UNIVERSITA' dEglI STUdI dI FOggIA - laprimapietra - Altervista
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UNIVERSITA’ <strong>dEglI</strong> <strong>STU<strong>dI</strong></strong> <strong>dI</strong> <strong>FOggIA</strong><br />
Facoltà di medicina e chirurgia<br />
Esame di<br />
Psichiatria e psicologia clinica<br />
Prof. Antonello Bellomo<br />
1
Programma<br />
Psicopatologia: disturbi della coscienza, sensopercezioni, attenzione, memoria,<br />
ideazione, affettività, volontà, intelligenza.<br />
Semeiotica Psichiatrica: anamnesi ed esame obiettivo (vedi psicologia medica)<br />
Le classificazioni in Psichiatria.<br />
La Schizofrenia ed altri Disturbi Psicotici.<br />
I Disturbi dell’Umore.<br />
I Disturbi d’Ansia.<br />
Le Malattie Psicosomatiche.<br />
I Disturbi Somatoformi e Dissociativi.<br />
I Disturbi dell’Alimentazione.<br />
I Disturbi Mentali Organici (Demenza, Delirium).<br />
I Disturbi di Personalità.<br />
Altri disturbi (del sonno; degli impulsi).<br />
Abusi e Dipendenza da sostanze.<br />
Principi sui trattamenti psichiatrici (farmacoterapie, psicoterapie, altre terapie).<br />
Legislazione psichiatrica e cenni di storia della Psichiatria.<br />
Cenni sui Trattamenti Sanitari Obbligatori.<br />
Il Dipartimento di Salute Mentale e sue suddivisioni.<br />
Prevenzione primaria, secondaria e terziaria in Psichiatria.<br />
La Riabilitazione Psichiatrica.<br />
Il consenso informato in Psichiatria<br />
Definizione di Psicologia Clinica.<br />
Cenni sui gruppi<br />
I test mentali e psicologici<br />
Testi consigliati:<br />
Bogetto Filippo - Maina Giuseppe. Elementi di Psichiatria. Edizioni Minerva Medica, II edizione, 2006.<br />
Bellomo A. Psicologia Medica e Abilità relazionali. Edizioni Minerva Medica, 2004<br />
2
Psicopatologia<br />
La Psicopatologia studia i disturbi delle funzioni psichiche cioè disturbi della coscienza,<br />
sensopercezioni, attenzione, ideazione, memoria, intelligenza, affettività e volontà.<br />
La COSCIENZA è lo stato di consapevolezza di se stessi, del proprio corpo e dell’ambiente<br />
esterno. Possiamo fare una distinzione tra disturbi quantitativi e qualitativi.<br />
Tra i Disturbi Quantitativi della coscienza abbiamo:<br />
stato ipnoide: stato intermedio tra coscienza e perdita di coscienza con alterazioni della<br />
lucidità o vigilanza, torpore, sopore cioè obnubilamento o ottundimento (sonnolenza) che si<br />
verifica normalmente nella fase di addormentamento con stato di dormiveglia oppure in caso di<br />
trauma cranico o coma iperglicemico da alterazione del metabolismo glicidico.<br />
stato confusionale: il pz non ricorda il suo nome, dove si trova, non riconosce i luoghi e le<br />
persone, non ricorda dove abita, la data, se è mattina, pomeriggio o sera, per cui presenta<br />
disorientamento temporo-spaziale, spesso non reagisce agli stimoli e non risponde alle<br />
domande, oppure presenta un linguaggio sconnesso, disorganizzato, incomprensibile e<br />
incoerente, comportamento inadeguato al contesto, fino al coma nei casi più gravi.<br />
Tra i Disturbi Qualitativi della coscienza abbiamo:<br />
stato crepuscolare: restringimento del campo di coscienza cioè il soggetto conserva solo<br />
alcuni eventi, idee o temi affettivi con o senza disorientamento temporo-spaziale, come succede<br />
nell’epilessia temporale o nell’isteria. Alcune volte uno stato crepuscolare di breve durata si<br />
manifesta in situazioni di stress molto intense come catastrofi, lutti, pericolo per la propria vita.<br />
stato oniroide: il pz non riesce più a controllare la realtà esterna per la presenza di<br />
allucinazioni e idee deliranti vissute con intensa partecipazione emotiva.<br />
stato di delirium: insorge in modo brusco con alterazione dello stato di coscienza, confusione<br />
mentale, disorientamento temporo-spaziale e personale, cioè il pz non ricorda la data, dove si<br />
trova e perchè si trova in quel posto, non ricorda il suo nome e i suoi dati personali, associati a<br />
deficit della memoria e breve e lungo termine cioè deficit della fissazione e rievocazione dei<br />
ricordi, deficit dell’attenzione, alterazioni formali del pensiero con allentamento dei nessi<br />
associativi, fino a deliri di persecuzione, nocumento o riferimento, poco sistematizzati,<br />
incoerenti e instabili poichè tendono a disgregarsi. Spesso il pz presenta alterazioni della<br />
percezione con illusioni visive, uditive, tattili, cenestetiche..., mentre le allucinazioni sono più<br />
rare e si hanno solo nelle forme gravissime dello stato confusionale, come le allucinazioni visive.<br />
Tutto ciò provoca anche alterazioni dell’umore con ansia, paura, irritabilità, agitazione con<br />
comportamenti inadeguati, pericolosi, aggressivi, fughe in stato di confusione mentale.<br />
Il delirium ha un andamento fluttuante a decorso transitorio, regredisce completamente, tranne<br />
in caso di delirium che si sviluppa in un quadro di demenza o di un altro disturbo cognitivo<br />
preesistente, oppure favorisce l’insorgenza di alcune Complicanze come alterazioni del ritmo<br />
sonno-veglia con insonnia, stupor catatonico, agitazione psicomotoria...<br />
Inoltre abbiamo i disturbi della coscienza dell’Io cioè della coscienza di se stesso:<br />
depersonalizzazione: alterata percezione di se stessi con sensazione di distacco dal proprio<br />
corpo. Si tratta di un'esperienza sgradevole che si ha in caso di schizofrenia, uso di alcol e droghe<br />
(allucinogeni), farmaci (barbiturici), disturbi depressivi, attacchi di panico...<br />
La depersonalizzazione viene distinta in:<br />
─ depersonalizzazione autopsichica: estraneità dei propri pensieri alla propria mente.<br />
─ depersonalizzazione somatopsichica: il pz percepisce parti del proprio corpo come se fossero<br />
distaccate o appartenenti ad altre persone.<br />
─ depersonalizzazione allopsichica o derealizzazione: alterata percezione dell’ambiente<br />
circostante con senso di stranezza, sogno o irrealtà come se il pz stesse vivendo in un film.<br />
transitivismo: il pz attribuisce ad altre persone le sue azioni, percezioni e pensieri (schizofrenia).<br />
appersonazione: autoattribuzione di azioni, percezioni e pensieri di altre persone.<br />
Le SENSOPERCEZIONI rappresentano un complesso sistema che consente l’integrazione tra<br />
individuo e ambiente esterno, infatti, gli organi di senso ricevono continuamente dall’ambiente<br />
esterno vari stimoli dove sono filtrati e organizzati costituendo le sensazioni o stimoli sensoriali<br />
3
che sono trasmesse alle aree cerebrali corticali e sotto-corticali dove vengono rielaborate,<br />
ottenendo la percezione che consente l’integrazione tra soggetto e ambiente esterno.<br />
Tra i Disturbi Qualitativi delle sensopercezioni abbiamo:<br />
eritropsia cioè alterata percezione del colore degli oggetti che appaiono improvvisamente<br />
colorati in rosso, mentre nella xantopsia appaiono colorati in giallo, micropsia cioè alterata<br />
percezione delle dimensioni degli oggetti che appaiono più piccoli della loro dimensione reale,<br />
mentre nella macropsia appaiono più grandi, come in caso di intossicazioni da allucinogeni (LSD),<br />
lesioni dell’apparato oculare, lesioni della regione temporo-parieto-occipitale, epilessia.<br />
alterazioni della percezione non allucinatorie: a differenza delle allucinazioni vere e proprie si<br />
possono riscontrare sia in condizioni normali che patologiche tra cui abbiamo:<br />
─ rappresentazione: il pz rivive a livello mentale un’esperienza del passato, in assenza degli<br />
stimoli sensoriali che l’avevano evocata ma può essere favorita dalla presenza di forti emozioni.<br />
─ allucinosi: è una percezione allucinatoria di cui il soggetto è in grado di riconoscere la natura<br />
patologica non accettandola come percezione reale, in genere è correlata a patologie organiche<br />
del SNC come le lesioni del tronco dell’encefalo e lesioni temporo-occipitali.<br />
─ illusione: è una percezione distorta di un oggetto esistente, ad es. un rumore viene percepito<br />
come un suono di un campanello che può essere corretta più o meno rapidamente con passaggio<br />
ad una percezione corretta della realtà. Possono essere causate da allucinogeni, delirium...<br />
Le allucinazioni sono delle false percezioni o percezioni senza oggetto, non criticate dal pz, cioè<br />
il pz percepisce un oggetto inesistente ma secondo il pz sono percezioni o esperienze reali,<br />
perfettamente congrue. Abbiamo varie forme di allucinazioni:<br />
allucinazioni uditive: sono tipiche della schizofrenia in cui il pz sente delle voci sussurrate ma<br />
comprensibili di soggetti sconosciuti o conosciuti, voci che danno ordini, divieti o impongono<br />
azioni (allucinazioni imperative o coatte), voci che discutono tra loro su vari argomenti o parlano<br />
del pz criticando o elogiando le sue azioni (colloquio di voci), voci che ripetono i contenuti del<br />
pensiero del pz (eco del pensiero).<br />
allucinazioni visive: sono frequenti nelle psicosi acute con alterazioni dello stato di coscienza o<br />
delirium, nella schizofrenia, psicosi da abuso di alcol e droghe, in cui il pz vede insetti o animali<br />
nella propria stanza o sul suo corpo (allucinazioni zooptiche), oppure vede la propria immagine<br />
nello spazio esterno come se fosse riflessa in uno specchio (allucinazione autoscopica) o vede<br />
oggetti di dimensioni irreali rispetto alla norma (allucinazione dismegalopsichica).<br />
allucinazioni olfattive e gustative: sono caratterizzate dalla percezione di odori o sapori<br />
disgustosi, interessano soggetti affetti da disturbi schizofrenici in un contesto delirante, crisi<br />
parziali complesse nell’epilessia temporale...<br />
allucinazioni cenestetiche o somatiche: sono rappresentate da sensazioni di caldo o freddo<br />
(allucinazioni termiche), sensazioni di bagnato (allucinazioni idriche), sensazione di essere<br />
toccato (allucinazioni tattili), sensazione di scossa elettrica sul corpo (allucinazioni aptiche),<br />
oppure il pz ha una percezione sbagliata del proprio corpo, ad es. corpo di pietra o vetro, arti più<br />
lunghi o contorti oppure percepisce movimenti allucinatori del corpo.<br />
Tra i Disturbi Quantitativi abbiamo la < n° percezioni (demenza) e il rallentamento delle<br />
percezioni (depressione).<br />
L’ATTENZIONE è una funzione cognitiva di controllo, una proprietà selettiva della coscienza<br />
attraverso cui il soggetto si concentra su un particolare stimolo interno o esterno, ignorando o<br />
inibendo altri stimoli che si verificano nello stesso tempo, per cui si parla di attenzione selettiva,<br />
focalizzata o concentrata, che può essere involontaria, passiva, spontanea dovuta a stimoli molto<br />
intensi ed emotivi o volontaria, attiva in cui il soggetto si concentra volontariamente su uno stimolo<br />
per raggiungere un determinato scopo. L’attenzione è dispersa durante la fase di dormiveglia, un’><br />
dell’attenzione o iperprosessia si ha nei pz deliranti e maniacali, la < dell’attenzione o ipoprosessia<br />
si ha nei pz depressi.<br />
La MEMORIA è la capacità di fissare, conservare e rievocare esperienze ed informazioni<br />
acquisite dall’ambiente, per cui è composta da 3 funzioni essenziali, cioè fissazione delle tracce<br />
mnemoniche, conservazione, ritenzione o immagazzinamento delle informazioni e rievocazione dei<br />
4
icordi del passato, per cui si fa una distinzione tra memoria a breve termine e memoria a lungo<br />
