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UNIVERSITA' dEglI STUdI dI FOggIA - laprimapietra - Altervista

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UNIVERSITA’ <strong>dEglI</strong> <strong>STU<strong>dI</strong></strong> <strong>dI</strong> <strong>FOggIA</strong><br />

Facoltà di medicina e chirurgia<br />

Esame di<br />

Psichiatria e psicologia clinica<br />

Prof. Antonello Bellomo<br />

1


Programma<br />

Psicopatologia: disturbi della coscienza, sensopercezioni, attenzione, memoria,<br />

ideazione, affettività, volontà, intelligenza.<br />

Semeiotica Psichiatrica: anamnesi ed esame obiettivo (vedi psicologia medica)<br />

Le classificazioni in Psichiatria.<br />

La Schizofrenia ed altri Disturbi Psicotici.<br />

I Disturbi dell’Umore.<br />

I Disturbi d’Ansia.<br />

Le Malattie Psicosomatiche.<br />

I Disturbi Somatoformi e Dissociativi.<br />

I Disturbi dell’Alimentazione.<br />

I Disturbi Mentali Organici (Demenza, Delirium).<br />

I Disturbi di Personalità.<br />

Altri disturbi (del sonno; degli impulsi).<br />

Abusi e Dipendenza da sostanze.<br />

Principi sui trattamenti psichiatrici (farmacoterapie, psicoterapie, altre terapie).<br />

Legislazione psichiatrica e cenni di storia della Psichiatria.<br />

Cenni sui Trattamenti Sanitari Obbligatori.<br />

Il Dipartimento di Salute Mentale e sue suddivisioni.<br />

Prevenzione primaria, secondaria e terziaria in Psichiatria.<br />

La Riabilitazione Psichiatrica.<br />

Il consenso informato in Psichiatria<br />

Definizione di Psicologia Clinica.<br />

Cenni sui gruppi<br />

I test mentali e psicologici<br />

Testi consigliati:<br />

Bogetto Filippo - Maina Giuseppe. Elementi di Psichiatria. Edizioni Minerva Medica, II edizione, 2006.<br />

Bellomo A. Psicologia Medica e Abilità relazionali. Edizioni Minerva Medica, 2004<br />

2


Psicopatologia<br />

La Psicopatologia studia i disturbi delle funzioni psichiche cioè disturbi della coscienza,<br />

sensopercezioni, attenzione, ideazione, memoria, intelligenza, affettività e volontà.<br />

La COSCIENZA è lo stato di consapevolezza di se stessi, del proprio corpo e dell’ambiente<br />

esterno. Possiamo fare una distinzione tra disturbi quantitativi e qualitativi.<br />

Tra i Disturbi Quantitativi della coscienza abbiamo:<br />

stato ipnoide: stato intermedio tra coscienza e perdita di coscienza con alterazioni della<br />

lucidità o vigilanza, torpore, sopore cioè obnubilamento o ottundimento (sonnolenza) che si<br />

verifica normalmente nella fase di addormentamento con stato di dormiveglia oppure in caso di<br />

trauma cranico o coma iperglicemico da alterazione del metabolismo glicidico.<br />

stato confusionale: il pz non ricorda il suo nome, dove si trova, non riconosce i luoghi e le<br />

persone, non ricorda dove abita, la data, se è mattina, pomeriggio o sera, per cui presenta<br />

disorientamento temporo-spaziale, spesso non reagisce agli stimoli e non risponde alle<br />

domande, oppure presenta un linguaggio sconnesso, disorganizzato, incomprensibile e<br />

incoerente, comportamento inadeguato al contesto, fino al coma nei casi più gravi.<br />

Tra i Disturbi Qualitativi della coscienza abbiamo:<br />

stato crepuscolare: restringimento del campo di coscienza cioè il soggetto conserva solo<br />

alcuni eventi, idee o temi affettivi con o senza disorientamento temporo-spaziale, come succede<br />

nell’epilessia temporale o nell’isteria. Alcune volte uno stato crepuscolare di breve durata si<br />

manifesta in situazioni di stress molto intense come catastrofi, lutti, pericolo per la propria vita.<br />

stato oniroide: il pz non riesce più a controllare la realtà esterna per la presenza di<br />

allucinazioni e idee deliranti vissute con intensa partecipazione emotiva.<br />

stato di delirium: insorge in modo brusco con alterazione dello stato di coscienza, confusione<br />

mentale, disorientamento temporo-spaziale e personale, cioè il pz non ricorda la data, dove si<br />

trova e perchè si trova in quel posto, non ricorda il suo nome e i suoi dati personali, associati a<br />

deficit della memoria e breve e lungo termine cioè deficit della fissazione e rievocazione dei<br />

ricordi, deficit dell’attenzione, alterazioni formali del pensiero con allentamento dei nessi<br />

associativi, fino a deliri di persecuzione, nocumento o riferimento, poco sistematizzati,<br />

incoerenti e instabili poichè tendono a disgregarsi. Spesso il pz presenta alterazioni della<br />

percezione con illusioni visive, uditive, tattili, cenestetiche..., mentre le allucinazioni sono più<br />

rare e si hanno solo nelle forme gravissime dello stato confusionale, come le allucinazioni visive.<br />

Tutto ciò provoca anche alterazioni dell’umore con ansia, paura, irritabilità, agitazione con<br />

comportamenti inadeguati, pericolosi, aggressivi, fughe in stato di confusione mentale.<br />

Il delirium ha un andamento fluttuante a decorso transitorio, regredisce completamente, tranne<br />

in caso di delirium che si sviluppa in un quadro di demenza o di un altro disturbo cognitivo<br />

preesistente, oppure favorisce l’insorgenza di alcune Complicanze come alterazioni del ritmo<br />

sonno-veglia con insonnia, stupor catatonico, agitazione psicomotoria...<br />

Inoltre abbiamo i disturbi della coscienza dell’Io cioè della coscienza di se stesso:<br />

depersonalizzazione: alterata percezione di se stessi con sensazione di distacco dal proprio<br />

corpo. Si tratta di un'esperienza sgradevole che si ha in caso di schizofrenia, uso di alcol e droghe<br />

(allucinogeni), farmaci (barbiturici), disturbi depressivi, attacchi di panico...<br />

La depersonalizzazione viene distinta in:<br />

─ depersonalizzazione autopsichica: estraneità dei propri pensieri alla propria mente.<br />

─ depersonalizzazione somatopsichica: il pz percepisce parti del proprio corpo come se fossero<br />

distaccate o appartenenti ad altre persone.<br />

─ depersonalizzazione allopsichica o derealizzazione: alterata percezione dell’ambiente<br />

circostante con senso di stranezza, sogno o irrealtà come se il pz stesse vivendo in un film.<br />

transitivismo: il pz attribuisce ad altre persone le sue azioni, percezioni e pensieri (schizofrenia).<br />

appersonazione: autoattribuzione di azioni, percezioni e pensieri di altre persone.<br />

Le SENSOPERCEZIONI rappresentano un complesso sistema che consente l’integrazione tra<br />

individuo e ambiente esterno, infatti, gli organi di senso ricevono continuamente dall’ambiente<br />

esterno vari stimoli dove sono filtrati e organizzati costituendo le sensazioni o stimoli sensoriali<br />

3


che sono trasmesse alle aree cerebrali corticali e sotto-corticali dove vengono rielaborate,<br />

ottenendo la percezione che consente l’integrazione tra soggetto e ambiente esterno.<br />

Tra i Disturbi Qualitativi delle sensopercezioni abbiamo:<br />

eritropsia cioè alterata percezione del colore degli oggetti che appaiono improvvisamente<br />

colorati in rosso, mentre nella xantopsia appaiono colorati in giallo, micropsia cioè alterata<br />

percezione delle dimensioni degli oggetti che appaiono più piccoli della loro dimensione reale,<br />

mentre nella macropsia appaiono più grandi, come in caso di intossicazioni da allucinogeni (LSD),<br />

lesioni dell’apparato oculare, lesioni della regione temporo-parieto-occipitale, epilessia.<br />

alterazioni della percezione non allucinatorie: a differenza delle allucinazioni vere e proprie si<br />

possono riscontrare sia in condizioni normali che patologiche tra cui abbiamo:<br />

─ rappresentazione: il pz rivive a livello mentale un’esperienza del passato, in assenza degli<br />

stimoli sensoriali che l’avevano evocata ma può essere favorita dalla presenza di forti emozioni.<br />

─ allucinosi: è una percezione allucinatoria di cui il soggetto è in grado di riconoscere la natura<br />

patologica non accettandola come percezione reale, in genere è correlata a patologie organiche<br />

del SNC come le lesioni del tronco dell’encefalo e lesioni temporo-occipitali.<br />

─ illusione: è una percezione distorta di un oggetto esistente, ad es. un rumore viene percepito<br />

come un suono di un campanello che può essere corretta più o meno rapidamente con passaggio<br />

ad una percezione corretta della realtà. Possono essere causate da allucinogeni, delirium...<br />

Le allucinazioni sono delle false percezioni o percezioni senza oggetto, non criticate dal pz, cioè<br />

il pz percepisce un oggetto inesistente ma secondo il pz sono percezioni o esperienze reali,<br />

perfettamente congrue. Abbiamo varie forme di allucinazioni:<br />

allucinazioni uditive: sono tipiche della schizofrenia in cui il pz sente delle voci sussurrate ma<br />

comprensibili di soggetti sconosciuti o conosciuti, voci che danno ordini, divieti o impongono<br />

azioni (allucinazioni imperative o coatte), voci che discutono tra loro su vari argomenti o parlano<br />

del pz criticando o elogiando le sue azioni (colloquio di voci), voci che ripetono i contenuti del<br />

pensiero del pz (eco del pensiero).<br />

allucinazioni visive: sono frequenti nelle psicosi acute con alterazioni dello stato di coscienza o<br />

delirium, nella schizofrenia, psicosi da abuso di alcol e droghe, in cui il pz vede insetti o animali<br />

nella propria stanza o sul suo corpo (allucinazioni zooptiche), oppure vede la propria immagine<br />

nello spazio esterno come se fosse riflessa in uno specchio (allucinazione autoscopica) o vede<br />

oggetti di dimensioni irreali rispetto alla norma (allucinazione dismegalopsichica).<br />

allucinazioni olfattive e gustative: sono caratterizzate dalla percezione di odori o sapori<br />

disgustosi, interessano soggetti affetti da disturbi schizofrenici in un contesto delirante, crisi<br />

parziali complesse nell’epilessia temporale...<br />

allucinazioni cenestetiche o somatiche: sono rappresentate da sensazioni di caldo o freddo<br />

(allucinazioni termiche), sensazioni di bagnato (allucinazioni idriche), sensazione di essere<br />

toccato (allucinazioni tattili), sensazione di scossa elettrica sul corpo (allucinazioni aptiche),<br />

oppure il pz ha una percezione sbagliata del proprio corpo, ad es. corpo di pietra o vetro, arti più<br />

lunghi o contorti oppure percepisce movimenti allucinatori del corpo.<br />

Tra i Disturbi Quantitativi abbiamo la < n° percezioni (demenza) e il rallentamento delle<br />

percezioni (depressione).<br />

L’ATTENZIONE è una funzione cognitiva di controllo, una proprietà selettiva della coscienza<br />

attraverso cui il soggetto si concentra su un particolare stimolo interno o esterno, ignorando o<br />

inibendo altri stimoli che si verificano nello stesso tempo, per cui si parla di attenzione selettiva,<br />

focalizzata o concentrata, che può essere involontaria, passiva, spontanea dovuta a stimoli molto<br />

intensi ed emotivi o volontaria, attiva in cui il soggetto si concentra volontariamente su uno stimolo<br />

per raggiungere un determinato scopo. L’attenzione è dispersa durante la fase di dormiveglia, un’><br />

dell’attenzione o iperprosessia si ha nei pz deliranti e maniacali, la < dell’attenzione o ipoprosessia<br />

si ha nei pz depressi.<br />

La MEMORIA è la capacità di fissare, conservare e rievocare esperienze ed informazioni<br />

acquisite dall’ambiente, per cui è composta da 3 funzioni essenziali, cioè fissazione delle tracce<br />

mnemoniche, conservazione, ritenzione o immagazzinamento delle informazioni e rievocazione dei<br />

4


icordi del passato, per cui si fa una distinzione tra memoria a breve termine e memoria a lungo<br />

termine, a seconda del tempo intercorso tra fissazione e rievocazione del ricordo. I ricordi che<br />

svaniscono per primi sono quelli di recente acquisizione, mentre i ricordi che presentano<br />

maggiori legami con quelli preesistenti sono maggiormente fissati, ritenuti e rievocati.<br />

Tra i Disturbi Quantitativi della memoria abbiamo:<br />

ipermnesia: > della capacità mnesica globale o limitata ad alcuni settori particolari con<br />

memoria spiccata per i numeri, la musica... Può essere permanente nelle persone superdotate dal<br />

punto di vista intellettivo o transitoria da intensi stati emotivi, sindrome maniacale...<br />

ipomnesia: progressivo indebolimento delle capacità mnesiche (sindrome depressiva).<br />

amnesia: deficit più o meno grave della memoria, con distinzione tra disturbi della memoria a<br />

breve termine con deficit della fissazione cioè della capacità di acquisire nuovi ricordi, e disturbi<br />

della memoria a lungo termine con deficit nel conservare e rievocare i ricordi acquisiti.<br />

In base all’evento patogeno si fa una distinzione tra:<br />

─ amnesia organica: deficit della memoria da lesioni organiche da trauma cranico,<br />

intossicazione, patologie vascolari, sindromi demenziali. L’amnesia riguarda soprattutto gli<br />

eventi più recenti ma se il danno cerebrale è esteso tende a diventare diffusa.<br />

─ amnesia psicogena: deficit della memoria transitoria e reversibile in assenza di lesioni di<br />

tipo organiche. L’amnesia riguarda soprattutto gli eventi o ricordi di particolare significato<br />

conflittuale (amnesia selettiva) oppure tutti gli eventi o ricordi relativi a fatti o persone (amnesia<br />

sistemica). In particolare ricordiamo l’amnesia isterica che riguarda eventi di grande impatto<br />

emotivo ed affettivo, in cui entrano in gioco meccanismi di rimozione di ricordi conflittuali.<br />

Inoltre si fa una distinzione tra:<br />

─ amnesia lacunare: deficit della memoria più o meno circoscritto a certi periodi di tempo.<br />

─ amnesia retrograda: il pz non ricorda i fatti antecedenti all’evento patogeno.<br />

─ amnesia anterograda: il pz non ricorda i fatti accaduti dopo l’evento patogeno.<br />

─ amnesia retroanterograda: il pz non ricorda i fatti accaduti prima e dopo l’evento patogeno.<br />

Tra i Disturbi Qualitativi della memoria abbiamo:<br />

allomnesie o illusioni della memoria: i ricordi sono deformati, incompleti, inadeguati, falsati,<br />

il passato viene rievocato in modo distorto, alcuni caratteri sono accentuati, altri sono<br />

minimizzati o ridotti. Le allomnesie sono frequenti nei soggetti normali e nei pz affetti da<br />

mania, depressione melanconica, paranoici con idee deliranti.<br />

pseudomnesie o allucinazioni della memoria: in tal caso i ricordi sono frutto della fantasia o<br />

immaginazione del soggetto (falsi ricordi) tipici della sindrome di Korsakoff degli alcolisti o<br />

della demenza, oppure il pz attribuisce il significato di ricordo ad una situazione mai<br />

sperimentata (falsi riconoscimenti, dèja vu) frequenti in condizioni normali in soggetti molto<br />

stanchi e con grande stato emotivo o nei pz con patologie del lobo temporale e schizofrenia.<br />

L’IDEAZIONE rappresenta l’attività mentale di più alto livello perchè consente all’individuo di<br />

creare concetti astratti o idee cioè il pensiero che grazie alla facoltà di astrazione, giudizio e<br />

ragionamento permette la valutazione della realtà e risolvere problemi in base alle conoscenze<br />

acquisite. I disturbi del pensiero sono distinti in disturbi della forma e del contenuto.<br />

I Disturbi della forma del pensiero riguardano l’organizzazione del pensiero cioè alterazioni<br />

della grammatica, sintattica e semantica e sono distinti in disturbi quantitativi e qualitativi.<br />

Tra i Disturbi Quantitativi della forma del pensiero abbiamo:<br />

accelerazione ideatoria o ideorrea: le idee si susseguono rapidamente una dietro l’altra con<br />

deficit dell’associazione tra le idee e della comunicazione fino alla logorrea o alla fuga di idee<br />

come negli episodi maniacali e ipomaniacali.<br />

rallentamento ideatorio o bradipsichismo o viscosità mentale: le idee si susseguono<br />

lentamente con povertà della comunicazione, fino al mutismo come nella depressione<br />

melanconica, demenza...<br />

ristrettezza del campo ideativo: diminuzione rispetto al soggetto normale del n° delle idee,<br />

come in caso di insufficienza mentale, demenze...<br />

Tra i Disturbi Qualitativi della forma del pensiero abbiamo:<br />

5


Tra i Disturbi Qualitativi della forma del pensiero abbiamo:<br />

dissociazione del pensiero: alterazione dell’associazione delle singole idee con pensieri<br />

espressi in maniera incongrua, sconnessa, strana, incoordinata, caotica, discorso<br />

incomprensibile, fino alla cosiddetta insalata di parole in cui il pz perde il filo del discorso e la<br />

coerenza della frase, come nella schizofrenia, caratterizzata da pensiero disorganizzato con<br />

alterazioni della forma ed esecuzione del pensiero con i fenomeni di:<br />

─ deragliamento: il pz esprime diverse idee, passando da un tema ad un altro, senza nessun<br />

nesso associativo tra le idee stesse.<br />

─ tangenzialità: il pz da delle risposte prive di senso alle domande.<br />

─ incoerenza: il discorso è incomprensibile.<br />

─ circostanzialità: il discorso del pz è inconclusivo, dispersivo, superficiale.<br />

─ illogicità: il pz giunge ad una conclusione senza un procedimento deduttivo-logico.<br />

concretismo: incapacità di operare astrazioni o generalizzazioni, difficoltà nella<br />

classificazione degli oggetti secondo criteri diversi, uso dei simboli, interpretare proverbi.<br />

perseverazione: il pz ripete in maniera stereotipata parole, idee, soggetti, ad es. dà la stessa<br />

risposta a due domande differenti.<br />

particolarismo: alterazione del pensiero con maggiore interesse per argomenti secondari e<br />

irrilevanti rispetto a quelli principali con aggiunta di dettagli inutili, deficit della capacità di<br />

sintesi, come in caso di insufficienza mentale, epilessia, sindromi demenziali.<br />

Tra i Disturbi del contenuto del pensiero abbiamo:<br />

ideazione prevalente: il pz usa in maniera prioritaria alcuni tipi di idee o pensieri che spesso<br />

si formano in relazione a stati affettivi particolari, distinte in idee prevalenti attive collegate a<br />

convinzioni etiche, politiche, religiose o scientifiche e idee prevalenti passive collegate spesso ad<br />

eventi spiacevoli (intervento chirurgico...). L’ideazione prevalente non indica una psicopatologia in<br />

atto, anche se nelle sindromi depressive, stati d’ansia, disturbi della personalità spesso il pz<br />

presenta idee prevalenti a contenuto spiacevole con aspetti fobici o ossessivi.<br />

idea delirante: il delirio è un pensiero patologico, irreale, assurdo di cui il pz è fortemente<br />

convinto e da cui non si lascia allontanare né dall’esperienza né dalla critica. Le forme tipiche<br />

di delirio si hanno nella schizofrenia, disturbi dell’umore, abuso di sostanze psicoattive... cioè:<br />

─ delirio di furto del pensiero: il pz crede che altre persone possano leggere la sua mente.<br />

─ delirio di influenzamento: il pz crede che i suoi pensieri siano controllati da forze esterne.<br />

─ delirio di diffusione del pensiero: il pz crede che i suoi pensieri si diffondano al di fuori della<br />

sua mente in modo che egli stesso o gli altri possano ascoltarli.<br />

─ delirio di inserzione del pensiero: il pz crede che siano stati inseriti nella sua mente pensieri<br />

che non riconosce come propri.<br />

─ delirio di persecuzione: il pz si sente perseguitato, seguito, spiato o di avere il mondo contro.<br />

─ delirio di riferimento: il pz crede che le notizie dei giornali, TV o altri eventi siano riferiti a lui.<br />

─ delirio di grandezza: il pz è convinto di avere poteri sovrannaturali, quasi divini.<br />

─ delirio mistico-religioso: il pz ha false convinzioni di natura religiosa.<br />

─ delirio pseudoscientifico: il pz elabora delle teorie scientifiche false o prive di significato.<br />

─ delirio genealogico: il pz crede di essere imparentato con personaggi famosi.<br />

─ delirio erotomanico: il pz crede che un personaggio importante sia innamorato di lui.<br />

─ delirio di gelosia: il pz è convinto di essere tradito.<br />

─ delirio somatico: il pz crede che il suo corpo sia trasformato, emani un cattivo odore...<br />

─ delirio di nocumento: il pz crede di essere derubato dai familiari, compagni di camera o<br />

personale sanitario se ricoverato.<br />

L’AFFETTIVITÀ comprende le emozioni, sentimenti e tono dell’umore.<br />

─ emozioni: stati affettivi a brusca insorgenza, di breve durata, a rapido declino, accompagnati<br />

da fenomeni somatici cioè felicità, agitazione, paura, ansia o attacchi di panico.<br />

─ sentimenti o passioni: stati affettivi più duraturi e stabili, distinti in sentimenti somatici cioè<br />

benessere, malessere, sazietà, stanchezza, dolore, e sentimenti psichici cioè gioia, tristezza,<br />

forza, sfiducia, amore e odio.<br />

6


─ tono dell’umore: stato affettivo di base di tutte le attività mentali che condiziona la qualità e<br />

l’intensità dei vissuti, l’attività cognitiva, volitiva e comportamentale. In condizioni normali una<br />

persona può dire di essere di buon umore o cattivo umore, allegro o triste, mentre in condizioni<br />

patologiche si parla di depressione, ipomania, mania (euforia).<br />

La VOLONTA’ indica la forma riflessa e cosciente dell’attività e la capacità dell’individuo di<br />

trovare i mezzi per raggiungere i suoi obiettivi.<br />

Tra i Disturbi Quantitativi della volontà abbiamo:<br />

eccesso di volontà: irrequietezza motoria, impulsività, logorrea, insonnia, fino all’agitazione<br />

psicomotoria, come si osserva negli stati maniacali, ansia e schizofrenia.<br />

indebolimento (ipobulia) o completa perdita (abulia) della volontà primaria o secondaria ad<br />

apatia o torpore dell’affettività che si osserva in soggetti normali in condizioni di stanchezza o<br />

forti emozioni, nei pz affetti da depressione e schizofrenia catatonica.<br />

Tra i Disturbi Qualitativi della volontà abbiamo:<br />

impulsi propriamente detti: atti complessi che il pz realizza senza o contro l’intervento della<br />

volontà, come la piromania e la cleptomania.<br />

idee e rappresentazioni coatte o ossessioni: pensieri che si impongono al pz contro la sua<br />

volontà, ostacolando il flusso delle idee e spesso si traducono in azioni coatte o compulsioni,<br />

come ad es. compulsioni numeriche (contare gli oggetti, fare calcoli), comportamentali (lavarsi le<br />

mani continuamente), deambulatorie (camminare evitando di toccare alcuni punti).<br />

manierismi: atteggiamenti o gesti goffi, studiati che si ripetono in modo stilizzato,<br />

accompagnando la mimica e l’attività del pz, tipici della schizofrenia e disturbi autistico.<br />

stereotipie: il soggetto ripete sempre gli stessi movimenti o le stesse sillabe, anche per lunghi<br />

periodi di tempo, come succede nella schizofrenia o normalmente come l’oscillazione della sedia.<br />

suggestionabilità: tendenza della persona a sostituire la propria volontà a quella di un altro<br />

senza apparente consapevolezza, fino a diventare patologica ad es. obbedisce meccanicamente e<br />

velocemente agli ordini, imita i movimenti dell’interlocutore...<br />

Tic: movimenti irregolari ripetuti di gruppi muscolari in rapporto funzionale tra loro.<br />

Balbuzie: difficoltà nell’espressione verbale da contrazioni spastiche tonico-cloniche della<br />

muscolatura fono-respiratoria.<br />

L’INTELLIGENZA è l’insieme di tutte le attività mentali che favoriscono l’adattamento del<br />

soggetto ai compiti della vita, di elaborare certe strategie e risolvere i problemi grazie alla<br />

capacità di giudizio, comprensione, ragionamento, attenzione, fissazione, ideazione...<br />

Tra i Disturbi dell’Intelligenza abbiamo la demenza e il ritardo mentale.<br />

Classificazioni in Psichiatria<br />

Il DSM-IV è la 4^ edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali<br />

elaborato dall’Associazione Americana di Psichiatria (APA, 1995) rappresenta il sistema di<br />

classificazione dei disturbi mentali più utilizzato a livello nazionale e internazionale, con<br />

classificazione, descrizione delle malattie mentali e criteri diagnostici utili per pianificare la<br />

terapia e dare un giudizio prognostico, infatti, il DSM-IV si basa su un metodo multiassiale o<br />

multidimensionale che consente una valutazione globale del pz con distinzione tra V assi:<br />

Asse I - Disturbi Clinici e altre condizioni oggetto di attenzione clinica: delirium,<br />

demenza, disturbi amnestici e altri disturbi cognitivi, disturbi mentali dovuti ad una<br />

condizione medica generale, disturbi correlati a sostanze, schizofrenia ed altri disturbi<br />

psicotici, disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, disturbi somatoformi, disturbi dissociativi,<br />

disturbi sessuali e dell’identità in genere, disturbi dell’alimentazione, disturbi del sonno,<br />

disturbi del controllo degli impulsi non classificati altrove, disturbi dell’adattamento...<br />

Asse II - Disturbi di Personalità e Ritardo Mentale: disturbo di personalità paranoide,<br />

schizoide, schizotipico, antisociale, borderline, istrionico, narcisistico, evitante, dipendente,<br />

ossessivo-compulsivo, disturbo di personalità non altrimenti specificato, ritardo mentale.<br />

Asse III: Condizioni Mediche Generali: malattie infettive o parassitarie, neoplasie,<br />

malattie endocrine, nutrizionali e metaboliche, malattie del sistema nervoso, malattie<br />

7


dell’occhio e annessi, dell’orecchio e processo mastoideo, del sistema circolatorio, sistema<br />

respiratorio, sistema digerente, sistema muscolo-scheletrico, cute e tessuto sottocutaneo,<br />

sistema genito-urinario, gravidanza, parto e puerperio, malformazioni congenite e anomalie<br />

cromosomiche, lesioni da avvelenamento o altri agenti esterni, cause esterne di morbidità e di<br />

mortalità, fattori influenzanti lo stato di salute e il contatto con i servizi sanitari.<br />

