Epigrafia cristiana
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disciplina, dal momento che deve essere organicamente inserita nell’alveo dello<br />
studio di una società fluida, in continuo divenire, che rende azzardata una netta<br />
distinzione tra epigrafia «pagana» e «<strong>cristiana</strong>».<br />
A partire dall’età costantiniana, con la promozione del cristianesimo<br />
dapprima a religio licita e, con Teodosio I, a religione di Stato, anche le<br />
testimonianze epigrafiche assumono un carattere più definito, nonostante fino al V<br />
secolo la mescolanza tra pagani e cristiani nella vita pubblica determini una<br />
continua reciproca interferenza tra le due culture anche in quest’ambito. Benché il<br />
contributo dell’epigrafia <strong>cristiana</strong> alla conoscenza del mondo antico sia<br />
decisamente inferiore rispetto a quello dell’epigrafia pagana (si calcola, infatti, che<br />
siano pervenute circa trecentomila epigrafi pagane e solo cinquantacinquemila<br />
cristiane), è necessario ricordare che le iscrizioni cristiane costituiscono una fonte<br />
insostituibile per la ricostruzione storica del mondo antico nel delicato momento<br />
di trapasso dal paganesimo al cristianesimo, al limitare di un’epoca.<br />
Una valida indagine storica non può essere condotta, tuttavia, solo a partire<br />
dallo studio del materiale epigrafico ma deve configurarsi come frutto della<br />
synkrisis di fonti letterarie, archeologiche, storiografiche, numismatiche, in egual<br />
misura proficue.<br />
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