termine, a seconda del tempo intercorso tra fissazione e rievocazione del ricordo. I ricordi che<br />
svaniscono per primi sono quelli di recente acquisizione, mentre i ricordi che presentano<br />
maggiori legami con quelli preesistenti sono maggiormente fissati, ritenuti e rievocati.<br />
Tra i Disturbi Quantitativi della memoria abbiamo:<br />
ipermnesia: > della capacità mnesica globale o limitata ad alcuni settori particolari con<br />
memoria spiccata per i numeri, la musica... Può essere permanente nelle persone superdotate dal<br />
punto di vista intellettivo o transitoria da intensi stati emotivi, sindrome maniacale...<br />
ipomnesia: progressivo indebolimento delle capacità mnesiche (sindrome depressiva).<br />
amnesia: deficit più o meno grave della memoria, con distinzione tra disturbi della memoria a<br />
breve termine con deficit della fissazione cioè della capacità di acquisire nuovi ricordi, e disturbi<br />
della memoria a lungo termine con deficit nel conservare e rievocare i ricordi acquisiti.<br />
In base all’evento patogeno si fa una distinzione tra:<br />
─ amnesia organica: deficit della memoria da lesioni organiche da trauma cranico,<br />
intossicazione, patologie vascolari, sindromi demenziali. L’amnesia riguarda soprattutto gli<br />
eventi più recenti ma se il danno cerebrale è esteso tende a diventare diffusa.<br />
─ amnesia psicogena: deficit della memoria transitoria e reversibile in assenza di lesioni di<br />
tipo organiche. L’amnesia riguarda soprattutto gli eventi o ricordi di particolare significato<br />
conflittuale (amnesia selettiva) oppure tutti gli eventi o ricordi relativi a fatti o persone (amnesia<br />
sistemica). In particolare ricordiamo l’amnesia isterica che riguarda eventi di grande impatto<br />
emotivo ed affettivo, in cui entrano in gioco meccanismi di rimozione di ricordi conflittuali.<br />
Inoltre si fa una distinzione tra:<br />
─ amnesia lacunare: deficit della memoria più o meno circoscritto a certi periodi di tempo.<br />
─ amnesia retrograda: il pz non ricorda i fatti antecedenti all’evento patogeno.<br />
─ amnesia anterograda: il pz non ricorda i fatti accaduti dopo l’evento patogeno.<br />
─ amnesia retroanterograda: il pz non ricorda i fatti accaduti prima e dopo l’evento patogeno.<br />
Tra i Disturbi Qualitativi della memoria abbiamo:<br />
allomnesie o illusioni della memoria: i ricordi sono deformati, incompleti, inadeguati, falsati,<br />
il passato viene rievocato in modo distorto, alcuni caratteri sono accentuati, altri sono<br />
minimizzati o ridotti. Le allomnesie sono frequenti nei soggetti normali e nei pz affetti da<br />
mania, depressione melanconica, paranoici con idee deliranti.<br />
pseudomnesie o allucinazioni della memoria: in tal caso i ricordi sono frutto della fantasia o<br />
immaginazione del soggetto (falsi ricordi) tipici della sindrome di Korsakoff degli alcolisti o<br />
della demenza, oppure il pz attribuisce il significato di ricordo ad una situazione mai<br />
sperimentata (falsi riconoscimenti, dèja vu) frequenti in condizioni normali in soggetti molto<br />
stanchi e con grande stato emotivo o nei pz con patologie del lobo temporale e schizofrenia.<br />
L’IDEAZIONE rappresenta l’attività mentale di più alto livello perchè consente all’individuo di<br />
creare concetti astratti o idee cioè il pensiero che grazie alla facoltà di astrazione, giudizio e<br />
ragionamento permette la valutazione della realtà e risolvere problemi in base alle conoscenze<br />
acquisite. I disturbi del pensiero sono distinti in disturbi della forma e del contenuto.<br />
I Disturbi della forma del pensiero riguardano l’organizzazione del pensiero cioè alterazioni<br />
della grammatica, sintattica e semantica e sono distinti in disturbi quantitativi e qualitativi.<br />
Tra i Disturbi Quantitativi della forma del pensiero abbiamo:<br />
accelerazione ideatoria o ideorrea: le idee si susseguono rapidamente una dietro l’altra con<br />
deficit dell’associazione tra le idee e della comunicazione fino alla logorrea o alla fuga di idee<br />
come negli episodi maniacali e ipomaniacali.<br />
rallentamento ideatorio o bradipsichismo o viscosità mentale: le idee si susseguono<br />
lentamente con povertà della comunicazione, fino al mutismo come nella depressione<br />
melanconica, demenza...<br />
ristrettezza del campo ideativo: diminuzione rispetto al soggetto normale del n° delle idee,<br />
come in caso di insufficienza mentale, demenze...<br />
Tra i Disturbi Qualitativi della forma del pensiero abbiamo:<br />
5
Tra i Disturbi Qualitativi della forma del pensiero abbiamo:<br />
dissociazione del pensiero: alterazione dell’associazione delle singole idee con pensieri<br />
espressi in maniera incongrua, sconnessa, strana, incoordinata, caotica, discorso<br />
incomprensibile, fino alla cosiddetta insalata di parole in cui il pz perde il filo del discorso e la<br />
coerenza della frase, come nella schizofrenia, caratterizzata da pensiero disorganizzato con<br />
alterazioni della forma ed esecuzione del pensiero con i fenomeni di:<br />
─ deragliamento: il pz esprime diverse idee, passando da un tema ad un altro, senza nessun<br />
nesso associativo tra le idee stesse.<br />
─ tangenzialità: il pz da delle risposte prive di senso alle domande.<br />
─ incoerenza: il discorso è incomprensibile.<br />
─ circostanzialità: il discorso del pz è inconclusivo, dispersivo, superficiale.<br />
─ illogicità: il pz giunge ad una conclusione senza un procedimento deduttivo-logico.<br />
concretismo: incapacità di operare astrazioni o generalizzazioni, difficoltà nella<br />
classificazione degli oggetti secondo criteri diversi, uso dei simboli, interpretare proverbi.<br />
perseverazione: il pz ripete in maniera stereotipata parole, idee, soggetti, ad es. dà la stessa<br />
risposta a due domande differenti.<br />
particolarismo: alterazione del pensiero con maggiore interesse per argomenti secondari e<br />
irrilevanti rispetto a quelli principali con aggiunta di dettagli inutili, deficit della capacità di<br />
sintesi, come in caso di insufficienza mentale, epilessia, sindromi demenziali.<br />
Tra i Disturbi del contenuto del pensiero abbiamo:<br />
ideazione prevalente: il pz usa in maniera prioritaria alcuni tipi di idee o pensieri che spesso<br />
si formano in relazione a stati affettivi particolari, distinte in idee prevalenti attive collegate a<br />
convinzioni etiche, politiche, religiose o scientifiche e idee prevalenti passive collegate spesso ad<br />
eventi spiacevoli (intervento chirurgico...). L’ideazione prevalente non indica una psicopatologia in<br />
atto, anche se nelle sindromi depressive, stati d’ansia, disturbi della personalità spesso il pz<br />
presenta idee prevalenti a contenuto spiacevole con aspetti fobici o ossessivi.<br />
idea delirante: il delirio è un pensiero patologico, irreale, assurdo di cui il pz è fortemente<br />
convinto e da cui non si lascia allontanare né dall’esperienza né dalla critica. Le forme tipiche<br />
di delirio si hanno nella schizofrenia, disturbi dell’umore, abuso di sostanze psicoattive... cioè:<br />
─ delirio di furto del pensiero: il pz crede che altre persone possano leggere la sua mente.<br />
─ delirio di influenzamento: il pz crede che i suoi pensieri siano controllati da forze esterne.<br />
─ delirio di diffusione del pensiero: il pz crede che i suoi pensieri si diffondano al di fuori della<br />
sua mente in modo che egli stesso o gli altri possano ascoltarli.<br />
─ delirio di inserzione del pensiero: il pz crede che siano stati inseriti nella sua mente pensieri<br />
che non riconosce come propri.<br />
─ delirio di persecuzione: il pz si sente perseguitato, seguito, spiato o di avere il mondo contro.<br />
─ delirio di riferimento: il pz crede che le notizie dei giornali, TV o altri eventi siano riferiti a lui.<br />
─ delirio di grandezza: il pz è convinto di avere poteri sovrannaturali, quasi divini.<br />
─ delirio mistico-religioso: il pz ha false convinzioni di natura religiosa.<br />
─ delirio pseudoscientifico: il pz elabora delle teorie scientifiche false o prive di significato.<br />
─ delirio genealogico: il pz crede di essere imparentato con personaggi famosi.<br />
─ delirio erotomanico: il pz crede che un personaggio importante sia innamorato di lui.<br />
─ delirio di gelosia: il pz è convinto di essere tradito.<br />
─ delirio somatico: il pz crede che il suo corpo sia trasformato, emani un cattivo odore...<br />
─ delirio di nocumento: il pz crede di essere derubato dai familiari, compagni di camera o<br />
personale sanitario se ricoverato.<br />
L’AFFETTIVITÀ comprende le emozioni, sentimenti e tono dell’umore.<br />
─ emozioni: stati affettivi a brusca insorgenza, di breve durata, a rapido declino, accompagnati<br />
da fenomeni somatici cioè felicità, agitazione, paura, ansia o attacchi di panico.<br />
─ sentimenti o passioni: stati affettivi più duraturi e stabili, distinti in sentimenti somatici cioè<br />
benessere, malessere, sazietà, stanchezza, dolore, e sentimenti psichici cioè gioia, tristezza,<br />
forza, sfiducia, amore e odio.<br />
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─ tono dell’umore: stato affettivo di base di tutte le attività mentali che condiziona la qualità e<br />
l’intensità dei vissuti, l’attività cognitiva, volitiva e comportamentale. In condizioni normali una<br />
persona può dire di essere di buon umore o cattivo umore, allegro o triste, mentre in condizioni<br />
patologiche si parla di depressione, ipomania, mania (euforia).<br />
La VOLONTA’ indica la forma riflessa e cosciente dell’attività e la capacità dell’individuo di<br />
trovare i mezzi per raggiungere i suoi obiettivi.<br />
Tra i Disturbi Quantitativi della volontà abbiamo:<br />
eccesso di volontà: irrequietezza motoria, impulsività, logorrea, insonnia, fino all’agitazione<br />
psicomotoria, come si osserva negli stati maniacali, ansia e schizofrenia.<br />
indebolimento (ipobulia) o completa perdita (abulia) della volontà primaria o secondaria ad<br />
apatia o torpore dell’affettività che si osserva in soggetti normali in condizioni di stanchezza o<br />
forti emozioni, nei pz affetti da depressione e schizofrenia catatonica.<br />
Tra i Disturbi Qualitativi della volontà abbiamo:<br />
impulsi propriamente detti: atti complessi che il pz realizza senza o contro l’intervento della<br />
volontà, come la piromania e la cleptomania.<br />
idee e rappresentazioni coatte o ossessioni: pensieri che si impongono al pz contro la sua<br />
volontà, ostacolando il flusso delle idee e spesso si traducono in azioni coatte o compulsioni,<br />
come ad es. compulsioni numeriche (contare gli oggetti, fare calcoli), comportamentali (lavarsi le<br />
mani continuamente), deambulatorie (camminare evitando di toccare alcuni punti).<br />
manierismi: atteggiamenti o gesti goffi, studiati che si ripetono in modo stilizzato,<br />
accompagnando la mimica e l’attività del pz, tipici della schizofrenia e disturbi autistico.<br />
stereotipie: il soggetto ripete sempre gli stessi movimenti o le stesse sillabe, anche per lunghi<br />
periodi di tempo, come succede nella schizofrenia o normalmente come l’oscillazione della sedia.<br />
suggestionabilità: tendenza della persona a sostituire la propria volontà a quella di un altro<br />
senza apparente consapevolezza, fino a diventare patologica ad es. obbedisce meccanicamente e<br />
velocemente agli ordini, imita i movimenti dell’interlocutore...<br />