Asse IV - Problemi Psicosociali ed Ambientali: problemi nei gruppi, problemi legati<br />

all’ambiente sociale, problemi scolastici, lavorativi, economici, problemi di accesso ai servizi<br />

sanitari, problemi legati all’interazione con il sistema legale/criminalità, altri problemi…<br />

Asse V - Valutazione Globale del Funzionamento, utile per pianificare il trattamento e dare<br />

un giudizio prognostico, mediante la Scala per la Valutazione Globale del Funzionamento per<br />

valutare il funzionamento psicologico, sociale e lavorativo, Valutazione Globale del Funzionamento<br />

Relazionale, Scala del Funzionamento Difensivo.<br />

Schizofrenia ed altri Disturbi Psicotici<br />

La Schizofrenia indica un gruppo di disturbi mentali gravi, di natura psicotica, clinicamente<br />

eterogenei, ma che hanno in comune il meccanismo psicopatologico di base cioè la scissione dei<br />

processi mentali, per cui le funzioni psichiche operano indipendentemente fino alla<br />

disgregazione completa della vita mentale e dissociazione tra pensiero, affettività e volontà.<br />

Dal punto di vista Epidemiologico ha una distribuzione ubiquitaria nelle varie aree geografiche<br />

e nelle varie classi sociali con prevalenza del 0,5-1,5% e incidenza annua ≤ 0,09%.<br />

L’Eziologia della schizofrenia non è ancora chiara, probabilmente è multifattoriale legata a fattori<br />

ambientali, sociali, mentre tra i Fattori di Rischio abbiamo:<br />

fattori ereditari: la schizofrenia nel 60% dei casi si manifesta in soggetti predisposti con<br />

anamnesi familiare + interessando soprattutto parenti di I grado con rischio variabile dal 4-8%<br />

nel caso di un fratello di uno schizofrenico, 50% se il soggetto ha un fratello gemello<br />

monozigote schizofrenico, 30% nel caso di figli con genitori entrambi schizofrenici. Sono state<br />

identificate alterazioni genetiche multiple sui cromosomi 6, 8, 11 e 22.<br />

età: nella maggior parte dei casi il disturbo colpisce nella fascia di età 15-45 anni, in particolare<br />

verso i 14-24 anni nei soggetti di sesso M e 25-35 anni nei soggetti di sesso F. Dopo i 45 anni il<br />

rischio < progressivamente con l’età.<br />

stagionalità della nascita: l’incidenza è alta nei nati nell’ultimo periodo della stagione invernale.<br />

fattori di stress soprattutto nelle donne in gravidanza, come la morte del marito, la perdita del<br />

posto di lavoro, complicanze ostetriche, stress da separazione materna precoce.<br />

Dal punto di vista Clinico la schizofrenia si manifesta con sintomi positivi, negativi, sintomi di tipo<br />

disorganizzato e sintomi catatonici.<br />

I Sintomi Positivi sono dovuti ad un abnorme funzionamento dei processi mentali con<br />

distorsione della realtà, tra cui abbiamo i deliri e le allucinazioni.<br />

Il delirio è un pensiero patologico, irreale, assurdo, bizzarro di cui il pz è fortemente convinto e<br />

da cui non si lascia allontanare né dall’esperienza né dalla critica.<br />

I deliri patognomonici della schizofrenia sono:<br />

─ delirio di furto del pensiero: il pz crede che altre persone possano leggere la sua mente.<br />

─ delirio di influenzamento: il pz crede che i suoi pensieri siano controllati da forze esterne.<br />

─ delirio di diffusione del pensiero: il pz crede che i suoi pensieri si diffondano al di fuori della<br />

sua mente in modo che egli stesso o gli altri possano ascoltarli.<br />

─ delirio di inserzione del pensiero: il pz crede che siano stati inseriti nella sua mente pensieri<br />

che non riconosce come propri.<br />

Inoltre la schizofrenia può manifestarsi con deliri aspecifici:<br />

─ delirio di persecuzione: il pz si sente perseguitato, seguito, spiato o di avere il mondo contro.<br />

─ delirio di riferimento: il pz crede che le notizie dei giornali, TV o altri eventi siano riferiti a lui.<br />

─ delirio di grandezza: il pz è convinto di avere poteri sovrannaturali, quasi divini.<br />

─ delirio mistico-religioso: il pz ha false convinzioni di natura religiosa.<br />

─ delirio pseudoscientifico: il pz elabora delle teorie scientifiche false o prive di significato.<br />

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─ delirio genealogico: il pz crede di essere imparentato con personaggi famosi.<br />

─ delirio erotomanico: il pz crede che un personaggio importante sia innamorato di lui.<br />

─ delirio di gelosia: il pz è convinto di essere tradito.<br />

─ delirio somatico: il pz crede che il suo corpo sia trasformato, emani un cattivo odore...<br />

─ delirio di nocumento: il pz crede di essere derubato dai familiari, compagni di camera o<br />

personale sanitario se ricoverato.<br />

Le allucinazioni sono false percezioni o percezioni senza oggetto cioè il pz percepisce un<br />

oggetto inesistente, non criticate dal pz, cioè non vengono riconosciute come allucinazioni ma<br />

sono provate dal pz come normali percezioni, esperienze di realtà, perfettamente congrue:<br />

─ allucinazioni uditive: sono le più frequenti e tipiche della schizofrenia, il pz sente delle voci<br />

sussurrate ma comprensibili di soggetti sconosciuti o conosciuti, voci che danno ordini, divieti<br />

o impongono azioni (allucinazioni imperative o coatte), voci che discutono tra loro su vari<br />

argomenti o parlano del pz criticando o elogiando le sue azioni (colloquio di voci), voci che<br />

ripetono i contenuti del pensiero del pz (eco del pensiero).<br />

─ allucinazioni somatiche tattili: il pz avverte particolari sensazioni sulla superficie corporea<br />

come lo strisciare di un serpente, essere accarezzato, toccato o percosso.<br />

─ allucinazioni cenestesico-viscerali: il pz avverte particolari sensazioni somatiche interne come<br />

animali che mordono gli organi, mani che stringono...<br />

─ allucinazioni dello schema corporeo: il pz percepisce delle trasformazioni del proprio corpo,<br />

asimmetrie, spostamenti di parti.<br />

─ allucinazioni olfattive, gustative e visive: si osservano raramente nella schizofrenia.<br />

I Sintomi Negativi sono dovuti a una deficit delle funzioni mentali tra cui abbiamo:<br />

alogia o povertà di eloquio cioè del linguaggio e della capacità di comunicazione con < del<br />

flusso delle idee, eloquio breve, povero di contenuto e risposte brevi alle domande.<br />

appiattimento dell’affettività: indifferenza emotiva all’ambiente circostante e scarsa reattività<br />

emotiva agli stimoli, con sguardo fisso e mancanza di espressività.<br />

apatia e avolizione: il pz è svogliato, passa molto tempo senza fare niente o per attività senza<br />

scopo, trascura l’igiene personale.<br />

anedonia: incapacità a provare piacere e gioia in qualunque situazione con indifferenza<br />

totale, mancanza di sentimenti ed emozioni verso le persone, mancanza di interessi per le<br />

normali attività quotidiane e gli hobby, fino al ritiro sociale, per cui la schizofrenia è<br />

caratterizzata da un deficit severo del funzionamento sociale, lavorativo, affettivo e sessuale.<br />

I Sintomi di tipo Disorganizzato sono rappresentati dai disturbi formali del pensiero,<br />

comportamento bizzarro e incongruità affettiva con dissociazione tra pensiero e affettività:<br />

disturbi formali del pensiero: il pz presenta un pensiero disorganizzato con alterazioni della<br />

forma ed esecuzione del pensiero caratterizzato da diversi fenomeni:<br />

─ deragliamento: il pz esprime diverse idee, passando da un tema ad un altro, senza nessun<br />

nesso associativo tra le idee stesse.<br />

─ tangenzialità: il pz da delle risposte prive di senso alle domande.<br />

─ incoerenza: il discorso è incomprensibile.<br />

─ circostanzialità: il discorso del pz è inconclusivo, dispersivo, superficiale.<br />

─ illogicità: il pz giunge ad una conclusione attraverso un procedimento deduttivo non logico.<br />

comportamenti bizzarri: atteggiamenti incongrui, inadeguati alle circostanze che possono<br />

coinvolgere l’aspetto fisico, abbigliamento, comportamento sociale e sessuale, inoltre, stereotipie<br />

cioè il pz ripete sempre gli stessi movimenti o le stesse sillabe in modo afinalistico e manierismi<br />

cioè atteggiamenti mimico-gestuali stravaganti, inappropriati che il pz tende a ripetere.<br />

incongruità affettiva: il pz presenta delle reazioni emotive inappropriate rispetto ai suoi<br />

pensieri o agli eventi dell’ambiente circostante, ad es. diventa aggressivo dopo una<br />

manifestazione di affetto oppure scoppia a ridere in una situazione di dolore o tristezza...<br />

I Sintomi Catatonici sono molto gravi, tra cui abbiamo:<br />

9


catalessia: tendenza del pz a conservare per lunghi periodi di tempo la stessa posizione, anche<br />

scomoda. Si parla di flessibilità cerea dei muscoli quando è possibile mettere un arto o il corpo del<br />

pz in una posizione che viene mantenuta a lungo per l’ipertono muscolare.<br />

negativismo passivo: il pz tende a restare rigidamente immobile nella posizione da lui scelta<br />

opponendosi ai tentativi esterni di modificarla, come il segno del guanciale psichico quando il<br />

pz rimane con la testa sollevata dal letto come se fosse appoggiata sul cuscino.<br />

negativismo attivo: il pz fa esattamente il contrario di quello che gli viene richiesto.<br />

arresto psicomotorio: stato di inibizione e passività psicomotoria fino allo stupor in cui il pz è<br />

indifferente a quanto accade nell’ambiente, giace immobile conservando piena lucidità di<br />

coscienza e non reagisce agli stimoli dolorosi.<br />

La Diagnosi della schizofrenia è clinica, valutando sintomi e segni, informazioni ottenute da<br />

parenti e amici. Secondo il DSM-IV per la diagnosi di schizofrenia è necessario sottoporre il pz ad<br />

un periodo di osservazione di almeno 6 mesi: se durante questo periodo il pz presenta una fase<br />

attiva di almeno 1 mese con sintomi positivi, negativi e disorganizzati, si fa diagnosi di<br />

schizofrenia, associati a segni prodromici della malattia cioè ritiro sociale, allontanamento dal<br />

mondo del lavoro, scarsa cura personale presenti per almeno 6 mesi.<br />

La TC e la RMN evidenziano anomalie del lobo temporale supero-mediale associate ai sintomi<br />

positivi, anomalie corticali e ventricolari frontali associate ai sintomi negativi, inoltre è stata<br />

evidenziata un’alterazione della regolazione dopaminergica da notevole < della densità dei<br />

recettori postsinaptici D2 correlate ai sintomi positivi.<br />

La Terapia Psicofarmacologica ha il compito di controllare i sintomi ed evitare le recidive<br />

mediante la somministrazione dei farmaci antipsicotici distinti in antipsicotici classici o neurolettici e<br />

antipsicotici di nuova generazione.<br />

Gli antipsicotici classici o neurolettici sono farmaci ad azione dopamino-antagonista, come<br />

l’Aloperidolo, Flufenazina, Clorpromazina, Promazina..., che hanno affinità per i recettori<br />

dopaminici post-sinaptici D2 e D4 presenti nel sistema limbico e nella corteccia esercitando<br />

azione antipsicotica, controllando i sintomi positivi (allucinazioni, deliri), la confusione mentale<br />

e in parte i sintomi dissociativi. Poichè i recettori dopaminici D2 sono presenti anche nel<br />

neostriato, il blocco di questi recettori causa l’insorgenza di Effetti Collaterali di tipo Extrapiramidale:<br />

─ distonie acute: compaiono entro 3-4 gg dalla somministrazione dei neurolettici o dall’> della<br />

dose, con torcicollo spastico, crisi oculogire, blefarospasmo, distonia laringea, distonie degli<br />

arti. La terapia si basa sulla somministrazione di anticolinergici per via i.m.<br />

─ parkinsonismo iatrogeno: esordisce dopo alcune settimane dall’inizio della terapia con tremori,<br />

rigidità muscolare e bradicinesia. Bisogna < la dose del neurolettico e somministrare un<br />

anticolinergico (biperidene).<br />

─ acatisia: esordisce dopo alcune settimane dall’inizio della terapia o dopo l’> del dosaggio,<br />

provocando irrequietezza motoria con incapacità a stare fermo e a mantenere la posizione<br />

seduta. E’ necessario < la dose del neurolettico, somministrare β-bloccanti o benzodiazepine.<br />

─ discinesia tardiva: esordisce dopo una terapia a lungo termine soprattutto dopo la sospensione o <<br />

del dosaggio dei neurolettici, manifestandosi con movimenti involontari oro-linguali o facciali,<br />

delle dita delle mani e degli arti. Non esiste una terapia specifica.<br />

Inoltre, i neurolettici sono responsabili di altri effetti collaterali:<br />

─ iperprolattinemia con ginecomastia, galattorrea, amenorrea e > peso corporeo.<br />

─ azione antiistaminica H1: sedazione che può essere utile nello schizofrenico e sonnolenza.<br />

─ azione anticolinergica: secchezza delle fauci, stipsi, > P endooculare, ritenzione urinaria.<br />

─ azione antiadrenergica: ipotensione e tachicardia riflessa.<br />

La complicanza più temibile è la sindrome maligna da neurolettici che esordisce in modo acuto<br />

entro poche h dalla somministrazione del neurolettico con ipertermia (T°C > 39°C), rigidità<br />

muscolare e rabdomiolisi con > CPK plasmatiche, fino a confusione mentale, coma e morte se non<br />

si interviene tempestivamente sospendendo la somministrazione dei neurolettici e ricorrendo a<br />

terapia intensiva contro la febbre e rigidità, fino alla rianimazione.<br />

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Gli antipsicotici di nuova generazione sono più selettivi per i recettori del sistema<br />

dopaminergico, dotati anche di azione serotoninergica, tra cui abbiamo la Clozapina, Risperidone<br />

e Olanzapina, che rispetto ai neurolettici presentano diversi vantaggi cioè agiscono più<br />

rapidamente e con maggiore efficacia sui sintomi positivi e negativi, sono più efficaci nelle<br />

forme di schizofrenia resistente alle altre terapie, sono più tollerati dal pz perchè hanno un<br />

minore effetto sedativo e un basso rischio di effetti indesiderati extrapiramidali e<br />

anticolinergici, anche se nel caso della clozapina bisogna eseguire dei controlli ematologici<br />

frequenti per valutare la presenza di granulocitopenia/agranulocitosi.<br />

Alcune volte gli antipsicotici sono associati alle benzodiazepine per potenziare l’azione sedativa<br />

degli antipsicotici e indurre il sonno, oppure si ricorre agli antidepressivi a basso dosaggio (SSRI)<br />

in caso di schizofrenia severa con sintomi negativi invalidanti o depressione sovrapposta alla<br />

schizofrenia, evitando di disinibire eccessivamente il pz o l’aggravamento dei sintomi positivi.<br />

La Terapia Socioriabilitativa e la Psicoterapia hanno il compito di stimolare il recupero<br />

dell’autonomia del pz e l’autosufficienza, favorire il reinserimento in famiglia o in comunità,<br />

mediante tecniche di tipo cognitivo-comportamentale, terapie di gruppo e sistemico-relazionali.<br />

Il DSM-IV distingue 4 sottotipi di schizofrenia eterogenei per modalità di esordio, quadro<br />

clinico, evoluzione e prognosi cioè schizofrenia disorganizzata, paranoide, residua e catatonica.<br />

La Schizofrenia Disorganizzata o Ebefrenica esordisce in età giovanile (Ebe: dea della<br />

giovinezza) spesso in soggetti con età < 20 anni e anamnesi familiare + per la schizofrenia.<br />

Dal punto di vista Clinico si ha una fase premorbosa con scarso rendimento scolastico o<br />

lavorativo, a cui segue la psicosi schizofrenica che in genere ha un esordio subdolo dominata da<br />

sintomi di tipo disorganizzato. Il decorso è cronico con periodiche riacutizzazioni che peggiorano<br />

progressivamente il quadro clinico di base con insorgenza di sintomi positivi in particolare deliri<br />

di furto, diffusione o inserzione del pensiero con idee frammentarie, poco sistematizzate a<br />

contenuto variabile, allucinazioni uditive raramente congrue al delirio.<br />

I sintomi negativi si manifestano nelle fasi di remissione o periodi intercritici.<br />

L’evoluzione è lenta e progressiva con impoverimento affettivo e intellettivo del pz fino allo<br />

stato demenziale, depressione e rischio di suicidio nel 10% dei casi nelle fasi iniziali del disturbo<br />

o in caso di miglioramento dopo una riacutizzazione.<br />

La risposta alla terapia medica e socioriabilitativa è piuttosto limitata con prognosi sfavorevole.<br />

La Schizofrenia Paranoide esordisce tra i 20 e 35 anni in entrambi i sessi, in genere in modo<br />

acuto, brusco, con quadro clinico dominato da sintomi positivi, cioè deliri persecutori, riferimento<br />

e di grandezza, con idee ben strutturate, sistematizzate, a contenuto più costante e ricche di<br />

particolari, allucinazioni uditive, tattili e dello schema corporeo, congrue ai deliri, spesso<br />

associati a sintomi di tipo disorganizzato, raramente ai sintomi negativi. Il decorso è cronico con fasi<br />

di riacutizzazione dominate da sintomi positivi vissuti con grande partecipazione emotiva,<br />

associati ad agitazione psicomotoria e nei casi più gravi ad uno stato di delirium transitorio.<br />

La terapia psicofarmacologica e socioriabilitativa consentono di controllare i sintomi positivi e di<br />

avere un discreto funzionamento psicosociale per lunghi periodi di tempo con prognosi migliore.<br />

La Schizofrenia Residua in genere esordisce nei soggetti giovani di sesso M, è caratterizzata<br />

soprattutto da sintomi negativi, con progressivo impoverimento affettivo e intellettivo del pz e, a<br />

causa della scarsa collaborazione e difficoltà di comunicazione col pz, spesso la prognosi è<br />

sfavorevole con difficoltà a raggiunge un buon livello di funzionamento lavorativo e sociale.<br />

La Schizofrenia Catatonica rappresenta una fase evolutiva del disturbo schizofrenico piuttosto<br />

che un suo sottotipo, caratterizzata da manifestazioni psicotiche severe con prevalenza di sintomi<br />

disorganizzati e negativi tali da richiedere il ricovero del pz, somministrando neurolettici per via<br />

i.m. dotati di un maggiore effetto antipsicotico, associati nelle forme più resistenti agli<br />

antidepressivi triciclici dotati di un potente effetto disinibente. Nelle forme severe e resistenti ai<br />

farmaci è possibile ricorrere all’elettroshock (ECT).<br />

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Tra gli altri Disturbi Psicotici abbiamo il disturbo schizofreniforme, disturbo schizoaffettivo,<br />

disturbo delirante e disturbo psicotico breve, che possono essere associati alla schizofrenia o<br />

presentano caratteristiche simili alla schizofrenia o evolvono verso la schizofrenia.<br />

Il Disturbo Schizofreniforme è caratterizzato dai sintomi tipici della schizofrenia ma di durata<br />

< 6 mesi, che dopo i 6 mesi evolve nel 60% dei casi verso la schizofrenia vera e propria, nel 20%<br />

verso il disturbo schizoaffettivo, nel 20% verso la remissione.<br />

Il Disturbo Schizoaffettivo è una psicosi mista caratterizzata dalla coesistenza o alternanza tra<br />

sintomi schizofrenici, soprattutto deliri e allucinazioni, e disturbi affettivi, soprattutto depressione e<br />

stato maniacale o ipomaniacale, per cui la terapia si basa sull’associazione tra antipsicotici,<br />

stabilizzatori dell’umore cioè sali di litio + carbamazepina o valproato, e terapia socioriabilitativa.<br />

Il Disturbo Delirante è caratterizzato da deliri ben strutturati, ricchi di particolari e vissuti con<br />

intensa partecipazione emotiva, in particolare deliri di grandezza, erotomanico, gelosia,<br />

persecuzione, somatico, con umore e comportamento del pz coerenti al contenuto del delirio,<br />

non associati ad allucinazioni e dissociazioni del pensiero.<br />

Il Disturbo Psicotico Breve è un grave disturbo mentale che insorge in modo brusco dopo un<br />

evento molto stressante o traumatico come un lutto, con comparsa improvvisa di deliri,<br />

allucinazioni, discorsi senza senso, comportamenti inadeguati, ma si risolve rapidamente nel<br />

giro di alcuni minuti o giorni, senza esiti e con completo recupero psichico del pz.<br />

Disturbi dell’Umore<br />

I Disturbi dell’Umore sono delle reazioni affettive patologiche, incongrue, inadeguate agli<br />

eventi ed alle situazioni che possono presentarsi in maniera episodica, sporadica o transitoria<br />

per cui si parla di episodio depressivo maggiore, episodio ipomaniacale, episodio maniacale,<br />

episodio misto, mentre il DSM-IV fa una distinzione tra disturbi monopolari e bipolari:<br />

disturbi monopolari o depressivi: disturbo depressivo maggiore in forma episodica o<br />

ricorrente, disturbo distimico, altri disturbi depressivi non classificabili.<br />

disturbi bipolari o maniaco-depressivi caratterizzati da periodi di depressione alternati a periodi<br />

di eccitamento maniacale, tra cui abbiamo il disturbo bipolare I, disturbo bipolare II, ciclotimia, altri<br />

disturbi bipolari non classificabili.<br />

L’Episodio Depressivo Maggiore è un periodo circoscritto di tempo durante il quale l’umore<br />

è costantemente depresso in modo grave, rispetto al tono dell’umore tipico del soggetto.<br />

Spesso si tratta di un episodio sporadico seguito da periodi di benessere oppure nasce come<br />

complicanza di altri disturbi psicopatologici cioè attacchi di panico, disturbo ossessivocompulsivo,<br />

disturbi del comportamento alimentare, disturbo somatoforme.<br />

Dal punto di vista Clinico l’esordio dell’episodio depressivo maggiore può essere subacuto ad<br />

evoluzione lenta e progressiva o acuto ad insorgenza brusca.<br />

Il pz presenta una caduta del tono dell’umore cioè umore depresso da cui derivano le<br />

manifestazioni cliniche tipiche della depressione cioè sintomi di tipo emotivo-affettivo,<br />

cognitivo-percettivo, somatovegetativi e cronobiologici.<br />

I Sintomi di tipo emotivo-affettivo sono:<br />

─ pz depresso, triste, scoraggiato, abbattuto, giù di morale, si dispera e piange oppure si chiude<br />

in se stesso e soffre con senso di morte interiore.<br />

─ anedonia: incapacità a provare piacere e gioia in qualunque situazione, con indifferenza<br />

totale, mancanza di sentimenti ed emozioni verso le persone con cui vive, mancanza di<br />

interessi per le normali attività quotidiane e per gli hobby, fino a provocare una compromissione<br />

del funzionamento psicosociale la cui entità dipende dalla gravità della depressione, condizioni<br />

fisiche generali, età, fattori culturali, carattere del pz, infatti, alcune volte il pz riesce a<br />

condurre una vita normale, sopporta la sofferenza, riesce a lavorare, a curare la propria<br />

persona, mantiene i contatti con le persone più care, altre volte si ha un marcato rallentamento<br />

psicomotorio, il pz è completamente inattivo, trascorre l’intera giornata a letto o in poltrona, in<br />

silenzio, senza curare l’igiene personale, è disordinato, si veste male.<br />

─ ansia con eccessiva preoccupazione e sconforto, spesso associata ad agitazione psicomotoria.<br />

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I Sintomi di tipo cognitivo-percettivo sono:<br />

─ deficit delle prestazioni intellettive con difficoltà di concentrazione, stanchezza mentale, deficit<br />

della memoria a breve termine con difficoltà a fissare nuovi ricordi, il pz si sente intontito, poco<br />

lucido, non è in grado di leggere un giornale, seguire un discorso e i programmi televisivi.<br />

─ deficit dell’ideazione con pensieri meno fluidi, congrui al tono dell’umore, difficoltà a prendere<br />

decisioni, scarsa stima di se stessi, sentimenti di inadeguatezza, idee di colpa, preoccupazioni<br />

ipocondriache, economiche e pensieri di morte che vanno dal timore di morire al desiderio di<br />

morire con rischio di suicidio elevato. Nelle forme gravi il pz presenta dei veri e propri deliri di<br />

colpa, rovina economica, ipocondriaci, raramente associati ad allucinazioni.<br />

I Sintomi somatovegetativi sono:<br />

─ < dell’appetito e del piacere alimentare con < del peso corporeo.<br />

─ astenia marcata con sensazione di stanchezza o spossatezza psicofisica.<br />

─ alterazione del ritmo sonno-veglia: risveglio precoce al mattino o insonnia ritardata dopo un<br />

breve sonno molto profondo, insonnia da addormentamento ritardato o da risvegli notturni<br />

multipli, per cui il pz ha la sensazione di non aver riposato.<br />

─ calo della libido cioè del desiderio e del piacere sessuale.<br />

─ sintomi somatici: cardiocircolatori cioè senso di oppressione toracica e cardiopalmo,<br />

gastrointestinali cioè dispepsia e stipsi, urogenitali cioè disuria.<br />

Si parla di Sintomi cronobiologici perchè l’episodio depressivo si manifesta con un’oscillazione<br />

ricorrente di tipo circadiana, come l’insonnia ritardata, o con una certa stagionalità.<br />

Il Decorso in un soggetto non sottoposto ad una terapia adeguata prevede una durata variabile da<br />

6 mesi a 2 anni, ma in genere si ha la remissione con recupero del compenso psichico.<br />

Tra le Complicanze abbiamo la morte per suicidio (15%), abuso di alcolici o altre sostanze<br />

psicoattive per attenuare l’angoscia o per ottenere uno stato di compensazione euforica.<br />

