e vicini k (Network Countries). Questi requisiti democratici<br />
devono essere misurati in un arco <strong>di</strong> tempo t. <strong>La</strong> formula presuppone che tutti gli<br />
stati, quello da analizzare e quelli che lo circondano siano <strong>di</strong> uguale peso 43 ; in altri<br />
termini neutralizza gli elementi che costituiscono il peso <strong>di</strong> uno stato.<br />
<strong>La</strong> F kt viene calcolata una volta per ogni stato vicino 44 . L’importanza del calcolo<br />
consiste nel <strong>di</strong>mostrare che la democratizzazione (in progresso e/o in regresso) in<br />
un determinato periodo <strong>di</strong> tempo t, può seguire una curva crescente o decrescente.<br />
Il calcolo darà come esito il D i,<br />
t+<br />
1 in valore numerico. Il problema principale della<br />
formula consiste nel valore soggettivo, basato su meto<strong>di</strong> scientifici che <strong>di</strong>pendono<br />
dai dati statistici poco precisi. Va ricordato comunque che l’approccio è ancora<br />
giovane e non ancora standar<strong>di</strong>zzato. <strong>La</strong> sua importanza è legata al fatto che è il<br />
primo tentativo in grado <strong>di</strong> consentire, in qualche modo, il reperimento <strong>di</strong> un<br />
insieme <strong>di</strong> variabili che determinano la misurazione della democrazia, anche se la<br />
valutazione <strong>di</strong> ogni variabile è ancora ambigua, <strong>di</strong>versamente elaborata da ogni<br />
singolo stu<strong>di</strong>oso e in funzione dei risultati dei dati statistici, ricavati, a loro volta,<br />
da misurazione <strong>di</strong> variabili completamente <strong>di</strong>verse.<br />
<strong>La</strong> formula si è evoluta con il tempo cercando <strong>di</strong> contemplare nuove, importanti e<br />
più precise variabili, e sicuramente la formula continuerà ad evolversi man mano<br />
che ci saranno nuovi elementi da valutare nel complesso del calcolo<br />
43 Secondo Brinks e Coppedge, si intende per Peso, la capacità <strong>di</strong> uno stato d’ ingerire nella<br />
politica interna <strong>di</strong> un altro stato e/o <strong>di</strong> proteggersi dalla ingerenza degli stati <strong>di</strong> confine.<br />
44 Per “Stato vicino” Brinks e M. Coppedge intendono uno stato <strong>di</strong> confine; tuttavia, in questo<br />
lavoro <strong>di</strong> ricerca, preferisco intenderlo come uno stato con cui lo stato-oggetto ha dei rapporti, cioè<br />
una base minima <strong>di</strong> interessi comuni.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 28<br />
dell’andamento democratico. Per esempio, è stato preso in considerazione il peso<br />
<strong>di</strong> un stato, che è un elemento <strong>di</strong> vitale importanza e comprende all’interno <strong>di</strong> sé<br />
tante altre variabili. Ovviamente la formula precedente non poteva prendere in<br />
esame il peso <strong>di</strong> ogni stato, cioè si presuppone che tutti gli stati abbiano lo stesso<br />
peso 45 . Per cui Brinks e Coppedge hanno inserito un cambiamento che prende in<br />
considerazione anche questo elemento importantissimo, cioè il peso dello stato,<br />
ovvero il weight of the country:<br />
1<br />
w<br />
( F F )<br />
k kt<br />
Di, t+<br />
1 =<br />
K k<br />
kt −<br />
+ 1 wit<br />
Dove wkt è il peso dello stato k della network in un arco <strong>di</strong> tempo t, e il w it è il<br />
peso dello stato i (oggetto dello stu<strong>di</strong>o) in un arco <strong>di</strong> tempo t. Ovviamente più<br />
peso ha lo stato k, più influenza avrà sullo stato i. Il valore del peso è un dato che<br />
si può ottenere con il Freedom House 46 . Il rischio è che questi valori sono<br />
abbastanza <strong>di</strong>fferenti, a volte con parametri <strong>di</strong> misura <strong>di</strong>versi; perciò si fa una<br />
me<strong>di</strong>a abbastanza imprecisa dal punto <strong>di</strong> vista della cre<strong>di</strong>bilità del risultato. È lo<br />
stesso rischio che Brinks e M. Coppedge hanno cercato <strong>di</strong> eliminare facendo una<br />
me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> valori ottenuti in un certo periodo <strong>di</strong> tempo compreso fra t 1 e t 2 ; in tal<br />
modo si riduce al massimo l’imprecisione del calcolo.<br />
Ho cercato <strong>di</strong> facilitare l’osservazione della democrazia universale mettendo a<br />
<strong>di</strong>sposizione del lettore un uso integrato della formula <strong>di</strong> Brinks e M. Coppedge.<br />
<strong>La</strong> novità consiste nel creare una funzione che comprende i valori della scala<br />
democratica del Freedom House nel tempo t (che rappresenta il periodo da<br />
esaminare).<br />
45 Per “Peso <strong>di</strong> uno stato” si può intendere la sua popolazione, la sua economia, la potenza militare<br />
e l’influenza esercitata con i mezzi <strong>di</strong>plomatici formali e non formali.<br />
46 Freedom House: organizzazione no profit che si occupa dei dati statici riguardanti il peso dello<br />
stato e l’andamento democratico.<br />
it
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 29<br />
Ogni stato può essere membro in più <strong>di</strong> una network system (regionale o <strong>di</strong><br />
regime economico/politico), quin<strong>di</strong> il calcolo si rende ancora più <strong>di</strong>fficile e<br />
sempre meno atten<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> risultato. In tutti i casi si può sempre riferire ai risultati<br />
del Freedom House, per trovare i valori numerici che corrispondono alle variabili<br />
d’entrambi le formule.<br />
3. conclusione<br />
Le democrazie hanno avuto senz’altro un impatto rivoluzionario sulla politica tra<br />
stati. <strong>La</strong> democrazia è inevitabile sia per la pace internazionale, sia per la stabilità<br />
dei regimi politici. Si può <strong>di</strong>re che la democrazia si sta trasformando in un<br />
obiettivo comune della comunità internazionale. Il processo <strong>di</strong> democratizzazione<br />
è complicato e va stu<strong>di</strong>ato con attenzione e cautela. <strong>La</strong> quarta ondata <strong>di</strong><br />
democrazia, come una qualsiasi altra ondata, ha le proprie <strong>di</strong>stintive<br />
caratteristiche, anche se, come si è finora tentato <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare, i problemi, gli<br />
attori e gli stati oggetto <strong>di</strong> democratizzazione sono numerosi. Il Grande Me<strong>di</strong>o<br />
Oriente, per esempio, è sottoposto ad una esperienza <strong>di</strong> democratizzazione<br />
regionale che è considerata del tutto nuova. Il contrasto ideologico che resiste al<br />
processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione democratica assume molteplici forme: la resistenza<br />
ideologica delle correnti estremistiche islamiche, la resistenze della classi <strong>di</strong>rigenti<br />
in tutti gli stati del Me<strong>di</strong>o Oriente, il problema del terrorismo che rallenta il<br />
processo in cambio <strong>di</strong> collaborazione militare-strategica nella guerra contro il<br />
terrorismo. Ma i fattori più originali della quarta ondata sono la molteplicità degli<br />
attori , l’emergere dell’Unione Europea come attore internazionale con una<br />
propria agenda e come promotore della <strong>di</strong>ffusione delle democrazia e dei <strong>di</strong>ritti<br />
umani con i propri mezzi e la circoscrizione geografica dell’ondata <strong>di</strong> democrazia.<br />
Il prepotente ingresso degli attori non statali, come le multinazionali, le banche<br />
internazionali e le organizzazioni internazionali governative e non governative, ha<br />
reso il sistema globale <strong>di</strong> relazioni internazionali molto complesso e conflittuale.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 30<br />
<strong>La</strong> democrazia universale, destinata a coinvolgere tutti gli stati (nel processo della<br />
democratizzazione dei contesti statali), dovrebbe poi essere seguita da una<br />
democratizzazione globale (democratizzazione nelle procedure e introduzione<br />
dell’uguaglianza fra gli attori) , in cui tutti gli stati avranno gli stessi doveri e gli<br />
stessi impegni. <strong>La</strong> <strong>di</strong>ffusione della democrazia, anche a livello <strong>di</strong> procedure, e<br />
l’intervento degli attori non statali ha reso il sistema globale molto complesso, e<br />
ogni cambiamento sarebbe impossibile senza una collaborazione globale seria e<br />
decisiva. <strong>La</strong> democrazia globale quin<strong>di</strong> è la garanzia della pace perpetua, vista ora<br />
come un bene sociale internazionale. Comunque, per essere più concretamente<br />
realisti, la democrazia globale sembra un progetto utopico e lontano; non si<br />
attendono quin<strong>di</strong> risultati né a brevi né a me<strong>di</strong> termini, anzi, con la resistenza degli<br />
stati, in particolar modo le superpotenze che rifiuteranno ogni progetto che possa<br />
minacciare la loro posizione e la loro egemonia, la gerarchia degli stati durerà<br />
ancora a lungo.<br />
