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Istituto Superiore Formazione Insegnanti di Yoga - insegnanti yoga

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all'affermarsi dell'ideale della magrezza e alla <strong>di</strong>ffusione in<strong>di</strong>scriminata <strong>di</strong> <strong>di</strong>ete e<br />

restrizioni alimentari <strong>di</strong> vario tipo, favorita con una certa superficialità anche<br />

dall'establishment me<strong>di</strong>co. La <strong>di</strong>eta ha finito così col <strong>di</strong>ventare un rituale sociale<br />

praticato su larga scala e caricato <strong>di</strong> valenze positive. Si può <strong>di</strong>re che proprio i tentativi<br />

– spesso rivelatisi inappropriati – <strong>di</strong> affrontare il problema del soprappeso abbiano<br />

contribuito a rendere problematica la gestione del rapporto col cibo e a rendere più<br />

pressante per molti la preoccupazione per il peso e la forma fisica. Anche se tali<br />

<strong>di</strong>fficoltà non sfociano necessariamente nell'instaurarsi <strong>di</strong> patologie conclamate del<br />

comportamento alimentare e pertanto non giungono all'interno l'intervento terapeutico,<br />

il fenomeno, degno <strong>di</strong> nota dal punto <strong>di</strong> vista sociologico, resta comunque in parte<br />

"sommerso", il che potrebbe indurre a sottostimarne l'entità e gli effetti sulla qualità<br />

della vita delle persone.<br />

Il possibile rapporto fra <strong>di</strong>eta e <strong>di</strong>sturbi alimentari è stato espressamente sottolineato in<br />

alcuni stu<strong>di</strong> (cfr. Bauer B. Ventura M., 1998, p. 4): "Non è ancora chiaro quali fattori<br />

facciano evolvere una <strong>di</strong>eta in un <strong>di</strong>sturbo alimentare; esistono tuttavia molti aspetti in<br />

comune fra persone a <strong>di</strong>eta (<strong>di</strong>eters) e persone con <strong>di</strong>sturbi alimentari. Ambedue<br />

tendono infatti ad abbuffarsi dopo un periodo <strong>di</strong> restrizione, mangiano in risposta alle<br />

emozioni o in seguito all'idea <strong>di</strong> aver trasgre<strong>di</strong>to le loro regole <strong>di</strong>etetiche. Anche<br />

psicologicamente queste due categorie si assomigliano, mostrando gli stessi tratti <strong>di</strong><br />

personalità: bassa autostima, insod<strong>di</strong>sfazione per il proprio corpo, mancanza <strong>di</strong><br />

riconoscimento dei segnali interni ed elevata emotività. Le <strong>di</strong>storsioni cognitive,<br />

l'irrazionalità e il pensiero <strong>di</strong>cotomico riguardo al cibo, contrad<strong>di</strong>stinguono sia il <strong>di</strong>eter<br />

sia la persona con <strong>di</strong>sturbi alimentari."<br />

Da questo punto <strong>di</strong> vista, la pratica dello <strong>yoga</strong> che, con la sua millenaria saggezza,<br />

riporta al centro della consapevolezza proprio il corpo e la sua esperienza <strong>di</strong>retta, mi<br />

sembra uno strumento prezioso anche ai fini del decon<strong>di</strong>zionamento culturale e<br />

dell'assunzione della propria responsabilità personale nei confronti della salute, tanto<br />

più nel caso dei <strong>di</strong>sturbi del comportamento alimentare: "(…) un <strong>di</strong>sturbo del<br />

comportamento alimentare non ha una soluzione semplice, chiara e univoca ma richiede<br />

la capacità <strong>di</strong> imparare a dare alle proprie sensazioni e riflessioni interne maggiore<br />

spazio e importanza rispetto alle prescrizioni esterne" (Bauer B. Ventura M., 1998, p.<br />

15).<br />

particolare cura e con notevoli investimenti economici il modo <strong>di</strong> produrre quel mix perfetto <strong>di</strong><br />

carboidrati e grassi, irresistibile per i nostro palato. (…) Anche l'involucro e la collocazione dei prodotti<br />

sono accuratamente pre<strong>di</strong>sposti. (…) Tutto accuratamente stu<strong>di</strong>ato per indurci a continuare a consumare<br />

cibo anche se ormai siamo completamente sazi. Siamo proprio sicuri che la colpa dell'attuale eccesso <strong>di</strong><br />

consumi <strong>di</strong> lipi<strong>di</strong> sia allora da attribuire solo al consumatore? Possiamo continuare a <strong>di</strong>scriminare l'obeso<br />

come citta<strong>di</strong>no <strong>di</strong> serie B o dovremmo piuttosto essergli grati perché garantisce lunga vita all'industria<br />

alimentare? E se la società ci impone <strong>di</strong> essere magri ed emaciati per essere <strong>di</strong> successo, ma poi c'inonda<br />

<strong>di</strong> nuove meren<strong>di</strong>ne farcite ogni giorno che ci promettono felicità e una natura bucolica fuori dalla<br />

finestra, è poi così <strong>di</strong>fficile comprendere una persona bulimica che prima si abbuffa e poi vomita?"<br />

(Bauer B., Ventura M., 1998, pp.8-9).<br />

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