Inoltre esistono dei Sottotipi Clinici di depressione maggiore in base ai sintomi prevalenti cioè<br />

depressione melancolica, psicotica, atipica e catatonica:<br />

depressione melancolica: i sintomi prevalenti sono quelli cronobiologici e psicomotori, cioè<br />

insonnia da risveglio precoce, marcato rallentamento psicomotorio, anedonia molto grave e<br />

intensa con frattura del continuum psicologico.<br />

depressione psicotica: è caratterizzata da una prevalenza di sintomi cognitivo-percettivi molto<br />

gravi, con deliri e allucinazioni uditive, cenestetiche o somatoviscerali.<br />

depressione atipica: è caratterizzata da una prevalenza di sintomi somatovegetativi ma atipici<br />

rispetto alla norma cioè ipersonnia, iperfagia con > peso corporeo, iperattività psicomotoria.<br />

depressione catatonica: è caratterizzata da una prevalenza di sintomi psicomotori cioè<br />

rallentamento psicomotorio fino allo stato di stupor catatonico, eventualmente alternato a stati<br />

di irrequietezza o agitazione psicomotoria.<br />

La Diagnosi della depressione maggiore è clinica, l’Elettroencefalogramma (EEG) può<br />

evidenziare i disturbi del sonno, mentre negli ultimi anni si stanno eseguendo alcuni Studi sui<br />

neurotrasmettitori probabilmente coinvolti nella depressione cioè noradrenalina, serotonina,<br />

acetilcolina, dopamina e GABA.<br />

La Terapia dell’episodio depressivo maggiore deve essere tempestiva e adeguata: i farmaci di<br />

prima scelta sono gli antidepressivi inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRI) come la<br />

fluoxetina (prozac) o fluvoxamina, inibitori selettivi del reuptake della noradrenalina (reboxetina),<br />

inibitori del reuptake della serotonina e noradrenalina (venlafaxina), inibitori serotoninergici<br />

specifici e noradrenergici (mirtazapina).<br />

Nelle fasi iniziali si parte dalle dosi più basse, fino a raggiungere nel giro di 3-10 gg la dose minima<br />

efficace, tollerabile dal pz, a cui segue la fase acuta del trattamento con somministrazione del<br />

farmaco a dose piena per 1-2 mesi per favorire la completa remissione dei sintomi, e la fase di<br />

mantenimento < progressivamente le dosi nel giro di 6 mesi, fino alla sospensione del farmaco.<br />

Le benzodiazepine possono essere utili come trattamento sintomatico dell’ansia e dell’insonnia.<br />

I neurolettici sono controindicati nel pz depresso perché incrementano i sintomi depressivi,<br />

l’inibizione ideomotoria, l’astenia e la difficoltà di concentrazione, mentre solo in caso di<br />

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depressione maggiore con sintomi psicotici (deliri, allucinazioni) resistenti agli antidepressivi<br />

ad alte dosi, si possono somministrare neurolettici a basso dosaggio.<br />

La Psicoterapia si basa soprattutto sulle tecniche cognitivo-comportamentali considerando che il pz<br />

depresso vive e vede la realtà considerando soprattutto gli aspetti negativi con visione<br />

pessimistica del presente e del futuro.<br />

Nei Paesi anglosassoni si ricorre alla terapia con elettroshock in caso di depressione maggiore<br />

molto grave e non responsiva alla terapia psicofarmacologica.<br />

L’Episodio Ipomaniacale è un periodo circoscritto di tempo durante il quale l’umore è<br />

costantemente elevato con netto cambiamento rispetto al tono dell’umore tipico del soggetto.<br />

Dal punto di vista Clinico l’episodio ipomaniacale ha un esordio brusco con innalzamento del tono<br />

dell’umore da cui derivano gli altri sintomi cioè:<br />

sintomi di tipo emotivo-affettivo: stato di euforia e allegria eccessiva inspiegabili, fino a<br />

irritabilità se si cerca di limitare l’espansività e vitalità patologica del pz. Il soggetto ipomane prova<br />

piacere intenso e abnorme per qualunque situazione, presenta un atteggiamento scherzoso,<br />

giocherellone e sorridente (ilarità).<br />

sintomi di tipo cognitivo-percettivo: difficoltà di concentrazione, disturbi del pensiero con<br />

flusso delle idee accelerato, cioè le idee del pz si susseguono rapidamente con logorrea spesso in<br />

maniera incongrua agli eventi e improduttiva. I contenuti del pensiero sono superficiali, futili<br />

o scherzosi. Il pz ha un concetto grandioso di sé, autostima elevata e scarsa capacità di critica e<br />

giudizio sui propri limiti da cui derivano comportamenti inadeguati o pericolosi, ad es. guidare<br />

in modo spericolato, spendere molti soldi, comportarsi in modo aggressivo. Alcune volte il<br />

contenuto del pensiero presenta sfumate idee di riferimento o persecuzione, ad es. il pz pensa di<br />

essere guardato o detestato da tutti perchè si ritiene una persona speciale, superdotata, ma senza<br />

evolvere verso idee di delirio sistematizzate e strutturate.<br />

─ agitazione psicomotoria ed esaltazione dell’espressività mimico-gestuale.<br />

In genere il pz ipomaniaco è in grado di badare a se stesso, mantenere relazioni interpersonali,<br />

studiare, lavorare e condurre una vita di relazione abbastanza congrua.<br />

sintomi di tipo somatovegetativi:<br />

─ iperfagia cioè > dell’appetito e del piacere derivante dal gusto di mangiare con > peso<br />

corporeo, ma spesso l’iperattività motoria e l’alimentazione irregolare provocano dimagrimento.<br />

─ < dell’affaticabilità: il pz riferisce una sensazione di notevole energia psicofisica ed è in grado<br />

di sopportare anche lavori pesanti.<br />

─ alterazione del ritmo sonno-veglia: l’ipomane dorme poche h ma al risveglio si sente molto<br />

bene, in piena forma fisica e inizia la sua iperattività.<br />

─ > della libido cioè del desiderio e del piacere sessuale.<br />

sintomi cronobiologici: l’episodio maniacale può ripresentarsi con un ritmo stagionale.<br />

L’episodio ipomaniacale in assenza di terapia ha una durata variabile da qualche settimana a 3<br />

mesi al massimo. La Complicanza più frequente è l’abuso di alcolici, mentre nel 5-15% dei casi<br />

l’episodio ipomaniacale evolve verso il quadro maniacale più temibile.<br />

La Diagnosi è clinica ma spesso il pz giunge all’osservazione clinica sotto la spinta di parenti o<br />

amici perchè il pz si sente bene dal punto di vista psico-fisico e non ritiene di essere malato, infatti è<br />

difficile ottenere l’aderenza alla terapia a causa del ridotto senso critico e capacità di giudizio, fino a<br />

ricorrere nei casi estremi al trattamento sanitario obbligatorio TSO.<br />

La Terapia dell’episodio ipomaniacale si basa soprattutto sugli stabilizzatori dell’umore cioè il<br />

carbonato di litio che a dosi medio-basse favorisce la remissione dei sintomi nel giro di qualche<br />

settimana. Nell’attesa che il litio raggiunga le [ ] adeguate e quindi manifesti i suoi effetti si<br />

somministrano per via i.m. delle fiale di neurolettici cioè aloperidolo, clorpromazina che riescono a<br />

calmare rapidamente il pz grazie alla loro attività sedativa, a contenere l’iperattività ideomotoria, i<br />

disturbi del ritmo sonno-veglia, migliorando il quadro clinico nel giro di pochi giorni.<br />

Anche le benzodiazepine sono utili per sedare il pz.<br />

L’Episodio Maniacale si manifesta con una grave espansione dell’umore ad esordio brusco con<br />

esaltazione euforica o eccitamento disforico, disturbi di tipo cognitivo-percettivo, psicomotori e<br />

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somatovegetativi più gravi rispetto all’episodio ipomaniacale. Alcune volte l’episodio maniacale<br />

nasce come evoluzione di un episodio ipomaniacale con comparsa di vari disturbi durante la fase<br />

di passaggio:<br />

sintomi psicotici: delirium con flusso delle idee accelerato e allentamento dei nessi associativi,<br />

confusione mentale grave, disorientamento temporo-spaziale, agitazione psicomotoria, grave<br />

compromissione dell’attenzione e della memoria, deliri congrui all’umore maniacale cioè deliri di<br />

grandezza a contenuto pseudoscientifico, mistico-religioso, genealogico o erotomanico, e deliri<br />

incongrui di persecuzione e di riferimento, frammentari e poco sistematizzati. Raramente il pz<br />

presenta allucinazioni uditive.<br />

gravi alterazioni comportamentali di tipo esplosivo (mania eccitata-furiosa) con iperattività<br />

motoria ed eccitazione fino a vere e proprie crisi di furia incontenibile e comportamenti<br />

pantoclastici (il pz ha la tendenza a rompere tutto), aggressività spiccata con conseguenze gravi.<br />

grave compromissione del funzionamento psicosociale tali da richiedere l’ospedalizzazione.<br />

In genere l’episodio maniacale ha una durata variabile da qualche settimana a qualche mese a<br />

cui segue una fase di recupero del compenso psichico.<br />

La Terapia deve essere tempestiva ed adeguata, richiede l’ospedalizzazione o il TSO in caso di<br />

opposizione estrema del pz. La terapia psicofarmacologica si basa sui neurolettici utili per sedare il<br />

pz e controllare i sintomi psicotici, mentre i sali di litio possono essere associati solo dopo aver<br />

valutato l’efficacia dei neurolettici e dopo la completa aderenza del pz alla terapia (compliance).<br />

L’Episodio Misto è un grave disturbo del tono dell’umore, caratterizzato dalla coesistenza di<br />

sintomi depressivi e maniacali o da rapide fluttuazioni dalla depressione all’euforia o nasce<br />

come evoluzione di un episodio depressivo maggiore o maniacale, tale da provocare una grave<br />

compromissione del funzionamento psicosociale del pz con rischio di suicidio elevato, per cui è<br />

necessaria l’ospedalizzazione o il TSO, con somministrazione degli stabilizzatori dell’umore<br />

(carbamazepina), in genere associati alle benzodiazepine a lunga emivita (diazepam) per > la<br />

sedazione del pz, controllando i comportamenti aggressivi. Nei pz in cui prevalgono i sintomi di<br />

tipo depressivo si associano gli antidepressivi SSRI, mentre nei pz in cui prevalgono i sintomi di<br />

tipo euforico si associano gli antipsicotici di nuova generazione (olanzapina, risperidone).<br />

DISTURBI BIPOLARI: disturbo bipolare di tipo I, di tipo II, disturbo ciclotimico.<br />

Il Disturbo Bipolare di Tipo I è un grave disturbo dell’umore con comparsa nella vita del pz<br />

sia di episodi depressivi maggiori sia di episodi maniacali o misti, alternati a periodi di benessere.<br />

Dal punto di vista Epidemiologico la prevalenza nella popolazione generale è dello 0,4-1,6% con<br />

uguale distribuzione nei due sessi, spesso si tratta di soggetti predisposti con anamnesi<br />

familiare + con probabilità di sviluppare il disturbo pari al 24% nei parenti di I grado, in<br />

genere esordisce tra i 15 e 40 anni (età media 30 anni), anche se l’esordio è precoce nei soggetti<br />

predisposti o affetti da un disturbo della personalità.<br />

In genere nelle donne il primo episodio è depressivo, mentre negli uomini è di tipo maniacale.<br />

Il Decorso è variabile da individuo a individuo: alcune volte gli episodi sono separati da una lunga<br />

fase di latenza o asintomatica di molti mesi o anni, mentre nei casi più gravi gli episodi si<br />

susseguono rapidamente con brevi fasi di latenza, per cui si parla di forme a cicli rapidi.<br />

In alcuni casi si ha il passaggio da episodio maniacale a depressione, in altri si osserva il<br />

contrario. Alcune volte il quadro clinico è dominato dalla depressione, altre volte dalle crisi<br />

maniacali, più temibili.<br />

Tra le Complicanze abbiamo un alto rischio di suicidio, comportamenti aggressivi, abuso di<br />

alcol, grave compromissione del funzionamento psicosociale.<br />

Le Terapia in caso di episodio depressivo maggiore si basa sugli antidepressivi SSRI la cui<br />

somministrazione deve essere interrotta nel momento in cui si ha il miglioramento del quadro<br />

clinico per evitare l’evoluzione verso lo stato maniacale, mentre in caso di episodio maniacale si<br />

ricorre ai neurolettici. E’ importante la profilassi delle ricorrenze mediante il carbonato di litio che<br />

consente di migliorare l’evoluzione del disturbo fino alla remissione completa nel 60-70% dei casi,<br />

con terapia protratta per 5-10 anni o a vita. Se il litio è inefficace, è possibile potenziare l’azione di<br />

stabilizzazione dell’umore con la carbamazepina o il valproato sodico, mentre in caso di<br />

15


controindicazioni al litio, come insufficienza renale, aritmie cardiache, ipotiroidismo<br />

scompensato o intolleranza al litio, si ricorre a monoterapia con carbamazepina o valproato<br />

sodico, anche se i risultati sono inferiori rispetto al carbonato di litio.<br />

Il Disturbo Bipolare di Tipo II è un disturbo dell’umore caratterizzato dalla comparsa nella<br />

vita del pz sia di episodi depressivi maggiori sia di episodi ipomaniacali.<br />

Dal punto di vista Epidemiologico la prevalenza è dello 0,5% con frequenza lievemente > nel<br />

sesso F. La predisposizione familiare è spiccata, mentre l’esordio è tra i 30 e 50 anni.<br />

Dal punto di vista Clinico il disturbo bipolare di tipo II è meno grave rispetto al tipo I per l’assenza<br />

di sintomi psicotici durante l’episodio depressivo e perchè l’episodio ipomaniacale è caratterizzato<br />

da sintomi più attenuati rispetto all’episodio maniacale. Il Decorso e la Terapia sono identici al<br />

disturbo bipolare I anche se il rischio di complicanze è inferiore.<br />

Il Disturbo Ciclotimico o Ciclotimia è caratterizzato da una serie di episodi ipomaniacali ed<br />

episodi depressivi alternati tra loro, ad esordio lento e insidioso, in genere in età adolescenziale o<br />

giovane-adulta, a decorso cronico-fluttuante, separati da un breve intervallo libero da sintomi<br />

e con quadro clinico più attenuato rispetto ai disturbi bipolari I e II, anche se tra le<br />

complicanze abbiamo una grave compromissione psicosociale, o l’evoluzione verso il disturbo<br />

bipolare I o II nel 15-50% dei casi. La Terapia si basa sugli stabilizzatori del tono dell’umore.<br />

DISTURBI UNIPOLARI: disturbo depressivo maggiore, disturbo distimico o distimia.<br />

Il Disturbo Depressivo Maggiore è caratterizzato dalla comparsa nella vita del pz di 2 o più<br />

episodi depressivi maggiori, in assenza di manifestazioni ipomaniacali o maniacali, con compenso<br />

psichico nell’intervallo tra gli episodi.<br />

Dal punto di vista Epidemiologico il rischio di sviluppare il disturbo è più alto nei soggetti di<br />

sesso F e > nei soggetti predisposti con anamnesi familiare + per disturbo depressivo maggiore.<br />

In genere l’esordio avviene tra i 20-30 anni oppure nel post-partum o in menopausa.<br />

Dal punto di vista Clinico i sintomi sono gli stessi dell’episodio depressivo maggiore ma la gravità<br />

del disturbo dipende dalla gravità di ogni singolo episodio, durata e frequenza dell’episodio.<br />

Tra le Complicanze abbiamo il rischio di suicidio pari al 15% dei casi, che > con l’età, la<br />

cronicizzazione che > con l’aumentare del n° degli episodi depressivi.<br />

La Terapia si basa su antidepressivi (SSRI) ed è importante la prevenzione delle ricorrenze con<br />

antidepressivi e stabilizzatori dell’umore (carbonato di litio) in monoterapia o associati tra loro.<br />

Il Disturbo Distimico è un disturbo depressivo cronico attenuato, più frequente nei soggetti di<br />

sesso F con rapporto M/F = 1/2-1/3, prevalenza del 6% nella popolazione generale.<br />

Possiamo fare una distinzione tra distimia precoce con esordio prima dei 21 anni e distimia tardiva<br />

con esordio in età adulta anche se secondo alcuni autori rappresenta solo un quadro clinico giunto<br />

all’osservazione clinica tardivamente.<br />

Dal punto di vista Clinico il disturbo distimico è meno grave rispetto all’episodio depressivo<br />

maggiore, talvolta oligosintomatico, senza manifestazioni psicotiche o melancoliche, l’esordio è<br />

subdolo, ad evoluzione lenta e progressiva, cioè a decorso cronico-fluttuante.<br />

La manifestazione primaria è l’abbassamento del tono dell’umore da cui dipendono le altre<br />

manifestazioni, cioè sintomi di tipo emotivo-affettivo, cognitivo-percettivo, somatovegetativi<br />

attenuati e la compromissione del funzionamento psicosociale non raggiunge i livelli di<br />

interferenza tipici della depressione maggiore o delle forme depressive ricorrenti.<br />

Il disturbo distimico spesso è associato al disturbi borderline o istrionico di personalità, disturbi<br />

d’ansia o disturbi somatoformi, mentre la Complicanza più temibile è la sovrapposizione di un<br />

episodio depressivo maggiore, oppure abuso di alcol e altre sostanze psicoattive.<br />

La Terapia, data la cronicità del disturbo, deve essere protratta per lunghi periodi di tempo o a vita.<br />

I farmaci di prima scelta sono gli antidepressivi SSRI, mentre le benzodiazepine sono utili come<br />

sintomatici dell’insonnia e dell’ansia diurna, ma spesso si ha la ricomparsa dei sintomi dopo la<br />

sospensione della terapia medica. La psicoterapia cognitiva è utile per ricostruire il sistema<br />

cognitivo del pz, rimuovendo le convinzioni errate, le idee irrazionali, aiutando il pz nel suo<br />

modo di vedere le cose e di rapportarsi con gli eventi. La psicoterapia psicodinamica ha il<br />

compito di indagare sui vissuti del pz e risolvere i conflitti correlati al disturbo.<br />

16


I Disturbi d’Ansia<br />

In condizioni normali ogni individuo presenta dei sistemi di allarme fisiologici rappresentati<br />

dall’ansia, paura e fobia.<br />

L’Ansia aiuta l’individuo a identificare e a prevenire i pericoli o situazioni potenzialmente<br />

pericolose, in modo da reagire con un comportamento adeguato.<br />

L’ansia diventa patologica quando la reazione di allarme è esagerata rispetto allo stimolo<br />

esterno oppure quando si verifica in assenza di uno stimolo, caratterizzata da manifestazioni<br />

somatiche neurovegetative, neuromuscolari e manifestazioni psichiche con reazione<br />

comportamentale che, a seconda dell’intensità dello stimolo ansiogeno, può essere una reazione di<br />

difesa, attacco, evitamento, fuga.<br />

La Paura è provocata da un oggetto o situazione noti che inducono la stessa reazione ma di<br />

intensità diversa nella stessa popolazione generale di riferimento. L’individuo sa di che cosa<br />

ha paura e perchè. La paura diventa patologica quando viene indotta da eventi particolarmente<br />

traumatizzanti sul piano emotivo che l’individuo non riesce a controllare.<br />

La Fobia è una reazione d’allarme abnorme provocata da un oggetto o situazione noti che non<br />

inducono la stessa reazione nella stessa popolazione generale di riferimento. L’individuo sa di<br />

cosa ha timore ma è consapevole che si tratta di un timore esagerato o immotivato, di una<br />

reazione emotiva irrazionale che non riesce a controllare e che diventa patologica quando il<br />

soggetto mette in atto dei comportamenti di evitamento che rinforzano progressivamente la<br />

fobia fino a provocare una grave compromissione del funzionamento psicosociale dell’individuo.<br />

La Classificazione dei disturbi d’ansia secondo il DSM-IV prevede la distinzione tra:<br />

─ ansia patologica: disturbo d’ansia generalizzato e disturbo o attacco di panico.<br />

─ paura patologica: disturbo acuto da stress e disturbo post-traumatico da stress.<br />

─ fobia patologica: fobia specifica, sociale e agorafobia.<br />

─ disturbo ossessivo-compulsivo.<br />

Il Disturbo Acuto da Stress è una reazione patologica acuta, transitoria scatenata da un evento<br />

gravemente traumatico sul piano emotivo, stressante, come un disastro naturale, uno stupro,<br />

perdita del nucleo familiare, caratterizzata da manifestazioni psichiche e fisiche, cioè stato di<br />

intenso shock emotivo, derealizzazione e depersonalizzazione, amnesia per l’evento<br />

traumatico, > P arteriosa, tachicardia, tachipnea, sudorazione profusa, vertigini.<br />

La Terapia consiste nel fornire al soggetto un adeguato sostegno psicologico per superare la fase<br />

di shock acuto, mentre le benzodiazepine possono essere utili per contenere lo stato di allarme e per<br />

aiutare il soggetto a riposare.<br />

Il Disturbo Post-traumatico da Stress è una reazione patologica ad un evento gravemente<br />

traumatico sul piano emotivo che si protrae nel tempo, ad es. un disastro naturale (terremoto),<br />

incidente stradale, stupro, perdita di un familiare, violenze su minori, reduci di guerra...<br />

Il disturbo può manifestarsi immediatamente o dopo un periodo di latenza di qualche settimana<br />

dall’evento stressante (forme tardive) in genere come evoluzione di un disturbo acuto da stress.<br />

L’evento stressante si ripresenta nella mente del pz con una certa ricorrenza con ricordi<br />

improvvisi (flashback) o incubi notturni, provocando un’intensa angoscia o terrore e<br />

manifestazioni neurovegetative importanti come sudorazione profusa, tachicardia, senso di<br />

soffocamento... Nel 30% dei casi il disturbo si risolve completamente, alcune volte residuano dei<br />

sintomi lievi o moderati, nel 10% il disturbo cronicizza in forma stabile.<br />

La Terapia si basa sulle benzodiazepine per contenere l’ansia e l’insonnia entro livelli accettabili<br />

associata alla psicoterapia cognitivo-comportamentale.<br />

La Fobia Specifica è il timore abnorme per un oggetto o situazione specifici che non ha valore o<br />

significato d’allarme secondo il cosiddetto “buon senso comune”.<br />

Esistono varie forme di fobia specifica (DSM-IV) che spesso esordiscono nell’infanzia in soggetti<br />

predisposti con anamnesi familiare +:<br />

fobia degli animali: fobia per gli insetti (aracnofobia, fobia dei ragni), fobia dei cani o cinofobia,<br />

fobia dei serpenti...<br />

fobia per eventi ambientali o atmosferici: fobia dell’acqua, temporali e altezza (acrofobia).<br />

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fobia per il sangue, iniezioni e ferite: caratterizzata da reazioni vaso-vagali intense cioè<br />

bradicardia, ipotensione ortostatica e svenimenti.<br />

fobia situazionale: fobia dei luoghi chiusi o claustrofobia, gallerie, aereo, ascensore...<br />

fobia delle malattie (patofobia, nosofobia), fobia dei coltelli, dello sporco, fobia di soffocare...<br />

La fobia specifica può evolvere verso un disturbo ossessivo-compulsivo o essere complicata da<br />

abuso di benzodiazepine o alcol.<br />

La Terapia si basa sulla psicoterapia comportamentale con tecniche di decondizionamento con<br />

esposizione graduale all’agente ansiogeno oppure esponendo il pz allo stimolo in modo<br />

traumatico (terapia d’urto). Inoltre sono utili tecniche di rilassamento per contrastare la reazione<br />

emotiva d’allarme e la terapia psicofarmacologica con SSRI per alleviare i sintomi fobici.<br />

La Fobia Sociale si verifica in tutte quelle situazioni in cui il soggetto si sente sottoposto allo<br />

sguardo e giudizio di altre persone, il pz teme di apparire impacciato, ridicolo, incapace o di<br />

comportarsi in modo inadeguato e inopportuno, ha paura di parlare in pubblico, arrossire<br />

(ereutofobia), mangiare insieme ad altre persone, scrivere se osservato da altri, poichè il pz<br />

tende a ipervalutare il giudizio delle persone e non tollera le critiche o il giudizio negativo.<br />

In genere il pz presenta ansia intensa prima di esporsi in pubblico e se non riesce ad evitare queste<br />

situazioni le vive con intenso disagio, tensione emotiva, manifestazioni neurovegetative cioè<br />

sudorazione profusa, tachicardia, tachipnea, vampate di calore, secchezza delle mucose.<br />

Tra le Complicanze abbiamo il disturbo depressivo dovuto alla demoralizzazione e frustrazione<br />

provocata dalla fobia, abuso di alcol e/o benzodiazepine per alleviare l’ansia.<br />

La Terapia si basa sulla psicoterapia cognitivo-comportamentale associata agli antidepressivi SSRI.<br />

L’Agorafobia è un disturbo caratterizzato dal timore dei luoghi o delle situazioni da cui può<br />

risultare difficile o imbarazzante allontanarsi rapidamente cioè il soggetto ha paura di non<br />

poter scappare o che in caso di malessere improvviso non possa essere immediatamente<br />

soccorso, fino a sviluppare un attacco di panico nel 70% dei casi. Per cui il pz evita di uscire di<br />

casa da solo, di frequentare luoghi poco conosciuti, luoghi affollati, guidare l’automobile o<br />

prendere mezzi pubblici, con grave compromissione del funzionamento psicosociale.<br />

Il decorso è cronicizzante e se la terapia non è adeguata l’agorafobia persiste anche se si risolve<br />

l’attacco di panico.<br />

La Terapia si basa sulla psicoterapia cognitivo-comportamentale e terapia psicofarmacologica con<br />

antidepressivi in presenza di altri disturbi come l’attacco di panico.<br />

Il Disturbo d’Ansia Generalizzato è caratterizzato dalla presenza continua di ansia, in forma<br />

libera e fluttuante, senza motivi specifici e senza strutturarsi in forma fobica.<br />

Interessa il 5% della popolazione generale nel corso della vita, raramente si presenta da solo, spesso<br />

precede, accompagna o segue ad un altro disturbo ansioso come un disturbo fobico o un attacco di<br />

panico, oppure un disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo dell’umore, somatoforme, sindrome<br />

da abuso di sostanze.<br />

Gli stimoli che generano l’ansia sono molteplici, banali e cambiano con gli eventi quotidiani, ad<br />

es. il ritardo di un familiare genera il timore che gli sia accaduto qualcosa, lo squillo del<br />

telefono può far trasalire, un sintomo può indurre il sospetto di una malattia grave.<br />