Infine, lo sviluppo della ricerca nell’ambito della <strong>di</strong>ffusione democratica, ha preso<br />
una piega sempre più scientifica, e la zattera della scienza politica e delle relazioni<br />
internazionali non coinvolge solamente la sociologia e le scienze storiche, ma<br />
abbraccia anche nuovi strumenti <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> natura statistica e matematica. Lo<br />
stu<strong>di</strong>o scientifico non si è limitato all’osservazione del fenomeno della <strong>di</strong>ffusione<br />
democratica, ma anche alla strategia della sua esportazione all’interno dei singoli<br />
contesti statali. Il costo della democratizzazione è alto, sia quello basato su<br />
iniziative belliche, sia quello incentivato da promesse economiche e supporto<br />
politico, ma in ogni caso è un costo necessario per il mantenimento della pace in<br />
un sistema anarchico, privo <strong>di</strong> regole e <strong>di</strong> morale.<br />
<strong>La</strong> <strong>di</strong>fficile battaglia non si svolge oggi esclusivamente fra coloro che pretendono<br />
la democrazia e quanti più rigidamente la respingono, ma anche fra gli stessi<br />
promotori della <strong>di</strong>ffusione della democrazia, avendo a <strong>di</strong>sposizione strumenti<br />
notevolmente <strong>di</strong>versi, agende <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso tenore e un modo d’ingerenza che oscilla<br />
fra il soft power e l’hard power. <strong>La</strong> democrazia sta gradualmente <strong>di</strong>ventando un
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 31<br />
bene comune, capace <strong>di</strong> garantire la sicurezza dello stato oggetto dell’ondata e la<br />
salvaguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> tutta la comunità internazionale.<br />
Nel capitolo seguente verrà svolta una puntuale analisi dell’ Unione Europea nella<br />
veste <strong>di</strong> attore internazionale, la cui volontà <strong>di</strong>verge da quella degli stati membri e<br />
a volte si pone in evidente contrasto. L’aspetto dell’UE come promotore<br />
internazionale della democrazia e dei <strong>di</strong>ritti umani è molto originale e finora<br />
pacifico. È entusiasmante osservare come la politica europea, nel contesto<br />
internazionale, sia capace <strong>di</strong> esportare le proprie regole, servendosi <strong>di</strong> un<br />
meccanismo <strong>di</strong> produzione della politica estera estremamente originale.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 32<br />
<strong>Capitolo</strong> Secondo: L’Unione Europa come attore internazionale e<br />
come sostenitore della pace democratica<br />
1. Il modello <strong>di</strong> funzionamento della politica estera europea<br />
L’UE, come tutti gli attori statali, è influenzata dalle <strong>di</strong>namiche della politica<br />
mon<strong>di</strong>ale e delle richieste <strong>di</strong> azioni internazionali provenienti dall’esterno, a<br />
prescindere dalla sua capacità <strong>di</strong> risposta. Le crisi internazionali e la <strong>di</strong>ffusione<br />
della democrazia e dei <strong>di</strong>ritti umani hanno un impatto pesante e costituiscono una<br />
sorta <strong>di</strong> input al sistema <strong>di</strong> relazioni internazionali dell’UE. Questa capacità<br />
dell’UE <strong>di</strong> relazionarsi con il mondo come “me<strong>di</strong>a potenza gigante”, è<br />
principalmente causata dalla caduta dell’URSS, cioè dalla fine della guerra fredda,<br />
e dall’avvio della era monopolare, durata poco in virtù del fenomeno<br />
dell’inter<strong>di</strong>pendenza complessa 47 , che ha portato l’UE e gli altri attori statali che<br />
<strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> risorse a rimodellare le loro relazioni e ottimizzare la loro capacità<br />
<strong>di</strong> cooperazione. Si assiste, così, alla nascita <strong>di</strong> un nuovo sistema multipolare,<br />
caratterizzato non più da una netta e <strong>di</strong>stinguibile contrapposizione tra due centri<br />
ben definiti, ma da una molteplicità <strong>di</strong> centri <strong>di</strong> potere internazionale.<br />
Gli attori (in particolar modo l’UE) nel quadro internazionale sono influenzati da<br />
un certo numero <strong>di</strong> elementi. Questa influenza in realtà è <strong>di</strong>namica, e, per essere<br />
precisi, si sostanzia in un Feedback retroattivo, che porta al totale mutamento<br />
delle regole stesse. Gli elementi che caratterizzano l’attuale sistema internazionale<br />
sono stati stu<strong>di</strong>ati analiticamente da Roy H. Ginsberg 48 : 1) insieme <strong>di</strong> norme<br />
europee in materia <strong>di</strong> sicurezza e pace democratica; 2) <strong>di</strong>ritto positivo che regola<br />
47 L’inter<strong>di</strong>pendenza complessa è una teoria <strong>di</strong> R. Keohane e J. Nye, citata per la prima volta nella<br />
“Power and Interdependence”; 1987<br />
48 Roy H. Ginsberg: stu<strong>di</strong>oso americano dell’ UE e professore presso lo Skidmore College. Si fa<br />
riferimento al suo articolo Coceptualizing the European Union as international actor; Jornal of<br />
Common Market Stu<strong>di</strong>es, 1999.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 33<br />
la società internazionale; 3) cambiamento <strong>di</strong>namico e sistematico della politica<br />
internazionale.<br />
1.1 L’input che attiva il sistema europeo <strong>di</strong> relazioni internazionali<br />
Per capire, in primo luogo, il processo decisionale della PEE 49 , (politica estera<br />
europea), si può usare il modello <strong>di</strong> analisi teorizzato da Easton denominato<br />
“agente-struttura” 50 , che categorizza l’utilità dei vari concetti teorici impiegati<br />
nelle spiegazioni del processo decisionale. Adottando il modello <strong>di</strong> Easton,<br />
Schmitter ne ha analizzato, in particolare, l’input, che costituisce l’impatto<br />
dell’UE sul sistema <strong>di</strong> relazioni internazionali. Schmitter ha in<strong>di</strong>viduato taluni<br />
elementi che costituiscono il motore del processo decisionale della PEE:<br />
1) L’esternalizzazione cui gli stati del sistema spingono gli stati membri<br />
dell’UE: l’esortazione, cioè, ad agire collettivamente, grazie alla<br />
<strong>di</strong>sposizione giuri<strong>di</strong>ca che obbliga gli stati membri ad accettare e<br />
conformarsi ai rapporti e agli accor<strong>di</strong> dell’UE con stati terzi.<br />
2) <strong>La</strong> politica <strong>di</strong> scala, ovvero la tendenza degli stati membri ad agire in<br />
maniera congiunta in materia <strong>di</strong> politica estera. Questa prassi dovrebbe<br />
ridurre i costi e i rischi delle azioni proprio perché saranno intraprese su<br />
iniziativa collettiva e non sulla base <strong>di</strong> decisioni in<strong>di</strong>viduali. Dal altro<br />
canto, quando l’Europa agisce come unico attore, risulta avere più peso e<br />
capacità <strong>di</strong> farsi sentire (essendo la più forte unione politico-economica nel<br />
mondo), rispetto alla somma dei suoi singoli stati. <strong>La</strong> politica <strong>di</strong> scala ha<br />
una importanza vitale nella <strong>di</strong>ffusione della democrazia e dei <strong>di</strong>ritti umani.<br />
Sicuramente l’UE, quando agisce collettivamente, incontra meno<br />
resistenze, in particolar modo se lo stato oggetto delle azioni <strong>di</strong>plomatiche<br />
49 <strong>La</strong> PEE si riferisce alla formulazione e messa in opera <strong>di</strong> azioni <strong>di</strong>plomatiche e <strong>di</strong> politica estera<br />
da parte della CE e della comunità politica europea, ora chiamata PESC.<br />
50 Il modello agente-struttura risale a A. Wendet, The agent-structure problem in Internatinals<br />
Relations Theory, “International Organization”; 1987.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 34<br />
ha interessi economici e commerciali con l’UE. Essendo stata esclusa,<br />
almeno per il momento, la forza bellica dall’agenda europea, si dà<br />
importanza fondamentale alla PESC, che costituisce, ormai, l’unico<br />
strumento che consenta <strong>di</strong> gestire in modo collettivo il sistema europeo <strong>di</strong><br />
relazioni internazionali.<br />
3) <strong>La</strong> PESC non è solo l’unione delle politiche estere nazionali, ma è anche<br />
una <strong>di</strong>plomazia collettiva e uno strumento davvero innovativo per regolare<br />
e controllare certe potenze regionali europee, ad esempio la potenza<br />
tedesca, inglobata nel quadro della politica estera europea. Ritengo che la<br />
PESC sia lo strumento più efficace e utile nella quarta ondata <strong>di</strong><br />
democrazia, che verrà analizzata dettagliatamente nel prossimo capitolo.<br />
4) Gli interessi europei seguono la via segnata dall’esito delle relazioni e<br />
della cooperazione fra gli stati membri e le varie istituzioni comuni. Tutto<br />
ciò si fonda su una logica <strong>di</strong> self-styled che è espressione <strong>di</strong> un modello<br />
propriamente europeo <strong>di</strong> <strong>di</strong>plomazia e <strong>di</strong> politica estera.<br />