Tic: movimenti irregolari ripetuti di gruppi muscolari in rapporto funzionale tra loro.<br />
Balbuzie: difficoltà nell’espressione verbale da contrazioni spastiche tonico-cloniche della<br />
muscolatura fono-respiratoria.<br />
L’INTELLIGENZA è l’insieme di tutte le attività mentali che favoriscono l’adattamento del<br />
soggetto ai compiti della vita, di elaborare certe strategie e risolvere i problemi grazie alla<br />
capacità di giudizio, comprensione, ragionamento, attenzione, fissazione, ideazione...<br />
Tra i Disturbi dell’Intelligenza abbiamo la demenza e il ritardo mentale.<br />
Classificazioni in Psichiatria<br />
Il DSM-IV è la 4^ edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali<br />
elaborato dall’Associazione Americana di Psichiatria (APA, 1995) rappresenta il sistema di<br />
classificazione dei disturbi mentali più utilizzato a livello nazionale e internazionale, con<br />
classificazione, descrizione delle malattie mentali e criteri diagnostici utili per pianificare la<br />
terapia e dare un giudizio prognostico, infatti, il DSM-IV si basa su un metodo multiassiale o<br />
multidimensionale che consente una valutazione globale del pz con distinzione tra V assi:<br />
Asse I - Disturbi Clinici e altre condizioni oggetto di attenzione clinica: delirium,<br />
demenza, disturbi amnestici e altri disturbi cognitivi, disturbi mentali dovuti ad una<br />
condizione medica generale, disturbi correlati a sostanze, schizofrenia ed altri disturbi<br />
psicotici, disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, disturbi somatoformi, disturbi dissociativi,<br />
disturbi sessuali e dell’identità in genere, disturbi dell’alimentazione, disturbi del sonno,<br />
disturbi del controllo degli impulsi non classificati altrove, disturbi dell’adattamento...<br />
Asse II - Disturbi di Personalità e Ritardo Mentale: disturbo di personalità paranoide,<br />
schizoide, schizotipico, antisociale, borderline, istrionico, narcisistico, evitante, dipendente,<br />
ossessivo-compulsivo, disturbo di personalità non altrimenti specificato, ritardo mentale.<br />
Asse III: Condizioni Mediche Generali: malattie infettive o parassitarie, neoplasie,<br />
malattie endocrine, nutrizionali e metaboliche, malattie del sistema nervoso, malattie<br />
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dell’occhio e annessi, dell’orecchio e processo mastoideo, del sistema circolatorio, sistema<br />
respiratorio, sistema digerente, sistema muscolo-scheletrico, cute e tessuto sottocutaneo,<br />
sistema genito-urinario, gravidanza, parto e puerperio, malformazioni congenite e anomalie<br />
cromosomiche, lesioni da avvelenamento o altri agenti esterni, cause esterne di morbidità e di<br />
mortalità, fattori influenzanti lo stato di salute e il contatto con i servizi sanitari.<br />
Asse IV - Problemi Psicosociali ed Ambientali: problemi nei gruppi, problemi legati<br />
all’ambiente sociale, problemi scolastici, lavorativi, economici, problemi di accesso ai servizi<br />
sanitari, problemi legati all’interazione con il sistema legale/criminalità, altri problemi…<br />
Asse V - Valutazione Globale del Funzionamento, utile per pianificare il trattamento e dare<br />
un giudizio prognostico, mediante la Scala per la Valutazione Globale del Funzionamento per<br />
valutare il funzionamento psicologico, sociale e lavorativo, Valutazione Globale del Funzionamento<br />
Relazionale, Scala del Funzionamento Difensivo.<br />
Schizofrenia ed altri Disturbi Psicotici<br />
La Schizofrenia indica un gruppo di disturbi mentali gravi, di natura psicotica, clinicamente<br />
eterogenei, ma che hanno in comune il meccanismo psicopatologico di base cioè la scissione dei<br />
processi mentali, per cui le funzioni psichiche operano indipendentemente fino alla<br />
disgregazione completa della vita mentale e dissociazione tra pensiero, affettività e volontà.<br />
Dal punto di vista Epidemiologico ha una distribuzione ubiquitaria nelle varie aree geografiche<br />
e nelle varie classi sociali con prevalenza del 0,5-1,5% e incidenza annua ≤ 0,09%.<br />
L’Eziologia della schizofrenia non è ancora chiara, probabilmente è multifattoriale legata a fattori<br />
ambientali, sociali, mentre tra i Fattori di Rischio abbiamo:<br />
fattori ereditari: la schizofrenia nel 60% dei casi si manifesta in soggetti predisposti con<br />
anamnesi familiare + interessando soprattutto parenti di I grado con rischio variabile dal 4-8%<br />
nel caso di un fratello di uno schizofrenico, 50% se il soggetto ha un fratello gemello<br />
monozigote schizofrenico, 30% nel caso di figli con genitori entrambi schizofrenici. Sono state<br />
identificate alterazioni genetiche multiple sui cromosomi 6, 8, 11 e 22.<br />
età: nella maggior parte dei casi il disturbo colpisce nella fascia di età 15-45 anni, in particolare<br />
verso i 14-24 anni nei soggetti di sesso M e 25-35 anni nei soggetti di sesso F. Dopo i 45 anni il<br />
rischio < progressivamente con l’età.<br />
stagionalità della nascita: l’incidenza è alta nei nati nell’ultimo periodo della stagione invernale.<br />
fattori di stress soprattutto nelle donne in gravidanza, come la morte del marito, la perdita del<br />
posto di lavoro, complicanze ostetriche, stress da separazione materna precoce.<br />
Dal punto di vista Clinico la schizofrenia si manifesta con sintomi positivi, negativi, sintomi di tipo<br />
disorganizzato e sintomi catatonici.<br />
I Sintomi Positivi sono dovuti ad un abnorme funzionamento dei processi mentali con<br />
distorsione della realtà, tra cui abbiamo i deliri e le allucinazioni.<br />
Il delirio è un pensiero patologico, irreale, assurdo, bizzarro di cui il pz è fortemente convinto e<br />
da cui non si lascia allontanare né dall’esperienza né dalla critica.<br />
I deliri patognomonici della schizofrenia sono:<br />
─ delirio di furto del pensiero: il pz crede che altre persone possano leggere la sua mente.<br />
─ delirio di influenzamento: il pz crede che i suoi pensieri siano controllati da forze esterne.<br />
─ delirio di diffusione del pensiero: il pz crede che i suoi pensieri si diffondano al di fuori della<br />
sua mente in modo che egli stesso o gli altri possano ascoltarli.<br />
─ delirio di inserzione del pensiero: il pz crede che siano stati inseriti nella sua mente pensieri<br />
che non riconosce come propri.<br />
Inoltre la schizofrenia può manifestarsi con deliri aspecifici:<br />
─ delirio di persecuzione: il pz si sente perseguitato, seguito, spiato o di avere il mondo contro.<br />
─ delirio di riferimento: il pz crede che le notizie dei giornali, TV o altri eventi siano riferiti a lui.<br />
─ delirio di grandezza: il pz è convinto di avere poteri sovrannaturali, quasi divini.<br />
─ delirio mistico-religioso: il pz ha false convinzioni di natura religiosa.<br />
─ delirio pseudoscientifico: il pz elabora delle teorie scientifiche false o prive di significato.<br />
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─ delirio genealogico: il pz crede di essere imparentato con personaggi famosi.<br />
─ delirio erotomanico: il pz crede che un personaggio importante sia innamorato di lui.<br />
─ delirio di gelosia: il pz è convinto di essere tradito.<br />
─ delirio somatico: il pz crede che il suo corpo sia trasformato, emani un cattivo odore...<br />
─ delirio di nocumento: il pz crede di essere derubato dai familiari, compagni di camera o<br />
personale sanitario se ricoverato.<br />
Le allucinazioni sono false percezioni o percezioni senza oggetto cioè il pz percepisce un<br />
oggetto inesistente, non criticate dal pz, cioè non vengono riconosciute come allucinazioni ma<br />
sono provate dal pz come normali percezioni, esperienze di realtà, perfettamente congrue:<br />
─ allucinazioni uditive: sono le più frequenti e tipiche della schizofrenia, il pz sente delle voci<br />
sussurrate ma comprensibili di soggetti sconosciuti o conosciuti, voci che danno ordini, divieti<br />
o impongono azioni (allucinazioni imperative o coatte), voci che discutono tra loro su vari<br />
argomenti o parlano del pz criticando o elogiando le sue azioni (colloquio di voci), voci che<br />
ripetono i contenuti del pensiero del pz (eco del pensiero).<br />
─ allucinazioni somatiche tattili: il pz avverte particolari sensazioni sulla superficie corporea<br />
come lo strisciare di un serpente, essere accarezzato, toccato o percosso.<br />
─ allucinazioni cenestesico-viscerali: il pz avverte particolari sensazioni somatiche interne come<br />
animali che mordono gli organi, mani che stringono...<br />
─ allucinazioni dello schema corporeo: il pz percepisce delle trasformazioni del proprio corpo,<br />
asimmetrie, spostamenti di parti.<br />
─ allucinazioni olfattive, gustative e visive: si osservano raramente nella schizofrenia.<br />
I Sintomi Negativi sono dovuti a una deficit delle funzioni mentali tra cui abbiamo:<br />
alogia o povertà di eloquio cioè del linguaggio e della capacità di comunicazione con < del<br />
flusso delle idee, eloquio breve, povero di contenuto e risposte brevi alle domande.<br />
appiattimento dell’affettività: indifferenza emotiva all’ambiente circostante e scarsa reattività<br />
emotiva agli stimoli, con sguardo fisso e mancanza di espressività.<br />
apatia e avolizione: il pz è svogliato, passa molto tempo senza fare niente o per attività senza<br />
scopo, trascura l’igiene personale.<br />
anedonia: incapacità a provare piacere e gioia in qualunque situazione con indifferenza<br />
totale, mancanza di sentimenti ed emozioni verso le persone, mancanza di interessi per le<br />
normali attività quotidiane e gli hobby, fino al ritiro sociale, per cui la schizofrenia è<br />
caratterizzata da un deficit severo del funzionamento sociale, lavorativo, affettivo e sessuale.<br />
I Sintomi di tipo Disorganizzato sono rappresentati dai disturbi formali del pensiero,<br />
comportamento bizzarro e incongruità affettiva con dissociazione tra pensiero e affettività:<br />
disturbi formali del pensiero: il pz presenta un pensiero disorganizzato con alterazioni della<br />
forma ed esecuzione del pensiero caratterizzato da diversi fenomeni:<br />
─ deragliamento: il pz esprime diverse idee, passando da un tema ad un altro, senza nessun<br />
nesso associativo tra le idee stesse.<br />
─ tangenzialità: il pz da delle risposte prive di senso alle domande.<br />
─ incoerenza: il discorso è incomprensibile.<br />
─ circostanzialità: il discorso del pz è inconclusivo, dispersivo, superficiale.<br />
─ illogicità: il pz giunge ad una conclusione attraverso un procedimento deduttivo non logico.<br />
comportamenti bizzarri: atteggiamenti incongrui, inadeguati alle circostanze che possono<br />
coinvolgere l’aspetto fisico, abbigliamento, comportamento sociale e sessuale, inoltre, stereotipie<br />
cioè il pz ripete sempre gli stessi movimenti o le stesse sillabe in modo afinalistico e manierismi<br />
cioè atteggiamenti mimico-gestuali stravaganti, inappropriati che il pz tende a ripetere.<br />
incongruità affettiva: il pz presenta delle reazioni emotive inappropriate rispetto ai suoi<br />
pensieri o agli eventi dell’ambiente circostante, ad es. diventa aggressivo dopo una<br />
manifestazione di affetto oppure scoppia a ridere in una situazione di dolore o tristezza...<br />
I Sintomi Catatonici sono molto gravi, tra cui abbiamo:<br />
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catalessia: tendenza del pz a conservare per lunghi periodi di tempo la stessa posizione, anche<br />