Dal punto di vista Clinico il pz presenta ansia, stato di apprensione e tensione emotiva in<br />

assenza di un evento specifico, astenia, mancanza di concentrazione, irritabilità, insonnia,<br />

manifestazioni somatiche cioè disturbi neurovegetativi e neuromuscolari come tachicardia,<br />

tachipnea, tensione muscolare, dispepsia...<br />

Secondo il DSM-IV si fa diagnosi di disturbo d’ansia generalizzato se ha una durata ≥ 6 mesi<br />

perchè ha un’evoluzione lenta e progressiva, decorso cronico-fluttuante, fino a provocare una<br />

grave compromissione del funzionamento lavorativo e sociale se il pz non viene sottoposto a<br />

terapia adeguata.<br />

La Terapia si basa sulle benzodiazepine 2-3 volte/die per ottenere una copertura ansiolitica per<br />

tutta la giornata, partendo da dosi basse e > progressivamente fino alla dose minima efficace, ma<br />

non deve essere protratta per più di 4-6 mesi per evitare fenomeni di tolleranza e dipendenza dal<br />

farmaco, mentre la sospensione deve essere preceduta da una < delle dosi lenta e progressiva.<br />

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In caso di pz che necessitano di un trattamento protratto o di controindicazioni alle benzodiazepine,<br />

si ricorre agli SSRI. La psicoterapia cognitivo-comportamentale con tecniche di decondizionamento<br />

consente di desensibilizzare il pz allo stimolo ansiogeno fino alla sua estinzione.<br />

Il Disturbo o Attacco di Panico è un episodio critico di ansia molto intensa, ad insorgenza<br />

improvvisa ed inattesa, cioè non scatenato da particolari situazioni.<br />

Il DSM-IV, oltre all’attacco di panico propriamente detto, distingue altre 2 forme:<br />

attacco di panico situazionale dovuto ad un evento casuale, occasionale responsabile del primo<br />

episodio che il pz teme e se dovesse ripresentarsi favorirebbe un altro episodio di attacco di panico.<br />

attacco di panico predisposto da situazioni ansiogene (esami, intervento chirurgico) che<br />

determinano un’attivazione neurovegetativa fino all’attacco di panico vero e proprio.<br />

Dal punto di vista Epidemiologico l’attacco di panico ha una prevalenza nella popolazione<br />

generale di ~ il 3%, più frequente nei soggetti di sesso F con elevata predisposizione familiare,<br />

in particolare nella fascia di età 15-35 anni.<br />

Dal punto di vista Clinico l’esordio è acuto, improvviso caratterizzato da disturbi cognitivi,<br />

percettivi e somatici:<br />

disturbi cognitivi: il pz presenta una paura intensa di morire, impazzire, perdere il controllo,<br />

commettere un’azione sbagliata o avere un comportamento imbarazzante.<br />

disturbi percettivi: derealizzazione cioè alterata percezione dell’ambiente circostante, con senso<br />

di irrealtà, stranezza o stato di sogno (vivere in un film) e depersonalizzazione cioè alterata<br />

percezione di se stessi con sensazione di distacco dal proprio corpo.<br />

disturbi somatici: sintomi neurovegetativi e neuromuscolari cioè tachicardia, palpitazioni,<br />

cardiopalmo, sudorazione profusa, dispnea o sensazione di soffocamento, dolore o fastidio al<br />

petto, vampate di calore, brividi, tremori, parestesie con torpore e formicolii, nausea, disturbi<br />

addominali. Questi sintomi hanno un esordio acuto, sono molto intensi ma di breve durata e<br />

devono essere distinti dai disturbi acuti del ritmo cardiaco, crisi anginose, ipertensive e asmatiche.<br />

L’episodio è di breve durata (10-20 min) ma resta ben impresso nella memoria del pz, tanto che<br />

al termine dell’attacco di panico si verifica una fase intercritica detta ansia di attesa o<br />

anticipatoria che può durare alcune h, in cui il pz ha paura di avere un altro attacco fino a<br />

raggiungere un picco di intensità tale da condizionare la vita del pz che vive in uno stato di<br />

continua apprensione e ipervigilanza. Lo stato d’ansia può essere ridotto o controllato se il pz si<br />

allontana dalla situazione temuta o viene rassicurato da una persona di fiducia, mentre l’attacco di<br />

panico quando inizia è difficile da controllare.<br />

Il decorso è fluttuante con tendenza alla cronicizzazione, se la terapia è adeguata si può avere la<br />

completa regressione del disturbo o un netto miglioramento del quadro clinico, altrimenti si<br />

hanno alcune Complicanze con insorgenza di altri disturbi psichiatrici, come l’agorafobia (70%)<br />

e la fobia sociale (20%) che esordiscono nelle fasi iniziali del disturbo, l’ipocondria (18%) insorge<br />

tardivamente, nel 50-60% dei casi si ha depressione ad alto rischio di suicidio oppure si ha l’abuso<br />

di alcol e/o benzodiazepine per cercare di alleviare l’ansia anticipatoria ma senza benefici perchè<br />

non bloccano l’attacco di panico.<br />

La Terapia dell’attacco di panico si basa sulla somministrazione delle benzodiazepine a breve<br />

termine (alprazolam) in caso di attacchi sporadici e non complicati, oppure antidepressivi SSRI in<br />

caso di attacchi di panico di media o grave intensità o nei trattamenti a lungo termine.<br />

In genere si ottengono buoni risultati dopo ~ 3 mesi di terapia con remissione dell’ansia<br />

anticipatoria e ripristino del funzionamento sociale del pz che riesce ad affrontare le situazioni<br />

associate agli episodi critici senza che scatenino gli attacchi, altrimenti si ricorre alla psicoterapia<br />

comportamentale con tecniche di desensibilizzazione sistematica esponendo gradualmente il pz<br />

alle situazioni ansiogene in vivo o in immaginazione fino alla loro estinzione.<br />

Bisogna ricordare che i pz affetti da disturbo di panico spesso presentano la farmacofobia con<br />

difficoltà ad aderire alla terapia per paura che il farmaco possa danneggiarlo.<br />

Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo secondo il DSM-IV è un disturbo d’ansia poichè spesso si<br />

sviluppa a partire da una paura o fobia e si accompagna a sintomi fobici, secondo le scuole europee<br />

è un disturbo autonomo dal punto di vista clinico e psicopatologico.<br />

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La prevalenza nella popolazione generale è del 2-3% sia nel sesso M che F, con anamnesi<br />

familiare + nel 10% dei casi in parenti di I grado.<br />

Nell’80% dei casi il disturbo esordisce tra i 15 e i 40 anni con 2 picchi di prevalenza:<br />

─ 15-20 aa: più √ nei soggetti di sesso M con prevalenza di sintomi di tipo compulsivo.<br />

─ 20-25 aa: più √ nei soggetti di sesso F con prevalenza di sintomi di tipo ossessivo.<br />

Nel 15% dei casi l’esordio avviene prima dei 10 anni di età, nel 5% dei casi dopo i 40 anni.<br />

Dal punto di vista Clinico l’esordio spesso è subdolo, insidioso, raramente è acuto in una<br />

situazione di pieno benessere. La caratteristica psicopatologica del disturbo ossessivocompulsivo<br />

è un lavoro continuo, espresso sul piano mentale e/o comportamentale che occupa il<br />

soggetto per buona parte del suo tempo e cha ha lo scopo di eliminare o neutralizzare i<br />

contenuti mentali che lo infastidiscono, che lo turbano e da cui si sente assediato.<br />

Il pz non riesce a neutralizzare il contenuto mentale e si sente costretto a ripetere tutto il lavoro.<br />

L’ossessione è un sintomo psichico, non obiettivabile, rappresentato da un pensiero, idea o<br />

immagine che si presenta in modo persistente o ricorrente nella mente del soggetto,<br />

disturbandolo o infastidendolo in modo eccessivo. Il pz è consapevole che l’ossessione è il<br />

prodotto della propria mente, non è imposto dall’esterno, è intrusivo, inappropriato ed è<br />

incoercibile cioè non è dominato dalla volontà del soggetto per cui non riesce a neutralizzare il<br />

contenuto dei suoi pensieri. Tra le tematiche ossessive più frequenti (rituali mentali):<br />

idee di contaminazione: paura o dubbio di essersi sporcato o contaminato con sostanze infette.<br />

dubbio relativo ad attività quotidiane: di aver chiuso i rubinetti dell’acqua, gas, luce, serrature.<br />

necessità di mettere sempre tutto in ordine e in modo simmetrico.<br />

ossessioni numeriche relative a calcoli matematici.<br />

ossessioni sessuali con impulso a compiere atti sgradevoli, immorali o illegali.<br />

La compulsione è un comportamento che nasce come risposta all’ossessione, obiettivabile, di cui il<br />

pz è consapevole (intenzionalità), finalizzato a ridurre o neutralizzare l’ansia o a prevenire un<br />

evento o un disagio temuti, ripetitivo cioè il pz ripete il comportamento consecutivamente o per<br />

un breve periodo di tempo. Tra le compulsioni più frequenti abbiamo:<br />

rituali di controllo: ad es. il pz ha l’ossessione di non aver chiuso il rubinetto dell’acqua,<br />

inizialmente cerca di allontanare questo pensiero, poi controlla e ricontrolla se il rubinetto è chiuso<br />

secondo delle regole precise, cioè entra in bagno in un certo modo, apre e chiude il rubinetto per un<br />

certo n° di volte, poi ripete tutto il rituale perchè il dubbio di aver chiuso il rubinetto persiste.<br />

rituali di pulizia/lavaggio: nascono come risposta all’ossessione di idee di sporco o<br />

contaminazione, ad es. il soggetto si lava ripetutamente le mani spesso con modalità ben precise, e<br />

se ritiene di aver sbagliato o non è soddisfatto, ripete tutto dall’inizio. Spesso il disturbo è<br />

associato alla fobia o paura di contaminazione.<br />

rituali di ordine, conta, simmetria, accumulo di oggetti.<br />

Tra le Complicanze del disturbo ossessivo-compulsivo abbiamo:<br />

─ compromissione del funzionamento sociale, lavorativo, interpersonale del soggetto.<br />

─ depressione primaria che si manifesta prima o contemporaneamente al disturbo ossessivocompulsivo,<br />

tipica delle forme episodiche, o depressione secondaria che nasce come conseguenza<br />

del disturbo ossessivo-compulsivo che è la forma più frequente nelle forme a decorso cronico,<br />

dovuta ad una demoralizzazione del pz che non riesce a neutralizzare i pensieri che lo affliggono.<br />

─ disturbi da tic e disturbo di Tourette: tic transitori o cronici a prognosi sfavorevole.<br />

─ abuso e/o dipendenza da alcol e benzodiazepine.<br />

─ insonnia: il pz va a dormire più tardi del solito perchè deve terminare i propri rituali.<br />

Il disturbo ossessivo-compulsivo nel 25% dei casi è episodico, nel 75% è cronico:<br />

forma episodica: più frequente nei soggetti di sesso F con esordio dopo i 25 anni, prevalenza<br />

di sintomi ossessivi alternati ad intervalli di remissione totale che nei soggetti non sottoposti a<br />

trattamento varia da alcuni mesi ad anni. La risposta alla terapia è buona anche se al momento<br />

dell’esordio la pz già presenta sintomi depressivi associati (depressione primaria).<br />

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forma cronica: più frequente nel sesso M con esordio prima dei 25 anni, con prevalenza di<br />

rituali compulsivi, minore risposta e maggiore resistenza alla terapia, e comparsa dopo un certo<br />

periodo di tempo di sintomi depressivi (depressione secondaria).<br />

Nel 40-50% dei casi il decorso è cronico fluttuante con periodi di aggravamento dei sintomi<br />

ossessivo-compulsivi alternati a periodi di remissione parziale o incompleta, nel 20% è cronico<br />

stabile cioè costante nel tempo con persistenza dei sintomi ossessivo-compulsivi che permettono<br />

un minimo livello di funzionamento, nel 10% è cronico ingravescente con peggioramento<br />

progressivo del disturbo, deficit intellettivo, delle prestazioni cognitive, grave compromissione<br />

del funzionamento psicosociale del pz, associato alla scomparsa della capacità di critica del pz<br />

nei confronti dei sintomi ossessivo-compulsivi.<br />

La Terapia del disturbo ossessivo-compulsivo è complessa e di lunga durata: nelle fasi iniziali si<br />

ricorre alla terapia psicofarmacologica con SSRI a dosi piene o antidepressivi triciclici.<br />

Nel 60% dei casi si ha un miglioramento del quadro clinico e la remissione nel giro di qualche<br />

mese, ma bisogna continuare con una terapia di mantenimento per ~ 2 anni. In caso di remissione<br />

parziale, resistenza alla terapia, prevalenza di sintomi compulsivi, presenza di disturbo<br />

schizotipico di personalità o un tic, si associano gli antipsicotici a basso dosaggio, psicoterapia<br />

cognitivo-comportamentale e psicodinamica.<br />

Malattie Psicosomatiche<br />

Le Malattie Psicosomatiche in generale possono essere definite come malattie caratterizzate<br />

dalla presenza contemporanea di sintomi somatici e psichici, tra cui abbiamo:<br />

disturbi psichiatrici in cui i sintomi somatici costituiscono una componente della<br />

sintomatologia, ad es. i disturbi d’ansia e depressivi sono caratterizzati anche da manifestazioni<br />

somatiche cardiovascolari, respiratorie, gastroenteriche, e da sintomi dolorosi (cefalea).<br />

disturbi psichiatrici in cui i sintomi somatici costituiscono la componente unica o largamente<br />

predominante della sintomatologia che, nonostante ciò, sono classificati tra i disturbi<br />

psichiatrici, rappresentati dai disturbi somatoformi.<br />

malattie somatiche caratterizzate da sintomi psichici che in alcuni casi possono configurare un<br />

vero e proprio disturbo psichiatrico, tra cui abbiamo varie malattie endocrinologiche,<br />

autoimmuni e neurologiche, ad es.:<br />

─ ipertiroidismo, feocromocitoma, ipercorticosurrenalismo, BPCO, possono configurare il<br />

quadro di sintomi o disturbi d’ansia.<br />

─ LES, malattia di Parkinson, Corea di Huntington, patologie cerebrovascolari, AIDS, possono<br />

configurare il quadro di sintomi o disturbi dell’umore, deficit neurocognitivi e demenza.<br />

─ sepsi, epatiti tossiche, insufficienza renale, traumi cranici, malattie cerebrovascolari,<br />

possono manifestarsi con il delirium.<br />

malattie somatiche che possono essere influenzate negativamente nella loro comparsa, decorso<br />

ed esito da componenti psichiatriche, tra cui abbiamo:<br />

─ IMA e diabete possono essere influenzati dalla depressione maggiore e schizofrenia.<br />

─ sindrome del colon irritabile, ulcera peptica, aritmie, angina pectoris, coronaropatie,<br />

degenza ospedaliera perioperatoria, possono essere influenzati da ansia, depressione e stress.<br />

La diagnosi delle malattie psicosomatiche è difficile poichè spesso i sintomi somatici sono<br />

influenzati da una semplice emozione o vissuto del soggetto, molte malattie sono ad eziologia<br />

sconosciuta e di difficile classificazione poichè i meccanismi patogenetici che mettono in<br />

relazione la mente e il corpo sono ancora poco noti (forse da reazione dell’organismo allo stress).<br />

Disturbi Somatoformi e Dissociativi<br />

I Disturbi Somatoformi e Dissociativi secondo il DSM-IV sono disturbi isterici (asse I) distinti in:<br />

disturbi dissociativi: amnesia dissociativa, fuga dissociativa, disturbo dissociativo<br />

dell’identità, disturbo di depersonalizzazione.<br />

disturbi somatoformi: disturbo di somatizzazione, disturbo di conversione, disturbo algico.<br />

disturbi somatoformi di tipo non isterico: ipocondria, dismorfofobia.<br />

21


disturbo istrionico di personalità.<br />

I DISTURBI DISSOCIATIVI sono disturbi isterici caratterizzati da sintomi psichici acuti e<br />

transitori il cui nucleo psicopatologico di base è la dissociazione isterica cioè una parte della fx<br />

mentale è sana, un’altra parte è alterata, con disfunzione parziale dei processi mentali cioè<br />

alterazioni dello stato di coscienza, dell’orientamento, identità, eventualmente associati ad<br />

alterazioni delle funzioni cognitive, in assenza di una eziologia organica che possa giustificarli.<br />

L’Amnesia Dissociativa o psicogena è una perdita di memoria transitoria che insorge in modo<br />

acuto dopo un evento traumatico o a forte impatto emotivo, ad es. abusi fisici o sessuali, disastri<br />

naturali, morte di una persona cara..., caratterizzata da un deficit della memoria a lungo termine<br />

cioè della capacità di rievocazione dei ricordi con veri e propri vuoti di memoria, di durata<br />

variabile da pochi minuti ad alcuni giorni, in cui il pz non ricorda più informazioni sulla<br />

propria identità, episodi della sua vita o tutta la sua vita. In genere il recupero è solo parziale e<br />

richiede tempi lunghi poichè non esiste un trattamento specifico per l’amnesia dissociativa.<br />

La Fuga Dissociativa è un disturbo psicogeno che insorge in modo acuto, improvviso, in cui il<br />

soggetto interrompe le abituali attività o quelle che si apprestava a compiere e si allontana dal<br />

proprio ambiente per raggiungere un altro luogo, per cui si parla di fuga psicogena che ha una<br />

durata di qualche minuto, ora o giorni, con stato di coscienza più o meno conservato, ma si ha<br />

amnesia su quello che è successo. La situazione è grave quando la fuga dissociativa è associata al<br />

disturbo di personalità multipla. E’ opportuno ricorrere alla psicoterapia.<br />

Il Disturbo Dissociativo dell’Identità o disturbo da personalità multipla è un disturbo cronico<br />

caratterizzato dalla presenza nello stesso soggetto di 2 o più identità o personalità che si<br />

alternano tra loro prendendo il sopravvento nel comportamento del soggetto, dotate di un<br />

funzionamento psichico autonomo, indipendenti tra loro. In genere il pz presenta una<br />

personalità primaria che è quella tipica dell’individuo che si alterna ad una o più personalità<br />

che sono in netto contrasto con quella primaria.<br />

Ogni singola identità può essere caratterizzata da un nome diverso, differenti ricordi ed esperienze...<br />

In genere il soggetto non ricorda nulla dell’altra personalità e presenta comportamenti e<br />

pensieri diversi, talora le personalità interagiscono tra loro in un mondo interiore elaborato. Spesso<br />

dal racconto di questi soggetti emergono storie di episodi di violenza, abusi sessuali subiti in età<br />

infantile, ma sono elementi da considerare con cautela perchè spesso derivano dalla fantasia del pz.<br />

La Terapia è difficile perchè non esistono farmaci specifici mentre la psicoterapia deve tener conto<br />

dell’estrema fragilità e suggestionalità di questi soggetti.<br />

Il Disturbo di Depersonalizzazione è una condizione psichica in cui il soggetto ha una alterata<br />

percezione di sé, una sensazione di irrealtà o estraneità da se stesso, di distacco dal proprio<br />

corpo e dai propri processi mentali, sensazione di osservare da fuori la propria esistenza e di<br />

vedere se stesso come se stesse guardando un film.<br />

Questo disturbo può essere fisiologico in condizioni di estrema stanchezza, eccitazione o paura,<br />

diventa patologico se è ricorrente e tale da interferire con il funzionamento psicosociale del<br />

soggetto, con crisi acuta di durata variabile da qualche minuto a qualche h.<br />

Il disturbo di depersonalizzazione si può verificare durante un attacco di panico o disturbi dell’umore.<br />

La Terapia si basa sulla psicoterapia e SSRI con risposta positiva in molti pz.<br />

I DISTURBI SOMATOFORMI sono caratterizzati dalla presenza di sintomi apparentemente fisici<br />

in assenza di patologia organica evidente all’esame obiettivo e con le indagini strumentali.<br />

Nel caso in cui il pz sia veramente affetto da una malattia organica, l’intensità delle sue<br />

lamentele è decisamente sproporzionata e incongrua.<br />

L’Eziologia dei disturbi somatoformi probabilmente è multifattoriale, legata a predisposizione<br />

genetica, fattori ambientali, socio-culturali, mentre la Patogenesi è correlata a periodi di stress o<br />

di forte tensione emotiva da cui deriva il sintomo apparentemente fisico su cui il pz si concentra<br />

allontanando dalla propria coscienza il conflitto intrapsichico che lo ha determinato. Questi pz<br />

rifiutano di correlare il sintomo di cui si lamentano ad un determinato periodo di stress ecco<br />

perchè si rivolgono ripetutamente al proprio medico, si sottopongono a numerose visite<br />

22


specialistiche, indagini di laboratorio e strumentali, a interventi chirurgici del tutto inutili,<br />

interferendo col funzionamento psicosociale, lavorativo e interpersonale.<br />

Il Disturbo di Somatizzazione è un disturbo cronico, grave che interessa soprattutto soggetti<br />

giovani con età < 30 anni e rapporto M/F pari a 1/5, caratterizzato da dolori di intensità<br />

variabile, localizzati in diverse sedi, nausea persistente, vomito, dispepsia, disfunzione<br />

sessuale cioè dismenorrea (F), disfunzioni erettili ed eiaculatorie (M), spesso associati a sintomi<br />

pseudoneurologici cioè afonia, amaurosi, pseudoparalisi, crisi simil epilettiche.<br />

Spesso il disturbo di somatizzazione è associato al disturbo di panico o al disturbo depressivo<br />

maggiore, mentre tra le Complicanze abbiamo la compromissione severa del funzionamento<br />

psicosociale, abuso di farmaci analgesici o ansiolitici.<br />

La Terapia è difficile perchè non esistono farmaci specifici per il disturbo di somatizzazione,<br />

mentre si possono contrastare i disturbi depressivi e d’ansia concomitanti.<br />

La psicoterapia spesso viene rifiutata dal pz che è convinto che il suo problema sia dovuto a cause<br />

organiche. E’ importante stabilire un buon rapporto di fiducia medico-pz per cercare di contenere<br />

l’angoscia, non sottovalutando le sue lamentele somatiche ed evitando l’abuso di farmaci<br />

sintomatici che possono provocare l’insorgenza di altre complicanze.<br />

Il Disturbo Algico comprende un gruppo eterogeneo di sindromi caratterizzate da dolore di<br />

natura psicogena ma di intensità e gravità tali da richiedere l’attenzione del medico.<br />

In genere l’esordio è acuto spesso associato a disturbi d’ansia, raramente si tratta di un disturbo<br />

cronico con durata ≥ 6 mesi spesso associato a disturbi depressivi, abuso di sostanze tra cui<br />

oppiacei e benzodiazepine.<br />

Tra i quadri clinici caratteristici abbiamo la glossidinia o sindrome della bocca che brucia<br />

(Burning Mouth Syndrome) che nell’80% dei casi esordisce nelle donne in postmenopausa,<br />

caratterizzata dalla presenza di bruciore e/o dolore alla bocca, e soprattutto alla lingua, con<br />

mucosa sana, in assenza di patologie locali o sistemiche tali da giustificare i sintomi.<br />

La Terapia si basa sulla somministrazione della amisulpride (benzamidi sostituite) che consente di<br />

alleviare o risolvere i sintomi della glossidinia nella maggior parte dei casi.<br />

Il Disturbo di Conversione è la capacità del pz di trasformare inconsciamente un sintomo<br />

psichico in un sintomo fisico con quadro clinico caratterizzato da sintomi pseudoneurologici in<br />

assenza di patologia organica tale da giustificarli, cioè:<br />

─ sintomi motori: incoordinazione motoria e perdita dell’equilibrio, paralisi agli arti, afonia,<br />

difficoltà a deglutire, ritenzione urinaria, attacchi epilettici o convulsioni.<br />

─ sintomi sensitivi: perdita della sensibilità tattile e al dolore, diplopia (visione doppia), cecità,<br />

sordità e allucinazioni.<br />

La Terapia è difficile per l’assenza di farmaci specifici, può essere utile la psicoterapia.<br />

Tra i Disturbi Somatoformi di Tipo Non Isterico abbiamo la dismorfofobia e l’ipocondria.<br />

Il Disturbo da Dismorfismo Corporeo o dismorfofobia è un disturbo in cui il soggetto vede il<br />

proprio corpo deformato, trasformato fino a sottoporsi a interventi di chirurgia plastica al<br />

volto, orecchie, labbra, seno, glutei per eliminare il difetto che in realtà è solo immaginario,<br />

oppure può essere preoccupato dalla perdita di capelli, acne, rughe, cicatrici, macchie cutanee...<br />

Dal punto di vista Psicopatologico è simile al disturbo ossessivo-compulsivo perchè il pz è<br />

convinto di avere dei difetti e assume comportamenti compulsivi per il controllo della propria<br />

immagine ed è simile all’anoressia nervosa poichè il pz vede una parte del proprio corpo come<br />

troppo grassa e tenta di modificarla con il dimagrimento.<br />

Le rassicurazioni del medico hanno un effetto temporaneo, spesso il pz si sottopone a ripetuti e<br />

inutili interventi di chirurgia plastica considerando che il problema e psicologico e non estetico.<br />

L’Ipocondria è la preoccupazione eccessiva e immotivata del soggetto di essere affetto da una<br />

grave malattia come un tumore, con comparsa di sintomi che sostengono tale preoccupazione,<br />

per cui si tratta di soggetti che nonostante le rassicurazioni del medico e gli accertamenti diagnostici<br />

negativi, si calmano solo temporaneamente e si sottopongono a nuovi controlli.<br />

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La Terapia si basa sulla somministrazione delle benzamidi sostituite a basse dosi (levosulpride,<br />

amisulpride) o benzodiazepine a basse dosi per < i livelli di ansia e alcuni disturbi neurovegetativi,<br />

antidepressivi SSRI. E’ importante stabilire un buon rapporto di fiducia medico-pz.<br />

Infine, con il termine di Alexitimia si intende una particolare perturbazione della regolazione<br />

affettiva tale da compromettere l’elaborazione cognitiva dei vissuti emozionali con difficoltà a<br />

identificare, descrivere, vivere e comunicare le emozioni, spiccata tendenza ad esprimere le<br />

emozioni attraverso manifestazioni somatiche, come nei pz affetti da disturbi somatoformi con<br />

dolore cronico, patologie gastroenteriche...<br />

Disturbi Mentali Organici (deficit cognitivi)<br />

I Disturbi Mentali Organici sono disturbi da deficit cognitivo, tra cui abbiamo il ritardo mentale,<br />

delirium, disturbi amnestici e le demenze.<br />

Il Ritardo Mentale o insufficienza mentale è caratterizzato da uno sviluppo intellettivo<br />

incompleto, al di sotto della media, in un soggetto che non ha mai raggiunto un livello di<br />

funzionamento mentale completo, cioè si stabilisce durante l’età evolutiva, prima dei 18 anni,<br />

associato ad un deficit della capacità di adattamento psicosociale (disadattamento).<br />

Nel 30-40% dei casi si tratta di forme primitive, idiopatiche ad eziologia sconosciuta, negli altri casi<br />

di forme secondarie a:<br />

─ patologie di natura ereditaria (5%): sindrome di Down, sindrome dell’X fragile.<br />