1.2 Il sistema europeo <strong>di</strong> relazioni internazionali: il “black box”<br />
che riceve l’input<br />
L’input, come già anticipato, costituisce l’insieme degli stimoli esterni ed interni<br />
che attivano, a loro volta, il black box, ovvero il sistema <strong>di</strong> relazioni esterne<br />
dell’UE. Questo black box è costituito dai tre pilastri decisionali dell’UE:<br />
1- comunità europea<br />
2- politica estera e <strong>di</strong> sicurezza comune<br />
3- cooperazione in materia <strong>di</strong> giustizia e affari interni<br />
Ovviamente il secondo pilastro è la manifestazione suprema dell’UE come<br />
international actor: prima dell’entrata in vigore del trattato istitutivo dell’Unione<br />
europea, l’armonizzazione politica tra gli Stati membri della CE rientrava nel<br />
quadro della «Cooperazione politica europea» (CPE), fondata nel 1970 e,<br />
successivamente, consolidata ed ampliata dall’Atto unico europeo nel 1986/1987.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 35<br />
Tale cooperazione prevedeva consultazioni regolari tra i ministri degli Affari<br />
esteri e contatti permanenti tra le loro amministrazioni. Era stata istituita allo<br />
scopo <strong>di</strong> migliorare l’informazione reciproca e la concertazione tra gli Stati<br />
membri su ogni questione importante in materia <strong>di</strong> politica estera, <strong>di</strong> armonizzare<br />
i <strong>di</strong>versi punti <strong>di</strong> vista e, per quanto possibile, <strong>di</strong> adottare strategie comuni. Ogni<br />
decisione andava tuttavia presa all’unanimità. Le questioni relative alla sicurezza<br />
si limitavano peraltro agli aspetti politici ed economici. Le recenti crisi politiche<br />
(guerra del Golfo, guerra civile in Iugoslavia, crollo dell’Unione Sovietica) hanno<br />
rivelato chiaramente che tale strumento <strong>di</strong> politica estera e <strong>di</strong> sicurezza non<br />
conferiva all’Unione europea un’importanza adeguata al suo ruolo <strong>di</strong> massima<br />
potenza commerciale del mondo riguardo a questioni essenziali <strong>di</strong> politica<br />
mon<strong>di</strong>ale. Nel trattato UE i capi <strong>di</strong> Stato o <strong>di</strong> governo degli Stati membri hanno<br />
convenuto <strong>di</strong> sviluppare progressivamente una politica estera e <strong>di</strong> sicurezza<br />
comune, finalizzata in primo luogo a perseguire imperativamente i seguenti<br />
obiettivi:<br />
• la salvaguar<strong>di</strong>a dei valori comuni, degli interessi fondamentali e<br />
dell’in<strong>di</strong>pendenza dell’Unione;<br />
• il rafforzamento della sicurezza dell’Unione europea e dei suoi Stati<br />
membri;<br />
• il mantenimento della pace nel mondo e il rafforzamento della sicurezza<br />
internazionale, conformemente ai principi della Carta delle Nazioni Unite,<br />
nonché ai principi e agli obiettivi dell’Atto finale <strong>di</strong> Helsinki (1975) e<br />
della Carta <strong>di</strong> Parigi (1990), sulla cui base è stata creata, nel 1994,<br />
l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE);<br />
• la promozione della cooperazione internazionale, creando una<br />
inter<strong>di</strong>pendenza complessa internazionale.<br />
• la promozione della democrazia e dello stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, la salvaguar<strong>di</strong>a dei<br />
<strong>di</strong>ritti umani e delle libertà fondamentali.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 36<br />
Dal momento che l’Unione europea non è una struttura statalistica finita, tali<br />
obiettivi possono essere raggiunti solo progressivamente. <strong>La</strong> politica estera, e<br />
soprattutto quella <strong>di</strong> sicurezza, costituiscono, per tra<strong>di</strong>zione, i settori nei quali<br />
maggiormente gli stati membri esercitano la loro sovranità. Si tratta, pertanto, <strong>di</strong><br />
materie particolarmente delicate, dovendo gli stati cedere porzioni <strong>di</strong> un loro<br />
elemento costitutivo, qual è, appunto, la sovranità. <strong>La</strong> delicatezza della questione<br />
è <strong>di</strong>mostrata dal fatto che il consiglio, che rappresenta i governi nazionali, è in<br />
continuo contrasto con il parlamento europeo, che rappresenta i popoli d’Europa.<br />
Inoltre, è <strong>di</strong>fficile definire interessi comuni in questo campo, giacché nell’UE solo<br />
Francia e Regno Unito possiedono armi atomiche. Ciò significa che solo questi<br />
due stati possono incidere in maniera seria sulle questioni <strong>di</strong> pace internazionale:<br />
in caso <strong>di</strong> contrasto <strong>di</strong> una <strong>di</strong> tali potenze con l’UE, prevarrà l’interesse nazionale<br />
Un altro problema è rappresentato dal fatto che non tutti gli Stati membri dell’UE<br />
fanno parte della NATO (Irlanda, Svezia, Austria, Finlan<strong>di</strong>a) e dell’UEO 51<br />
(Danimarca, Irlanda, Grecia). Pertanto, le decisioni in materia <strong>di</strong> “politica estera e<br />
sicurezza comune” continuano ad esser adottate essenzialmente nel quadro della<br />
cooperazione tra gli Stati. Tuttavia, nel frattempo è stato messo a punto un<br />
<strong>di</strong>spositivo d’azione autonomo, che ha trovato riscontro nel trattato <strong>di</strong> Amsterdam,<br />
che ha dotato <strong>di</strong> un solido quadro giuri<strong>di</strong>co la cooperazione tra gli Stati. Nel<br />
quadro del secondo (e terzo) pilastro vengono adottate, ad esempio, decisioni <strong>di</strong><br />
principio, vengono formulati pareri comuni, vengono adottate azioni e misure<br />
comuni e decisioni quadro. Tra questi strumenti, quello che più risponde ai<br />
requisiti <strong>di</strong> una <strong>di</strong>rettiva CE è la decisione quadro. Tuttavia, analogamente agli<br />
altri strumenti d’azione dell’UE, tale decisione non può avere vali<strong>di</strong>tà, né<br />
applicabilità <strong>di</strong>retta negli Stati membri. Tali misure e decisioni non sono<br />
impugnabili neppure davanti alla Corte <strong>di</strong> giustizia europea.<br />
Per gestire il complesso processo decisionale sono percorribili due binari: il primo<br />
è quello consociativistico, il secondo è quello dell’ intergovernatismo. Il<br />
consociativismo consiste principalmente nello stabilimento <strong>di</strong> precise regole <strong>di</strong><br />
51 Unione dell’Europa Occidentale.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 37<br />
rappresentanza politica per proteggere gli interessi <strong>di</strong> tutti i gruppi (linguistici e<br />
etnici). Si sono quin<strong>di</strong> sviluppate strategie decisionali congiunte e consensuali,<br />
basate su coalizioni altamente rappresentative. Infatti, nella maggior parte dei casi,<br />
le esigenze <strong>di</strong> tutti i gruppi vengono sod<strong>di</strong>sfatte prima che la decisione finale sia<br />
stabilita. Il consociativismo europeo è ancora in fase <strong>di</strong> sviluppo ed evoluzione, e<br />
non ha grande rilevanza nelle materie della sicurezza e della <strong>di</strong>fesa:si dovrebbe,<br />
pertanto, costruire un modello decisionale che possa cogliere e trasformare in<br />
azioni concrete tali esigenze. L’intergovernatismo, invece, è al centro del processo<br />
decisionale dell’UE. Secondo i realisti l’UE sarebbe una sorta <strong>di</strong> arena in cui i<br />
governi degli stati membri si incontrano per negoziare nuovi accor<strong>di</strong> rafforzando<br />
il loro potere. Quin<strong>di</strong> per i realisti gli stati perseguono, secondo un approccio<br />
razionale ed in<strong>di</strong>pendente, la loro sicurezza e consolidano il proprio potere<br />
internazionale: tra gli appartenenti alla scuola realista, Miles 52 sostiene che<br />
l’Unione Europea sia un’arena complessa <strong>di</strong> negoziazione, che opera attraverso<br />
delle conferenze intergovernative. Ovviamente i realisti raffigurano<br />
pessimisticamente l’UE come una strategia per aumentare ulteriormente il potere<br />
dello stato. L’UE è, piuttosto, l’unica risposta possibile a una serie <strong>di</strong> crisi che<br />
hanno colpito lo stato, indebolendolo.<br />
In realtà, sia il decision making che i meccanismi adottati per le negoziazione<br />
interistituzionale sono molto complessi, e nello stesso tempo variano da una<br />
materia all’altra, a seconda dell’importanza <strong>di</strong> quest’ultima. Il sistema <strong>di</strong> relazioni<br />
internazionali europeo è in continuo sviluppo e sta prendendo una strada<br />
caratterizzata dal sempre maggiore coinvolgimento <strong>di</strong> tutti i livelli del governance<br />
europeo (substatale; statale e sovrastatale). Non solo, ma comprende anche tutti i<br />
gruppi d’interesse e <strong>di</strong> pressione che possono influenzare la PEE in funzione dei<br />
loro interessi.<br />
52 L.Miles, Integration Theory and Enlargement of The EU, in Rhodes, Mazey, The state, cit., pag<br />
179.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 38<br />
1.3 Gli output del sistema europeo delle relazioni internazionali<br />