scomoda. Si parla di flessibilità cerea dei muscoli quando è possibile mettere un arto o il corpo del<br />
pz in una posizione che viene mantenuta a lungo per l’ipertono muscolare.<br />
negativismo passivo: il pz tende a restare rigidamente immobile nella posizione da lui scelta<br />
opponendosi ai tentativi esterni di modificarla, come il segno del guanciale psichico quando il<br />
pz rimane con la testa sollevata dal letto come se fosse appoggiata sul cuscino.<br />
negativismo attivo: il pz fa esattamente il contrario di quello che gli viene richiesto.<br />
arresto psicomotorio: stato di inibizione e passività psicomotoria fino allo stupor in cui il pz è<br />
indifferente a quanto accade nell’ambiente, giace immobile conservando piena lucidità di<br />
coscienza e non reagisce agli stimoli dolorosi.<br />
La Diagnosi della schizofrenia è clinica, valutando sintomi e segni, informazioni ottenute da<br />
parenti e amici. Secondo il DSM-IV per la diagnosi di schizofrenia è necessario sottoporre il pz ad<br />
un periodo di osservazione di almeno 6 mesi: se durante questo periodo il pz presenta una fase<br />
attiva di almeno 1 mese con sintomi positivi, negativi e disorganizzati, si fa diagnosi di<br />
schizofrenia, associati a segni prodromici della malattia cioè ritiro sociale, allontanamento dal<br />
mondo del lavoro, scarsa cura personale presenti per almeno 6 mesi.<br />
La TC e la RMN evidenziano anomalie del lobo temporale supero-mediale associate ai sintomi<br />
positivi, anomalie corticali e ventricolari frontali associate ai sintomi negativi, inoltre è stata<br />
evidenziata un’alterazione della regolazione dopaminergica da notevole < della densità dei<br />
recettori postsinaptici D2 correlate ai sintomi positivi.<br />
La Terapia Psicofarmacologica ha il compito di controllare i sintomi ed evitare le recidive<br />
mediante la somministrazione dei farmaci antipsicotici distinti in antipsicotici classici o neurolettici e<br />
antipsicotici di nuova generazione.<br />
Gli antipsicotici classici o neurolettici sono farmaci ad azione dopamino-antagonista, come<br />
l’Aloperidolo, Flufenazina, Clorpromazina, Promazina..., che hanno affinità per i recettori<br />
dopaminici post-sinaptici D2 e D4 presenti nel sistema limbico e nella corteccia esercitando<br />
azione antipsicotica, controllando i sintomi positivi (allucinazioni, deliri), la confusione mentale<br />
e in parte i sintomi dissociativi. Poichè i recettori dopaminici D2 sono presenti anche nel<br />
neostriato, il blocco di questi recettori causa l’insorgenza di Effetti Collaterali di tipo Extrapiramidale:<br />
─ distonie acute: compaiono entro 3-4 gg dalla somministrazione dei neurolettici o dall’> della<br />
dose, con torcicollo spastico, crisi oculogire, blefarospasmo, distonia laringea, distonie degli<br />
arti. La terapia si basa sulla somministrazione di anticolinergici per via i.m.<br />
─ parkinsonismo iatrogeno: esordisce dopo alcune settimane dall’inizio della terapia con tremori,<br />
rigidità muscolare e bradicinesia. Bisogna < la dose del neurolettico e somministrare un<br />
anticolinergico (biperidene).<br />
─ acatisia: esordisce dopo alcune settimane dall’inizio della terapia o dopo l’> del dosaggio,<br />
provocando irrequietezza motoria con incapacità a stare fermo e a mantenere la posizione<br />
seduta. E’ necessario < la dose del neurolettico, somministrare β-bloccanti o benzodiazepine.<br />
─ discinesia tardiva: esordisce dopo una terapia a lungo termine soprattutto dopo la sospensione o <<br />
del dosaggio dei neurolettici, manifestandosi con movimenti involontari oro-linguali o facciali,<br />
delle dita delle mani e degli arti. Non esiste una terapia specifica.<br />
Inoltre, i neurolettici sono responsabili di altri effetti collaterali:<br />
─ iperprolattinemia con ginecomastia, galattorrea, amenorrea e > peso corporeo.<br />
─ azione antiistaminica H1: sedazione che può essere utile nello schizofrenico e sonnolenza.<br />
─ azione anticolinergica: secchezza delle fauci, stipsi, > P endooculare, ritenzione urinaria.<br />
─ azione antiadrenergica: ipotensione e tachicardia riflessa.<br />
La complicanza più temibile è la sindrome maligna da neurolettici che esordisce in modo acuto<br />
entro poche h dalla somministrazione del neurolettico con ipertermia (T°C > 39°C), rigidità<br />
muscolare e rabdomiolisi con > CPK plasmatiche, fino a confusione mentale, coma e morte se non<br />
si interviene tempestivamente sospendendo la somministrazione dei neurolettici e ricorrendo a<br />
terapia intensiva contro la febbre e rigidità, fino alla rianimazione.<br />
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Gli antipsicotici di nuova generazione sono più selettivi per i recettori del sistema<br />
dopaminergico, dotati anche di azione serotoninergica, tra cui abbiamo la Clozapina, Risperidone<br />
e Olanzapina, che rispetto ai neurolettici presentano diversi vantaggi cioè agiscono più<br />
rapidamente e con maggiore efficacia sui sintomi positivi e negativi, sono più efficaci nelle<br />
forme di schizofrenia resistente alle altre terapie, sono più tollerati dal pz perchè hanno un<br />
minore effetto sedativo e un basso rischio di effetti indesiderati extrapiramidali e<br />
anticolinergici, anche se nel caso della clozapina bisogna eseguire dei controlli ematologici<br />
frequenti per valutare la presenza di granulocitopenia/agranulocitosi.<br />
Alcune volte gli antipsicotici sono associati alle benzodiazepine per potenziare l’azione sedativa<br />
degli antipsicotici e indurre il sonno, oppure si ricorre agli antidepressivi a basso dosaggio (SSRI)<br />
in caso di schizofrenia severa con sintomi negativi invalidanti o depressione sovrapposta alla<br />
schizofrenia, evitando di disinibire eccessivamente il pz o l’aggravamento dei sintomi positivi.<br />
La Terapia Socioriabilitativa e la Psicoterapia hanno il compito di stimolare il recupero<br />
dell’autonomia del pz e l’autosufficienza, favorire il reinserimento in famiglia o in comunità,<br />
mediante tecniche di tipo cognitivo-comportamentale, terapie di gruppo e sistemico-relazionali.<br />
Il DSM-IV distingue 4 sottotipi di schizofrenia eterogenei per modalità di esordio, quadro<br />
clinico, evoluzione e prognosi cioè schizofrenia disorganizzata, paranoide, residua e catatonica.<br />
La Schizofrenia Disorganizzata o Ebefrenica esordisce in età giovanile (Ebe: dea della<br />
giovinezza) spesso in soggetti con età < 20 anni e anamnesi familiare + per la schizofrenia.<br />
Dal punto di vista Clinico si ha una fase premorbosa con scarso rendimento scolastico o<br />
lavorativo, a cui segue la psicosi schizofrenica che in genere ha un esordio subdolo dominata da<br />
sintomi di tipo disorganizzato. Il decorso è cronico con periodiche riacutizzazioni che peggiorano<br />
progressivamente il quadro clinico di base con insorgenza di sintomi positivi in particolare deliri<br />
di furto, diffusione o inserzione del pensiero con idee frammentarie, poco sistematizzate a<br />
contenuto variabile, allucinazioni uditive raramente congrue al delirio.<br />
I sintomi negativi si manifestano nelle fasi di remissione o periodi intercritici.<br />
L’evoluzione è lenta e progressiva con impoverimento affettivo e intellettivo del pz fino allo<br />
stato demenziale, depressione e rischio di suicidio nel 10% dei casi nelle fasi iniziali del disturbo<br />
o in caso di miglioramento dopo una riacutizzazione.<br />
La risposta alla terapia medica e socioriabilitativa è piuttosto limitata con prognosi sfavorevole.<br />
La Schizofrenia Paranoide esordisce tra i 20 e 35 anni in entrambi i sessi, in genere in modo<br />
acuto, brusco, con quadro clinico dominato da sintomi positivi, cioè deliri persecutori, riferimento<br />
e di grandezza, con idee ben strutturate, sistematizzate, a contenuto più costante e ricche di<br />
particolari, allucinazioni uditive, tattili e dello schema corporeo, congrue ai deliri, spesso<br />
associati a sintomi di tipo disorganizzato, raramente ai sintomi negativi. Il decorso è cronico con fasi<br />
di riacutizzazione dominate da sintomi positivi vissuti con grande partecipazione emotiva,<br />
associati ad agitazione psicomotoria e nei casi più gravi ad uno stato di delirium transitorio.<br />
La terapia psicofarmacologica e socioriabilitativa consentono di controllare i sintomi positivi e di<br />
avere un discreto funzionamento psicosociale per lunghi periodi di tempo con prognosi migliore.<br />
La Schizofrenia Residua in genere esordisce nei soggetti giovani di sesso M, è caratterizzata<br />
soprattutto da sintomi negativi, con progressivo impoverimento affettivo e intellettivo del pz e, a<br />
causa della scarsa collaborazione e difficoltà di comunicazione col pz, spesso la prognosi è<br />
sfavorevole con difficoltà a raggiunge un buon livello di funzionamento lavorativo e sociale.<br />
La Schizofrenia Catatonica rappresenta una fase evolutiva del disturbo schizofrenico piuttosto<br />
che un suo sottotipo, caratterizzata da manifestazioni psicotiche severe con prevalenza di sintomi<br />
disorganizzati e negativi tali da richiedere il ricovero del pz, somministrando neurolettici per via<br />
i.m. dotati di un maggiore effetto antipsicotico, associati nelle forme più resistenti agli<br />
antidepressivi triciclici dotati di un potente effetto disinibente. Nelle forme severe e resistenti ai<br />
farmaci è possibile ricorrere all’elettroshock (ECT).<br />
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Tra gli altri Disturbi Psicotici abbiamo il disturbo schizofreniforme, disturbo schizoaffettivo,<br />
disturbo delirante e disturbo psicotico breve, che possono essere associati alla schizofrenia o<br />
presentano caratteristiche simili alla schizofrenia o evolvono verso la schizofrenia.<br />
Il Disturbo Schizofreniforme è caratterizzato dai sintomi tipici della schizofrenia ma di durata<br />
< 6 mesi, che dopo i 6 mesi evolve nel 60% dei casi verso la schizofrenia vera e propria, nel 20%<br />
verso il disturbo schizoaffettivo, nel 20% verso la remissione.<br />
Il Disturbo Schizoaffettivo è una psicosi mista caratterizzata dalla coesistenza o alternanza tra<br />
sintomi schizofrenici, soprattutto deliri e allucinazioni, e disturbi affettivi, soprattutto depressione e<br />
stato maniacale o ipomaniacale, per cui la terapia si basa sull’associazione tra antipsicotici,<br />
stabilizzatori dell’umore cioè sali di litio + carbamazepina o valproato, e terapia socioriabilitativa.<br />
Il Disturbo Delirante è caratterizzato da deliri ben strutturati, ricchi di particolari e vissuti con<br />
intensa partecipazione emotiva, in particolare deliri di grandezza, erotomanico, gelosia,<br />
persecuzione, somatico, con umore e comportamento del pz coerenti al contenuto del delirio,<br />
non associati ad allucinazioni e dissociazioni del pensiero.<br />
Il Disturbo Psicotico Breve è un grave disturbo mentale che insorge in modo brusco dopo un<br />
evento molto stressante o traumatico come un lutto, con comparsa improvvisa di deliri,<br />
allucinazioni, discorsi senza senso, comportamenti inadeguati, ma si risolve rapidamente nel<br />
giro di alcuni minuti o giorni, senza esiti e con completo recupero psichico del pz.<br />
Disturbi dell’Umore<br />
I Disturbi dell’Umore sono delle reazioni affettive patologiche, incongrue, inadeguate agli<br />
eventi ed alle situazioni che possono presentarsi in maniera episodica, sporadica o transitoria<br />
per cui si parla di episodio depressivo maggiore, episodio ipomaniacale, episodio maniacale,<br />