─ alterazioni dello sviluppo embrionale (30%): sindrome di Down, infezioni del complesso<br />

TORCH, abuso di alcol, tabacco e droghe da parte della madre durante la gestazione.<br />

─ disturbi durante la gravidanza o nel periodo perinatale (10%): malnutrizione fetale,<br />

prematurità, ipossia, infezioni virali, traumi, intossicazioni.<br />

─ fattori psicosociali (15-20%): deprivazione di stimoli psicosociali come la mancanza di<br />

accudimento, stimolazioni verbali, sociali e disturbi mentali gravi come l’autismo.<br />

La valutazione del Quoziente Intellettivo QI avviene mediante la Scala d’Intelligenza Wechsler<br />

(WAIS) facendo attenzione ai falsi +. Il Valore Medio del QI è compreso tra 90 e 109, in caso di QI<br />

> 130 si parla di livello intellettivo al di sopra delle media, in caso di QI compreso tra 110-129 si<br />

parla di livello intellettivo superiore, in caso di QI compreso tra 70-89 si parla di livello<br />

intellettivo medio inferiore o valore borderline, al di sotto della media, non patologico, mentre<br />

in caso di QI < 70 si parla di ritardo mentale con distinzione tra ritardo mentale lieve, moderato,<br />

grave e gravissimo:<br />

ritardo mentale lieve: rappresenta la forma più frequente (80%) con QI compreso tra 50-69, in<br />

genere si manifesta con deficit sensomotori e linguistici molto lievi nei primi anni di vita con<br />

diagnosi precoce molto difficile, mentre nell’età scolare il deficit intellettivo si manifesta con<br />

difficoltà nell’apprendimento, nella risoluzione dei problemi di logica e processi di astrazione...,<br />

mentre la memoria, soprattutto a breve termine, è ben sviluppata e conservata.<br />

La terapia psicosocioriabilitativa è utile per aiutare il soggetto ad adattarsi meglio agli eventi della<br />

vita e a fattori di stress, fino a raggiungere un discreto livello di autonomia.<br />

ritardo mentale moderato (10%): il QI è compreso tra 35 e 49, si manifesta con lieve deficit<br />

motorio, deficit marcato del linguaggio e dell’apprendimento. Nonostante il grado di<br />

scolarizzazione e autonomia raggiunto sia modesto, questi soggetti possono eseguire attività anche<br />

complesse ma hanno bisogno di vivere in condizioni protette abitative e lavorative.<br />

ritardo mentale grave (3%): il QI è compreso tra 20 e 34, si manifesta con la comparsa precoce<br />

di deficit motori e linguistici gravi e con impossibilità di raggiungere una condizione di<br />

autonomia, per cui questi soggetti necessitano di assistenza e continuo sostegno psicologico,<br />

mentre la terapia psicosocioriabilitativa consente al soggetto di acquisire la capacità di esprimersi<br />

anche se in maniera rudimentale con estrema povertà di linguaggio.<br />

ritardo mentale gravissimo (< 2%): soggetti con QI < 19 con deficit sensomotori precoci e<br />

gravissimi, necessitano di vivere in un ambiente protetto e di assistenza continua adeguata.<br />

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Il Delirium è un disturbo psicopatologico acuto con compromissione severa delle funzioni<br />

cognitive e alterazione dello stato di coscienza, in genere causato da tutte quelle condizioni che<br />

determinano una sofferenza cerebrale acuta, cioè:<br />

trauma cranico, epilessia, tumori cerebrali, infarti o emorragie cerebrovascolari,<br />

encefalopatia ipertensiva, meningite, sepsi, alterazioni idroelettrolitiche, ipoglicemia, ipo o<br />

iperpotassiemia, acidosi metabolica,<br />

intossicazione da alcol, droghe, farmaci come anestetici, analgesici, cortisonici.<br />

astinenza da alcol con delirium tremens, astinenza da benzodiazepine.<br />

Spesso gli episodi di delirium si verificano nei soggetti anziani ricoverati per una condizione<br />

medica generale oppure nei pz candidati ad un intervento di chirurgia maggiore, come un trapianto<br />

o un intervento oncologico altamente demolitivo, con notevole stress psico-fisico, interessando<br />

anche soggetti più giovani.<br />

Dal punto di vista Clinico il delirium insorge in modo brusco con alterazione dello stato di<br />

coscienza, confusione mentale, disorientamento temporo-spaziale e disorientamento personale,<br />

cioè il pz non ricorda la data, non si ricorda dove si trova e perchè si trova in quel posto, non ricorda<br />

il suo nome, la sua età o altri dati personali, associati a deficit della fissazione e rievocazione dei<br />

ricordi, deficit dell’attenzione, alterazioni formali del pensiero con allentamento dei nessi<br />

associativi, fino a deliri di persecuzione, nocumento o riferimento, poco sistematizzati, incoerenti<br />

e instabili poichè tendono a disgregarsi.<br />

Spesso il pz presenta alterazioni della percezione con illusioni visive, uditive, tattili,<br />

cenestetiche..., mentre le allucinazioni sono più rare e si hanno solo nelle forme gravissime dello<br />

stato confusionale, come le allucinazioni visive.<br />

Tutto ciò provoca anche alterazioni dell’umore con ansia, paura, irritabilità, agitazione con<br />

comportamenti inadeguati, pericolosi, aggressivi, fughe in stato di confusione mentale.<br />

Il delirium ha un andamento fluttuante a decorso transitorio, regredisce completamente, tranne<br />

in caso di delirium che si sviluppa in un quadro di demenza o di un altro disturbo cognitivo<br />

preesistente, oppure favorisce l’insorgenza di alcune Complicanze come alterazioni del ritmo<br />

sonno-veglia con insonnia, stupor catatonico, agitazione psicomotoria...<br />

La Diagnosi del delirium è clinica, associata a indagini di laboratorio e strumentali per valutare<br />

la causa organica alla base del disturbo, cioè emocromo con formula, urinocoltura, emocoltura,<br />

test tossicologici, TC cerebrale....<br />

La Terapia del delirium in genere richiede un trattamento psichiatrico d’urgenza: bisogna subito<br />

individuare e rimuovere la causa scatenante, sorvegliare attentamente il pz evitando che durante lo<br />

stato confusionale possa cadere e farsi del male, somministrare l’aloperidolo contro la confusione<br />

mentale, mentre in caso di agitazione psicomotoria si associano i neurolettici ad azione<br />

prevalentemente sedativa cioè clorpromazina o tioridazina, mentre le benzodiazepine sono<br />

controindicate poichè possono aggravare lo stato confusionale.<br />

Il Disturbo Amnestico e le Demenze interessano soggetti che prima del disturbo avevano un<br />

funzionamento mentale normale.<br />

Il Disturbo Amnestico è un disturbo della memoria in assenza di altri sintomi cognitivi,<br />

altrimenti si ha il quadro di delirium o demenza, distinto in una forma transitoria da epilessia,<br />

malattie cerebrovascolari, malattie dismetaboliche (diabete), abuso di benzodiazepine o<br />

barbiturici, e una forma cronica da trauma cranico, ipossia, patologie cerebrovascolari,<br />

encefaliti, etilismo cronico...<br />

Il disturbo amnestico può evolvere verso la demenza oppure rappresenta l’esito di un episodio di<br />

delirium che quando regredisce rende evidente il disturbo della memoria.<br />

Dal punto di vista Clinico il disturbo amnestico in genere ha un esordio subdolo, ad evoluzione<br />

lenta e progressiva, si manifesta con deficit della memoria a breve termine con difficoltà a<br />

fissare i ricordi e/o deficit della memoria a lungo termine con difficoltà a rievocare i ricordi di<br />

vecchia data. Nelle fasi iniziali spesso si hanno dei fenomeni detti confabulazioni cioè il pz riempie<br />

i vuoti di memoria con informazioni false o un discorso inadeguato o incoerente. Col passare del<br />

tempo le confabulazioni tendono ad attenuarsi fino a scomparire.<br />

25


Nelle forme severe si ha disorientamento spazio-temporale, apatia e inattività per buona parte<br />

della giornata. Il pz ha una scarsa consapevolezza del proprio disturbo per cui tende a<br />

minimizzare il deficit che invece appare evidente ai familiari che lo rilevano con preoccupazione.<br />

La Terapia del disturbo amnestico si basa soprattutto sul trattamento della causa che lo ha<br />

determinato, non esistono terapie specifiche per i disturbi della memoria, mentre le tecniche<br />

psicoriabilitative possono aiutare a ricostruire alcune funzioni mnesiche compromesse.<br />

Le Demenze sono disturbi psichici caratterizzati da deficit cognitivi multipli, eterogenei dal punto<br />

di vista eziopatogenetico e clinico, tipiche dei soggetti anziani, colpendo più del 15% dei<br />

soggetti con età > 65 anni e il 40% dei soggetti con età > 80 anni.<br />

Dal punto di vista Eziopatogenetico le demenze sono distinte in demenze primarie e secondarie:<br />

demenze primarie o degenerative: demenza di tipo Alzheimer, malattia di Parkinson, corea<br />

di Huntington, paralisi sopranucleare progressiva, epilessia mioclonica progressiva.<br />

demenze secondarie:<br />

─ demenze vascolari, multiinfartuali.<br />

─ demenze tossiche: demenza alcolica, intossicazione da metalli pesanti (piombo, mercurio) o<br />

da monossido di carbonio con anossia.<br />

─ demenze metaboliche: ipotiroidismo, deficit di vit. B12 e acido folico, ipoglicemia,<br />

ipercalcemia da iperparatiroidismo, sindrome di Cushing, malattia di Wilson.<br />

─ demenze meccaniche: post-traumatiche, idrocefalo normoteso, ematoma subdurale cronico.<br />

─ demenze infettive: paralisi progressiva da neurolue, encefalopatia da AIDS, sclerosi<br />

multipla, malattia di Creutzfeldt-Jacob, panencefalite sclerosante subacuta, meningite TBC.<br />

─ demenze neoplastiche: meningioma, tumori ipofisari.<br />

─ demenze da altre cause: distrofia muscolare, malattia di Whipple.<br />

La Demenza di Alzheimer è una demenza di tipo degenerativa che interessa soprattutto<br />

soggetti in età senile con età ≥ 65 anni e incidenza che > con l’età, distinta in una forma<br />

sporadica che è la più frequente e una forma familiare che, a sua volta, viene distinta in una forma<br />

ad esordio precoce correlata a mutazioni presenti sui cromosomi 1, 14 e 21 e una forma ad<br />

esordio tardivo correlata a mutazioni presenti sul cromosoma 19.<br />

Dal punto di vista Clinico la demenza di Alzheimer è caratterizzata da varie fasi:<br />

fase prodromica ad esordio subdolo con compromissione lenta e progressiva della memoria a<br />

breve termine nel giro di alcuni mesi - 1 anno, con incapacità di apprendere nuove informazioni<br />

o fatti appena accaduti, per cui il pz non ricorda dove ha lasciato un oggetto, dimentica di<br />

spegnere il gas, chiudere il rubinetto dell’acqua. Successivamente si ha anche la compromissione<br />

della memoria a lungo termine con deficit della rievocazione dei ricordi oppure i ricordi sono<br />

rievocati in modo scorretto...<br />

fase di stato: ha una durata variabile da 3 a 7 anni con sintomatologia ben evidente a decorso<br />

lento e progressivo, alcune volte intervallato a fasi di remissione parziale ma solo apparente.<br />

fase terminale: il pz è defedato, costretto a letto con progressiva tendenza alla cachessia, alto<br />

rischio di sviluppare infezioni polmonari ab ingestis, infezioni cutanee da piaghe da decubito,<br />

infezioni vescicali, fino al coma e morte in pochi mesi.<br />

Il pz affetto da demenza di Alzheimer presenta anche altri disturbi cognitivi:<br />

disturbi delle funzioni esecutive complesse: cioè capacità di progettare, organizzare, mettere in<br />

sequenza, esprimere concetti astratti...<br />

disturbi delle funzioni simboliche: compaiono tardivamente rispetto al deficit della memoria e<br />

sono rappresentati dall’afasia, agnosia e aprassia.<br />

L’afasia o disturbo del linguaggio può essere di vario tipo:<br />

─ afasia nominum: è la forma più frequente, presente sin dalle fasi iniziali con difficoltà a trovare<br />

le parole esatte per esprimersi o per denominare gli oggetti.<br />

─ afasia di Broca: il pz conserva la capacità di comprensione del linguaggio ma l’articolazione<br />

del discorso è difficoltosa con uso di parole molto generiche (ad es. quella cosa, questa roba qui).<br />

─ afasia di Wernicke: grave comprensione del linguaggio, il pz non riesce ad esprimere le<br />

proprie idee, tende alla logorrea ma parla a vuoto.<br />

26


L’agnosia è l’incapacità di riconoscere uno stimolo sensoriale nonostante l’integrità degli<br />

organi sensoriali, con comparsa di agnosia acustica con sordità verbale pura, agnosia ottica con<br />

alterata percezione delle forme e colori, astereognosia con alterata percezione tattile.<br />

L’aprassia è l‘incapacità di effettuare attività motorie in assenza di patologie neuromuscolari,<br />

come abbottonarsi una camicia, allacciarsi le scarpe, usare le posate...<br />

Nelle fasi iniziali il pz è scarsamente consapevole del suo disturbo, anzi tende a negare o<br />

minimizzare i sintomi che invece risultano molto evidenti ai familiari, e con l’evolvere della<br />

malattia la consapevolezza del disturbo tende a scomparire del tutto.<br />

Inoltre la compromissione del funzionamento sociale e lavorativo è precoce e importante.<br />

Tra le Manifestazioni associate o Complicanze della demenza di Alzheimer abbiamo la<br />

depressione maggiore, disturbi dell’orientamento, episodi di delirium, deliri di persecuzione,<br />

riferimento e nocumento, raramente allucinazioni visive, agitazione psicomotoria, comportamenti<br />

aggressivi, violenti, mentre nelle fasi avanzate della malattia compaiono manifestazioni neurologiche<br />

cioè tremori, alterazioni dei riflessi, convulsioni.<br />

La Diagnosi della demenza di Alzheimer è clinica mediante Test Psicometrici che consentono di<br />

valutare l’entità dei deficit cognitivi e Indagini Neuroradiologiche cioè TC e RMN che nelle fasi<br />

iniziali consentono di escludere la presenza di malattie cerebrali organiche (tumori, infarti<br />

cerebrali), mentre nelle fasi avanzate evidenziano sia le lesioni macroscopiche cioè atrofia corticale<br />

diffusa e simmetrica, sia lesioni microscopiche specifiche cioè morte delle cellule neuronali,<br />

grovigli neurofibrillari perineuronali, placche senili intraneuronali.<br />

La Terapia consente solo di rallentare il processo di deterioramento cognitivo del pz e di migliorare<br />

parzialmente le prestazioni solo nelle fasi iniziali. La terapia medica si basa sulla somministrazione<br />

del donepezil o rivastigmina che inibiscono l’acetilcolinesterasi, aumentando la disponibilità di<br />

acetilcolina a livello sinaptico cioè incrementano la neurotrasmissione colinergica migliorando<br />

provvisoriamente le alterazioni della memoria. Inoltre bisogna curare i sintomi e disturbi psichici<br />

sovrapposti: in caso di sintomi depressivi si usano antidepressivi non triciclici per evitare l’effetto<br />

anticolinergico di questi ultimi che può aggravare i disturbi cognitivi. I neurolettici, in particolare<br />

l’aloperidolo e il risperidone sono utili per controllare le manifestazioni psicotiche e per controllare<br />

i comportamenti anomali. La terapia psicosocioriabilitativa ha lo scopo di rallentare la<br />

compromissione del funzionamento del pz, mediante psicoterapia comportamentale cioè terapie di<br />

condizionamento per ripristinare la capacità di orientamento, terapia di riabilitazione per recuperare<br />

l’autonomia e l’autosufficienza, terapia di gruppo per favorire la socializzazione.<br />

La Demenza alcolica colpisce soggetti con storia prolungata di etilismo cronico, con<br />

deterioramento grave e progressivo delle capacità cognitivo-intellettive con deficit della<br />

memoria a breve termine poi della memoria a lungo termine, disturbi delle funzioni esecutive<br />

complesse e delle funzioni simboliche, destrutturazione della personalità del soggetto, associata<br />

a malnutrizione ed un certo grado di ritiro sociale. La Terapia è difficile perchè il pz deve<br />

sospendere immediatamente l’assunzione dell’alcol, bisogna evitare o curare le sindromi da<br />

carenza di ferro, vitamine ed elettroliti ed evitare o curare le complicanze cioè epatopatie,<br />

pancreatiti... La terapia psicosocioriabilitativa ha il compito di recuperare le fx cognitive<br />

compromesse e mantenere l’adattamento sociale del pz.<br />

La Demenza Vascolare è detta multiinfartuale perchè è determinata da lesioni multiinfartuali,<br />

ischemiche di natura arteriosclerotica con sofferenza cerebrale multifocale.<br />

Dal punto di vista Clinico la demenza vascolare rispetto a quella di Alzheimer è caratterizzata da:<br />

─ esordio acuto, improvviso con episodio subconfusionale o confusionale, amnesia globale<br />

transitoria, deficit delle funzioni simboliche. La perdita delle fx cognitive è correlata alle<br />

lesioni multiinfartuali, si ha un deficit selettivo di alcune funzioni cognitive mentre le altre sono<br />

conservate, per cui si parla di quadro clinico a scacchiera.<br />

─ decorso fluttuante con episodi acuti che aggravano progressivamente il quadro clinico, per cui<br />

si parla di deterioramento a gradini.<br />

─ evoluzione variabile: in alcuni casi il quadro clinico progredisce rapidamente, in altri casi il<br />

decorso è lento con periodi in cui il processo di deterioramento si arresta.<br />

27


─ la personalità del pz è maggiormente conservata, il pz conserva la consapevolezza del<br />

disturbo più a lungo.<br />

La demenza vascolare spesso è associata a manifestazioni neurologiche cioè riflessi abnormi,<br />

dismetria oppure a vere e proprie sindromi neurologiche come gli attacchi ischemici transitori.<br />

Tra le Complicanze abbiamo la depressione favorita dalla maggiore consapevolezza del disturbo<br />

da parte del pz, deliri e allucinazioni nelle fasi avanzate del disturbo.<br />

La Scala di Hachinski (Hachinski Ischemic Score) consente di distinguere la demenza vascolare da<br />

quella di Alzheimer, valutando la presenza di vari segni a cui si da un punteggio di 1 o 2 punti:<br />

i segni a cui si danno 2 punti sono: esordio acuto, decorso fluttuante, storia clinica di<br />

vasculopatia cerebrale ischemica, sintomi e segni neurologici focali.<br />

i segni a cui si da 1 punto sono: deterioramento a gradini, confusione notturna, personalità<br />

relativamente conservata, depressione, disturbi somatici, incontinenza emotiva, storia clinica<br />

di ipertensione arteriosa, segni di vasculopatia arteriosclerotica.<br />

Un punteggio totale < 5 è indicativo di demenza di Alzheimer, mentre un punteggio totale > 6 è<br />

indicativo di demenza vascolare.<br />

La Terapia della demenza vascolare è difficile perchè non ci sono farmaci specifici: terapia<br />

sintomatica dei disturbi psichiatrici associati, interventi di tipo psicosocioriabilitativi,<br />

prevenzione e cura dei fattori di rischio arteriosclerotici e cura delle patologie associate cioè<br />

ipertensione arteriosa, diabete, turbe cardiocircolatorie...<br />

Disturbi dell’Alimentazione o del Comportamento Alimentare<br />

I Disturbi dell’Alimentazione sono l’anoressia e la bulimia nervosa.<br />

L’Anoressia Nervosa è un grave disturbo del comportamento alimentare di natura psicogena<br />

secondario ad una percezione alterata della propria immagine corporea che la pz cerca di<br />

correggere o modificare attraverso il dimagrimento con notevole < del peso corporeo.<br />

La prevalenza nella popolazione generale è dell’1%, in genere colpisce soggetti adolescenti di<br />

sesso F nella fascia d’età 14-18 anni con rapporto M/F = 1/9.<br />

Dal punto di vista Clinico l’anoressia in genere ha un esordio subdolo e insidioso, raramente<br />

acuto dopo un evento stressante, come un lutto o l’allontanamento da casa, ed è caratterizzata<br />

da 4 sintomi patognomonici cioè alterata immagine corporea, perdita di peso, timore intenso di<br />

ingrassare, amenorrea da almeno 3 mesi:<br />

alterata immagine corporea: la pz ha una percezione delirante del proprio corpo con<br />

convinzione di essere grassa, non criticabile, invece non presenta un giudizio alterato per<br />

l’immagine corporea delle altre persone anche se queste sono più grasse.<br />

perdita di peso: la pz cerca di modificare o cambiare la propria immagine corporea attraverso<br />

la < del proprio peso, fino a raggiungere un peso corporeo < all’85% di quello normale. A seconda<br />

del tipo di comportamento alimentare assunto dalla pz per raggiungere questo obiettivo si fa una<br />

distinzione tra un sottotipo con restrizioni e sottotipo con abbuffate e condotte di eliminazione.<br />

Nel sottotipo con restrizioni la restrizione alimentare può essere globale o parziale, rifiutando di<br />

mangiare alcuni alimenti specifici, in genere la carne e i carboidrati, seguendo una dieta<br />

vegetariana, alcune volte sostenendo che alla base di questa dieta ci sia uno scopo religioso o<br />

ecologista ma solo per mascherare la sua necessità di dimagrire.<br />

Il sottotipo con abbuffate e condotte di eliminazione è caratterizzato da comportamenti e sintomi<br />

di tipo bulimico e di tipo ossessivo-compulsivo, cioè la pz cerca di rispettare delle diete rigorose<br />

a basso contenuto calorico ma non ci riesce e cede all’impulso di mangiare, consumando in poco<br />

tempo una grande quantità di cibo con abbuffata, a cui segue il rituale di eliminazione del cibo<br />

mediante vomito autoindotto, abuso di lassativi o diuretici, per favorire il consumo di calorie e<br />

< il peso corporeo.<br />

timore intenso di ingrassare cioè atteggiamento di tipo fobico nel momento in cui la bilancia<br />

segnala l’> del peso corporeo o per timore che questo succeda, nonostante la pz sia sottopeso.<br />

28


amenorrea da almeno 3 mesi: assenza del flusso mestruale o amenorrea primaria, psicogena<br />

da disfunzione centrale ipotalamica che può essere aggravata dal comportamento alimentare<br />

anomalo, < peso corporeo ed eventuale > dell’attività fisica con stress.<br />

Tra le manifestazioni associate e le complicanze dell’anoressia nervosa abbiamo:<br />

iperattività: nelle fasi iniziali del disturbo la pz appare attiva e piena di energia, dorme poco<br />

senza accusare stanchezza, dedicandosi ad un’intensa attività sportiva per < ulteriormente il<br />

peso corporeo. Inizialmente l’umore è buono, la pz si sente bene, è sicura di se e delle proprie<br />

scelte, non intende curarsi poichè si considera assolutamente in buona salute.<br />

depressione: nelle fasi avanzate la pz non riesce più a reggere i ritmi precedenti, per cui non è<br />

più iperattiva, con quadro vero e proprio di depressione maggiore o di distimia.<br />

ritiro sociale: la pz tende progressivamente ad isolarsi, ad evitare i rapporti sociali,<br />

interpersonali, affettivo-sessuali fino ad assumere comportamenti infantili e inadeguati.<br />

La restrizione alimentare e le condotte di eliminazione, possono provocare iponutrizione, alterazioni<br />

dell’equilibrio idroelettrolitico e acido-base con deficit di proteine, carboidrati, lipidi, vitamine,<br />

sali minerali, disidratazione, ipotensione arteriosa, bradicardia, secchezza della cute, unghie<br />

fragili, caduta dei capelli, edemi periferici, ipotermia, leucopenia, anemia, piastrinopenia.<br />

Il Decorso dell’anoressia nervosa è variabile: alcune volte la pz presenta 1 solo episodio che si<br />

risolve completamente nell’arco di alcuni mesi senza recidive, oppure si ha l’alternanza tra<br />

remissione clinica e recidive, nel 30% dei casi si ha la cronicizzazione con anoressia di lievemedia<br />

gravità, nel 10% dei casi la pz va incontro a morte.<br />

La Terapia dell’anoressia richiede la collaborazione tra psicoterapeuta, internista, dietologo,<br />

endocrinologo e ginecologo, nei casi più gravi è necessario il ricovero della pz per ripristinare lo<br />

stato nutrizionale e l’equilibrio idroelettrolitico<br />

La Psicoterapia rappresenta la principale possibilità di trattamento per la pz anoressica, anche se<br />

spesso la pz si rifiuta di farsi curare: mediante la psicoterapia cognitivo-comportamentale<br />

individuale o familiare si cerca di eliminare i pensieri irrazionali, ripristinare il rapporto con il cibo,<br />

eliminare i comportamenti anomali presenti nella famiglia che sottendono il disturbo.<br />

La terapia psicofarmacologica si basa sulla somministrazione della fluoxetina ad alto dosaggio (60-<br />

80 mg/die) utile per il controllo delle abbuffate nelle forme di anoressia con sintomi bulimici.<br />

La Bulimia Nervosa è un grave disturbo del comportamento alimentare di natura psicogena,<br />

più frequente nei soggetti di sesso F con rapporto M/F = 1/9, in genere esordisce intorno ai 18<br />

anni ma spesso giunge all’osservazione del medico tardivamente oppure molti casi non sono<br />

diagnosticati o sono confusi per forme di obesità.<br />

Dal punto di vista Clinico la bulimia si manifesta con episodi ricorrenti di abbuffate cioè iperfagia<br />

almeno 2 volte/sett, in cui il pz consuma grandi quantità di cibo di qualsiasi tipo, soprattutto ad<br />

alto contenuto di carboidrati (dolci, farinacei), senza provare piacere, gusto e senso di sazietà.<br />

La bulimia è simile al disturbo ossessivo-compulsivo perchè il pz fa un lavoro mentale continuo<br />

per cercare di controllare e neutralizzare l’impulso di mangiare, ma senza riuscirci, per cui si ha<br />

l’abbuffata con sensazione di disagio, imbarazzo e colpa, a cui segue la condotta di eliminazione<br />

come tentativo di compensazione, in particolare il vomito auto-indotto con senso di sollievo per<br />

aver eliminato il cibo e senso di frustrazione e vergogna per essere ricorso a tale rimedio.<br />

Altre volte il pz ricorre a lassativi o diuretici, restrizioni dietetiche, digiuno tra le abbuffate,<br />

esercizio fisico intenso, ecco perchè in genere non si tratta di pz in sovrappeso o obesi.<br />