Gli output sono le risposte, elaborate dal black box, ai problemi entranti, ovvero<br />
gli input. Il sistema <strong>di</strong> relazioni internazionali dell’UE è basato su una fiducia<br />
interna nella possibilità <strong>di</strong> affrontare i problemi attraverso le varie istituzioni e<br />
nello stesso tempo una fiducia esterna, insieme agli altri attori internazionali,<br />
nell’opportunità <strong>di</strong> accogliere le decisioni dell’UE. Ogni volta che si avvia il<br />
processo decisionale e si riesce a dar vita a una decisione <strong>di</strong> politica estera<br />
comune, si consolida la legittimità dell’UE come attore unico, che <strong>di</strong>spone <strong>di</strong><br />
mezzi e risorse che altri non hanno. L’output più importante è il cosiddetto civile<br />
power: un attore internazionale privo <strong>di</strong> una <strong>di</strong>mensione militare, ma capace <strong>di</strong><br />
influenzare altri attori internazionali attraverso mezzi <strong>di</strong>plomatici, economici e<br />
giuri<strong>di</strong>ci. Infatti tutte le azioni della PEE sono “azioni civili” sebbene alcune<br />
abbiano una <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> sicurezza e lotta contro il terrorismo. L’output meno<br />
importante invece sarebbe l’allargamento dell’UE con il coinvolgimento <strong>di</strong> nuovi<br />
stati.<br />
<strong>La</strong> Potenza Civile dell’UE esiste grazie al peso economico e politico <strong>di</strong> cui<br />
<strong>di</strong>spone. Ovviamente la potenza civile non è una linea comune seguita e accettata<br />
da ogni singolo stato membro (basti vedere il comportamento <strong>di</strong>suniforme degli<br />
stati europei nella guerra in Iraq), ma è una scelta <strong>di</strong>versa che è stata presa<br />
dall’UE a prescindere della volontà degli stati. L’importanza della potenza civile<br />
consiste fondamentalmente nella riduzione dell’incertezza intorno alle credenziali<br />
<strong>di</strong> attore internazionale dell’UE. Il civil power è visto da alcuni stu<strong>di</strong>osi come<br />
compenso all’incapacità militare europea, oppure come strategia antiquata per<br />
perseguire gli obiettivi prefissati. Per esempio, M. Vahl 53 afferma che “that civil<br />
power was an old and contested concept, with possibly contra<strong>di</strong>ctory senses. It<br />
53 M. Vahl Research Fellow, Centre for European Policy Stu<strong>di</strong>es (CEPS); Civile or Military? The<br />
evolving nature of the European nature; Gennaio 2006.<br />
http://www.libertysecurity.org/IMG/pdf/CEPS_MINUTES-Civilormilitary12_01_2006.pdf
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 39<br />
could refer to the means by which certain objectives were realised without<br />
recourse to military assets. It could also imply civil rather than military goals.<br />
Finally, it could refer to who controlled policy-making, for instance if civilian<br />
control was exercised to achieve military objectives. Either way, the notion of<br />
civil power had certain contra<strong>di</strong>ctions if civil was understood to in<strong>di</strong>cate the non-<br />
exercise of (coercive) power. Pertinent for the debate was therefore whether the<br />
EU could be considered a civilian power, and who were the practitioners of EU<br />
civilian power”. <strong>La</strong> critica <strong>di</strong> Vahl non solo smentisce l’effettività della potenza<br />
civile, ma ammette persino l’in<strong>di</strong>spensabilità della potenza coercitiva (cioè<br />
militare) per avere un ruolo internazionale più rilevante. L’approdo al civile power<br />
si configura invece come una scelta filosofica innovativa, anche se storicamente il<br />
concetto della potenza civile -ovvero quella potenza priva <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione militare-<br />
è già esistito. Sarà sufficiente ricordare il caso della Germania e del Giappone,<br />
dopo la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, con la <strong>di</strong>fferenza però che la potenza civile in<br />
quel caso fu imposta dalla comunità internazionale; nell’attuale UE, invece, la<br />
potenza civile è una scelta completamente libera e pragmaticamente ricercata, non<br />
basata su un’incapacità militare o su una <strong>di</strong>fficoltà nel processo decisionale <strong>di</strong><br />
creare un braccio armato che possa <strong>di</strong>ventare uno strumento per ottenere in<br />
maniera coercitiva i vantaggi e gli obiettivi che non si possono raggiungere con la<br />
<strong>di</strong>plomazia nel quadro internazionale.<br />
Il civile power in definitiva è una garanzia per l’invulnerabilità della sovranità<br />
statale; il military power invece, ha sempre rappresentato una costante minaccia<br />
per gli stati. Il civile power riesce a creare un flusso <strong>di</strong> principi e <strong>di</strong> politiche fra<br />
l’UE e lo stato soggetto alle azioni della potenza civile. Attraverso tale flusso si<br />
crea un fenomeno <strong>di</strong> emanazione 54 <strong>di</strong> politiche, istituzioni e principi. O. Costa 55<br />
54 Impiego un termine appartenente alla filosofia neoplatonica: dobbiamo immaginare questo<br />
processo come il sole(in questo caso l'Uno <strong>di</strong> cui parla Plotino) che emana raggi <strong>di</strong> luce, cioè<br />
sostanza. L'Uno emana non per volontà ma per necessità, visto che la sostanza trabocca da esso.<br />
<strong>La</strong> stessa logica dovrebbe essere adottata dall’UE in questa sorta <strong>di</strong> emanazione <strong>di</strong> valori e<br />
principi.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 40<br />
ha analizzato, ad esempio, tale fenomeno: “ Such specificities may gave a new<br />
appeal to the idea of <strong>di</strong>ffusing the European model elsewhere and exemplify the<br />
intention of the EU leader to spread this model, in the name of European values,<br />
such as democracy, human rights, the rule of law, multilateralism, social progress<br />
and the protection of the environment”. Ovviamente i casi concreti <strong>di</strong> questo<br />
fenomeno risultano abbastanza eloquenti: l’Unione Africana è l’esito<br />
dell’emanazione delle strutture istituzionali secondo il modello europeo 56 .<br />
L’emanazione non si limita al livello istituzionale ma si propaga anche al livello<br />
<strong>di</strong> principi e valori: la clausola <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionalità 57 è un metodo per sollecitare una<br />
pressione sempre sotto la categoria del civile power, ma in questo caso l’UE<br />
cerca <strong>di</strong> creare, in primis, flussi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione della democrazia e dei <strong>di</strong>ritti umani<br />
(o altri principi, quali il rispetto dell’ambiente e il rispetto della comunità<br />
internazionale) che nella maggior parte dei casi fanno parte dei valori europei. In<br />
ciò si ritiene che consista quel fenomeno <strong>di</strong> emanazione <strong>di</strong> cui sopra.<br />
Infine l’Unione Europea rappresenta un magnete per gli stati <strong>di</strong> tutto il mondo.<br />
D’altro canto, la politica estera americana unilaterale e basata sul military power<br />
ha facilitato ancora <strong>di</strong> più il successo del civile power europea. Quin<strong>di</strong> l’UE ha<br />
offerto un’alternativa come attore internazionale agli stati del sistema in cambio <strong>di</strong><br />
legittimità, ovviamente a scapito degli Stati Uniti. <strong>La</strong> potenza civile perciò non è<br />
una strategia per compensare incapacità militare, ma è <strong>La</strong> strategia dell’UE nella<br />
sua PEE. Infatti nella quarta ondata <strong>di</strong> democrazia il raggiungimento della<br />
55 The European Consociational Model: An Exportable Institutional Design; European Foreign<br />
Affaires Review; 2005.<br />
56 L'Unione Africana (abbreviato UA), è stata fondata il 9 luglio 2002, a Durban in Sudafrica in<br />
sostituzione dell'Organizzazione dell'Unità Africana (OUA). Creata sul modello dell'Unione<br />
Europea (ma con poteri ridotti), si pone come obiettivi la promozione della democrazia, dei <strong>di</strong>ritti<br />
umani e dello sviluppo in Africa. <strong>La</strong> sede dell'UA si trova ad Ad<strong>di</strong>s Abeba in Etiopia. Il primo<br />
Segretario Generale fu il presidente sudafricano Thabo Mbeki. L'UA comprende i paesi dell'intero<br />
continente ad eccezione del Marocco che ha deciso <strong>di</strong> rimanere fuori dall'UA, a causa del<br />
riconoscimento da parte dell'Unione dell'in<strong>di</strong>pendenza dell'antica colonia spagnola del Sahara<br />
Occidentale, che il Marocco riven<strong>di</strong>ca come parte del suo territorio.<br />
57 Politica del Sistema Globale, F. Attinà; pag. 150.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 41<br />
democratizzazione degli stati sottoposti all’azione del civile power sarà meno<br />
costoso e con una probabilità <strong>di</strong> successo molto più alta.<br />
L’allargamento, invece, è un proce<strong>di</strong>mento che interessa solamente stati europei,<br />