episodio misto, mentre il DSM-IV fa una distinzione tra disturbi monopolari e bipolari:<br />
disturbi monopolari o depressivi: disturbo depressivo maggiore in forma episodica o<br />
ricorrente, disturbo distimico, altri disturbi depressivi non classificabili.<br />
disturbi bipolari o maniaco-depressivi caratterizzati da periodi di depressione alternati a periodi<br />
di eccitamento maniacale, tra cui abbiamo il disturbo bipolare I, disturbo bipolare II, ciclotimia, altri<br />
disturbi bipolari non classificabili.<br />
L’Episodio Depressivo Maggiore è un periodo circoscritto di tempo durante il quale l’umore<br />
è costantemente depresso in modo grave, rispetto al tono dell’umore tipico del soggetto.<br />
Spesso si tratta di un episodio sporadico seguito da periodi di benessere oppure nasce come<br />
complicanza di altri disturbi psicopatologici cioè attacchi di panico, disturbo ossessivocompulsivo,<br />
disturbi del comportamento alimentare, disturbo somatoforme.<br />
Dal punto di vista Clinico l’esordio dell’episodio depressivo maggiore può essere subacuto ad<br />
evoluzione lenta e progressiva o acuto ad insorgenza brusca.<br />
Il pz presenta una caduta del tono dell’umore cioè umore depresso da cui derivano le<br />
manifestazioni cliniche tipiche della depressione cioè sintomi di tipo emotivo-affettivo,<br />
cognitivo-percettivo, somatovegetativi e cronobiologici.<br />
I Sintomi di tipo emotivo-affettivo sono:<br />
─ pz depresso, triste, scoraggiato, abbattuto, giù di morale, si dispera e piange oppure si chiude<br />
in se stesso e soffre con senso di morte interiore.<br />
─ anedonia: incapacità a provare piacere e gioia in qualunque situazione, con indifferenza<br />
totale, mancanza di sentimenti ed emozioni verso le persone con cui vive, mancanza di<br />
interessi per le normali attività quotidiane e per gli hobby, fino a provocare una compromissione<br />
del funzionamento psicosociale la cui entità dipende dalla gravità della depressione, condizioni<br />
fisiche generali, età, fattori culturali, carattere del pz, infatti, alcune volte il pz riesce a<br />
condurre una vita normale, sopporta la sofferenza, riesce a lavorare, a curare la propria<br />
persona, mantiene i contatti con le persone più care, altre volte si ha un marcato rallentamento<br />
psicomotorio, il pz è completamente inattivo, trascorre l’intera giornata a letto o in poltrona, in<br />
silenzio, senza curare l’igiene personale, è disordinato, si veste male.<br />
─ ansia con eccessiva preoccupazione e sconforto, spesso associata ad agitazione psicomotoria.<br />
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I Sintomi di tipo cognitivo-percettivo sono:<br />
─ deficit delle prestazioni intellettive con difficoltà di concentrazione, stanchezza mentale, deficit<br />
della memoria a breve termine con difficoltà a fissare nuovi ricordi, il pz si sente intontito, poco<br />
lucido, non è in grado di leggere un giornale, seguire un discorso e i programmi televisivi.<br />
─ deficit dell’ideazione con pensieri meno fluidi, congrui al tono dell’umore, difficoltà a prendere<br />
decisioni, scarsa stima di se stessi, sentimenti di inadeguatezza, idee di colpa, preoccupazioni<br />
ipocondriache, economiche e pensieri di morte che vanno dal timore di morire al desiderio di<br />
morire con rischio di suicidio elevato. Nelle forme gravi il pz presenta dei veri e propri deliri di<br />
colpa, rovina economica, ipocondriaci, raramente associati ad allucinazioni.<br />
I Sintomi somatovegetativi sono:<br />
─ < dell’appetito e del piacere alimentare con < del peso corporeo.<br />
─ astenia marcata con sensazione di stanchezza o spossatezza psicofisica.<br />
─ alterazione del ritmo sonno-veglia: risveglio precoce al mattino o insonnia ritardata dopo un<br />
breve sonno molto profondo, insonnia da addormentamento ritardato o da risvegli notturni<br />
multipli, per cui il pz ha la sensazione di non aver riposato.<br />
─ calo della libido cioè del desiderio e del piacere sessuale.<br />
─ sintomi somatici: cardiocircolatori cioè senso di oppressione toracica e cardiopalmo,<br />
gastrointestinali cioè dispepsia e stipsi, urogenitali cioè disuria.<br />
Si parla di Sintomi cronobiologici perchè l’episodio depressivo si manifesta con un’oscillazione<br />
ricorrente di tipo circadiana, come l’insonnia ritardata, o con una certa stagionalità.<br />
Il Decorso in un soggetto non sottoposto ad una terapia adeguata prevede una durata variabile da<br />
6 mesi a 2 anni, ma in genere si ha la remissione con recupero del compenso psichico.<br />
Tra le Complicanze abbiamo la morte per suicidio (15%), abuso di alcolici o altre sostanze<br />
psicoattive per attenuare l’angoscia o per ottenere uno stato di compensazione euforica.<br />
Inoltre esistono dei Sottotipi Clinici di depressione maggiore in base ai sintomi prevalenti cioè<br />
depressione melancolica, psicotica, atipica e catatonica:<br />
depressione melancolica: i sintomi prevalenti sono quelli cronobiologici e psicomotori, cioè<br />
insonnia da risveglio precoce, marcato rallentamento psicomotorio, anedonia molto grave e<br />
intensa con frattura del continuum psicologico.<br />
depressione psicotica: è caratterizzata da una prevalenza di sintomi cognitivo-percettivi molto<br />
gravi, con deliri e allucinazioni uditive, cenestetiche o somatoviscerali.<br />
depressione atipica: è caratterizzata da una prevalenza di sintomi somatovegetativi ma atipici<br />
rispetto alla norma cioè ipersonnia, iperfagia con > peso corporeo, iperattività psicomotoria.<br />
depressione catatonica: è caratterizzata da una prevalenza di sintomi psicomotori cioè<br />
rallentamento psicomotorio fino allo stato di stupor catatonico, eventualmente alternato a stati<br />
di irrequietezza o agitazione psicomotoria.<br />
La Diagnosi della depressione maggiore è clinica, l’Elettroencefalogramma (EEG) può<br />
evidenziare i disturbi del sonno, mentre negli ultimi anni si stanno eseguendo alcuni Studi sui<br />
neurotrasmettitori probabilmente coinvolti nella depressione cioè noradrenalina, serotonina,<br />
acetilcolina, dopamina e GABA.<br />
La Terapia dell’episodio depressivo maggiore deve essere tempestiva e adeguata: i farmaci di<br />
prima scelta sono gli antidepressivi inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRI) come la<br />
fluoxetina (prozac) o fluvoxamina, inibitori selettivi del reuptake della noradrenalina (reboxetina),<br />
inibitori del reuptake della serotonina e noradrenalina (venlafaxina), inibitori serotoninergici<br />
specifici e noradrenergici (mirtazapina).<br />
Nelle fasi iniziali si parte dalle dosi più basse, fino a raggiungere nel giro di 3-10 gg la dose minima<br />
efficace, tollerabile dal pz, a cui segue la fase acuta del trattamento con somministrazione del<br />
farmaco a dose piena per 1-2 mesi per favorire la completa remissione dei sintomi, e la fase di<br />
mantenimento < progressivamente le dosi nel giro di 6 mesi, fino alla sospensione del farmaco.<br />
Le benzodiazepine possono essere utili come trattamento sintomatico dell’ansia e dell’insonnia.<br />
I neurolettici sono controindicati nel pz depresso perché incrementano i sintomi depressivi,<br />
l’inibizione ideomotoria, l’astenia e la difficoltà di concentrazione, mentre solo in caso di<br />
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depressione maggiore con sintomi psicotici (deliri, allucinazioni) resistenti agli antidepressivi<br />
ad alte dosi, si possono somministrare neurolettici a basso dosaggio.<br />
La Psicoterapia si basa soprattutto sulle tecniche cognitivo-comportamentali considerando che il pz<br />
depresso vive e vede la realtà considerando soprattutto gli aspetti negativi con visione<br />
pessimistica del presente e del futuro.<br />
Nei Paesi anglosassoni si ricorre alla terapia con elettroshock in caso di depressione maggiore<br />
molto grave e non responsiva alla terapia psicofarmacologica.<br />
L’Episodio Ipomaniacale è un periodo circoscritto di tempo durante il quale l’umore è<br />
costantemente elevato con netto cambiamento rispetto al tono dell’umore tipico del soggetto.<br />
Dal punto di vista Clinico l’episodio ipomaniacale ha un esordio brusco con innalzamento del tono<br />
dell’umore da cui derivano gli altri sintomi cioè:<br />
sintomi di tipo emotivo-affettivo: stato di euforia e allegria eccessiva inspiegabili, fino a<br />
irritabilità se si cerca di limitare l’espansività e vitalità patologica del pz. Il soggetto ipomane prova<br />
piacere intenso e abnorme per qualunque situazione, presenta un atteggiamento scherzoso,<br />
giocherellone e sorridente (ilarità).<br />
sintomi di tipo cognitivo-percettivo: difficoltà di concentrazione, disturbi del pensiero con<br />
flusso delle idee accelerato, cioè le idee del pz si susseguono rapidamente con logorrea spesso in<br />
maniera incongrua agli eventi e improduttiva. I contenuti del pensiero sono superficiali, futili<br />
o scherzosi. Il pz ha un concetto grandioso di sé, autostima elevata e scarsa capacità di critica e<br />
giudizio sui propri limiti da cui derivano comportamenti inadeguati o pericolosi, ad es. guidare<br />
in modo spericolato, spendere molti soldi, comportarsi in modo aggressivo. Alcune volte il<br />
contenuto del pensiero presenta sfumate idee di riferimento o persecuzione, ad es. il pz pensa di<br />
essere guardato o detestato da tutti perchè si ritiene una persona speciale, superdotata, ma senza<br />
evolvere verso idee di delirio sistematizzate e strutturate.<br />
─ agitazione psicomotoria ed esaltazione dell’espressività mimico-gestuale.<br />
In genere il pz ipomaniaco è in grado di badare a se stesso, mantenere relazioni interpersonali,<br />
studiare, lavorare e condurre una vita di relazione abbastanza congrua.<br />
sintomi di tipo somatovegetativi:<br />
─ iperfagia cioè > dell’appetito e del piacere derivante dal gusto di mangiare con > peso<br />
corporeo, ma spesso l’iperattività motoria e l’alimentazione irregolare provocano dimagrimento.<br />
─ < dell’affaticabilità: il pz riferisce una sensazione di notevole energia psicofisica ed è in grado<br />
di sopportare anche lavori pesanti.<br />
─ alterazione del ritmo sonno-veglia: l’ipomane dorme poche h ma al risveglio si sente molto<br />
bene, in piena forma fisica e inizia la sua iperattività.<br />
─ > della libido cioè del desiderio e del piacere sessuale.<br />
sintomi cronobiologici: l’episodio maniacale può ripresentarsi con un ritmo stagionale.<br />
L’episodio ipomaniacale in assenza di terapia ha una durata variabile da qualche settimana a 3<br />
mesi al massimo. La Complicanza più frequente è l’abuso di alcolici, mentre nel 5-15% dei casi<br />
l’episodio ipomaniacale evolve verso il quadro maniacale più temibile.<br />
La Diagnosi è clinica ma spesso il pz giunge all’osservazione clinica sotto la spinta di parenti o<br />
amici perchè il pz si sente bene dal punto di vista psico-fisico e non ritiene di essere malato, infatti è<br />
difficile ottenere l’aderenza alla terapia a causa del ridotto senso critico e capacità di giudizio, fino a<br />
ricorrere nei casi estremi al trattamento sanitario obbligatorio TSO.<br />
La Terapia dell’episodio ipomaniacale si basa soprattutto sugli stabilizzatori dell’umore cioè il<br />
carbonato di litio che a dosi medio-basse favorisce la remissione dei sintomi nel giro di qualche<br />
settimana. Nell’attesa che il litio raggiunga le [ ] adeguate e quindi manifesti i suoi effetti si<br />
