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Epigrafia cristiana

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«laconismo arcaico» 6<br />

, dato dal fatto che spesso l’unica caratteristica del defunto<br />

esplicitamente espressa è il nome, che assume qui un valore allocutorio. Oltre al<br />

nomen singulum gli epitaffi cristiani arcaici contengono una formula di saluto,<br />

come ave, vale, ca‹re, che convive con formule più specificamente cristiane come<br />

pax o e„r»nh, dalle quali emerge una dimensione spiccatamente escatologica. Al di<br />

là di queste formule acclamatorie palesemente cristiane e di simboli allusivi, come<br />

il pesce o l’àncora, talora rappresentati sulle lapidi, da un esame accurato delle<br />

iscrizioni funerarie cristiane di età precostantiniana emerge il dato significativo che<br />

è volontà comune dei primi cristiani la rinuncia a indugiare su qualsivoglia aspetto<br />

terreno in prospettiva chiaramente fialistica. Tale caratteristica muta sensibilmente<br />

a prtire dall’età costantiniana, quando i dati retrospettivi diventano più numerosi,<br />

quasi a voler ritornare agli standard epigrafici di matrice pagana.<br />

A partire dal IV secolo, infatti, si può riscontrare una maggiore attenzione<br />

alla caratterizzazione del defunto, del quale vengono indicati, oltre al nome, la<br />

durata della vita, la definizione del trapasso, la forma e l’espressione della<br />

deposizione 7 . Il nome è spesso accompagnato da aggettivi che hanno non tanto un<br />

il valore di evidenziare i meriti del defunto o di testimoniarne la fede quanto<br />

quello di esprimere il legame con il dedicante, così che l’approfondimento del<br />

dato biografico diviene occasione di consolatio per il vivo, non di laudatio del<br />

morto.<br />

Lo sviluppo delle ricerche nell’ambito dell’epigrafia <strong>cristiana</strong>, seppur<br />

meritorio, non deve condurre all’errore di assolutizzare l’autonomia della<br />

6 Cfr. Carletti, «<strong>Epigrafia</strong> <strong>cristiana</strong>», cit., p. 128.<br />

7 Cfr. A. Sartori, Formularii funerarii cristiani: la tradizione innovata, in A. Donati (a cura di), La<br />

terza età dell’epigrafia, Bologna 1986, p. 161.<br />

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