che a loro volta per entrare a far parte dell’UE devono rispettare delle con<strong>di</strong>zioni.<br />
L’UE, in questo contesto, ha l’assoluta <strong>di</strong>screzionalità <strong>di</strong> decidere quali stati<br />
possano usufruire dell’appartenenza all’unione, e a quali con<strong>di</strong>zioni.<br />
L’allargamento dell’UE costituisce un problema sia per la complessità del<br />
proce<strong>di</strong>mento in sé, sia per la <strong>di</strong>fficoltà che provoca l’aumento degli stati membri<br />
dell’UE nel processo decisionale. L’allargamento inteso come adesione <strong>di</strong> nuovi<br />
stati procura benefici maggiori e decisamente meno costosi rispetto alla<br />
limitazione dell’adesione. Con la sua crescita ipertrofica - quanto a numero <strong>di</strong> stati<br />
e abitanti - l’UE pesa sempre <strong>di</strong> più e acquista sempre maggiore legittimità<br />
internazionale.<br />
L’allargamento dell’UE è stato sempre sequenziale e lento al fine <strong>di</strong> ridurre i<br />
tempi e i costi della negoziazione. Ogni allargamento comportava un<br />
cambiamento enorme e influenzava tutti gli aspetti dell’UE: mutava la sua<br />
<strong>di</strong>mensione geografica, che andava abbracciando contesti sempre più nuovi e<br />
<strong>di</strong>versi, e con essa la composizione etnica e culturale dell’Europa. Ovviamente<br />
cambiavano i rapporti non solo degli stati membri con il contesto internazionale,<br />
ma anche all’interno dell’UE. Grazie all’allargamento l’UE è <strong>di</strong>ventata una<br />
superpotenza economica, finanziaria e monetaria trasformandosi in un attore<br />
gigante che schiaccia gli attori statali e mette in <strong>di</strong>scussione la sovranità degli<br />
stati membri. L’allargamento ha un fortissimo impatto sugli stati dell’Europa che<br />
avrebbero il vantaggio <strong>di</strong> aderire all’UE, quin<strong>di</strong> costituisce anche un incentivo<br />
forte per le riforme interne degli stati can<strong>di</strong>dati sia a livello istituzionale che a<br />
livello <strong>di</strong> perfezionamento delle loro democrazie, nonché a livello economico, per<br />
evitare eventuali sanzioni da parte dell’UE e colmare il <strong>di</strong>vario tra gli stati.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 42<br />
L’allargamento mo<strong>di</strong>fica ra<strong>di</strong>calmente il settore della PESC, perché ad esso<br />
seguono delle riforme che rendono abbastanza complicati il decision making<br />
process e il raggiungimento <strong>di</strong> una soluzione sod<strong>di</strong>sfacente per tutti gli stati<br />
membri. Le decisioni prese all’unanimità <strong>di</strong>ventano teoricamente impossibili. I<br />
costi per trovare una soluzione saranno altissimi e allungheranno sempre più i<br />
tempi. Il settore della sicurezza usufruisce anch’esso dell’adesione <strong>di</strong> nuovi stati al<br />
membership europeo perché fortifica e rende più fluida la collaborazione fra i<br />
paesi.<br />
Fig. 2.0 l’estensione dell’UE<br />
Infine, l’allargamento dell’UE sarà naturalmente limitato agli stati europei, così<br />
come sarà sempre circoscritto geograficamente in Europa. Ma la domanda che si<br />
pone è questa: quando la Russia 58 farà parte dell’UE? Ovviamente la domanda<br />
riguarda la Russia, in particolare per l’importanza che riveste, essendo membro<br />
58 L’ex presidente del Consiglio Berlusconi, ha recentemente perorato la causa della Russia,<br />
parlando <strong>di</strong> un suo prossimo ingresso nell'Unione.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 43<br />
permanente del consiglio <strong>di</strong> sicurezza, superpotenza nucleare e parte dell’Europa<br />
considerata sempre come costante pericolo. <strong>La</strong> Russia, con la situazione attuale,<br />
non può far parte dell’UE per una serie <strong>di</strong> motivi: 1) è una democrazia <strong>di</strong>fettosa;<br />
2) manca il rispetto dei <strong>di</strong>ritti umani; 3) la crisi economica è sempre più<br />
esasperante e 3) la guerra in Cecenia minaccia la sicurezza interna, per il<br />
sotterraneo e subdolo coinvolgimento dei ribelli ceceni con Al Quada.<br />
Ovviamente per ogni tipo <strong>di</strong> output si genera un feedback che costituisce a sua<br />
volta un nuovo input. Il feedback mette in luce il parere <strong>di</strong> Hill 59 : l’actorness<br />
europeo chiede una identità europea ben precisa e un sistema decisionale<br />
autonomo, ma anche la capacità concreta <strong>di</strong> varare politiche efficaci. L’actorness<br />
europeo è stato stu<strong>di</strong>ato per la prima volta da Sjøstedt 60 che ha posto i requisiti per<br />
rendere l’Europa un influente attore internazionale. Ha anzitutto identificato<br />
l’effetto della PEE sul mondo esterno, riscontrando anche un fattore essenziale, la<br />
presence, ovvero la presenza dell’UE e la sua crescente rilevanza sullo scenario<br />
internazionale, in particolar modo nel settore economico e finanziario. <strong>La</strong><br />
presenza come concetto e modo <strong>di</strong> esistere dell’UE non è stata accolta dagli<br />
stu<strong>di</strong>osi stato-centrici, in quanto ritenuta una minaccia alla sovranità statale degli<br />
stati membri.<br />
A questo punto possiamo presentare uno schema del sistema europeo <strong>di</strong> relazioni<br />
internazionali, che raffigura il meccanismo decisionale e il black box che elabora<br />
l’output, a sua volta generatore del feedback.<br />
59 Actors in Europe's Foreign Policy; C. Hill, cit.<br />
60 Sjøstedt, The External, The European Communities a san Actor in The International Society, in<br />
“Journal of European Integration”; 1982.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 44<br />
Input<br />
Esternalizzazione<br />
Politica <strong>di</strong> Scala<br />
Gli Interessi Europei<br />
Output<br />
Civil Power<br />
Allargamento<br />
Black box<br />
1° pilastro: comunità<br />
europea<br />
2° pilastro: la politica<br />
estera e <strong>di</strong> sicurezza<br />
comune<br />
3° pilastro: materia <strong>di</strong><br />
giustizia e affari interni<br />
Fig2.1 Schema <strong>di</strong> funzionamento del sistema europeo <strong>di</strong> relazioni internazionali<br />
2. Conclusione<br />
Il sistema europeo <strong>di</strong> relazioni internazionale è del tutto originale, ed è altrettanto<br />
complicato. <strong>La</strong> presenza <strong>di</strong> due livelli <strong>di</strong> relazione internazionale, uno è statale,<br />
l’altro è sovranazionale crea sicuramente una confusione e indebolisce l’actorness<br />
europeo. L’Europa è molto più forte quando agisce collettivamente, crea una<br />
presence forte, e riesce ad avere la propria egemonia. <strong>La</strong> capacità dell’Europa <strong>di</strong><br />
essere una promotrice della democrazia e dei <strong>di</strong>ritti umani è illimitata, le azioni <strong>di</strong>
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 45<br />
potenza civile costituiscono uno strumento innovativo che potrebbe dare risposte<br />
ai nuovi problemi globali.<br />
Grazie alla potenza civile europea ha reso la democrazia e la <strong>di</strong>ffusione dei <strong>di</strong>ritti<br />
umani come un bene internazionale per le aree interessate, quanto si sottomettono<br />
alle riforme democratiche, quanto possono usufruire dei trattati <strong>di</strong> partnership e <strong>di</strong><br />
associazione.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 46<br />
<strong>Capitolo</strong> Terzo: L’Egitto fra il regresso e il progresso della<br />
democratizzazione<br />
In questo stu<strong>di</strong>o adotto la domestic politics approach, seguendo una linea<br />
sistemica 61 . Lo stu<strong>di</strong>o si concentra soprattutto sui processi <strong>di</strong> transizione e sul loro<br />
impatto sui gruppi <strong>di</strong> interesse che determinano le scelte delle riforme<br />
democratiche e la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> tali scelte. Il punto <strong>di</strong> partenza è la pace<br />
democratica, che conferma che le democrazie non si combattono fra <strong>di</strong> loro.<br />
L’Egitto è una democrazia <strong>di</strong>fettosa, che ha subito processi <strong>di</strong> transizione sempre<br />
incompleti.<br />
3.1 Cenni Storici<br />
<strong>La</strong> rivoluzione del 1952 ha comportato, per l’Egitto, il passaggio dalla forma <strong>di</strong><br />
stato della monarchia autoritaria a quella della repubblica socialista. Leader <strong>di</strong> tale<br />
rivoluzione fu Gam l ‘Abd al-N sir che, con la nazionalizzazione delle imprese<br />
private e l’espropriazione della grande proprietà terriera, riuscì a limitare il <strong>di</strong>vario<br />
economico tra ricchi e poveri , combattendo ogni forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione<br />
sociale. Allo stesso tempo, la nazionalizzazione servì a rime<strong>di</strong>are i fon<strong>di</strong> necessari<br />
per consolidare il suo regime, a causa, tra l’altro, del <strong>di</strong>niego, da parte della Banca<br />