somministrano per via i.m. delle fiale di neurolettici cioè aloperidolo, clorpromazina che riescono a<br />
calmare rapidamente il pz grazie alla loro attività sedativa, a contenere l’iperattività ideomotoria, i<br />
disturbi del ritmo sonno-veglia, migliorando il quadro clinico nel giro di pochi giorni.<br />
Anche le benzodiazepine sono utili per sedare il pz.<br />
L’Episodio Maniacale si manifesta con una grave espansione dell’umore ad esordio brusco con<br />
esaltazione euforica o eccitamento disforico, disturbi di tipo cognitivo-percettivo, psicomotori e<br />
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somatovegetativi più gravi rispetto all’episodio ipomaniacale. Alcune volte l’episodio maniacale<br />
nasce come evoluzione di un episodio ipomaniacale con comparsa di vari disturbi durante la fase<br />
di passaggio:<br />
sintomi psicotici: delirium con flusso delle idee accelerato e allentamento dei nessi associativi,<br />
confusione mentale grave, disorientamento temporo-spaziale, agitazione psicomotoria, grave<br />
compromissione dell’attenzione e della memoria, deliri congrui all’umore maniacale cioè deliri di<br />
grandezza a contenuto pseudoscientifico, mistico-religioso, genealogico o erotomanico, e deliri<br />
incongrui di persecuzione e di riferimento, frammentari e poco sistematizzati. Raramente il pz<br />
presenta allucinazioni uditive.<br />
gravi alterazioni comportamentali di tipo esplosivo (mania eccitata-furiosa) con iperattività<br />
motoria ed eccitazione fino a vere e proprie crisi di furia incontenibile e comportamenti<br />
pantoclastici (il pz ha la tendenza a rompere tutto), aggressività spiccata con conseguenze gravi.<br />
grave compromissione del funzionamento psicosociale tali da richiedere l’ospedalizzazione.<br />
In genere l’episodio maniacale ha una durata variabile da qualche settimana a qualche mese a<br />
cui segue una fase di recupero del compenso psichico.<br />
La Terapia deve essere tempestiva ed adeguata, richiede l’ospedalizzazione o il TSO in caso di<br />
opposizione estrema del pz. La terapia psicofarmacologica si basa sui neurolettici utili per sedare il<br />
pz e controllare i sintomi psicotici, mentre i sali di litio possono essere associati solo dopo aver<br />
valutato l’efficacia dei neurolettici e dopo la completa aderenza del pz alla terapia (compliance).<br />
L’Episodio Misto è un grave disturbo del tono dell’umore, caratterizzato dalla coesistenza di<br />
sintomi depressivi e maniacali o da rapide fluttuazioni dalla depressione all’euforia o nasce<br />
come evoluzione di un episodio depressivo maggiore o maniacale, tale da provocare una grave<br />
compromissione del funzionamento psicosociale del pz con rischio di suicidio elevato, per cui è<br />
necessaria l’ospedalizzazione o il TSO, con somministrazione degli stabilizzatori dell’umore<br />
(carbamazepina), in genere associati alle benzodiazepine a lunga emivita (diazepam) per > la<br />
sedazione del pz, controllando i comportamenti aggressivi. Nei pz in cui prevalgono i sintomi di<br />
tipo depressivo si associano gli antidepressivi SSRI, mentre nei pz in cui prevalgono i sintomi di<br />
tipo euforico si associano gli antipsicotici di nuova generazione (olanzapina, risperidone).<br />
DISTURBI BIPOLARI: disturbo bipolare di tipo I, di tipo II, disturbo ciclotimico.<br />
Il Disturbo Bipolare di Tipo I è un grave disturbo dell’umore con comparsa nella vita del pz<br />
sia di episodi depressivi maggiori sia di episodi maniacali o misti, alternati a periodi di benessere.<br />
Dal punto di vista Epidemiologico la prevalenza nella popolazione generale è dello 0,4-1,6% con<br />
uguale distribuzione nei due sessi, spesso si tratta di soggetti predisposti con anamnesi<br />
familiare + con probabilità di sviluppare il disturbo pari al 24% nei parenti di I grado, in<br />
genere esordisce tra i 15 e 40 anni (età media 30 anni), anche se l’esordio è precoce nei soggetti<br />
predisposti o affetti da un disturbo della personalità.<br />
In genere nelle donne il primo episodio è depressivo, mentre negli uomini è di tipo maniacale.<br />
Il Decorso è variabile da individuo a individuo: alcune volte gli episodi sono separati da una lunga<br />
fase di latenza o asintomatica di molti mesi o anni, mentre nei casi più gravi gli episodi si<br />
susseguono rapidamente con brevi fasi di latenza, per cui si parla di forme a cicli rapidi.<br />
In alcuni casi si ha il passaggio da episodio maniacale a depressione, in altri si osserva il<br />
contrario. Alcune volte il quadro clinico è dominato dalla depressione, altre volte dalle crisi<br />
maniacali, più temibili.<br />
Tra le Complicanze abbiamo un alto rischio di suicidio, comportamenti aggressivi, abuso di<br />
alcol, grave compromissione del funzionamento psicosociale.<br />
Le Terapia in caso di episodio depressivo maggiore si basa sugli antidepressivi SSRI la cui<br />
somministrazione deve essere interrotta nel momento in cui si ha il miglioramento del quadro<br />
clinico per evitare l’evoluzione verso lo stato maniacale, mentre in caso di episodio maniacale si<br />
ricorre ai neurolettici. E’ importante la profilassi delle ricorrenze mediante il carbonato di litio che<br />
consente di migliorare l’evoluzione del disturbo fino alla remissione completa nel 60-70% dei casi,<br />
con terapia protratta per 5-10 anni o a vita. Se il litio è inefficace, è possibile potenziare l’azione di<br />
stabilizzazione dell’umore con la carbamazepina o il valproato sodico, mentre in caso di<br />
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controindicazioni al litio, come insufficienza renale, aritmie cardiache, ipotiroidismo<br />
scompensato o intolleranza al litio, si ricorre a monoterapia con carbamazepina o valproato<br />
sodico, anche se i risultati sono inferiori rispetto al carbonato di litio.<br />
Il Disturbo Bipolare di Tipo II è un disturbo dell’umore caratterizzato dalla comparsa nella<br />
vita del pz sia di episodi depressivi maggiori sia di episodi ipomaniacali.<br />
Dal punto di vista Epidemiologico la prevalenza è dello 0,5% con frequenza lievemente > nel<br />
sesso F. La predisposizione familiare è spiccata, mentre l’esordio è tra i 30 e 50 anni.<br />
Dal punto di vista Clinico il disturbo bipolare di tipo II è meno grave rispetto al tipo I per l’assenza<br />
di sintomi psicotici durante l’episodio depressivo e perchè l’episodio ipomaniacale è caratterizzato<br />
da sintomi più attenuati rispetto all’episodio maniacale. Il Decorso e la Terapia sono identici al<br />
disturbo bipolare I anche se il rischio di complicanze è inferiore.<br />
Il Disturbo Ciclotimico o Ciclotimia è caratterizzato da una serie di episodi ipomaniacali ed<br />
episodi depressivi alternati tra loro, ad esordio lento e insidioso, in genere in età adolescenziale o<br />
giovane-adulta, a decorso cronico-fluttuante, separati da un breve intervallo libero da sintomi<br />
e con quadro clinico più attenuato rispetto ai disturbi bipolari I e II, anche se tra le<br />
complicanze abbiamo una grave compromissione psicosociale, o l’evoluzione verso il disturbo<br />
bipolare I o II nel 15-50% dei casi. La Terapia si basa sugli stabilizzatori del tono dell’umore.<br />
DISTURBI UNIPOLARI: disturbo depressivo maggiore, disturbo distimico o distimia.<br />
Il Disturbo Depressivo Maggiore è caratterizzato dalla comparsa nella vita del pz di 2 o più<br />
episodi depressivi maggiori, in assenza di manifestazioni ipomaniacali o maniacali, con compenso<br />
psichico nell’intervallo tra gli episodi.<br />
Dal punto di vista Epidemiologico il rischio di sviluppare il disturbo è più alto nei soggetti di<br />
sesso F e > nei soggetti predisposti con anamnesi familiare + per disturbo depressivo maggiore.<br />
In genere l’esordio avviene tra i 20-30 anni oppure nel post-partum o in menopausa.<br />
Dal punto di vista Clinico i sintomi sono gli stessi dell’episodio depressivo maggiore ma la gravità<br />
del disturbo dipende dalla gravità di ogni singolo episodio, durata e frequenza dell’episodio.<br />
Tra le Complicanze abbiamo il rischio di suicidio pari al 15% dei casi, che > con l’età, la<br />
cronicizzazione che > con l’aumentare del n° degli episodi depressivi.<br />
La Terapia si basa su antidepressivi (SSRI) ed è importante la prevenzione delle ricorrenze con<br />
antidepressivi e stabilizzatori dell’umore (carbonato di litio) in monoterapia o associati tra loro.<br />
Il Disturbo Distimico è un disturbo depressivo cronico attenuato, più frequente nei soggetti di<br />
sesso F con rapporto M/F = 1/2-1/3, prevalenza del 6% nella popolazione generale.<br />
Possiamo fare una distinzione tra distimia precoce con esordio prima dei 21 anni e distimia tardiva<br />
con esordio in età adulta anche se secondo alcuni autori rappresenta solo un quadro clinico giunto<br />
all’osservazione clinica tardivamente.<br />
Dal punto di vista Clinico il disturbo distimico è meno grave rispetto all’episodio depressivo<br />
maggiore, talvolta oligosintomatico, senza manifestazioni psicotiche o melancoliche, l’esordio è<br />
subdolo, ad evoluzione lenta e progressiva, cioè a decorso cronico-fluttuante.<br />
La manifestazione primaria è l’abbassamento del tono dell’umore da cui dipendono le altre<br />
manifestazioni, cioè sintomi di tipo emotivo-affettivo, cognitivo-percettivo, somatovegetativi<br />
attenuati e la compromissione del funzionamento psicosociale non raggiunge i livelli di<br />
interferenza tipici della depressione maggiore o delle forme depressive ricorrenti.<br />
Il disturbo distimico spesso è associato al disturbi borderline o istrionico di personalità, disturbi<br />
d’ansia o disturbi somatoformi, mentre la Complicanza più temibile è la sovrapposizione di un<br />
episodio depressivo maggiore, oppure abuso di alcol e altre sostanze psicoattive.<br />
La Terapia, data la cronicità del disturbo, deve essere protratta per lunghi periodi di tempo o a vita.<br />
I farmaci di prima scelta sono gli antidepressivi SSRI, mentre le benzodiazepine sono utili come<br />
sintomatici dell’insonnia e dell’ansia diurna, ma spesso si ha la ricomparsa dei sintomi dopo la<br />
sospensione della terapia medica. La psicoterapia cognitiva è utile per ricostruire il sistema<br />
cognitivo del pz, rimuovendo le convinzioni errate, le idee irrazionali, aiutando il pz nel suo<br />
modo di vedere le cose e di rapportarsi con gli eventi. La psicoterapia psicodinamica ha il<br />
compito di indagare sui vissuti del pz e risolvere i conflitti correlati al disturbo.<br />
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I Disturbi d’Ansia<br />
In condizioni normali ogni individuo presenta dei sistemi di allarme fisiologici rappresentati<br />
dall’ansia, paura e fobia.<br />
L’Ansia aiuta l’individuo a identificare e a prevenire i pericoli o situazioni potenzialmente<br />
pericolose, in modo da reagire con un comportamento adeguato.<br />
L’ansia diventa patologica quando la reazione di allarme è esagerata rispetto allo stimolo<br />
esterno oppure quando si verifica in assenza di uno stimolo, caratterizzata da manifestazioni<br />
somatiche neurovegetative, neuromuscolari e manifestazioni psichiche con reazione<br />
comportamentale che, a seconda dell’intensità dello stimolo ansiogeno, può essere una reazione di<br />
difesa, attacco, evitamento, fuga.<br />
La Paura è provocata da un oggetto o situazione noti che inducono la stessa reazione ma di<br />
