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I caratteri territoriali della modernità - Facoltà di Lettere e Filosofia

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34<br />

FABIO PARASCANDOLO<br />

dotto necessariamente ad una riduzione e concentrazione in poche mani e<br />

superfici specializzate dei comparti più efficienti. Alla velocizzazione economica<br />

<strong>di</strong> alcune fasce collinari e pianeggianti privilegiate nei processi <strong>di</strong><br />

mutamento (in quanto maggiormente lavorabili me<strong>di</strong>ante quelle che potremmo<br />

chiamare “protesi” infrastrutturali e meccaniche) è corrisposto un<br />

sovvenzionato congelamento colturale (o anche un me<strong>di</strong>ocre sviluppo forestale)<br />

<strong>di</strong> vaste aree marginali dell’interno. Eppure, malgrado il “sacri-ficio”<br />

delle regioni agrarie sfavorite, le economie aziendali <strong>di</strong> pianura non sono<br />

realmente decollate. Nonostante la loro accresciuta integrazione economica,<br />

con lo spostamento fuori dalle aziende <strong>di</strong> molte fasi <strong>di</strong> trasformazione e<br />

commercializzazione dei prodotti, permane una scarsa concorrenzialità<br />

rispetto ad altri <strong>di</strong>stretti agricoli <strong>di</strong> ambito CEE. Salvo alcune isolate eccezioni,<br />

le produzioni valicano raramente le frontiere del mercato regionale, a<br />

fronte <strong>di</strong> imponenti importazioni <strong>di</strong> quegli stessi beni primari me<strong>di</strong>terranei<br />

che in altri tempi provvedevano all’autosufficienza alimentare isolana.<br />

Sembra che ultimamente la crisi strutturale <strong>della</strong> moderna agricoltura regionale<br />

si vada anche approfondendo; la sua totale subor<strong>di</strong>nazione nei confronti<br />

dei gran<strong>di</strong> apparati finanziari e industriali nazionali e sovranazionali<br />

si concretizza in un dato emblematico: la posizione debitoria del settore<br />

agricolo sardo supera ormai lo stesso valore <strong>della</strong> produzione lorda ven<strong>di</strong>bile<br />

76 .<br />

La specializzazione e gli incrementi produttivi determinano una generale<br />

contrazione e semplificazione monocolturale delle superfici agricole: si<br />

profilano così nuove strutture agricolo-<strong>territoriali</strong>, ricompattate dalla standar<strong>di</strong>zzazione<br />

merceologica e purtuttavia segmentate secondo un ampio<br />

ventaglio <strong>di</strong> situazioni aziendali. Ad un estremo dello spettro stanno le aziende<br />

in parte meccanizzate ma ancora improntate a forme tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong><br />

conduzione familiare ed appoderata, sempre sulla soglia <strong>della</strong> <strong>di</strong>sattivazione<br />

per insufficiente competitività e con bilanci generalmente oberati da<br />

eccessivi costi <strong>di</strong> mano d’opera. Sull’estremo opposto, ben rispondenti agli<br />

orientamenti eurocomunitari, si stagliano le poche unità aziendali <strong>caratteri</strong>zzate<br />

da imponenti inputs energetici, ampiamente “chimicizzate”, motorizzate<br />

e meccanizzate, che possono permettersi le più aggiornate ed integrali<br />

innovazioni tecno-colturali. La ricchezza delle aziende coltivatrici su<br />

definisce in base ai livelli <strong>di</strong> produttività ed alla loro capacità <strong>di</strong> allacciare<br />

76 Regione Sardegna: Conferenza Regionale dell’Agricoltura, Quale agricoltura per gli<br />

anni ‘90? Relazione introduttiva, Cagliari, 6-8 marzo 1991, p. 27.

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