Internazionale, <strong>di</strong> concedere un prestito per la costruzione della <strong>di</strong>ga <strong>di</strong> Aswan. <strong>La</strong><br />
necessità <strong>di</strong> reperire tali somme comportò, in particolare, la nazionalizzazione del<br />
canale <strong>di</strong> Suez nel 1956, operazione che mise a rischio i capitali francesi e inglesi.<br />
<strong>La</strong> pressione occidentale arrivò all’apice con la guerra del 1956, <strong>di</strong>chiarata da<br />
Gran Bretagna, Francia ed Israele contro l’Egitto per costringere il regime <strong>di</strong><br />
Gam l ‘Abd al-N sir ad aprire il canale <strong>di</strong> Suez , chiuso dopo la<br />
nazionalizzazione. Gli Stati Uniti e l’ Unione Sovietica obbligarono gli stati<br />
61 <strong>La</strong> Teoria Sistemica <strong>di</strong> David Easton, in Juan J. Linz e Alfred Stepan: “Politica Comparata”,<br />
pag 63.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 47<br />
aggressori a ritirare le truppe e a cessare le ostilità,ma la situazione rimase critica<br />
e la tensione tra gli Stati costituiva una minaccia per la pace.<br />
Gam l ‘Abd al-N sir, nel frattempo, cercava <strong>di</strong> costruire un fronte<br />
anticolonialista e <strong>di</strong> intrattenere rapporti <strong>di</strong>plomatici e strategici con gli stati<br />
colonizzati dell’Africa e dell’ Asia. Da questo processo nacque il regime degli<br />
stati non allineati, costituito da stati che decisero <strong>di</strong> uscire dall’alleanza con una<br />
delle due potenze protagoniste della guerra fredda. Nel 1970 muore Gam l ‘Abd<br />
al-N sir e alla presidenza viene chiamato Anwar al-S d t che nel 1973 riesce a<br />
liberare il Sinai dall’ occupazione israeliana, e, successivamente, a stabilire la<br />
pace con Israele con il trattato <strong>di</strong> Camp David nel 1978. Anwar al-S d t decide,<br />
contrariamente alla linea del suo predecessore, <strong>di</strong> intraprendere un processo <strong>di</strong><br />
privatizzazione delle imprese pubbliche. Questo comportò la nascita <strong>di</strong> un gruppo<br />
<strong>di</strong> interesse che conseguì notevoli vantaggi grazie alla privatizzazione. Dall’altro<br />
canto tenta <strong>di</strong> realizzare un’azione <strong>di</strong> liberalizzazione politica, legittimando anche<br />
i gruppi islamici più estremisti. Questi gruppi, tuttavia, rifiutano anche il modello<br />
<strong>di</strong> stato liberale occidentale e <strong>di</strong> conseguenza entrano in conflitto con Anwar al-<br />
S d t, Il 6 ottobre del 1981, S d t venne assassinato durante una parata al Cairo,<br />
da membri dell'esercito che facevano parte dei Fratelli Musulmani 62 . Gli<br />
succedette il Vice Presidente Hosni Mubarak<br />
62 I Fratelli Musulmani: movimento fondato nel marzo del 1928 da al-Hasan al-Bann ’, un<br />
insegnante egiziano operante a Ism ‘ liyya, sulle rive del Canale <strong>di</strong> Suez. <strong>La</strong> nascita dei Fratelli<br />
musulmani si colloca nel quadro <strong>di</strong> un risveglio culturale e religioso che, nei primi decenni del XX<br />
secolo, reagiva all'occidentalizzazione della società islamica. L'intento <strong>di</strong>chiarato dal fondatore era<br />
<strong>di</strong> promuovere la <strong>di</strong>gnità e il riscatto dei lavoratori arabi egiziani, nella zona del Canale <strong>di</strong> Suez;<br />
seguire l'etica e concezione civica proposta dall'Islam; il tutto ottenuto con l'educazione delle<br />
persone agli insegnamenti islamici della solidarietà e dell'altruismo nella vita quoti<strong>di</strong>ana. Nella<br />
realtà, però, tali intenti sono stati messi in secondo piano, poiché il movimento si è dato<br />
un’organizzazione para-militare, caratterizzata dall’intolleranza verso i copti e verso lo stato in<br />
generale, che si è espressa in numerose azioni terroristiche.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 48<br />
3.2 Il Regime <strong>di</strong> Mubarak<br />
Hosni Mubarak arriva alla presidenza con l’obiettivo <strong>di</strong> sostituire Anwar al-S d t,<br />
in maniera provvisoria. Il regime era messo in pericolo dalle correnti islamiche<br />
più estremiste e questo consentì al neopresidente <strong>di</strong> ricorrere sempre allo stato <strong>di</strong><br />
emergenza 63 dal 1981 sin ad ora. Mubarak ha iniziato una lenta e fragile<br />
transizione democratica al solo scopo <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare gli Stati Uniti, alleato<br />
strategico dell’Egitto, introducendo riforme al sistema delle elezioni presidenziali<br />
e lasciando apparentemente spazio alla partecipazione attiva dei partiti e dei<br />
gruppi politici appartenenti all’opposizione. Questo non nega il fatto che siano<br />
state compiute violazioni dei <strong>di</strong>ritti fondamentali da parte dell’esecutivo al fine <strong>di</strong><br />
circoscrivere e controllare le attività dell’opposizione, impedendole <strong>di</strong> trovare<br />
consenso e legittimità politica dal popolo. Una delle strategie seguite dal regime<br />
<strong>di</strong> Mubarak è accusare l’opposizione <strong>di</strong> essere finanziata e supportata dall’estero,<br />
persino da Israele; in tal modo cresce la <strong>di</strong>ffidenza della popolazione nei confronti<br />
dell’opposizione, e si genera una pressione morale che colpisce la motivazione <strong>di</strong><br />
agire politicamente. L’oppressione esercitata da Mubarak non si è mai limitata ai<br />
fondamentalisti islamici, ma si è rivolta contro tutte le correnti politiche dei partiti<br />
e dei gruppi liberali, <strong>di</strong> sinistra e quelle religiose. In questa tesi verrà messa in<br />
luce l’ultima e più evidente transizione democratica nella storia dell’Egitto.<br />
3.2.1 Le Elezioni Presidenziali e L’articolo 76 della costituzione egiziana<br />
Nel 2005 la costituzione egiziana è stata revisionata nel suo articolo 76 64 , che<br />
<strong>di</strong>sciplina le elezioni presidenziali. Il popolo egiziano è stato chiamato al<br />
63 Lo stato <strong>di</strong> emergenza è un decreto per cui l’esecutivo non è costretto a rispettare la costituzioni<br />
e le libertà in<strong>di</strong>viduali.<br />
64 Secondo l’originario articolo 76 è il Parlamento a nominare i can<strong>di</strong>dati alle elezioni<br />
presidenziali, i quali devono ottenere il voto favorevole <strong>di</strong> almeno un terzo dei membri. I nominati<br />
vengono poi eletti dai citta<strong>di</strong>ni attraverso un referendum. Dato che il Partito Nazionale<br />
Democratico detiene la maggioranza assoluta dei seggi del parlamento, è <strong>di</strong>fficile che possa essere<br />
nominato un can<strong>di</strong>dato in<strong>di</strong>pendente alternativo a Mubarak. Da qui la richiesta <strong>di</strong> cambiare il<br />
sistema.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 49<br />
referendum per cambiare l’articolo 76, in modo che le elezioni presidenziali si<br />
svolgano fra più <strong>di</strong> un can<strong>di</strong>dato. Appena il 7% della popolazione è andata a<br />
votare con l’ astensionismo <strong>di</strong> Kefaya 65 e dei più gran<strong>di</strong> partiti d’opposizione. <strong>La</strong><br />
mancata partecipazione del popolo egiziano è basata sul cinismo politico tipico <strong>di</strong><br />
un popolo convinto <strong>di</strong> non poter scegliere il suo leader e il suo esecutivo. Non va<br />
<strong>di</strong>menticato che quasi il 40% del popolo egiziano è analfabeta. Ad ogni modo, il<br />
partito <strong>di</strong> maggioranza a cui appartiene Mubarak riesce sempre a bypassare i<br />
timi<strong>di</strong> ostacoli dell’opposizione.<br />
<strong>La</strong> questione della trasmissione ere<strong>di</strong>taria del potere, un altro problema per cui<br />
Kefaya e gli altri partiti d’opposizione combattono, come avvenuto nella<br />
repubblica siriana, anima in effetti il <strong>di</strong>battito politico egiziano. Gamal, figlio <strong>di</strong><br />
Hosni Mubarak, è sempre più presente nella vita pubblica: oggi è, insieme alla<br />
“giovane guar<strong>di</strong>a” degli uomini d’affari 66 che lo circondano, tra i quadri più<br />
influenti del partito nazionale democratico (PND, il partito al governo). Durante<br />
gli ultimi mesi, la campagna dei partiti all’opposizione si è incentrata sulle<br />
riforme costituzionali. Tra le riven<strong>di</strong>cazioni, al primo posto vi è la fine del sistema<br />
referendario, che finora ha assicurato senza sorprese il mantenimento <strong>di</strong> Hosni<br />
Mubarak - o del suo can<strong>di</strong>dato - alla presidenza, per la fine del 2005.<br />
L’aspirazione <strong>di</strong> tali partiti non è stata sod<strong>di</strong>sfatta con la riforma costituzionale<br />
che ha dato sì la possibilità <strong>di</strong> avere più <strong>di</strong> un can<strong>di</strong>dato, ma nello stesso tempo<br />
non ha posto limiti alla riproposizione della can<strong>di</strong>datura, permettendo mandati<br />
presidenziali potenzialmente infiniti..<br />
65 L’emblematico slogan “Kefaya”, che in egiziano significa "basta", è ormai il nome in<strong>di</strong>scusso<br />