intensità diversa nella stessa popolazione generale di riferimento. L’individuo sa di che cosa<br />
ha paura e perchè. La paura diventa patologica quando viene indotta da eventi particolarmente<br />
traumatizzanti sul piano emotivo che l’individuo non riesce a controllare.<br />
La Fobia è una reazione d’allarme abnorme provocata da un oggetto o situazione noti che non<br />
inducono la stessa reazione nella stessa popolazione generale di riferimento. L’individuo sa di<br />
cosa ha timore ma è consapevole che si tratta di un timore esagerato o immotivato, di una<br />
reazione emotiva irrazionale che non riesce a controllare e che diventa patologica quando il<br />
soggetto mette in atto dei comportamenti di evitamento che rinforzano progressivamente la<br />
fobia fino a provocare una grave compromissione del funzionamento psicosociale dell’individuo.<br />
La Classificazione dei disturbi d’ansia secondo il DSM-IV prevede la distinzione tra:<br />
─ ansia patologica: disturbo d’ansia generalizzato e disturbo o attacco di panico.<br />
─ paura patologica: disturbo acuto da stress e disturbo post-traumatico da stress.<br />
─ fobia patologica: fobia specifica, sociale e agorafobia.<br />
─ disturbo ossessivo-compulsivo.<br />
Il Disturbo Acuto da Stress è una reazione patologica acuta, transitoria scatenata da un evento<br />
gravemente traumatico sul piano emotivo, stressante, come un disastro naturale, uno stupro,<br />
perdita del nucleo familiare, caratterizzata da manifestazioni psichiche e fisiche, cioè stato di<br />
intenso shock emotivo, derealizzazione e depersonalizzazione, amnesia per l’evento<br />
traumatico, > P arteriosa, tachicardia, tachipnea, sudorazione profusa, vertigini.<br />
La Terapia consiste nel fornire al soggetto un adeguato sostegno psicologico per superare la fase<br />
di shock acuto, mentre le benzodiazepine possono essere utili per contenere lo stato di allarme e per<br />
aiutare il soggetto a riposare.<br />
Il Disturbo Post-traumatico da Stress è una reazione patologica ad un evento gravemente<br />
traumatico sul piano emotivo che si protrae nel tempo, ad es. un disastro naturale (terremoto),<br />
incidente stradale, stupro, perdita di un familiare, violenze su minori, reduci di guerra...<br />
Il disturbo può manifestarsi immediatamente o dopo un periodo di latenza di qualche settimana<br />
dall’evento stressante (forme tardive) in genere come evoluzione di un disturbo acuto da stress.<br />
L’evento stressante si ripresenta nella mente del pz con una certa ricorrenza con ricordi<br />
improvvisi (flashback) o incubi notturni, provocando un’intensa angoscia o terrore e<br />
manifestazioni neurovegetative importanti come sudorazione profusa, tachicardia, senso di<br />
soffocamento... Nel 30% dei casi il disturbo si risolve completamente, alcune volte residuano dei<br />
sintomi lievi o moderati, nel 10% il disturbo cronicizza in forma stabile.<br />
La Terapia si basa sulle benzodiazepine per contenere l’ansia e l’insonnia entro livelli accettabili<br />
associata alla psicoterapia cognitivo-comportamentale.<br />
La Fobia Specifica è il timore abnorme per un oggetto o situazione specifici che non ha valore o<br />
significato d’allarme secondo il cosiddetto “buon senso comune”.<br />
Esistono varie forme di fobia specifica (DSM-IV) che spesso esordiscono nell’infanzia in soggetti<br />
predisposti con anamnesi familiare +:<br />
fobia degli animali: fobia per gli insetti (aracnofobia, fobia dei ragni), fobia dei cani o cinofobia,<br />
fobia dei serpenti...<br />
fobia per eventi ambientali o atmosferici: fobia dell’acqua, temporali e altezza (acrofobia).<br />
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fobia per il sangue, iniezioni e ferite: caratterizzata da reazioni vaso-vagali intense cioè<br />
bradicardia, ipotensione ortostatica e svenimenti.<br />
fobia situazionale: fobia dei luoghi chiusi o claustrofobia, gallerie, aereo, ascensore...<br />
fobia delle malattie (patofobia, nosofobia), fobia dei coltelli, dello sporco, fobia di soffocare...<br />
La fobia specifica può evolvere verso un disturbo ossessivo-compulsivo o essere complicata da<br />
abuso di benzodiazepine o alcol.<br />
La Terapia si basa sulla psicoterapia comportamentale con tecniche di decondizionamento con<br />
esposizione graduale all’agente ansiogeno oppure esponendo il pz allo stimolo in modo<br />
traumatico (terapia d’urto). Inoltre sono utili tecniche di rilassamento per contrastare la reazione<br />
emotiva d’allarme e la terapia psicofarmacologica con SSRI per alleviare i sintomi fobici.<br />
La Fobia Sociale si verifica in tutte quelle situazioni in cui il soggetto si sente sottoposto allo<br />
sguardo e giudizio di altre persone, il pz teme di apparire impacciato, ridicolo, incapace o di<br />
comportarsi in modo inadeguato e inopportuno, ha paura di parlare in pubblico, arrossire<br />
(ereutofobia), mangiare insieme ad altre persone, scrivere se osservato da altri, poichè il pz<br />
tende a ipervalutare il giudizio delle persone e non tollera le critiche o il giudizio negativo.<br />
In genere il pz presenta ansia intensa prima di esporsi in pubblico e se non riesce ad evitare queste<br />
situazioni le vive con intenso disagio, tensione emotiva, manifestazioni neurovegetative cioè<br />
sudorazione profusa, tachicardia, tachipnea, vampate di calore, secchezza delle mucose.<br />
Tra le Complicanze abbiamo il disturbo depressivo dovuto alla demoralizzazione e frustrazione<br />
provocata dalla fobia, abuso di alcol e/o benzodiazepine per alleviare l’ansia.<br />
La Terapia si basa sulla psicoterapia cognitivo-comportamentale associata agli antidepressivi SSRI.<br />
L’Agorafobia è un disturbo caratterizzato dal timore dei luoghi o delle situazioni da cui può<br />
risultare difficile o imbarazzante allontanarsi rapidamente cioè il soggetto ha paura di non<br />
poter scappare o che in caso di malessere improvviso non possa essere immediatamente<br />
soccorso, fino a sviluppare un attacco di panico nel 70% dei casi. Per cui il pz evita di uscire di<br />
casa da solo, di frequentare luoghi poco conosciuti, luoghi affollati, guidare l’automobile o<br />
prendere mezzi pubblici, con grave compromissione del funzionamento psicosociale.<br />
Il decorso è cronicizzante e se la terapia non è adeguata l’agorafobia persiste anche se si risolve<br />
l’attacco di panico.<br />
La Terapia si basa sulla psicoterapia cognitivo-comportamentale e terapia psicofarmacologica con<br />
antidepressivi in presenza di altri disturbi come l’attacco di panico.<br />
Il Disturbo d’Ansia Generalizzato è caratterizzato dalla presenza continua di ansia, in forma<br />
libera e fluttuante, senza motivi specifici e senza strutturarsi in forma fobica.<br />
Interessa il 5% della popolazione generale nel corso della vita, raramente si presenta da solo, spesso<br />
precede, accompagna o segue ad un altro disturbo ansioso come un disturbo fobico o un attacco di<br />
panico, oppure un disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo dell’umore, somatoforme, sindrome<br />
da abuso di sostanze.<br />
Gli stimoli che generano l’ansia sono molteplici, banali e cambiano con gli eventi quotidiani, ad<br />
es. il ritardo di un familiare genera il timore che gli sia accaduto qualcosa, lo squillo del<br />
telefono può far trasalire, un sintomo può indurre il sospetto di una malattia grave.<br />
Dal punto di vista Clinico il pz presenta ansia, stato di apprensione e tensione emotiva in<br />
assenza di un evento specifico, astenia, mancanza di concentrazione, irritabilità, insonnia,<br />
manifestazioni somatiche cioè disturbi neurovegetativi e neuromuscolari come tachicardia,<br />
tachipnea, tensione muscolare, dispepsia...<br />
Secondo il DSM-IV si fa diagnosi di disturbo d’ansia generalizzato se ha una durata ≥ 6 mesi<br />
perchè ha un’evoluzione lenta e progressiva, decorso cronico-fluttuante, fino a provocare una<br />
grave compromissione del funzionamento lavorativo e sociale se il pz non viene sottoposto a<br />
terapia adeguata.<br />
La Terapia si basa sulle benzodiazepine 2-3 volte/die per ottenere una copertura ansiolitica per<br />
tutta la giornata, partendo da dosi basse e > progressivamente fino alla dose minima efficace, ma<br />
non deve essere protratta per più di 4-6 mesi per evitare fenomeni di tolleranza e dipendenza dal<br />
farmaco, mentre la sospensione deve essere preceduta da una < delle dosi lenta e progressiva.<br />
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In caso di pz che necessitano di un trattamento protratto o di controindicazioni alle benzodiazepine,<br />
si ricorre agli SSRI. La psicoterapia cognitivo-comportamentale con tecniche di decondizionamento<br />
consente di desensibilizzare il pz allo stimolo ansiogeno fino alla sua estinzione.<br />
Il Disturbo o Attacco di Panico è un episodio critico di ansia molto intensa, ad insorgenza<br />
improvvisa ed inattesa, cioè non scatenato da particolari situazioni.<br />
Il DSM-IV, oltre all’attacco di panico propriamente detto, distingue altre 2 forme:<br />
attacco di panico situazionale dovuto ad un evento casuale, occasionale responsabile del primo<br />
episodio che il pz teme e se dovesse ripresentarsi favorirebbe un altro episodio di attacco di panico.<br />
attacco di panico predisposto da situazioni ansiogene (esami, intervento chirurgico) che<br />
determinano un’attivazione neurovegetativa fino all’attacco di panico vero e proprio.<br />
Dal punto di vista Epidemiologico l’attacco di panico ha una prevalenza nella popolazione<br />
generale di ~ il 3%, più frequente nei soggetti di sesso F con elevata predisposizione familiare,<br />
in particolare nella fascia di età 15-35 anni.<br />
Dal punto di vista Clinico l’esordio è acuto, improvviso caratterizzato da disturbi cognitivi,<br />
percettivi e somatici:<br />
disturbi cognitivi: il pz presenta una paura intensa di morire, impazzire, perdere il controllo,<br />
commettere un’azione sbagliata o avere un comportamento imbarazzante.<br />
disturbi percettivi: derealizzazione cioè alterata percezione dell’ambiente circostante, con senso<br />
di irrealtà, stranezza o stato di sogno (vivere in un film) e depersonalizzazione cioè alterata<br />
percezione di se stessi con sensazione di distacco dal proprio corpo.<br />
disturbi somatici: sintomi neurovegetativi e neuromuscolari cioè tachicardia, palpitazioni,<br />
cardiopalmo, sudorazione profusa, dispnea o sensazione di soffocamento, dolore o fastidio al<br />
petto, vampate di calore, brividi, tremori, parestesie con torpore e formicolii, nausea, disturbi<br />
addominali. Questi sintomi hanno un esordio acuto, sono molto intensi ma di breve durata e<br />
devono essere distinti dai disturbi acuti del ritmo cardiaco, crisi anginose, ipertensive e asmatiche.<br />
L’episodio è di breve durata (10-20 min) ma resta ben impresso nella memoria del pz, tanto che<br />
al termine dell’attacco di panico si verifica una fase intercritica detta ansia di attesa o<br />
anticipatoria che può durare alcune h, in cui il pz ha paura di avere un altro attacco fino a<br />
raggiungere un picco di intensità tale da condizionare la vita del pz che vive in uno stato di<br />
continua apprensione e ipervigilanza. Lo stato d’ansia può essere ridotto o controllato se il pz si<br />
allontana dalla situazione temuta o viene rassicurato da una persona di fiducia, mentre l’attacco di<br />
panico quando inizia è difficile da controllare.<br />
Il decorso è fluttuante con tendenza alla cronicizzazione, se la terapia è adeguata si può avere la<br />