Il vomito può provocare varie complicanze cioè ipokaliemia, > amilasi plasmatiche,<br />

disidratazione, melanosi del colon, erosioni dentarie, tumefazioni ghiandole salivari.<br />

Spesso la bulimia è associata ad altri disordini comportamentali o disturbi del controllo degli<br />

impulsi, in particolare la cleptomania, abuso di caffè, farmaci, alcol e altre sostanze psicotrope,<br />

oppure è complicata dalla depressione forse dovuta alla demoralizzazione del pz che non riesce a<br />

controllare il disturbo alimentare.<br />

La Terapia della bulimia nervosa si basa soprattutto sulla somministrazione della fluoxetina ad alte<br />

dosi (60-80 mg/die), psicoterapia cognitivo-comportamentale e psicodinamica.<br />

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Si parla di Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge-eating Disorder) quando al<br />

termine della abbuffata non si hanno le condotte compensatorie di eliminazione, spesso si<br />

osserva nei soggetti obesi, giovani-adulti di sesso M, associato nel 50% dei casi a depressione.<br />

La psicoterapia e la terapia dietetica per il controllo del peso corporeo danno buoni risultati.<br />

Disturbi di Personalità<br />

La Personalità è un complesso sistema che si sviluppa ed evolve dalla nascita sino all’età<br />

adulta, costituito dal temperamento e dal carattere.<br />

Il temperamento è la parte biologica o eredocostituzionale della personalità presente sin dalla<br />

nascita prima dell’acquisizione delle esperienze della vita quotidiana, che esprime la<br />

disposizione affettiva fondamentale e caratteristica di ogni persona, con distinzione tra:<br />

─ temperamento depressivo o distimico: tipico del soggetto tendenzialmente triste che tende ad<br />

isolarsi, a chiudersi in se stesso che ha scarsa fiducia in se stesso, è insoddisfatto e pessimista.<br />

─ temperamento ipertimico: tipico del soggetto intraprendente, molto attivo, instancabile,<br />

estroverso e tendente alla socialità.<br />

─ temperamento ciclotimico: in tal caso il tono affettivo di fondo dell’individuo fluttua da una<br />

condizione depressiva sfumata ad una ipertimica, indipendentemente dagli accadimenti esterni.<br />

─ temperamento irritabile o disforico: soggetto irascibile, reagisce con rabbia o aggressività ad<br />

ogni difficoltà.<br />

Il carattere si sviluppa progressivamente in base alle esperienze che il soggetto vive, apprende<br />

e acquisisce o interiorizza, è la parte più stabile della personalità, raggiunge il suo completo<br />

sviluppo nell’età adulta ma non è del tutto immodificabile poiché è influenzato da nuove<br />

esperienze positive o negative che si verificano nella vita dell’individuo.<br />

I Disturbi di Personalità sono personalità patologiche caratterizzate da 3 livelli di devianza:<br />

─ devianza statistica: la personalità dell’individuo è abnorme con reazioni emotive, sentimenti,<br />

comportamenti, modo di percepire se stessi, gli altri e gli eventi che si discostano<br />

statisticamente da quelle tipiche osservabili nella popolazione generale, associate a deficit del<br />

funzionamento interpersonale e del controllo degli impulsi.<br />

─ devianza funzionale: l’individuo non riesce ad avere un funzionamento lavorativo, relazionale<br />

e sociale adeguato o in cui possa pienamente esprimere le proprie potenzialità intellettive.<br />

─ devianza clinica: la devianza statistica e funzionale della personalità determina sofferenza o<br />

disagio all’individuo o agli altri (famiglia, amici...).<br />

I Disturbi di Personalità secondo il DSM-IV sono distinti in 3 gruppi o cluster di tipo A, B e C.<br />

Il Cluster A comprende il disturbo di personalità paranoide, schizoide e schizotipico, cioè<br />

personalità stravaganti ed eccentriche:<br />

disturbo paranoide (30%): il pz vede il mondo contro di se, presenta sentimenti e pensieri<br />

negativi sulle altre persone che sono percepite come aggressive, non amichevoli con<br />

conseguenti atteggiamenti di diffidenza, sospettosità, ostilità. Questo disturbo > il rischio di<br />

schizofrenia e disturbo delirante.<br />

disturbo schizoide: si tratta di soggetti introversi, tendenti al ritiro, solitari, poco interessati<br />

o insofferenti alle reazioni affettive ed ai rapporti sessuali.<br />

disturbo schizotipico: è caratterizzato dalla coesistenza del disturbo paranoide e schizoide di<br />

personalità, ad alto rischio di sviluppare una psicosi schizofrenica.<br />

Il Cluster B comprende il disturbo di personalità antisociale, borderline, istrionico e narcisistico:<br />

disturbo antisociale: si tratta di soggetti criminali per tendenza, aggressivi, violenti che non<br />

provano nessun senso di colpa per le proprie azioni.<br />

disturbo borderline: soggetti dominati da sentimenti esagerati e opposti di idealizzazione o<br />

svalutazione, reazioni emotive eccessive, sproporzionate, difficoltà a controllare l’impulsività e<br />

l’aggressività con instabilità dell’umore, comportamento e relazioni interpersonali, ad alto<br />

rischio di suicidio, depressione, bulimia, abuso o dipendenza da sostanze.<br />

disturbo istrionico: soggetti egocentrici, appariscenti, affettivamente instabili con<br />

atteggiamenti seduttivi, che vedono la vita come un palcoscenico, mancano di naturalezza<br />

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perchè il loro comportamento varia in base alle persone che gli stanno di fronte, comportandosi<br />

come attori.<br />

disturbo narcisistico: soggetti che si sentono superiori agli altri, si vedono molto belli, bravi,<br />

intelligenti, organizzano la loro vita alla ricerca eccessiva di ammirazione e stima per<br />

confermare il loro modo di essere, per cui le persone esistono solo per una propria gratificazione.<br />

Il Cluster C comprende il disturbo di personalità evitante, dipendente e ossessivo-compulsivo:<br />

disturbo evitante: persone molto timide che evitano i contatti interpersonali per paura di<br />

subire frustrazioni, a causa dei loro sentimenti di inadeguatezza e autosvalutazione. Spesso si<br />

associa a disturbi depressivi o ansiosi, in particolare disturbo di panico e fobia sociale.<br />

disturbo dipendente: soggetti insicuri che hanno scarsa fiducia in se stessi e stabiliscono<br />

rapporti patologici di dipendenza dagli altri, affidando le proprie responsabilità agli altri con<br />

eccessiva sofferenza in caso di separazione o perdita. Predispone ai disturbi depressivi e ansiosi.<br />

disturbo ossessivo-compulsivo: soggetti che tentano di controllare in modo esasperato gli<br />

eventi attraverso una esagerata superstiziosità e il rapporto con le altre persone mediante<br />

rigidità, inflessibilità, avarizia e perfezionismo, per cui non si tratta di sintomi di tipo ossessivocompulsivo,<br />

ma di soggetti predisposti ai disturbi dell’umore ed ai disturbi d’ansia.<br />

La Terapia medica consente di controllare alcuni sintomi, la psicoterapia psicodinamica, cognitivocomportamentale<br />

e relazionale è utile per modulare o modificare il carattere dell’individuo.<br />

Disturbi del Sonno<br />

Il Sonno viene distinto in sonno REM e non REM: il sonno non REM rappresenta il 75-80% della<br />

durata totale del sonno, si ha nella fase iniziale del sonno, caratterizzato dagli stadi 1 e 2 con<br />

sonno superficiale a cui seguono dopo 70-100 min gli stadi 3 e 4 con sonno profondo o sonno δ o<br />

sonno ad onde lente (EEG). Il sonno non REM è il sonno senza sogni, con < tono muscolare, P<br />

arteriosa, frequenza cardiaca e respiratoria. Il sonno REM o sonno a movimenti oculari rapidi, è<br />

il sonno con sogni, si manifesta 4-6 volte durante la notte ogni 90 min, caratterizzato da un > tono<br />

simpatico con midriasi, > T°C, > Pa, > FC, > FR, perdita del tono muscolare, erezione del pene<br />

o clitoride, mentre l’EEG evidenzia un’attività bioelettrica corticale rapida e desincronizzata.<br />

I Disturbi del Sonno sono distinti in disturbi primari cioè dissonnie, parasonnie, e disturbi del<br />

sonno associati a manifestazioni psichiatriche o internistiche.<br />

Le Dissonnie sono rappresentate dall’insonnia, ipersonnia, narcolessia, disturbi del sonno correlati<br />

a problemi respiratori (obesità), alterazione del ritmo circadiano del sonno cioè sindrome da<br />

cambiamento del fuso orario (jet lag syndrome), disturbi del sonno da turni di lavoro notturni,<br />

inadeguata igiene del sonno, assunzione di sostanze stimolanti o eccitanti.<br />

L’Insonnia è la difficoltà di addormentamento e mantenimento del sonno con risvegli notturni<br />

frequenti o risveglio mattutino precoce e difficoltà a riaddormentarsi.<br />

Normalmente nei soggetti anziani si ha una < fisiologica della durata del sonno che diventa più<br />

frammentato perchè la fase 4 del sonno non REM tende a < progressivamente fino a<br />

scomparire. L’insonnia può essere primitiva dovuta a disfunzione dei centri regolatori del ritmo<br />

sonno-veglia, diencefalo-mesencefalici, o secondaria a disturbi fisici con dolore, problemi<br />

respiratori con tosse secca e stizzosa, ansia o fobie, assunzione di sostanze stimolanti cioè<br />

farmaci, alcol, caffeina..., scarsa igiene del sonno cioè il soggetto va a dormire in orari sempre<br />

diversi, sindrome da apnea ostruttiva del sonno...<br />

L’Ipersonnia è un incremento patologico delle h assolute di sonno nelle 24 h, con facilità di<br />

addormentamento anche in ambienti molto rumorosi, può essere acuta o cronica da lesioni<br />

occupanti spazio a livello dell’ipotalamo o del tronco encefalico superiore, encefaliti, meningiti,<br />

tumori, ipertensione endocranica, uso eccessivo di farmaci ipnotici, droghe...<br />

La Narcolessia è una rara forma di ipersonnia, ad eziologia sconosciuta, in cui il pz si<br />

addormenta mentre sta eseguendo delle azioni volontarie, ad es. mentre mangia, lavora o<br />

addirittura mentre guida l’auto creando situazioni di pericolo per se stesso e gli altri. Spesso si ha il<br />

fenomeno della cataplessia cioè caduta a terra improvvisa da completo rilassamento muscolare,<br />

paralisi nel sonno e fenomeni ipnotici. Si possono verificare 1 o più episodi di narcolessia nelle<br />

31


24h, di durata variabile da alcuni minuti ad alcune h. In genere il pz non riesce a resistere alla<br />

necessità di dormire, si sente fresco e riposato al risveglio ma può riaddormentarsi subito dopo,<br />

anche se il tempo totale del sonno non >, anzi il sonno notturno può essere insoddisfacente e<br />

interrotto da incubi.<br />

Le Parasonnie sono manifestazioni fisiche che si verificano durante il sonno o esacerbate dal<br />

sonno, come i crampi notturni alle gambe, incubi, sonniloquio, enuresi notturna, bruxismo, morte<br />

improvvisa durante il sonno e sonnambulismo più frequente nell’ultima infanzia e adolescenza in<br />

cui il pz durante il sonno si alza dal letto, cammina, tenendo gli occhi aperti ma senza<br />

riconoscere le persone e gli oggetti e ricordare l’episodio. Bisogna evitare di svegliare il pz e<br />

proteggerlo da eventuali traumi durante i movimenti. Sono utili le benzodiazepine (diazepam,<br />

alprazolam) o gli SSRI nei casi refrattari.<br />

I Disturbi del sonno associati a malattie psichiatriche o internistiche sono distinti in:<br />

disturbi associati a malattie psichiatriche: disturbi dell’umore, delirium, disturbi d’ansia.<br />

disturbi associati a malattie neurologiche: demenza, malattie degenerative cerebrali,<br />

parkinsonismo, epilessia durante il sonno, cefalea durante il sonno.<br />

disturbi associati ad altre malattie internistiche: IMA, BPCO, asma, RGE, ulcera peptica.<br />

In genere prima di passare alla terapia è sufficiente evitare alcuni fattori di rischio come l’abuso di<br />

caffè, thè, coca cola, farmaci, alcol, caffeina, nicotina e altre sostanze eccitanti soprattutto nelle<br />

h serali... In caso di insonnia associata a depressione si usa un antidepressivo triciclico 1 h prima di<br />

andare a dormire, mentre in caso di insonnia da disturbi emozionali non depressivi si ricorre ad un<br />

farmaco ipnotico, ansiolitico, tranquillante, usati per brevi periodi di tempo (2-4 sett.) per evitare<br />

fenomeni di tolleranza, dipendenza e astinenza, e gli effetti collaterali come sonnolenza, letargia<br />

cioè sonno profondo con difficoltà a risvegliare il pz, colpi di sonno durante la guida..<br />

Disturbi del controllo degli Impulsi<br />

Si tratta di soggetti che fanno cose estranee alla loro mentalità e che non vorrebbero mai fare:<br />

cleptomania: persone che rubano le cose senza accorgersene.<br />

piromania: persone che appiccano il fuoco spesso restando sul luogo.<br />

gioco d’azzardo patologico: si tratta di soggetti che non riescono a resistere alla tentazione di<br />

giocare nonostante mandino in rovina economica la loro famiglia.<br />

esplosioni di collera fino a fare del male anche alle persone care e che hanno a cuore.<br />

tricotillomania: soggetti che si strappano i capelli provocando alopecia a chiazze o totale.<br />

impulso di spendere soldi: soggetti che hanno la necessità di spendere soldi anche se poi non<br />

faranno uso di ciò che hanno comprato. Si ricorre agli SSRI come nei disturbi ossessivo-compulsivi.<br />

Terapie Psichiatriche<br />

La Terapia Psichiatrica si basa sulla terapia psicofarmacologica, psicoterapia e altri metodi.<br />

La TERAPIA PSICOFARMACOLOGICA comprende gli antidepressivi, stabilizzatori dell’umore,<br />

ansiolitici-ipnoinducenti e antipsicotici.<br />

Gli ANTIDEPRESSIVI sono distinti in triciclici, inibitori selettivi del reuptake della serotonina<br />

(SSRI), inibitori delle monoaminossidasi (IMAO), benzamidi sostituite, antidepressivi di nuova<br />

generazione.<br />

Gli Antidepressivi Triciclici agiscono bloccando la ricaptazione delle monoamine<br />

neurotrasmettitrici a livello dei recettori presinaptici, con conseguente > della loro [ ] a livello<br />

della fessura intersinaptica determinando una regolazione dei recettori postsinaptici ad un<br />

livello più basso (down-regulation), tra cui l’imipramina e desipramina ad azione prevalentemente<br />

noradrenergica e la clomipramina ad azione prevalentemente serotoninergica.<br />

Gli antidepressivi triciclici sono usati come farmaci di prima scelta nei pz affetti da depressione<br />

maggiore grave, melancolica, come farmaci di seconda scelta nei pz affetti da depressione lievemoderata<br />

resistente alle altre terapie, attacco di panico, disturbo ossessivo-compulsivo<br />

(clomipramina).<br />

Gli Effetti Collaterali derivano dalla capacità degli antidepressivi triciclici di inibire altri recettori:<br />

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─ recettori α1-adrenergici: ipotensione ortostatica, vertigini, tachicardia riflessa.<br />

─ recettori muscarinici: secchezza della fauci, stipsi, ritenzione urinaria, alterazioni della<br />

memoria, tachicardia sinusale.<br />

─ recettori istaminici H1: sedazione, > peso corporeo, ipotensione.<br />

─ recettori istaminici H2: stato confusionale, disartria (perdita della capacità di articolare le parole).<br />

─ recettori serotoninergici 5-HT2: disturbi dell’eiaculazione, ipotensione.<br />

Gli antidepressivi triciclici sono Controindicati nei pz affetti da glaucoma ad angolo chiuso,<br />

ipertrofia prostatica a rischio di ritenzione urinaria, pz in terapia con IMAO, inoltre, devono<br />

essere evitati o usati con molta cautela nei pz affetti da gravi cardiopatie con rischio di turbe del<br />

ritmo, oppure da disturbi cognitivi ed epilessia.<br />

Gli Inibitori Selettivi del Reuptake della Serotonina (SSRI) agiscono in maniera selettiva<br />

sul sistema serotoninergico inibendo la ricaptazione della serotonina a livello recettoriale, tra<br />

cui abbiamo il citalopram, paroxetina, sertralina, fluvoxamina, fluoxetina (prozac).<br />

Gli SSRI sono usati come farmaci di prima scelta nei pz affetti da depressione maggiore, distimia,<br />

attacco di panico, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi del comportamento alimentare in<br />

particolare la fluoxetina ad alte dosi nei pz con bulimia.<br />

Inoltre possono essere usati nei pz affetti da fobia sociale, disturbi degli impulsi, alcuni disturbi<br />

della personalità, sintomi negativi della schizofrenia in associazione alla terapia antipsicotica.<br />

Gli Effetti Collaterali più comuni degli SSRI sono dispepsia e nausea che in genere compaiono in<br />

maniera transitoria nelle fasi iniziali della terapia, raramente disturbi sessuali come il ritardo<br />

dell’eiaculazione. Sono Controindicati nei pz sottoposti a terapia con IMAO per evitare la<br />

sindrome serotoninergica in seguito all’> della serotonina poichè gli SSRI ne impediscono la<br />

ricaptazione, gli IMAO ne impediscono la degradazione, provocando crampi addominali,<br />

meteorismo, diarrea, tremori, mioclono, incoordinazione motoria, iperreflessia, tachicardia,<br />

ipertensione, sintomi di tipo maniacale, ipertermia, collasso cardiocircolatorio e morte.<br />

Gli Inibitori delle Monoaminossidasi (IMAO) agiscono inibendo le monoaminossidasi, cioè<br />

enzimi mitocondriali situati nella cellula presinaptica, deputati al catabolismo di tutte le<br />

monoamine dopo la loro ricaptazione a livello della fessura intersinaptica. Attualmente sono<br />

poco usati a causa dei problemi di tossicità soprattutto a livello epatico, e per le restrizioni<br />

alimentari e farmacologiche cui il soggetto deve sottoporsi durante il trattamento, poichè<br />

interagiscono con i farmaci ad effetto simpaticomimetico e con gli alimenti contenenti un’alta [<br />

] di tiramina, monoamina contenuta nei formaggi fermentati, vino rosso e alcuni legumi, poichè<br />

l’inibizione delle monoaminossidasi impedisce il catabolismo della tiramina provocando crisi<br />

ipertensive severe anche mortali.<br />

Gli IMAO più recenti, come il toloxatone, determinano una inibizione selettiva e reversibile delle<br />

monoaminossidasi di tipo A, coinvolte nella patogenesi della depressione, sono maggiormente<br />

tollerati e prescrivibili senza restrizioni dietetiche e farmacologiche se associati agli IMAO<br />

tradizionali come la tranilcipromina.<br />

Le Benzamidi Sostituite sono rappresentati dalla sulpiride, levosulpiride e amisulpride, che<br />

agiscono bloccando i recettori dopaminergici, soprattutto D2: a basse dosi agiscono sui recettori<br />

presinaptici con maggiore attività dopaminergica, attivazione comportamentale e azione<br />

antidepressiva, mentre ad alte dosi agiscono sui recettori post-sinaptici con minore attività<br />

dopaminergica, cioè con azione inibente, antipsicotica, utile in caso di depressione psicotica con<br />

deliri e allucinazioni cenestetiche. L’amisulpride è indicato in alcuni disturbi somatoformi<br />

ottenendo buoni risultati e in tempi brevi nella glossidinia o sindrome della bocca che brucia.<br />

Tra gli Effetti Collaterali abbiamo l’> della PRL (prolattina) ad alte dosi.<br />

Tra gli ANTIDEPRESSIVI di NUOVA GENERAZIONE abbiamo:<br />

Antidepressivi serotoninergici specifici e noradrenergici (NASSA) tra cui la mirtazapina<br />

che agisce incrementando la trasmissione noradrenergica e serotoninergica attraverso il blocco<br />

dei recettori α-adrenergici centrali presinaptici ed il blocco dei recettori 5HT2 e 5HT3.<br />

Inibitori selettivi del reuptake della noradrenalina (NARI) tra cui la reboxetina inibisce la<br />

ricaptazione della noradrenalina a livello recettoriale.<br />

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Inibitori selettivi del reuptake della serotonina e noradrenalina (NSRI) tra cui la<br />

venlafaxina che ha azione analoga ai triciclici ma è più efficace e meglio tollerata perchè non ha<br />

attività antiistaminica e anticolinergica.<br />

Gli STABILIZZATORI dell’UMORE sono indicati nella terapia o prevenzione dei disturbi<br />

dell’umore, tra cui abbiamo i sali di litio, carbamazepina, acido valproico e altri stabilizzatori.<br />

Tra i Sali di Litio abbiamo il carbonato di litio usato come farmaco di prima scelta nella<br />

prevenzione dei disturbi dell’umore, terapia a lungo termine dei disturbi bipolari e<br />

schizoaffettivi, terapia della depressione maggiore ricorrente in alternativa alla terapia a lungo<br />

termine con antidepressivi, oppure viene associato agli antidepressivi in caso di forme resistenti per<br />

potenziarne l’effetto, e viene usato come farmaco di seconda scelta nella terapia dell’episodio<br />

maniacale in alternativa ai neurolettici.<br />

Il litio è Controindicato nei pz affetti da patologie della tiroide, reni e cuore.<br />

L’intossicazione da litio si verifica quando i livelli plasmatici sono > 1,5-2 mEq/lt con sintomi<br />

precoci cioè poliuria, nausea, vomito, diarrea, tremori, vertigini, disartria, subconfusione, e<br />

sintomi tardivi cioè oligo-anuria, atassia, iperreflessia, confusione mentale, convulsioni, coma.<br />

Prima di iniziare la terapia bisogna sottoporre il pz ad una serie di controlli, valutando la fx renale,<br />

epatica, cardiaca, tiroidea, neuronale mediante esame emocromocitometrico con formula<br />

leucocitaria, uremia, creatininemia, bilirubina totale e frazionata, transaminasi, fosfatasi<br />

alcalina, ormoni tiroidei FT3, FT4 e TSH, esame delle urine, ECG ed elettroencefalogramma<br />

(EEG), che devono essere ripetuti dopo 1 mese di terapia e successivamente ogni 6 mesi.<br />

Si inizia con una dose di 300-600 mg/die frazionata in 2-3 somministrazioni, > progressivamente<br />

fino a 600-1200 mg/die, in base al peso del pz, età, gravità del quadro clinico... Dopo 10-15 gg si<br />

esegue il dosaggio della litiemia per stabilire se è necessario o meno modificare il dosaggio,<br />

eseguendo ulteriori controlli ogni 2 settimane, valutando la comparsa di effetti collaterali o<br />

intossicazione da litio e le variazioni del peso corporeo. Non appena la terapia si è stabilizzata, la<br />

litiemia viene controllata progressivamente 1 volta/mese, ogni 3 mesi e infine ogni 6 mesi.<br />

Ricordiamo che spesso il carbonato di litio viene associato alla carbamazepina e/o valproato<br />

sodico o acido valproico (anticonvulsionanti).<br />

La carbamazepina viene usata come farmaco di prima scelta nell’episodio misto depressivomaniacale,<br />

utile per la sua azione di sedazione e contenimento dei comportamenti aggressivi,<br />

oppure come farmaco di seconda scelta nei disturbi bipolari resistenti o intolleranti al litio.<br />

Il valproato sodico viene usato come stabilizzatore del tono dell’umore, per potenziare l’effetto<br />

del litio nelle forme gravi e ricorrenti oppure per il suo effetto antimaniacale.<br />

Tra gli Altri Stabilizzatori dell’Umore sono presi in considerazione alcuni calcio-antagonisti<br />

(verapamil) e gli antipsicotici di nuova generazione (clozapina, risperidone, olanzapina).<br />

I Farmaci ANSIOLITICI, IPNOINDUCENTI sono usati per < lo stato d’ansia e indurre il sonno<br />

senza alterare il ritmo sonno-veglia, rispetto ai barbiturici usati in passato, tra cui abbiamo le<br />

Benzodiazepine dotate di azione ansiolitica, ipnoinducente, sedativa, miorilassante e<br />

anticonvulsionante, anche se non sono i farmaci d’elezione per i disturbi d’ansia, mentre sono<br />

Indicate in caso di:<br />

─ sintomi ansiosi nei pz affetti da depressione o da fobia.<br />

─ disturbo d’ansia generalizzato in assenza di altri disturbi concomitanti o terapia dell’attacco di<br />

panico: si inizia con le benzodiazepine e si continua con gli antidepressivi SSRI per i evitare i<br />

fenomeni di tolleranza e dipendenza dalle benzodiazepine in caso di terapia a lungo termine.<br />

─ schizofrenia o disturbo maniacale: le benzodiazepine sono associate agli antipsicotici<br />

aumentando l’effetto sedativo per controllare l’agitazione psicomotoria.<br />

Abbiamo le benzodiazepine ad azione prevalentemente ansiolitica cioè lorazepam, alprazolam,<br />

diazepam e le benzodiazepine ad azione prevalentemente ipnoinducente cioè triazolam,<br />

estazolam, flurazepam, che possono essere ad emivita breve, media o lunga.<br />

Le benzodiazepine ad emivita breve sono indicate in caso di rischi di accumulo da età avanzata,<br />

patologie epatiche o renali oppure quando si deve avere un effetto immediato ma di breve<br />

durata, ad es. per un’insonnia da addormentamento o ansia che compare in alcune h della<br />

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giornata. Le benzodiazepine ad emivita media o lunga sono usate per ottenere una copertura<br />

ansiolitica più prolungata e stabile o per rassicurare dopo l’addormentamento un sonno meno<br />

disturbato od ovviare ad un’insonnia da risveglio precoce.<br />

Le benzodiazepine sono farmaci maneggevoli, lievemente tossici e responsabili di Effetti<br />

Collaterali di lieve entità, tra cui sedazione, astenia, rallentamento ideomotorio e riduzione<br />

delle performance cognitive che in genere si manifestano nei primi giorni di terapia e tendono<br />

progressivamente a ridursi, mentre se persistono occorre modificare la posologia.<br />