del movimento. Formatosi sull’onda delle manifestazioni del 2003 contro la guerra in Iraq,<br />
“Kefaya” si presenta come un collettivo <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni, attivisti della “società civile” <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa<br />
estrazione: <strong>di</strong> sinistra, nasseriani, liberali copti ed islamici moderati; vi fanno parte ad<strong>di</strong>rittura<br />
membri <strong>di</strong> partiti politici presenti a titolo personale. Il loro primo assembramento pubblico, il 12<br />
<strong>di</strong>cembre 2004, ha rotto un tabù:per la prima volta una manifestazione ha preso <strong>di</strong> mira<br />
<strong>di</strong>rettamente la persona stessa del capo <strong>di</strong> stato e suo figlio.<br />
66 Le nuove èlites economiche create dalla transizione egiziana, interessate all’economia <strong>di</strong><br />
mercato e alla privatizzazione delle imprese pubbliche egiziane.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 50<br />
Kefaya non ha mai smesso <strong>di</strong> cercare <strong>di</strong> mobilitare il popolo egiziano. Sulla<br />
tribuna della sala conferenze del sindacato dei giornalisti, Abdel-Halim Qan<strong>di</strong>l<br />
prende la parola in mezzo a un’ovazione. Questo lunedì sera, 14 marzo, del 2005,<br />
il Movimento Kefaya organizza una conferenza stampa davanti a 200 persone.<br />
Qan<strong>di</strong>l è il portavoce del movimento, ma anche redattore capo del settimanale<br />
nassirianio Al-Arabi. È conosciuto per la sua schiettezza. Secondo molti<br />
oppositori, è evidente che l’aggressione da lui subita lo scorso ottobre da<br />
misteriosi in<strong>di</strong>vidui, che lo hanno in seguito rilasciato nudo in una strada <strong>di</strong> Suez,<br />
sia dovuta proprio alle sue idee. Questo episo<strong>di</strong>o sembra però non averlo<br />
intimi<strong>di</strong>to. “Mubarak sbaglia se crede <strong>di</strong> poter insultare l’intelligenza degli<br />
egiziani”, asserisce in mezzo agli applausi: “Bisogna sbarazzarsi dell’ammuffita<br />
classe <strong>di</strong>rigente che ci governa!”. E il pubblico scan<strong>di</strong>sce: “Forza Kefaya!<br />
Mubarak, vattene, ne abbiamo abbastanza!”.<br />
Ayman Nour è un altro leader importante dell’opposizione, è entrato nelle elezioni<br />
come can<strong>di</strong>dato del suo partito “Al Ghad” <strong>di</strong> natura liberale. Ayman Nour è stato<br />
arrestato prima delle elezioni per ristringere l’effetto della sua campagna<br />
elettorale. Tuttora è in prigione per motivi politici. In realtà l’opposizione egiziana<br />
è addomesticata dal regime <strong>di</strong> Mubarak e a parte i Fratelli Musulmani non c’è una<br />
forza politica vera e propria che possa esercitare pressione interna coinvolgendo i<br />
citta<strong>di</strong>ni.<br />
Le elezioni presidenziali del 2005 finiscono con l’aspettata vittoria <strong>di</strong> Mubarak e<br />
il suo partito. Senza la partecipazione <strong>di</strong> un popolo i risultati delle elezioni<br />
possono significare poco, ma l’aspetto più importante da stu<strong>di</strong>are è la flessibilità<br />
<strong>di</strong> Mubarak e del suo partito ad oscillare fra una politica estera ipocrita e una<br />
politica interna severa e con finte riforme democratiche. Il regime <strong>di</strong> Mubarak è<br />
forte e l’ere<strong>di</strong>tà del potere è molto preoccupante, gli Stati Uniti da una parte<br />
esercitano una pressione per guadagnare vantaggi strategici e logistici nella guerra<br />
contro il terrorismo e in Iraq, per cui Mubarak e il suo partito riescono a ricattare<br />
Gli Stati Uniti in modo da potere allungare la vita del regime.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 51<br />
Nel tempo stesso la situazione dei copti è in continuo esacerbamento visto la<br />
costante crescita delle correnti estremiste che combattono l’esistenza <strong>di</strong> un sistema<br />
apparentemente laico come quello <strong>di</strong> Mubarak. I copti secondo la Chiesa Copta<br />
sono il 10% della popolazione, il governo invece sostiene che i copti siano<br />
solamente il 6% della popolazione. Ovviamente i copti soffrono la<br />
<strong>di</strong>scriminazione politica e sociale. Nelle ultime elezioni parlamentari del 2006, i<br />
copti hanno preso solamente 5 seggi su un totale <strong>di</strong> seggi <strong>di</strong> 450 (1 con elezioni e<br />
4 nominati dal presidente), una percentuale <strong>di</strong> seggi che non coincide<br />
assolutamente con il peso sociale e economico dei copti.<br />
3.3 Conclusione<br />
<strong>La</strong> debolezza del regime, in cui sempre più frequentemente si parla <strong>di</strong> un ritiro<br />
anticipato <strong>di</strong> Hosni Mubarak dalla presidenza a favore del figlio Gamal, si misura<br />
però anche sulla stabilità della propria struttura istituzionale. E quando a metterla<br />
in <strong>di</strong>scussione è la magistratura, significa che più <strong>di</strong> qualcosa si muove, nei sacri<br />
palazzi del Cairo. L’opposizione dei giu<strong>di</strong>ci era già cominciata quasi un anno fa,<br />
prima del lungo periodo elettorale. I giu<strong>di</strong>ci chiedevano l’in<strong>di</strong>pendenza necessaria<br />
per rispondere al loro incarico, <strong>di</strong> supervisionare le consultazioni e definirne la<br />
vali<strong>di</strong>tà. Il regime è stato inflessibile, dando inizio a un confronto duro che non<br />
solo è ancora in atto, ma che anzi in questi ultimi giorni ha raggiunto punte molto<br />
dure. Poche ore prima dell’attentato <strong>di</strong> Dahab, un alto magistrato è stato picchiato<br />
al Cairo da uomini in borghese che tutti <strong>di</strong>cono, in città, essere prezzolati dalle<br />
forze <strong>di</strong> sicurezza. Partecipava al sit-in quoti<strong>di</strong>ano che i giu<strong>di</strong>ci, tolta la toga,<br />
inscenano <strong>di</strong> fronte alla propria associazione <strong>di</strong> categoria ormai quoti<strong>di</strong>anamente.<br />
Protestano per il processo che il 27 aprile, del 2006 è stato svolto <strong>di</strong> fronte a un<br />
tribunale <strong>di</strong>sciplinare. Imputati, due magistrati che hanno avuto l’ar<strong>di</strong>re <strong>di</strong><br />
chiedere un’inchiesta sulla vali<strong>di</strong>tà delle elezioni politiche. E soprattutto sui brogli<br />
<strong>di</strong> cui molto magistrati sono stati testimoni oculari, e che hanno denunciato<br />
pubblicamente già durante le consultazioni.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 52<br />
Gli oppositori al regime <strong>di</strong> Mubarak – che sono ormai tanti e che protestano ad<br />
alta voce – <strong>di</strong>cono che è proprio questo sistema repressivo uno dei responsabili <strong>di</strong><br />
quello che è successo nel Sinai. Così come delle violenze interreligiose delle<br />
scorse settimane ad Alessandria tra comunità musulmana e copta. Le leggi<br />
d’emergenza, in vigore dal 1982, sono mal sopportate da tutti. Ma il presidente<br />
continua a esitare, <strong>di</strong>ce che le abolirà solo quando sarà approvata la nuova legge<br />
antiterrorismo. E intanto continua nella politica del bastone e della carota. Da una<br />
parte, la stampa governativa dà ampio risalto alla scoperta <strong>di</strong> una cellula<br />
terroristica che si preparava a compiere attentati contro obiettivi turistici.<br />
Dall’altra, le autorità liberano dalle prigioni 900 membri della Jamaa al<br />
Islamiyya 67 , responsabile della stagione del terrore degli anni Novanta.<br />
67 Un gruppo <strong>di</strong> fondamentalisti che usano la forza e la violenza per raggiungere i propri obiettivi.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 53<br />
Conclusione Finale<br />
Le democrazie hanno avuto senz’altro un impatto rivoluzionario sulla politica tra<br />
stati. <strong>La</strong> democrazia è inevitabile sia per la pace internazionale, sia per la stabilità<br />
dei regimi politici. Si può <strong>di</strong>re che la democrazia si sta trasformando in un<br />
obiettivo comune della comunità internazionale. Il processo <strong>di</strong> democratizzazione<br />
è complicato e va stu<strong>di</strong>ato con attenzione e cautela. <strong>La</strong> quarta ondata <strong>di</strong><br />
democrazia, come una qualsiasi altra ondata, ha le proprie <strong>di</strong>stintive<br />
caratteristiche, anche se, come si è finora tentato <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare, i problemi, gli<br />
attori e gli stati oggetto <strong>di</strong> democratizzazione sono numerosi. Il Grande Me<strong>di</strong>o<br />
Oriente, per esempio, è sottoposto ad una esperienza <strong>di</strong> democratizzazione<br />
regionale che è considerata del tutto nuova. Il contrasto ideologico che resiste al<br />
processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione democratica assume molteplici forme: la resistenza<br />
ideologica delle correnti estremistiche islamiche, la resistenze della classi <strong>di</strong>rigenti<br />
in tutti gli stati del Me<strong>di</strong>o Oriente, il problema del terrorismo che rallenta il<br />
