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Pier Paolo Pasolini - Arcipelago Itaca

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VETRINA<br />

Carte da<br />

gioco -<br />

Trilogia<br />

dell’infanzia<br />

di Francesco<br />

De Napoli<br />

64<br />

all’ennesima potenza - nell’oggi e con una pronuncia dotata di «un linguaggio poetico che sa mantenersi chiaro,<br />

lineare, ai limiti del denotativo anche quando evidenzia connotazioni multiple» (così Mario Santoro nell’ampia e<br />

puntuale prefazione) - la stessa sorpresa e le stesse emozioni di allora. Non di rado, infatti, la reminiscenza è resa<br />

sia al presente che nel presente, la commozione ed il sentire sono sia quelli già vissuti che quelli vissuti<br />

nuovamente e le frasi dette o ascoltate anni addietro sono riprese tali e quali e come riproposte in una sorta di<br />

“eco senza eco”. In questo contesto, che a tratti è oltremodo seducente, le esperienze, i piccoli e grandi drammi<br />

del passato ci vengono offerti, a guardar bene, in una “veste”, in un’accezione che forse è (o almeno dovrebbe<br />

essere) una componente irrinunciabile del nostro stesso esistere. In altre parole, queste recenti liriche di De Napoli<br />

sembrano inchiodarci di fronte all’evidenza che il presente ed il futuro degli uomini (siano essi singoli che,<br />

azzardiamo, membri di una comunità) sono, soprattutto, il naturale ed ineluttabile effetto della vita da poco o da<br />

tanto tempo consumata.<br />

Non si può non riscontrare, infine, che Carte da gioco assomiglia ad un vero e proprio romanzo in versi. Pur<br />

mantenendo la struttura generale della silloge poetica, i personaggi, che di sovente ricorrono (in particolare il<br />

padre, insieme allo stesso autore e al nonno), appaiono, anche se sinteticamente, molto ben definiti; allo stesso<br />

modo, poi, lo scenario in sottofondo, quella Lucania dell’infanzia e dell’adolescenza di chi versifica, risulta davvero,<br />

ed omogeneamente, trasversale all’intero lavoro. Il principale esito di quanto appena descritto è sicuramente il<br />

maggiore coinvolgimento del lettore ed una migliore, e conseguente, fruibilità del “racconto” tutto. Anche il tono,<br />

in certi passaggi molto vicino a quello della prosa poetica, risulta assolutamente coerente con l’“impianto” globale<br />

dell’opera: questo essere “a cavallo”, appunto, tra la silloge poetica ed il romanzo in versi.<br />

«De Napoli riesce (…) a restituirci il profumo di una esistenza e di un dolore non occasionali, che con la<br />

meditazione della sua sensibilità divengono anche nostri» afferma Massimo Grillandi nella nota critica posta a<br />

chiusura del volume e datata novembre 1986.<br />

È, d’altronde, l’aspirazione di tutti i poeti quella di vedere i propri versi (ancora le parole di Grillandi a proposito<br />

della poesia di De Napoli) «trascendere il privato e … farsi discorso universale e universalmente accettabile».<br />

Carte da gioco - Trilogia dell’infanzia, Francesco De Napoli, prefazione di Mario Santoro - Nota critica di Massimo<br />

Grillandi - Testimonianza di Giorgio Bàrberi Squarotti, Osanna Edizioni, Venosa (PZ), 2011<br />

La scelta dei testi che segue è stata curata da Danilo Mandolini.

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