In genere nelle fasi iniziali si parte con un dosaggio giornaliero minimo frazionato in 2-3<br />

somministrazioni nelle 24 h che deve essere > progressivamente ogni 2-3 gg sino al raggiungimento<br />

della dose minima efficace. La durata del trattamento non deve essere > 6 mesi per evitare<br />

fenomeni di tolleranza e dipendenza, mentre in caso di uso protratto di benzodiazepine, > 6<br />

mesi, ad alte dosi seguita da una brusca interruzione dell’assunzione del farmaco, si può avere la<br />

sindrome da sospensione o astinenza da benzodiazepine secondaria alla dipendenza fisica e<br />

psichica. La dipendenza fisica si verifica in maniera brusca dopo qualche giorno dalla sospensione<br />

del farmaco con ansia, insonnia, irritabilità, cefalea, dolori muscolari, parestesie, tremori,<br />

tachicardia. La dipendenza psicologica si manifesta con ansia poichè viene a mancare il senso di<br />

sicurezza dato dal rapporto con il farmaco, e con uno spiccato desiderio della sostanza (craving).<br />

La Controindicazione assoluta alle benzodiazepine è la miastenia gravis.<br />

Gli ANTIPSICOTICI sono distinti in antipsicotici classici o neurolettici e antipsicotici di nuova<br />

generazione.<br />

Gli Antipsicotici Classici o Neurolettici sono farmaci ad azione dopamino-antagonista come<br />

l’Aloperidolo (serenase), Flufenazina, Clorpromazina, Promazina, indicati per sedare pz in caso di<br />

agitazione psicomotoria, comportamenti aggressivi e violenti, episodi maniacali o<br />

ipomaniacali, stati confusionali, sintomi psicotici positivi (deliri, allucinazioni).<br />

Le Controindicazioni principali ai neurolettici sono stato comatoso, pregressa sindrome<br />

maligna da neurolettici, gravidanza. Devono essere usati con cautela negli anziani, pz affetti da<br />

discinesia tardiva, morbo di Parkinson, depressione maggiore, feocromocitoma, malattie<br />

cardiovascolari, pneumopatie acute o croniche, insufficienza renale e ipertrofia prostatica.<br />

Gli Antipsicotici di Nuova Generazione sono la clozapina, risperidone e olanzapina, più selettivi<br />

per i recettori del sistema dopaminergico, dotati anche di azione serotoninergica.<br />

La Clozapina agisce come antagonista dopaminergico soprattutto dei recettori D4 e D1,<br />

antagonista serotoninergico 5HT2, ha attività antiadrenergica, antistaminica, anticolinergica.<br />

Viene usata come farmaco di seconda scelta nei pz resistenti ad altri antipsicotici o nei pz<br />

affetti da discinesia tardiva.<br />

Tra gli effetti collaterali principali abbiamo l’agranulocitosi (leucopenia) ad alto rischio di<br />

mortalità, per cui prima della terapia e durante il trattamento bisogna monitorare il profilo<br />

emocromocitometrico del pz 1 volta/sett. nei primi 3 mesi, poi 1 volta/mese: non bisogna iniziare<br />

la terapia se la conta leucocitaria è < 3500/mm 3 , mentre deve essere interrotta se la conta<br />

leucocitaria scende sotto i 3000/mm 3 o se la conta assoluta dei neutrofili è < 1500/mm 3 .<br />

Il Risperidone è usato come farmaco di prima scelta nella terapia dei disturbi schizofrenici<br />

poichè a basse dosi (3 mg/die) agisce come antagonista del 5HT2 (5 idrossitriptamina, serotonina)<br />

con azione attivante, efficace contro i sintomi negativi e di tipo disorganizzato, mentre ad alte<br />

dosi (6 mg/die) agisce come antagonista dopaminergico D2 con azione sedativa, efficace contro i<br />

sintomi positivi. Tra gli effetti collaterali abbiamo l’> peso corporeo, > PRL.<br />

L’Olanzapina agisce come antagonista dei recettori serotoninergici 5HT2, 3 e 6, e dei recettori<br />

dopaminergici D1, 2, 3 e 4, presenta anche alta affinità per i recettori α1-adrenergici, istaminici<br />

H1 e muscarinici. E’ un ottimo antipsicotico, di efficacia sovrapponibile a quella dei neurolettici<br />

sui sintomi positivi e superiore ad essi sui sintomi negativi. Per cui l’olanzapina è considerato un<br />

farmaco di prima scelta nella terapia dei disturbi schizofrenici.<br />

Tra gli effetti collaterali abbiamo la sedazione che in alcuni casi è considerata un effetto<br />

terapeutico, ipotensione arteriosa, > peso corporeo.<br />

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La Terapia Elettroconvulsionante o Elettroshock (ECT) in Italia è in disuso, mentre è molto<br />

usata nei paesi anglosassoni. L’elettroshock viene eseguito in anestesia generale con ventilazione<br />

meccanica assistita e somministrazione del curaro per ottenere il rilassamento muscolare ed evitare<br />

le crisi convulsive muscolari: si applicano 1 o 2 elettrodi a livello temporale e si dà uno stimolo<br />

elettrico di 100-300 V per ~ 0,5-1,5 secondi provocando una convulsione cerebrale generalizzata.<br />

Prima di sottoporre il pz all’elettroshock bisogna valutare le condizioni fisiche e neurologiche,<br />

sottoporre il pz ad una visita cardiologica e anestesista.<br />

L’elettroshock può essere usato in caso di:<br />

─ depressione severa, resistente agli antidepressivi, ad alto rischio di suicidio.<br />

─ disturbo maniacale con grave stato di eccitazione ad alto rischio di condotte distruttive,<br />

refrattario alla terapia psicofarmacologica.<br />

─ schizofrenia refrattaria o intollerante ai neurolettici, pregressa sindrome maligna da<br />

neurolettici, agranulocitosi.<br />

Le Controindicazioni assolute all’elettroshock sono ipertensione endocranica, IMA recente,<br />

insufficienza coronarica, aneurisma aortico o cerebrale, trattamenti anticoagulanti, malattie<br />

respiratorie ostruttive, mentre le controindicazioni relative sono aritmie cardiache ed epilessia.<br />

Gli Effetti Collaterali principali dell’elettroshock sono di tipo cognitivo cioè breve stato<br />

confusionale, disturbi della memoria.<br />

La PSICOTERAPIA si basa su una serie di metodiche che utilizzano strumenti psicologici per<br />

fini terapeutici. Lo psicoterapeuta ha il compito di ristrutturare la personalità del pz,<br />

ripristinare il funzionamento psicosociale, lavorativo, relazionale cioè favorire il reinserimento<br />

del pz nella società, modificando o correggendo i comportamenti anomali, attraverso tecniche di<br />

vario tipo che derivano in gran parte dalla Psicoanalisi fondata da Sigmund Freud che studia e<br />

cura i processi inconsci della personalità e i conflitti psichici che si hanno tra le 3 istanze della<br />

mente, cioè Es, Io e Super-Io. Nella pratica clinica è importante:<br />

creare un ottimo rapporto medico-paziente, stabilendo sin dalle fasi iniziali delle regole<br />

rigide, evitando qualsiasi interferenza durante il lavoro analitico, cioè l’analista e il pz devono<br />

rispettare gli orari delle sedute e la loro durata, senza spostare o annullare gli appuntamenti,<br />

evitando persino la stretta di mano all’inizio e alla fine della seduta, nonché rapporti sociali al di<br />

fuori dell’analisi. In genere le sedute sono frequenti, fino a 3-5 volte/sett. per 5-10 anni.<br />

durante la seduta psicoanalitica, l’analista e il pz non devono guardarsi, cioè l’analista sta<br />

alle spalle del pz, poiché il pz deve essere concentrato sulla propria mente.<br />

l’analista usa il metodo delle libere associazioni per cercare di eliminare le resistenze tra<br />

pulsioni e difese dell’individuo, facendo emergere i conflitti e i pensieri inconsci, inaccettabili e<br />

responsabili dei disturbi psichici cioè il pz deve lasciare fluire nella sua mente parole,<br />

immagini, ricordi, fantasie, sogni e deve riferire tutto ciò che gli viene in mente senza la<br />

necessità di strutturare il discorso o di articolarlo in modo logico.<br />

l’analista cerca di interpretare ciò che si nasconde dietro le frasi del pz oppure richiama<br />

l’attenzione del pz sulle proprie difese.<br />

quando la relazione tra medico e pz si fa più intensa si genera una relazione detta transfert in<br />

cui il pz vive il terapeuta come una figura significativa del proprio passato utile a far emergere i<br />

conflitti e i pensieri inconsci, con trasferimento di sentimenti e vissuti dal pz al medico,<br />

originariamente rivolti verso i personaggi significativi del proprio mondo infantile, per cui il pz<br />

passa dall’ammirazione al disprezzo fino alla frustrazione perchè lo psicoanalista non incoraggia,<br />

non consola, non assolve il pz.<br />

Il terapeuta può risponde a questa situazione con il controtransfert, provando sentimenti per il pz.<br />

La Psicoterapia Psicodinamica ha il compito di indagare sui vissuti emotivi del soggetto,<br />

comprendere e risolvere i vissuti correlati al disturbo, partendo dal presupposto che la psiche<br />

umana si struttura e si modifica continuamente in maniera dinamica, in seguito all’interazione<br />

tra pulsioni e conflitti che ne derivano e che si esprimono soprattutto a livello inconscio.<br />

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Durante la seduta il pz può essere in posizione sdraiata con il terapeuta alle spalle, oppure si ha<br />

un colloquio faccia a faccia. Infatti, rispetto alla psicoanalisi la psicoterapia psicodinamica si basa<br />

sul colloquio tra psicoterapeuta e pz, per cui lo psicoterapeuta partecipa attivamente.<br />

Sono necessarie 1-2 sedute/sett. per 2-3 anni.<br />

La Psicoterapia Psicodinamica Breve è cosiddetta perchè l’analista lavora su un campo di<br />

indagine limitato cioè il pz colloquia con l’analista su un argomento preventivamente<br />

concordato, detto focus, come un sintomo (ansia, fobia), un’idea ossessiva, uno stato depressivo,<br />

una situazione conflittuale che preoccupa o fa soffrire il pz, una situazione di crisi da lutto,<br />

separazione, perdita del lavoro, cercando di attenuare o eliminare un sintomo e migliorare il<br />

funzionamento psico-sociale del pz. Durante il colloquio il terapeuta partecipa in modo attivo,<br />

parlando faccia a faccia con il pz; in alcune scuole il terapeuta è addirittura aggressivo,<br />

determina una profonda frustrazione nel pz e genera una relazione ad alta tensione emotiva.<br />

Lo strumento tecnico principale della psicoterapia breve è la chiarificazione che rende il pz più<br />

consapevole dei propri conflitti e dei propri vissuti profondi, lavorando sul preinconscio cioè su<br />

quanto si può rendere consapevole in tempi brevi anche sul piano cognitivo. Inoltre la psicoterapia<br />

breve si basa anche su interventi di rassicurazione e incoraggiamento.<br />

Il n° delle sedute è fisso, 10-12, 20-25 a seconda delle scuole, con 1 seduta/settimana.<br />

La psicoterapia psicodinamica breve è indicata nei disturbi d’ansia, distimia, bulimia e alcuni<br />

disturbi somatoformi, è controindicata nelle psicosi.<br />

La Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale si basa su tecniche cognitive e comportamentali.<br />

La Psicoterapia Cognitiva si basa sulla teoria cognitivista o cognitivismo fondata da Ellis e Beck<br />

i quali stabilirono che il nucleo psicopatologico primario della depressione è rappresentato da<br />

disturbi cognitivi cioè pensieri illogici, irrazionali, pregiudizi soggettivi abnormi, per cui il pz<br />

depresso vive e vede la realtà considerando soprattutto gli aspetti negativi con visione<br />

pessimistica del presente e del futuro, da cui deriva la triade di Beck cioè pensieri e<br />

convincimenti negativi verso se stessi, verso il mondo e verso il futuro.<br />

Per cui la psicoterapia cognitiva ha il compito di insegnare al pz ad auto-osservarsi in maniera<br />

critica attraverso la ricostruzione della sua storia, facendo emergere e rimuovendo gli irrational<br />

belief cioè pensieri e convinzioni irrazionali, aiutando il pz nel suo modo di pensare, di vedere<br />

le cose e di rapportarsi con gli eventi cercando di ricostruire il sistema cognitivo del pz.<br />

E’ indicata nei pz affetti da disturbi depressivi e disturbi d’ansia, soprattutto l’agorafobia, fobie<br />

sociali, disturbi ossessivo-compulsivi. Sono necessarie 1-2 sedute/sett per 1-2 anni.<br />

La Psicoterapia cognitivo-costruttivista (Kelly) si basa sulla valutazione del successo o<br />

insuccesso dell’individuo nel raggiungimento dei propri scopi, ma in tal caso il compito della<br />

psicoterapia non è di eliminare i sintomi ma di comprendere il significato adattivo dei sintomi<br />

cioè il pz deve comprendere la funzione di equilibrio interno che il sintomo svolge per cercare di<br />

sostituirlo con una reazione più appropriata tale da soddisfare anche altre esigenze personali.<br />

La Psicoterapia Comportamentale si basa su tecniche di decondizionamento e condizionamento<br />

con lo scopo di ridurre o eliminare i sintomi psichici e modificare o eliminare i comportamenti<br />

patologici sostituendoli con comportamenti più funzionali. Infatti, secondo il comportamentismo<br />

moderno il disturbo psicopatologico è il risultato di una risposta comportamentale inadeguata in<br />

seguito ad un apprendimento errato, mentre la psicosi è il risultato di un mancato apprendimento.<br />

Le tecniche di decondizionamento sono le più usate nella pratica clinica, tra cui abbiamo:<br />

inibizione reciproca: si associa un comportamento incompatibile a quello patologico per<br />

estinguerlo, ad es. nei pz affetti da ansia generalizzata è possibile ricorrere a tecniche di<br />

rilassamento, cioè yoga, training autogeno, per indurre il rilassamento muscolare e inibire<br />

l’attivazione ansiosa poichè l’ansia è incompatibile con una condizione di rilassamento psicofisico.<br />

desensibilizzazione sistematica: indicata per la terapia delle fobie, sottoponendo il pz a stimoli<br />

progressivamente più ansiogeni per inibire la risposta di allarme fobico.<br />

flooding, implosion: si tratta di terapie d’urto indicate nei pz affetti da disturbi fobici,<br />

sottoponendoli in modo brusco a stimoli ansiogeni intensi, traumatici, senza possibilità di fuga<br />

o evitamento, per desensibilizzarli allo stimolo stesso o < l’ansia nelle successive esposizioni.<br />

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ipetizione multipla: il pz deve ripetere il comportamento appreso in modo continuo e<br />

intenzionale fino ad estinguerlo, usato in alcune forme di tic e sintomi ossessivo-compulsivi.<br />

Le tecniche di condizionamento hanno il compito di favorire l’integrazione psicosociale del pz<br />

mediante interventi psicopedagogici e riabilitativi utili nei pz affetti da disturbi mentali con deficit<br />

intellettivi, come insufficienza mentale e demenze, e nei pz affetti da schizofrenie residuali con<br />

carenze comportamentali. Il condizionamento si avvale di rinforzi positivi o negativi, ad es.<br />

premi o disapprovazione, per favorire un migliore e duraturo processo di apprendimento.<br />

La Psicoterapia Relazionale si basa sul principio che per comprendere un disturbo psichico<br />

l’individuo deve essere studiato nella relazione con gli altri, cercando di correggere le relazioni<br />

abnormi o patologiche della coppia o del gruppo familiare da cui dipendono i comportamenti<br />

patologici. Il terapeuta accoglie la famiglia nella stanza dove avverrà la seduta, mentre in una stanza<br />

adiacente c’è un altro terapeuta che osserva la seduta attraverso un vetro a specchio, informando<br />

preventivamente la famiglia ed ha il compito di vigilare sull’attività del primo terapeuta che,<br />

coinvolto nel sistema familiare patologico, rischia continuamente di essere travolto e di essere<br />

assorbito nel funzionamento abnorme, adeguandosi inconsapevolmente ad esso.<br />

Nella prima fase il terapeuta valuta il funzionamento del sistema che deve curare e le relazioni<br />

abnormi, nella seconda fase cerca di modificare il comportamento abnorme con uno più<br />

funzionale, infatti il terapeuta durante la seduta fa parte del sistema e interviene attivamente<br />

modulandone il funzionamento. La psicoterapia relazionale è indicata soprattutto nei pz con<br />

anoressia mentale e nella prevenzione delle riacutizzazioni delle psicosi schizofreniche.<br />

Legislazione Psichiatrica, cenni di storia della Psichiatria,<br />

Trattamenti Sanitari Obbligatori (T.S.O.)<br />

La legislazione psichiatrica ha subito una svolta fondamentale grazie alla legge n° 180 del 13<br />

maggio 1978 sugli “Accertamenti e Trattamenti Sanitari Volontari e Obbligatori” nel campo<br />

dell’assistenza psichiatrica e alla legge n° 833 del 23 dicembre 1978 con l’Istituzione del Servizio<br />

Sanitario Nazionale che riguarda tutta la riforma della sanità pubblica, abolendo definitivamente<br />

le precedenti leggi sui manicomi e sugli alienati (pazzi).<br />

Secondo la nuova Legislazione Psichiatrica l’assistenza psichiatrica deve essere strutturata in<br />

ambito territoriale, svolgendo le attività di diagnosi, terapia o prevenzione dei disturbi mentali<br />

nel contesto sociale dove vive il pz. La legge precedente prevedeva la cura e custodia del malato di<br />

mente nei manicomi. La nuova legge ha determinato la chiusura degli ospedali psichiatrici o<br />

manicomi, spesso fatiscenti e inadeguati, stabilendo che gli ospedali pubblici devono essere dotati<br />

di reparti di psichiatria con un n° massimo di 15 posti letto o 1 posto letto ogni 10.000 abitanti<br />

per la cura dei disturbi mentali in fase acuta, operando in stretto collegamento con le strutture<br />

territoriali. Inoltre secondo la nuova legge il ricovero del malato di mente può essere volontario o<br />

obbligatorio ricorrendo al Trattamento Sanitario Obbligatorio T.S.O. che viene richiesto da un<br />

medico in caso di pz con alterazioni psichiche che necessitano di una terapia urgente, pazienti che<br />

rifiutano le cure o quando non ci sono le condizioni e le circostanze che consentono di adottare<br />

altre misure terapeutiche tempestive ed idonee. Un secondo medico, accerta le condizioni del pz e<br />

se concorde con le osservazioni del collega, convalida il provvedimento di T.S.O. che infine<br />

viene disposto dal sindaco che rappresenta la massima autorità sanitaria locale.<br />

Il T.S.O. avviene di norma presso il reparto psichiatrico competente per territorio e dura 7<br />

giorni durante i quali il trattamento può essere sospeso se vengono a mancare le condizioni che lo<br />

hanno determinato ed il pz prosegue eventualmente il ricovero in condizioni di regime<br />

volontario oppure al termine dei 7 giorni può essere prorogato se sussistono le condizioni cliniche<br />

che lo hanno determinato. Il T.S.O. non viene richiesto solo nel campo della psichiatria ma anche<br />

nei pz affetti da malattie infettive e malattie veneree per impedire la diffusione delle infezioni, e<br />

in caso di incidente sul posto di lavoro per evitare problemi con le assicurazioni.<br />

Non si tratta di un provvedimento di pubblica sicurezza o dell’autorità giudiziaria ed è stato abolito<br />

il concetto di ricovero forzato in condizioni di pericolosità per se stessi, per gli altri o scandalo<br />

pubblico, che era disposto dal pretore su segnalazione di un cittadino, un parente o di un certificato<br />

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medico, e che dopo un periodo di osservazione di 1 mese al massimo, poteva essere internato<br />

definitivamente dal direttore del manicomio per procedimento giudiziario, per cui il pz perdeva la<br />

capacità di agire in senso giuridico ed era iscritto nel casellario giudiziale.<br />

Dipartimento di Salute Mentale e sue suddivisioni<br />

Organizzazione dell’Assistenza Psichiatrica<br />

Il Dipartimento di Salute Mentale (DSM) è il centro coordinatore di tutta l’assistenza<br />

psichiatrica del territorio, cioè si occupa dell’organizzazione, gestione e produzione delle prestazioni<br />

finalizzate alla promozione della salute mentale, prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione dei pz<br />

psichiatrici, che viene organizzato in ogni azienda sanitaria locale (ASL) così come disposto dal<br />

Progetto Obiettivo Tutela della Salute Mentale (1994-96) per l’adeguamento dell’assistenza<br />

psichiatrica alla legge 833 del 1978. Il DSM è costituito da 1 o 2 unità modulari con bacino di<br />

utenza non > a 150.000 abitanti. Ogni modulo comprende varie strutture territoriali:<br />

Centro di Salute Mentale (CSM): è l’ambulatorio psichiatrico territoriale cioè la sede operativa<br />

deputata all’organizzazione e coordinamento di tutte le attività del modulo dipartimentale, cioè<br />

assistenza, anche a domicilio, prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento sociale.<br />

Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC): è il reparto psichiatrico ospedaliero in cui<br />

sono ricoverati pz affetti da crisi acute, per brevi periodi di tempo (ricovero volontario o in TSO).<br />

Strutture Semi-residenziali: abbiamo il centro diurno deputato a programmi terapeutici e<br />

riabilitativi a lungo termine per favorire la risocializzazione del pz, e il day hospital con programmi<br />

terapeutici e riabilitativi a breve-medio termine in caso di pz che non necessitano del ricovero.<br />

Strutture Residenziali: comunità terapeutiche per periodi di trattamento riabilitativo mediolunghi<br />

con attività individuali e di gruppo sia lavorative che socio-culturali, correlate a<br />

trattamenti psicofarmacologici e psicoterapeutici, tra cui abbiamo le comunità alloggio o casafamiglia<br />

che ospitano pochi pz privi di un sufficiente grado di autonomia, con l’obiettivo di<br />

promuovere l’autonomia e reinserire il pz nel contesto familiare e sociale.<br />

Prevenzione Primaria, Secondaria e Terziaria in Psichiatria<br />

La Prevenzione Primaria ha il compito di eliminare i fattori di rischio che possono favorire<br />

l’insorgenza dei disturbi psichici, ma ciò non è semplice poiché i fattori sono molteplici, presenti<br />

nelle istituzioni primarie cioè famiglia, scuola e lavoro, non facilmente isolabili o modificabili,<br />

considerando che è difficile programmare interventi per il benessere psicofisico dei cittadini. Per cui<br />

la prevenzione primaria resta ancora del tutto teorica, difficilmente applicabile sul piano pratico.<br />

La Prevenzione Secondaria si basa sulla diagnosi precoce, terapia precoce ed adeguata dei<br />

disturbi mentali, identificazione dei soggetti a rischio psicopatologico con lo scopo di < la<br />

prevalenza dei disturbi psichici, cioè tutti i casi riscontrati in una determinata popolazione, e<br />

< la durata media dei disturbi psichici.<br />

L’identificazione dei soggetti a rischio psicopatologico, maggiormente esposti ad agenti<br />

stressanti, si basa considerando le fasce di età infanzia, adolescenza, vecchiaia, condizioni sociali<br />

come soggetti poveri, senza fissa dimora, emarginati sociali, problemi relativi alla cultura<br />

dominante cioè minoranze etniche, religiose, che spesso sono più vulnerabili ai fattori di rischio.<br />

Spesso la prevenzione secondaria avviene negli ambulatori e nei reparti di medicina generale e<br />

specialistica, sia per i disturbi psicopatologici preesistenti al ricovero o alla consultazione, sia<br />

per quelli che possono insorgere come esiti di una malattia somatica e terapie ricevute.<br />

La Prevenzione Terziaria ha il compito di prevenire le riacutizzazioni e ricadute dei disturbi<br />

psichici, riducendo il grado di sofferenza, invalidità ed emarginazione sociale del pz, dovute a<br />

disturbi mentali cronici e di promuovere il riconoscimento, sviluppo e utilizzazione delle<br />

capacità funzionali residue, per cui si cerca di recuperare il funzionamento psico-sociale, il<br />

grado di autonomia o autosufficienza del pz, le relazioni interpersonali.<br />

In genere si tratta di pz cronici giovani-adulti cioè pz psicotici, personalità borderline,<br />

tossicodipendenti, alcolisti, senza fissa dimora, emarginati sociali, che non sono mai stati<br />

ricoverati o sono stati ricoverati per brevi periodi di tempo in fase acuta, oppure soggetti che<br />

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ifiutano trattamenti di lunga durata o di essere ricoverati o che presentano scarsa compliance<br />

alla terapia medica, con progressivo degrado esistenziale, isolamento ed emarginazione sociale<br />

ad alto rischio di suicidio, abuso di droghe, alcol, comportamenti aggressivi e violenti.<br />

Questi soggetti sono candidati alla Riabilitazione Psichiatrica cioè ad una serie di interventi per<br />

alleviare le menomazioni, handicap o disabilità e migliorare nei limiti del possibile la qualità<br />

della loro vita, favorendo il recupero psicosociale del pz, attraverso la partecipazione attiva e<br />

integrazione nella comunità, famiglia, società, inserimento lavorativo....<br />

Consenso Informato in Psichiatria<br />

Il Consenso Informato viene regolamentato dal codice di deontologia medica, norme giuridiche<br />

ed etiche, basandosi sul principio dell’autodeterminazione e volontà del pz rispetto a quella del<br />

medico, ricordando che bisogna salvaguardare la dignità, vita e salute del pz, evitando<br />

provvedimenti diagnostico-terapeutici che possano < permanentemente l’integrità fisica del pz.<br />

Il medico, tenendo conto del livello socio-culturale del pz, capacità di comprensione e possibili<br />

interferenze durante il colloquio dovute alla patologia o farmaci assunti dal pz (psicofarmaci),<br />

deve fornire al pz tutte le informazioni sulla sua malattia, indagini diagnostiche a cui sarà<br />

sottoposto e procedure terapeutiche previste per il trattamento della sua patologia, indicando i<br />

vantaggi, possibilità di guarigione, possibili conseguenze, complicanze o effetti collaterali dovuti ai<br />

procedimenti diagnostico-terapeutici. Il medico deve usare un linguaggio chiaro, comprensibile ma<br />

scientificamente corretto e deve rispondere in maniera esauriente a tutte le domande che gli<br />

vengono poste, dando al pz la possibilità di scegliere, altrimenti il consenso informato perde di<br />

validità, rendendo illegittimo l’intervento diagnostico-terapeutico.<br />

Il medico non deve intraprendere nessuna attività diagnostico-terapeutica senza l’acquisizione<br />

del consenso informato per evitare problemi dal punto di vista medico-legale, di risarcire<br />

eventuali danni provocati alla salute del pz o di dover rispondere per il delitto di lesioni<br />

volontarie o omicidio preterintenzionale in caso di morte del pz, ad eccezione dei casi in cui il<br />

medico agisca in stato di necessità, ad es. in caso di epidemia l’OMS o il SSN possono stabilire che<br />

la popolazione debba essere sottoposta a controlli, vaccini e altre cure per evitare la diffusione della<br />

malattia infettiva nella popolazione, oppure nelle situazioni di urgenza per salvare la vita del pz,<br />

evitare danni irreversibili o ad alto rischio di mortalità, ad es. quando le condizioni di salute del pz<br />

sono critiche, il pz è incosciente e non è in grado di fornire il consenso (consenso presunto) per cui<br />

non può ritenersi valido il consenso o dissenso espresso dai parenti o tutori del pz e non sussistono<br />

problemi medico-legali (causa di giustificazione, esonerante, scriminante).<br />