processo in cambio <strong>di</strong> collaborazione militare-strategica nella guerra contro il<br />
terrorismo. Ma i fattori più originali della quarta ondata sono la molteplicità degli<br />
attori , l’emergere dell’Unione Europea come attore internazionale con una<br />
propria agenda e come promotore della <strong>di</strong>ffusione delle democrazia e dei <strong>di</strong>ritti<br />
umani con i propri mezzi e la circoscrizione geografica dell’ondata <strong>di</strong> democrazia.<br />
Il prepotente ingresso degli attori non statali, come le multinazionali, le banche<br />
internazionali e le organizzazioni internazionali governative e non governative, ha<br />
reso il sistema globale <strong>di</strong> relazioni internazionali molto complesso e conflittuale.<br />
<strong>La</strong> democrazia universale, destinata a coinvolgere tutti gli stati (nel processo della<br />
democratizzazione dei contesti statali), dovrebbe poi essere seguita da una<br />
democratizzazione globale (democratizzazione nelle procedure e introduzione<br />
dell’uguaglianza fra gli attori) , in cui tutti gli stati avranno gli stessi doveri e gli<br />
stessi impegni. <strong>La</strong> <strong>di</strong>ffusione della democrazia, anche a livello <strong>di</strong> procedure, e<br />
l’intervento degli attori non statali ha reso il sistema globale molto complesso, e
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 54<br />
ogni cambiamento sarebbe impossibile senza una collaborazione globale seria e<br />
decisiva. <strong>La</strong> democrazia globale quin<strong>di</strong> è la garanzia della pace perpetua, vista ora<br />
come un bene sociale internazionale. Comunque, per essere più concretamente<br />
realisti, la democrazia globale sembra un progetto utopico e lontano; non si<br />
attendono quin<strong>di</strong> risultati né a brevi né a me<strong>di</strong> termini, anzi, con la resistenza degli<br />
stati, in particolar modo le superpotenze che rifiuteranno ogni progetto che possa<br />
minacciare la loro posizione e la loro egemonia, la gerarchia degli stati durerà<br />
ancora a lungo.<br />
Infine, lo sviluppo della ricerca nell’ambito della <strong>di</strong>ffusione democratica, ha preso<br />
una piega sempre più scientifica, e la zattera della scienza politica e delle relazioni<br />
internazionali non coinvolge solamente la sociologia e le scienze storiche, ma<br />
abbraccia anche nuovi strumenti <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> natura statistica e matematica. Lo<br />
stu<strong>di</strong>o scientifico non si è limitato all’osservazione del fenomeno della <strong>di</strong>ffusione<br />
democratica, ma anche alla strategia della sua esportazione all’interno dei singoli<br />
contesti statali. Il costo della democratizzazione è alto, sia quello basato su<br />
iniziative belliche, sia quello incentivato da promesse economiche e supporto<br />
politico, ma in ogni caso è un costo necessario per il mantenimento della pace in<br />
un sistema anarchico, privo <strong>di</strong> regole e <strong>di</strong> morale.<br />
<strong>La</strong> <strong>di</strong>fficile battaglia non si svolge oggi esclusivamente fra coloro che pretendono<br />
la democrazia e quanti più rigidamente la respingono, ma anche fra gli stessi<br />
promotori della <strong>di</strong>ffusione della democrazia, avendo a <strong>di</strong>sposizione strumenti<br />
notevolmente <strong>di</strong>versi, agende <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso tenore e un modo d’ingerenza che oscilla<br />
fra il soft power e l’hard power. <strong>La</strong> democrazia sta gradualmente <strong>di</strong>ventando un<br />
bene comune, capace <strong>di</strong> garantire la sicurezza dello stato oggetto dell’ondata e la<br />
salvaguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> tutta la comunità internazionale.<br />
Nel capitolo seguente verrà svolta una puntuale analisi dell’ Unione Europea nella<br />
veste <strong>di</strong> attore internazionale, la cui volontà <strong>di</strong>verge da quella degli stati membri e<br />
a volte si pone in evidente contrasto. L’aspetto dell’UE come promotore
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 55<br />
internazionale della democrazia e dei <strong>di</strong>ritti umani è molto originale e finora<br />
pacifico. È entusiasmante osservare come la politica europea, nel contesto<br />
internazionale, sia capace <strong>di</strong> esportare le proprie regole, servendosi <strong>di</strong> un<br />
meccanismo <strong>di</strong> produzione della politica estera estremamente originale. Il sistema<br />
europeo <strong>di</strong> relazioni internazionale è del tutto originale, ed è altrettanto<br />
complicato. <strong>La</strong> presenza <strong>di</strong> due livelli <strong>di</strong> relazione internazionale, uno è statale,<br />
l’altro è sovranazionale crea sicuramente una confusione e indebolisce l’actorness<br />
europeo. L’Europa è molto più forte quando agisce collettivamente, crea una<br />
presence forte, e riesce ad avere la propria egemonia. <strong>La</strong> capacità dell’Europa <strong>di</strong><br />
essere una promotrice della democrazia e dei <strong>di</strong>ritti umani è illimitata, le azioni <strong>di</strong><br />
potenza civile costituiscono uno strumento innovativo che potrebbe dare risposte<br />
ai nuovi problemi globali. Grazie alla potenza civile europea ha reso la<br />
democrazia e la <strong>di</strong>ffusione dei <strong>di</strong>ritti umani come un bene internazionale per le<br />
aree interessate, quanto si sottomettono alle riforme democratiche, quanto<br />
possono usufruire dei trattati <strong>di</strong> partnership e <strong>di</strong> associazione.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 56<br />
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<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 59<br />
Abstract<br />
This thesis is an investigation of the “Fourth Wave of Democracy”, and its origin<br />
in the American project “The Greater Middle East”. The study focuses on the<br />
concept of the democratic peace of Kant from a collective point of view. The aim<br />
of this thesis is to <strong>di</strong>stinguish the universal democracy from the global democracy.<br />
Universal democracy is attained when there is a steady growth of democratic<br />
reform, and all national entities become democracies. This in turn can be assured<br />
through the Freedom House democratic scale. When the international system<br />
undergoes this kind of change, it further establishes certain democratic procedures<br />
and relations between the international actors. This establishment of procedures<br />
and relations is what is meant by "global democracy".<br />
Obviously the hegemonic superpowers will resist this sort of change.<br />
Furthermore, this change will be hard and rather slow to implement. Thus, many<br />
stu<strong>di</strong>es suggest that the global democracy is a utopia. Yet, even if some countries<br />
accept the democratic reforms and become truly democratic, the hegemonic<br />
superpowers will not submit to becoming a normal actor on the international<br />
scene. Also in this thesis I started to adopt the new scientific approach encouraged<br />
by the statistics in the field of democratic measures.<br />
The new aspects of this new wave are <strong>di</strong>fferent from those of the other three<br />
waves of Huntington, since this wave is geographically circumscribed. In that<br />
respect, the fourth wave has targeted only the Middle East, Pakistan and Turkey.<br />
This new wave is also <strong>di</strong>fferent in that its democracy and human rights promoters<br />
are <strong>di</strong>verse: among other entities, the EU is very active in the promotion of<br />
democracy and human rights, usually employing a new tool called civil power.<br />
Many stu<strong>di</strong>es justify the use of the civil power because of the military incapability<br />
of the EU. However, this study shows that the civil power is a philosophical<br />
choice rather than a temporary solution of the PESC.
<strong>La</strong> <strong>Quarta</strong> <strong>Ondata</strong> <strong>di</strong> Democrazia Nabil Shokri 60<br />
This thesis explains the civil power as an emanation of the democratic values as<br />
well as human rights. It uses the neo-platonic prospective to show the <strong>di</strong>rections<br />
of the flux between the EU and some non-democratic political entities. The<br />
former uses the clause of <strong>di</strong>scretionally, which compels the partners of the EU to<br />
begin introducing democratic reforms.<br />
Finally, this thesis stu<strong>di</strong>es and analyzes the Egyptian case in light of the latest<br />
reforms and constitutional changes which permitted multi-can<strong>di</strong>date elections for<br />
the first time in the history of this country. It also suggests some scenarios of the<br />
post-Mubarak regime, and examines the con<strong>di</strong>tions of the Copts, who are<br />
considered to be the largest religious minority in the Middle East.