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Hako 27 - Femminismo ruggente

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Olandesi e indiani 2 primavera 2003<br />

Nonostante il titolo un po’ ad effetto, questo<br />

libro tratta di un periodo specifico della<br />

storia dei rapporti tra governo federale e<br />

tribù indiane, il periodo critico tra la fine<br />

dell’Ottocento e la prima guerra mondiale,<br />

cruciale per la formazione dell’identità<br />

indiana almeno quanto il successivo e in un<br />

certo senso opposto periodo del New Deal,<br />

che Fiorentino aveva già in parte trattato,<br />

ma solo per i Sioux (1991). Giustamente<br />

l’autore rileva come il periodo posteriore<br />

alla legge Dawes e sue applicazioni, che<br />

contribuì a destabilizzare in modo significativo<br />

l’organizzazione tradizionale delle<br />

società indiane, pur non riuscendovi del<br />

tutto, abbia ricevuto un’attenzione minore,<br />

all’interno della storiografia americana.<br />

L’età progressista segnò un momento<br />

importante della storia degli USA nella sua<br />

transizione verso la piena industrializzazione<br />

e il periodo tra il 1905 e il 1920 rappresentò<br />

una fase di passaggio tra le scelte dei<br />

Riformatori Cristiani protestanti e i New<br />

Dealers, il gruppo riformista al seguito del<br />

presidente F. D. Roosevelt. «In quel periodo i<br />

commissari per gli Affari Indiani cominciarono<br />

a sperimentare soluzioni diverse al<br />

“problema indiano”, con un occhio sempre<br />

attento alle nuove teorie sull’organizzazione<br />

della società e la modernizzazione. Al posto<br />

della società rurale pensata per i nativi dai<br />

riformatori della generazione precedente, i<br />

nuovi funzionari si industriarono per<br />

rimediare a quella che essi consideravano la<br />

prospettiva di un inserimento in un mondo<br />

industrializzato nel quale l’economia,<br />

l’urbanizzazione e l’organizzazione<br />

razionale del lavoro giocavano un ruolo<br />

fondamentale». Per questo motivo i<br />

commissari agli Affari Indiani si preoccuparono<br />

in primo luogo dell’istruzione,<br />

strumento per formare i nuovi cittadini<br />

tribali, mentre le campagne sanitarie, e in<br />

particolare la prevenzione, facevano parte di<br />

una più vasta battaglia nazionale per<br />

sconfiggere la cattiva salute dei lavoratori.<br />

«I riformatori degli affari indiani cercarono<br />

di essere in sintonia con questi mutamenti e<br />

in parte ci riuscirono».<br />

La battaglia intrapresa dall’Ufficio per gli<br />

Affari Indiani (BIA) – ricorda Fiorentino<br />

nell’Introduzione – per una migliore qualità<br />

della vita e della salute degli indiani era<br />

Recensioni e novità<br />

Daniele Fiorentino<br />

Le tribù devono sparire<br />

La politica di assimilazione degli indiani negli Stati Uniti d’America<br />

Carocci Roma 2001<br />

simile a quella dei progressisti sociali<br />

impegnati a chiedere condizioni più umane<br />

per gli abitanti dei quartieri poveri delle<br />

grandi città nello stesso periodo, mentre<br />

l’impegno dei commissari per assistere i<br />

giovani indiani in cerca di lavoro assomigliava<br />

a quello dei progressisti intenti a portare<br />

i campagnoli fuori del loro limitato contesto<br />

sociale. Ovviamente i commissari riflettevano<br />

a modo loro i differenti interessi del<br />

paese, rappresentati dalle sollecitazioni del<br />

governo e delle associazioni interessate al<br />

futuro dei nativi americani, ma anche allo<br />

sviluppo delle aree dove risiedevano le<br />

riserve. Tuttavia il loro approccio era<br />

diverso da quello dei riformatori di fine<br />

Ottocento che propugnavano l’assimilazionismo.<br />

Se da una parte la nuova generazione<br />

progressista accettava l’assunto fondamentale<br />

che gli indiani dovessero abbandonare<br />

i loro costumi ed entrare a pieno titolo<br />

nella società euroamericana, dall’altra<br />

diversamente dai loro predecessori ponevano<br />

l’accento sulla necessità di preparare gli<br />

indiani non solo attraverso l’insegnamento<br />

dei fondamenti dell’agricoltura, che per<br />

certi versi riguardava il<br />

passato della società<br />

americana, ma mettendoli<br />

anche a confronto con i<br />

problemi che la nuova<br />

civiltà industriale poneva.<br />

Gli amministratori indiani<br />

condividevano l’atteggiamento<br />

di altri operatori<br />

sociali che, secondo una<br />

pratica diffusa, relegava le<br />

minoranze etniche a un<br />

ruolo marginale e ne<br />

chiedeva una rapida<br />

assimilazione. Non bisogna<br />

dimenticare che questo è il<br />

periodo in cui milioni di<br />

immigrati provenienti<br />

dall’Europa meridionale e orientale si<br />

riversavano a Ellis Island e contemporaneamente<br />

nasceva la sociologia della Scuola di<br />

Chicago che con gli studi sugli slum, il<br />

ghetto e la Costa d’Oro forniva gli operatori<br />

di una terminologia sull’anomia, la<br />

deprivazione sociale ecc. che è in uso ancora<br />

oggi. In quegli anni l’antropologia americana<br />

diventava adulta proprio studiando le<br />

46<br />

società amerindiane nel cortile di casa e,<br />

nonostante non riuscisse a demolire i<br />

pregiudizi della maggioranza della popolazione,<br />

faceva passi da gigante nella comprensione<br />

culturale. Le tribù non subirono<br />

passivamente la politica dei riformatori e<br />

neppure i cittadini americani: molti indiani<br />

resistettero alle trasformazioni che incidevano<br />

sul loro modo di vita, anche se molti<br />

altri si adeguarono, anche con entusiasmo, e<br />

un gran numero di euroamericani rifiutarono<br />

di accettare membri così palesemente<br />

diversi nel consesso della nazione. In ogni<br />

caso gli indiani appartengono inevitabilmente<br />

al corso della storia americana di<br />

quegli anni, conclude Fiorentino nel suo<br />

ottimo libro, e non è male ricordarlo a quei<br />

troppi che anche in Italia cercano di<br />

congelare gli indiani in un mitico passato<br />

primitivo. Nel complesso un’opera importante<br />

e un’eccezione, nel deprimente<br />

panorama dei libri italiani sugli indiani.<br />

Prossimamente<br />

Trading Post (parte I)<br />

Cannibali !

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