Per quanto riguarda il Consenso Informato in Psichiatria la situazione è più complessa perchè<br />

spesso si tratta di pz affetti da disturbi che gli impediscono di recepire correttamente le<br />

informazioni sul proprio quadro clinico o che interferiscono con le funzioni decisionali,<br />

mettendo in dubbio la validità del consenso o dissenso manifestati dal pz.<br />

In caso di ricovero o consulenza psichiatrica volontaria da parte del pz psichiatrico è necessario<br />

informare in modo corretto e comprensibile sulle possibilità terapeutiche psicofarmacologiche,<br />

indicando i benefici, effetti collaterali e le interazioni che possono essere determinate da altri<br />

farmaci o sostanze psicoattive, soprattutto alcol e droghe. E’ importante il consenso informato al<br />

trattamento psicoterapeutico con informazione corretta sul modello psicologico di riferimento<br />

del terapeuta, modalità di effettuazione, durata, costi, obiettivi possibili e realizzabili.<br />

In caso di ricovero obbligatorio in TSO questi requisiti vengono azzerati provvisoriamente ma<br />

sono necessarie iniziative rivolte ad assicurare il consenso e la partecipazione del pz.<br />

La situazione diventa più complessa in caso di provvedimento di interdizione o inabilitazione:<br />

─ provvedimento di interdizione: previsto per i pz con infermità mentale di carattere abituale<br />

tale da renderlo incapace di provvedere ai propri interessi, compresi quelli di natura<br />

patrimoniale e della vita civile.<br />

─ provvedimento di inabilitazione: previsto per i pz con infermità mentale di carattere abituale<br />

ma meno grave, tale da non giustificare la totale privazione della capacità di agire, oppure in<br />

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caso di pz dipendenti da bevande alcoliche o sostanze stupefacenti che espongono se stessi e la<br />

famiglia a gravi pregiudizi economici.<br />

Inoltre si può procedere con l’interdizione o inabilitazione in caso di cecità o sordomutismo<br />

presenti dalla nascita o infanzia o quando per mancanza di una educazione idonea, il soggetto<br />

ha avuto uno sviluppo psichico parziale, per cui è incapace di provvedere ai propri interessi.<br />

In caso di provvedimento di interdizione o inabilitazione il soggetto perde la capacità di agire e<br />

quella giuridica, per cui si ha la nomina del tutore che diventa il rappresentante legale del<br />

soggetto in tutti gli atti di straordinaria amministrazione (patrimoniali, personali), anche se al<br />

soggetto interdetto è riconosciuto il diritto all’informazione, utile per la sua partecipazione alla cura.<br />

Definizione di Psicologia Clinica<br />

La Psicologia Clinica è quella parte della psicologia deputata alla comprensione, spiegazione,<br />

interpretazione e riorganizzazione dei processi mentali disfunzionali o patologici, individuali,<br />

interpersonali e di gruppo, associata al miglioramento delle condizioni comportamentali e<br />

biologiche, attraverso consulenza, diagnosi e soprattutto interventi di psicoterapia, migliorando la<br />

capacità di adattamento intrapsichico, interpersonale o di gruppo, eliminando le situazioni di<br />

disagio, sofferenza e devianza, promuovendo le condizioni di benessere socio-psico-biologico e i<br />

relativi comportamenti nelle diverse situazioni cliniche e ambientali.<br />

Psicologia e Psicoterapia dei Gruppi<br />

Il Gruppo offre all’individuo la possibilità di conoscere i suoi atteggiamenti ed il suo<br />

comportamento in rapporto a se stesso e agli altri.<br />

Le Caratteristiche principali del gruppo sono:<br />

interazione strutturata: i membri del gruppo si autoimpongono e condividono una serie di norme<br />

o regole da cui derivano i ruoli di ogni membro, regolando le relazioni all’interno del gruppo.<br />

senso di appartenenza al gruppo: i membri del gruppo, oltre alle regole, condividono anche il<br />

modo di pensare e i comportamenti dei singoli componenti, obiettivi e mezzi usati per raggiungerli,<br />

per cui si parla di gruppi di appartenenza, anche se spesso sono stimolati da valori, regole,<br />

pensieri e comportamenti dei gruppi di riferimento che hanno già raggiunto determinati obiettivi.<br />

identità di gruppo: i membri del gruppo si distinguono dai soggetti esterni mediante atteggiamenti<br />

e comportamenti assunti all’interno del gruppo, per cui si parla di gruppi interni ed esterni.<br />

Inoltre, possiamo fare una distinzione tra:<br />

gruppo primario: è costituito da un n° ridotto di elementi tra cui si stabilisce una relazione<br />

diretta di natura affettiva e tendenzialmente stabile, ad es. la famiglia o il gruppo di amici.<br />

gruppo secondario: gruppo più numeroso non coinvolto in relazioni affettivo-sentimentali ma<br />

dall’interesse comune a raggiungere un obiettivo.<br />

Il Processo di Formazione dei Gruppi dipende da fattori socio-antropologici e individuali, cioè<br />

dalle caratteristiche socio-culturali dei singoli membri e dalle influenze che essi esercitano sul<br />

singolo individuo o sull’intero gruppo, con lo scopo di sfruttare le abilità di ogni membro per<br />

assicurare la sopravvivenza di tutti, formando una specie di mente collettiva.<br />

I fattori socio-antropologici sono la condivisione delle percezioni cioè i membri del gruppo hanno<br />

una visione comune della realtà, condivisione delle motivazioni o obiettivi da raggiungere e<br />

condivisione degli atteggiamenti.<br />

I fattori individuali sono il ruolo attivo o passivo di ogni membro del gruppo, imitazione cioè ogni<br />

membro del gruppo apprende ed imita il comportamento di quelle persone che hanno raggiunto dei<br />

risultati, identificandosi in essi, suggestionabilità cioè una specie di contagio psicologico correlato<br />

alle caratteristiche psichiche della persona, fragilità emotiva, senso di frustrazione che<br />

rendono l’individuo facilmente manipolabile dalla figura leader.<br />

Per cui il gruppo può rappresentare sia un’esperienza positiva favorita dalla coesione interna o<br />

attrazione reciproca tra i vari membri del gruppo, sia un’esperienza negativa dovuta a fattori di<br />

antagonismo tra i membri che ostacolano il funzionamento del gruppo.<br />

41


La coesione interna può essere favorita se i componenti del gruppo accettano gli obiettivi e i<br />

mezzi usati per raggiungerli, cooperano tra loro per riuscire a raggiungere gli obiettivi, > la<br />

stima reciproca e difendendosi dalle minacce esterne. Ad es. un forte spirito di coesione si<br />

manifesta in quelle comunità che sono state colpite da calamità naturali con risultati correlati al<br />

rendimento collettivo. La coesione interna può essere ostacolata quando nascono delle competizioni<br />

o antagonismi tra i membri del gruppo, ostacolando i loro obiettivi con scarsa stima reciproca,<br />

mancanza di simpatia e poco entusiasmo di lavorare insieme, con risultati correlati al<br />

rendimento individuale. Tutto ciò spesso favorisce la formazione di sottogruppi costituiti da<br />

membri che si considerano migliori degli altri e tendono a discriminarli, riducendo ulteriormente<br />

la coesione interna. In realtà possono insorgere dei problemi anche nei gruppi caratterizzati da un<br />

alto livello di coesione interna nel momento in cui si devono prendere delle decisioni importanti con<br />

tendenza a far prevalere un atteggiamento unanime e a trascurare eventuali alternative,<br />

legate alla mentalità di gruppo, senza dare spazio a dubbi e incertezze sulle decisioni prese.<br />

Il funzionamento del gruppo dipende anche dal Modello di Comunicazione adottato dal gruppo:<br />

il massimo vantaggio si ha con il metodo di comunicazione flessibile cioè passare da un metodo di<br />

comunicazione ad un altro in base alle esigenze imposte dalle circostanze. In caso di compiti<br />

molto semplici ma che richiedono delle decisioni immediate i risultati migliori si hanno con il<br />

modello di comunicazione centralizzato (a ruota) cioè il leader del gruppo si trova in una posizione<br />

centrale e raccoglie tutte le informazioni provenienti dai membri periferici, consentendo di prendere<br />

una decisione in tempi brevi, utile soprattutto quando il gruppo è costituito da numerose persone ed<br />

è più difficile lo scambio di informazioni. In caso di compiti più complessi i risultati migliori si<br />

hanno con il modello di comunicazione decentralizzato (a catena, a Y, a cerchio) in cui i membri del<br />

gruppo discutono sulle scelte senza accentrare il potere decisionale sulla figura leader.<br />

L’efficienza del gruppo dipende dalla scelta dei membri, scelta della strategia, scelta della<br />

funzione, ruoli e atteggiamenti dei membri del gruppo, leadership nei gruppi:<br />

scelta dei membri: non è importante la scelta delle persone ma il compito che si vuole perseguire,<br />

che viene raggiunto più facilmente dai gruppi ad alto rendimento che secondo Bales dipende dallo<br />

stile relazionale, cioè apparire amico, essere d’accordo o in disaccordo, dare o chiedere<br />

informazioni, suggerimenti, esprimere opinioni, considerando che alcuni soggetti sono attivi,<br />

sicuri delle proprie idee, socievoli, d’accordo con le opinioni degli altri, sensibili ai problemi ed<br />

obiettivi del gruppo, collaborativi, altri sono passivi, timidi e riservati, ostili o in disaccordo,<br />

indifferenti ai problemi ed obiettivi del gruppo e si interessano prevalentemente a se stessi.<br />

scelta della strategia: i membri del gruppo devono pianificare il modo con cui lavoreranno ad<br />

un certo progetto, valutando criticamente tutte le possibili soluzioni e conseguenze.<br />

scelta della funzione: gruppi autocentranti che rivolgono la loro attenzione al gruppo dotati di<br />

una funzione espressiva attraverso cui ognuno esprime i propri problemi, gruppi eterocentrati che<br />

rivolgono la loro attenzione all’esterno per valutare ciò che avviene al di fuori del gruppo dotati di<br />

una funzione esecutiva, come i gruppi di supervisione, Baliant, arteterapia, musicoterapia,<br />

gruppi di discussione, gruppi esperenziali o di sensibilizzazione e gruppi di formazione o T-groups<br />

che hanno il compito di apprendere le tecniche di gruppo utili per la loro formazione professionale.<br />

ruoli e atteggiamenti dei membri del gruppo: nascono all’interno del gruppo per difendersi da<br />

soggetti esterni o membri del gruppo più deboli che possono ostacolare l’attività del gruppo. Tra i<br />

ruoli abbiamo quello del monopolizzatore cioè una persona che reclama a tutti i costi l’attenzione<br />

degli altri membri del gruppo, compreso lo psicoterapeuta, il capro espiatorio cioè il membro a cui<br />

vengono attribuiti tutti i difetti e su cui si concentra l’aggressività degli altri membri del gruppo, il<br />

deviante è il soggetto che non accetta le norme del gruppo e che in genere viene escluso da ogni<br />

tipo di comunicazione o rapporto interpersonale.<br />

leader del gruppo: gruppo autocratico o dittatoriale in cui tutte le decisioni e valutazioni critiche<br />

sono prese dal leader, gruppo democratico in cui le decisioni vengono prese tra i membri del gruppo<br />

e il leader senza imposizioni, il gruppo laissez faire (lascia fare) con scarsa partecipazione del leader<br />

anche quando bisogna prendere delle decisioni importanti, gruppo senza leader cioè il gruppo nasce<br />

senza leader, ma spesso la figura leader emerge spontaneamente durante il lavoro del gruppo.<br />

42


La PSICOTERAPIA di GRUPPO si basa su metodi psicoterapeutici come le terapie psicoanalitiche<br />

basate sul metodo delle libere associazioni, interpretazione dei sogni e meccanismi di difesa e<br />

sulla psicoterapia relazionale studiando le problematiche relazionali del pz nella famiglia e nella<br />

società, nel gruppo e nei confronti del leader.<br />

Nella psicoterapia di gruppo abbiamo i gruppi naturali costituiti dal pz e dai suoi familiari e<br />

gruppi di estranei per il trattamento di pz affetti dagli stessi problemi.<br />

Le regole del gruppo (setting) sono: luogo dove avverranno le sedute, durata totale della<br />

terapia, n° sedute/settimana, durata di ogni seduta, scelta dei membri del gruppo in base ai<br />

disturbi di cui sono affetti i pz, obiettivi da raggiungere e mezzi usati per raggiungerli.<br />

Il Vantaggio delle terapie di gruppo è la possibilità di curare più pz contemporaneamente, utile per<br />

il trattamento di psicosi, nevrosi, tossicomanie, difficoltà sessuali, malattie psicosomatiche,<br />

mentre gli insuccessi della terapia di gruppo sono dovuti alle stesse cause di insuccesso della<br />

terapia individuale cioè il pz non è pronto a migliorare e a sopportare i cambiamenti.<br />

Possiamo fare una distinzione tra psicoterapia di gruppo e gruppi di crescita e di sviluppo:<br />

Psicoterapia di Gruppo: terapia di gruppo basata sulle dinamiche di gruppo, modello<br />

esistenziale-esperenziale (Binwanger), psicogramma di Moreno, Gestalt, comportamentale.<br />

Gruppi di crescita e di sviluppo: Gruppo-T (Training-group), gruppi di incontro e sensibilizzazione<br />

alle dinamiche di gruppo per migliorare le competenze interpersonali e l’efficacia del gruppo.<br />

Test Mentali e Psicologici (Psicodiagnostica)<br />

I Test Mentali e Psicologici sono strumenti usati sia nel campo della ricerca come test<br />

attitudinali per la selezione di individui per programmi di lavoro, training formativi,<br />

avanzamenti di carriera, orientamento scolastico e professionale, sia nel campo medico per la<br />

valutazione della personalità, intelligenza, comportamento e altre caratteristiche dei pz affetti<br />

da disturbi psichici, rispetto ad una popolazione standard di riferimento, utile per la diagnosi,<br />

monitorare la risposta ai programmi terapeutici col passare del tempo.<br />

Le Caratteristiche principali del test sono:<br />

─ attendibilità: ripetendo lo stesso test nello stesso individuo a distanza di un certo periodo di<br />

tempo, otteniamo sempre lo stesso risultato.<br />

─ validità: è la capacità di un test di misurare ciò che vogliamo misurare, ad es. il test di<br />

intelligenza deve misurare le capacità logiche e il rendimento intellettivo.<br />

I test psicodiagnostici sono distinti in test di personalità e test di intelligenza.<br />

I TEST di PERSONALITÀ sono distinti in test oggettivi e soggettivi utili per valutare sia le<br />

personalità normali che patologiche.<br />

Il Test di Personalità Oggettivo più diffuso nella clinica e nella ricerca è il Minnesota<br />

Multiphasic Personality Inventory (MMPI), questionario a risposta multipla (V/F), distinto in<br />

una forma standard con 502 item, forma ridotta con 350 item e forma abbreviata con 170 item.<br />

La forma standard comprende 3 scale di controllo e 11 scale cliniche.<br />

Le Scale di Controllo consentono di analizzare la sincerità delle risposte date dal soggetto,<br />

infatti, se il soggetto cerca di mascherare alcune sue problematiche si ottiene un punteggio alto, per<br />

cui bisogna invalidare il test ed escluderlo dalla diagnosi. Le scale di controllo sono:<br />

─ scala L, Lie, bugia, menzogna: misura la tendenza del soggetto a falsificare l’immagine di sé.<br />

─ scala F, Frequency, frequenza: misura le esperienze poco comuni nella popolazione nomale.<br />

─ scala K, Correction, correzione: misura i meccanismi difensivi del soggetto nei confronti del test.<br />

Le Scale Cliniche consentono di esplorare diverse aree psicopatologiche e sono rappresentate da:<br />

─ scala Ipocondria (Hs): consente di valutare un esagerato interesse per la propria salute.<br />

─ scala Depressione (D): valuta il livello di autostima, tristezza, disperazione o pessimismo.<br />

─ scala Isteria (Hy): consente di valutare la tendenza del soggetto di negare qualsiasi tipo di<br />

problema a causa del suo evidente ottimismo nonostante la presenza di patologie.<br />

─ scala Deviazione-psicopatica (Pd): consente di valutare i disturbi di personalità antisociali con<br />

indifferenza alle regole sociali, comportamenti aggressivi, violenti.<br />

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─ scala Mascolinità-femminilità (Mf): consente di valutare se il soggetto aderisce ai modelli estetici<br />

in maniera rigida o flessibile.<br />

─ scala Paranoia (Pa): descrive il grado di sensibilità verso le opinioni degli altri, fino alla<br />

sospettosità (qualcuno c’è l’ha con me).<br />

─ scala Psicoastenia (Pt): misura il livello d’ansia, fobie, autocritica, dubbi.<br />

─ scala Schizofrenia (Sc): consente di valutare il grado di confusione mentale fino al<br />

disorientamento e deterioramento dei processi logici.<br />

─ scala Ipomania (Ma): valuta il grado di energia, fiducia in se stessi o vulnerabilità della<br />

persona, la ricerca di sensazioni forti, impazienza, competitività (valgo molto più degli altri).<br />

─ scala Introversione sociale (Si): misura la tendenza della persona a isolarsi o a stare con gli altri.<br />

Un test di personalità quantitativo molto usato è il 16 Personality Factor Test (16PF-C),<br />

questionario a risposta multipla costituito da 16 scale relative a 32 fattori bipolari cioè<br />

aggressività/inerzia, introversione/estroversione, attività/passività... che si differenzia dal<br />

Minnesota perchè fornisce un profilo di personalità autentico, senza fare riferimento a criteri<br />

clinici o alla presenza di un disturbo, usato nella selezione del personale e diagnosi cliniche.<br />

L’Adjective Check List (ACL) è un test di personalità meno diffuso, costituito da 300 aggettivi di<br />

uso comune riferiti alla personalità, per es. amichevole, artistico, bizzarro..., che il soggetto può<br />

liberamente contrassegnare per descrivere se stesso.<br />

I Test di Personalità Soggettivi sono test proiettivi poichè forniscono stimoli poco strutturati,<br />

ambigui (incerti, dubbi) o incompleti, a cui il soggetto può rispondere liberamente in base al<br />

suo modo di pensare e percepire gli eventi, per cui si basano sul meccanismo psicodinamico della<br />

proiezione attraverso cui il soggetto attribuisce alla realtà esterna le proprie idee, sentimenti o<br />

pulsioni, permettendo di valutare gli aspetti inconsci della personalità.<br />

Il Test di Rorschach è il test di personalità proiettivo più diffuso, costituito da 10 tavole<br />

numerate con i numeri romani, su cui sono stampate delle macchie di inchiostro simmetriche e<br />

con molte sfumature, alcune a colori, altre in chiaro-scuro: si chiede al pz che cosa vede nelle<br />

macchie, cosa gli sembrano o cosa gli fanno venire in mente, quindi la risposta del pz deriva<br />

dalla sua fantasia, convinzioni e dal suo modo di interpretare le macchie, cercando di far<br />

emergere gli aspetti psichici inconsci del soggetto: si valuta se la risposta deriva dall’interpretazione<br />

globale della macchia, oppure da una sua parte o da un piccolo dettaglio, se la risposta è stata<br />

suggerita dalla forma, colore, chiaro-scuro della macchia, se il soggetto vede nella macchia una<br />

persona, un animale o un altro oggetto, e si valuta anche se la risposta è stata banale o originale.<br />

Le risposte sono elaborate da un computer ottenendo lo psicogramma che fornisce una valutazione<br />

quantitativa e qualitativa delle capacità intellettive, informazioni sulla personalità del<br />

soggetto, meccanismi di difesa, presenza di turbe dell’affettività e come questi possano<br />

interferire con il comportamento e sviluppo mentale.<br />

Il Test di Appercezione Tematica (TAT) è un test proiettivo costituito da 20 tavole su cui sono<br />

disegnate persone in atteggiamenti abbastanza realistici ma con un margine di ambiguità, di<br />

cui esiste anche il test di appercezione tematica per bambini (CAT, Children Apperception Test)<br />

utile nell’età evolutiva. Il test è detto tematico perchè anche se in modo ambiguo le tavole<br />

possiedono una traccia tematica ed è detto appercettivo perchè la risposta deriva da una percezione<br />

che nasce a partire dal disegno della tavola. Si chiede al soggetto di inventare una storia per ogni<br />

tavola, raccontare ciò che accade, come va a finire la storia e soprattutto chi è il protagonista<br />

principale della storia (eroe) in cui probabilmente si identifica il pz, quali sono gli obiettivi,<br />

sentimenti e tendenze del protagonista che probabilmente corrispondono ai bisogni e stati<br />

affettivi proiettati dal pz, in quale ambiente si svolge e quali sono gli altri personaggi della<br />

storia che probabilmente corrispondono alle pressioni a cui il soggetto è sottoposto nella realtà.<br />

In questo modo si cerca di valutare la personalità, conflitti e funzionamento mentale, valutando<br />

la parte preconscia del soggetto.<br />

Il Rorschach e TAT in genere sono usati insieme per avere un’analisi globale della personalità.<br />

I TEST di INTELLIGENZA sono usati per valutare le abilità cognitive, tra cui abbiamo la scala<br />

di intelligenza Standford-Binet e la scala di intelligenza Wechsler.<br />

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La Scala di Intelligenza Standford-Binet (Terman) consente di valutare il Quoziente Intellettivo<br />

QI dato dal rapporto tra età mentale/età cronologica × 100, per cui in base al punteggio ottenuto si<br />

può stabilire il livello intellettivo di un soggetto: il valore medio del QI è compreso tra 90 e 109, in<br />

caso di QI > 130 si parla di livello intellettivo al di sopra delle media, in caso di QI compreso tra<br />

110-129 si parla di livello intellettivo superiore, in caso di QI compreso tra 70-89 si parla di livello<br />

intellettivo medio inferiore o valore borderline, al di sotto della media, non patologico, mentre<br />

in caso di QI < 70 si parla di ritardo mentale che può essere lieve, moderato, grave e gravissimo.<br />

La Scala di Intelligenza Wechsler è il test più utilizzato nella pratica clinica per valutare le<br />

capacità intellettive e, a seconda dell’età dei soggetti, si fa una distinzione tra Scala di Intelligenza<br />

Wechsler per adulti WAIS (Wechsler Adult Intelligence Scale) (1939) per soggetti con età > 16 anni,<br />

riveduta nel 1981 (WAIS-R), Scala di Intelligenza Wechsler per ragazzi (WICS) di 6-15 anni,<br />

riveduta nel 1974 (WICS-R) e Scala Wechsler per bambini in età prescolare (WPPSI) prima dei 6<br />

anni. La scala Wechsler è costituita da 11 subtest, cioè 6 verbali e 5 di performance.<br />

I subtest verbali sono:<br />

─ cultura generale: il pz deve rispondere a domande di cultura generale.<br />

─ comprensione: per valutare la capacità di giudizio del soggetto (perchè si pagano le tasse?) e<br />

avere informazioni sulla personalità valutando il limite tra capacità intellettive ed affettive.<br />

─ memoria di cifre: l’esaminatore elenca una serie di cifre che il soggetto deve ripetere prima nello<br />

stesso ordine, poi in ordine inverso, in modo da valutare il livello di attenzione spontanea del<br />

soggetto. Questa capacità si deteriora progressivamente con l’> dell’età.<br />

─ ragionamento aritmetico: per valutare il grado di concentrazione del soggetto chiedendogli di<br />

risolvere un calcolo matematico.<br />

─ analogie: per valutare la capacità di riconoscere le analogie tra oggetti appartenenti alla<br />

stessa classe, ad es. tra arancia e banana.<br />

─ prova di vocabolario: si chiede al soggetto il significato di alcuni vocaboli di difficoltà crescente.<br />

I subtest di performance o esecuzione manuale sono:<br />

─ riordinamento di figure: il soggetto deve ordinare delle figure seguendo un ordine logico in<br />

modo da valutare la capacità di progettare o anticipare una situazione.<br />

─ completamento di figure: il soggetto deve ricostruire delle figure per valutare la concentrazione<br />

di fronte a materiale visivo, capacità di analizzare e selezionare gli elementi più importanti.<br />

─ disegno con cubi: il soggetto deve comporre un disegno mediante dei cubi costituiti da facce<br />

diverse, con lo scopo di valutare la funzione visivo-motoria.<br />

─ ricostruzione di figure: si chiede al soggetto di mettere in ordine delle figurine che illustrano<br />

storie diverse, cercando di dare un senso per ogni storia, utile per valutare la funzione visivomotoria<br />

lavorando con oggetti non geometrici.<br />

─ associazione di simboli a numeri in modo consequenziale e in un tempo massimo di 90 secondi,<br />

per valutare il livello di attenzione, attività visiva, attività motoria e apprendimento.<br />

Il limite dei test di intelligenza è che consentono di misurare il livello di intelligenza influenzato dal<br />

livello di cultura del soggetto, senza la possibilità di valutare altre forme di intelligenza, come<br />

quella creativa. Per questo motivo sono stati ideati i test di intelligenza culture-free, cioè non<br />

influenzati dalla cultura del soggetto che permettono di valutare le capacità di osservazione,<br />

memoria e ragionamento logico del soggetto, usando stimoli di tipo grafico tra cui abbiamo le<br />

Matrici Progressive di Raven costituito da 5 serie di 12 matrici di difficoltà crescente, su cui sono<br />

rappresentate delle figure incomplete che il soggetto deve completare, scegliendo tra alcune figure<br />

sottostanti la matrice, utili per una valutazione generale dell’intelligenza in qualsiasi fascia di<br />

età, indipendentemente dal livello di cultura.<br />

Infine, tra i test oggettivi abbiamo le Rating Scales come la Hamilton Rating Scale for<br />

Depression indicata nei pz affetti da disturbo depressivo e la State-Trait Anxiety Inventory<br />

costituita 2 sub-scale per valutare l’ansia di tratto che è una caratteristica stabile del soggetto e<br />

l’ansia di stato che è una condizione emotiva transitoria legata a particolari situazioni.<br />

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