completa regressione del disturbo o un netto miglioramento del quadro clinico, altrimenti si<br />
hanno alcune Complicanze con insorgenza di altri disturbi psichiatrici, come l’agorafobia (70%)<br />
e la fobia sociale (20%) che esordiscono nelle fasi iniziali del disturbo, l’ipocondria (18%) insorge<br />
tardivamente, nel 50-60% dei casi si ha depressione ad alto rischio di suicidio oppure si ha l’abuso<br />
di alcol e/o benzodiazepine per cercare di alleviare l’ansia anticipatoria ma senza benefici perchè<br />
non bloccano l’attacco di panico.<br />
La Terapia dell’attacco di panico si basa sulla somministrazione delle benzodiazepine a breve<br />
termine (alprazolam) in caso di attacchi sporadici e non complicati, oppure antidepressivi SSRI in<br />
caso di attacchi di panico di media o grave intensità o nei trattamenti a lungo termine.<br />
In genere si ottengono buoni risultati dopo ~ 3 mesi di terapia con remissione dell’ansia<br />
anticipatoria e ripristino del funzionamento sociale del pz che riesce ad affrontare le situazioni<br />
associate agli episodi critici senza che scatenino gli attacchi, altrimenti si ricorre alla psicoterapia<br />
comportamentale con tecniche di desensibilizzazione sistematica esponendo gradualmente il pz<br />
alle situazioni ansiogene in vivo o in immaginazione fino alla loro estinzione.<br />
Bisogna ricordare che i pz affetti da disturbo di panico spesso presentano la farmacofobia con<br />
difficoltà ad aderire alla terapia per paura che il farmaco possa danneggiarlo.<br />
Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo secondo il DSM-IV è un disturbo d’ansia poichè spesso si<br />
sviluppa a partire da una paura o fobia e si accompagna a sintomi fobici, secondo le scuole europee<br />
è un disturbo autonomo dal punto di vista clinico e psicopatologico.<br />
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La prevalenza nella popolazione generale è del 2-3% sia nel sesso M che F, con anamnesi<br />
familiare + nel 10% dei casi in parenti di I grado.<br />
Nell’80% dei casi il disturbo esordisce tra i 15 e i 40 anni con 2 picchi di prevalenza:<br />
─ 15-20 aa: più √ nei soggetti di sesso M con prevalenza di sintomi di tipo compulsivo.<br />
─ 20-25 aa: più √ nei soggetti di sesso F con prevalenza di sintomi di tipo ossessivo.<br />
Nel 15% dei casi l’esordio avviene prima dei 10 anni di età, nel 5% dei casi dopo i 40 anni.<br />
Dal punto di vista Clinico l’esordio spesso è subdolo, insidioso, raramente è acuto in una<br />
situazione di pieno benessere. La caratteristica psicopatologica del disturbo ossessivocompulsivo<br />
è un lavoro continuo, espresso sul piano mentale e/o comportamentale che occupa il<br />
soggetto per buona parte del suo tempo e cha ha lo scopo di eliminare o neutralizzare i<br />
contenuti mentali che lo infastidiscono, che lo turbano e da cui si sente assediato.<br />
Il pz non riesce a neutralizzare il contenuto mentale e si sente costretto a ripetere tutto il lavoro.<br />
L’ossessione è un sintomo psichico, non obiettivabile, rappresentato da un pensiero, idea o<br />
immagine che si presenta in modo persistente o ricorrente nella mente del soggetto,<br />
disturbandolo o infastidendolo in modo eccessivo. Il pz è consapevole che l’ossessione è il<br />
prodotto della propria mente, non è imposto dall’esterno, è intrusivo, inappropriato ed è<br />
incoercibile cioè non è dominato dalla volontà del soggetto per cui non riesce a neutralizzare il<br />
contenuto dei suoi pensieri. Tra le tematiche ossessive più frequenti (rituali mentali):<br />
idee di contaminazione: paura o dubbio di essersi sporcato o contaminato con sostanze infette.<br />
dubbio relativo ad attività quotidiane: di aver chiuso i rubinetti dell’acqua, gas, luce, serrature.<br />
necessità di mettere sempre tutto in ordine e in modo simmetrico.<br />
ossessioni numeriche relative a calcoli matematici.<br />
ossessioni sessuali con impulso a compiere atti sgradevoli, immorali o illegali.<br />
La compulsione è un comportamento che nasce come risposta all’ossessione, obiettivabile, di cui il<br />
pz è consapevole (intenzionalità), finalizzato a ridurre o neutralizzare l’ansia o a prevenire un<br />
evento o un disagio temuti, ripetitivo cioè il pz ripete il comportamento consecutivamente o per<br />
un breve periodo di tempo. Tra le compulsioni più frequenti abbiamo:<br />
rituali di controllo: ad es. il pz ha l’ossessione di non aver chiuso il rubinetto dell’acqua,<br />
inizialmente cerca di allontanare questo pensiero, poi controlla e ricontrolla se il rubinetto è chiuso<br />
secondo delle regole precise, cioè entra in bagno in un certo modo, apre e chiude il rubinetto per un<br />
certo n° di volte, poi ripete tutto il rituale perchè il dubbio di aver chiuso il rubinetto persiste.<br />
rituali di pulizia/lavaggio: nascono come risposta all’ossessione di idee di sporco o<br />
contaminazione, ad es. il soggetto si lava ripetutamente le mani spesso con modalità ben precise, e<br />
se ritiene di aver sbagliato o non è soddisfatto, ripete tutto dall’inizio. Spesso il disturbo è<br />
associato alla fobia o paura di contaminazione.<br />
rituali di ordine, conta, simmetria, accumulo di oggetti.<br />
Tra le Complicanze del disturbo ossessivo-compulsivo abbiamo:<br />
─ compromissione del funzionamento sociale, lavorativo, interpersonale del soggetto.<br />
─ depressione primaria che si manifesta prima o contemporaneamente al disturbo ossessivocompulsivo,<br />
tipica delle forme episodiche, o depressione secondaria che nasce come conseguenza<br />
del disturbo ossessivo-compulsivo che è la forma più frequente nelle forme a decorso cronico,<br />
dovuta ad una demoralizzazione del pz che non riesce a neutralizzare i pensieri che lo affliggono.<br />
─ disturbi da tic e disturbo di Tourette: tic transitori o cronici a prognosi sfavorevole.<br />
─ abuso e/o dipendenza da alcol e benzodiazepine.<br />
─ insonnia: il pz va a dormire più tardi del solito perchè deve terminare i propri rituali.<br />
Il disturbo ossessivo-compulsivo nel 25% dei casi è episodico, nel 75% è cronico:<br />
forma episodica: più frequente nei soggetti di sesso F con esordio dopo i 25 anni, prevalenza<br />
di sintomi ossessivi alternati ad intervalli di remissione totale che nei soggetti non sottoposti a<br />
trattamento varia da alcuni mesi ad anni. La risposta alla terapia è buona anche se al momento<br />
dell’esordio la pz già presenta sintomi depressivi associati (depressione primaria).<br />
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forma cronica: più frequente nel sesso M con esordio prima dei 25 anni, con prevalenza di<br />
rituali compulsivi, minore risposta e maggiore resistenza alla terapia, e comparsa dopo un certo<br />
periodo di tempo di sintomi depressivi (depressione secondaria).<br />
Nel 40-50% dei casi il decorso è cronico fluttuante con periodi di aggravamento dei sintomi<br />
ossessivo-compulsivi alternati a periodi di remissione parziale o incompleta, nel 20% è cronico<br />
stabile cioè costante nel tempo con persistenza dei sintomi ossessivo-compulsivi che permettono<br />
un minimo livello di funzionamento, nel 10% è cronico ingravescente con peggioramento<br />
progressivo del disturbo, deficit intellettivo, delle prestazioni cognitive, grave compromissione<br />
del funzionamento psicosociale del pz, associato alla scomparsa della capacità di critica del pz<br />
nei confronti dei sintomi ossessivo-compulsivi.<br />
La Terapia del disturbo ossessivo-compulsivo è complessa e di lunga durata: nelle fasi iniziali si<br />
ricorre alla terapia psicofarmacologica con SSRI a dosi piene o antidepressivi triciclici.<br />
Nel 60% dei casi si ha un miglioramento del quadro clinico e la remissione nel giro di qualche<br />
mese, ma bisogna continuare con una terapia di mantenimento per ~ 2 anni. In caso di remissione<br />
parziale, resistenza alla terapia, prevalenza di sintomi compulsivi, presenza di disturbo<br />
schizotipico di personalità o un tic, si associano gli antipsicotici a basso dosaggio, psicoterapia<br />
cognitivo-comportamentale e psicodinamica.<br />
Malattie Psicosomatiche<br />
Le Malattie Psicosomatiche in generale possono essere definite come malattie caratterizzate<br />
dalla presenza contemporanea di sintomi somatici e psichici, tra cui abbiamo:<br />
disturbi psichiatrici in cui i sintomi somatici costituiscono una componente della<br />
sintomatologia, ad es. i disturbi d’ansia e depressivi sono caratterizzati anche da manifestazioni<br />
somatiche cardiovascolari, respiratorie, gastroenteriche, e da sintomi dolorosi (cefalea).<br />
disturbi psichiatrici in cui i sintomi somatici costituiscono la componente unica o largamente<br />
predominante della sintomatologia che, nonostante ciò, sono classificati tra i disturbi<br />
psichiatrici, rappresentati dai disturbi somatoformi.<br />
malattie somatiche caratterizzate da sintomi psichici che in alcuni casi possono configurare un<br />
vero e proprio disturbo psichiatrico, tra cui abbiamo varie malattie endocrinologiche,<br />
autoimmuni e neurologiche, ad es.:<br />
─ ipertiroidismo, feocromocitoma, ipercorticosurrenalismo, BPCO, possono configurare il<br />
quadro di sintomi o disturbi d’ansia.<br />
─ LES, malattia di Parkinson, Corea di Huntington, patologie cerebrovascolari, AIDS, possono<br />
configurare il quadro di sintomi o disturbi dell’umore, deficit neurocognitivi e demenza.<br />
─ sepsi, epatiti tossiche, insufficienza renale, traumi cranici, malattie cerebrovascolari,<br />
possono manifestarsi con il delirium.<br />
malattie somatiche che possono essere influenzate negativamente nella loro comparsa, decorso<br />
ed esito da componenti psichiatriche, tra cui abbiamo:<br />
─ IMA e diabete possono essere influenzati dalla depressione maggiore e schizofrenia.<br />
─ sindrome del colon irritabile, ulcera peptica, aritmie, angina pectoris, coronaropatie,<br />
degenza ospedaliera perioperatoria, possono essere influenzati da ansia, depressione e stress.<br />
La diagnosi delle malattie psicosomatiche è difficile poichè spesso i sintomi somatici sono<br />
influenzati da una semplice emozione o vissuto del soggetto, molte malattie sono ad eziologia<br />
sconosciuta e di difficile classificazione poichè i meccanismi patogenetici che mettono in<br />
relazione la mente e il corpo sono ancora poco noti (forse da reazione dell’organismo allo stress).<br />
Disturbi Somatoformi e Dissociativi<br />
I Disturbi Somatoformi e Dissociativi secondo il DSM-IV sono disturbi isterici (asse I) distinti in:<br />
disturbi dissociativi: amnesia dissociativa, fuga dissociativa, disturbo dissociativo<br />
dell’identità, disturbo di depersonalizzazione.<br />
disturbi somatoformi: disturbo di somatizzazione, disturbo di conversione, disturbo algico.<br />
disturbi somatoformi di tipo non isterico: ipocondria, dismorfofobia.<br />
21
disturbo istrionico di personalità.<br />
I DISTURBI DISSOCIATIVI sono disturbi isterici caratterizzati da sintomi psichici acuti e<br />
transitori il cui nucleo psicopatologico di base è la dissociazione isterica cioè una parte della fx<br />
mentale è sana, un’altra parte è alterata, con disfunzione parziale dei processi mentali cioè<br />
alterazioni dello stato di coscienza, dell’orientamento, identità, eventualmente associati ad<br />
alterazioni delle funzioni cognitive, in assenza di una eziologia organica che possa giustificarli.<br />
L’Amnesia Dissociativa o psicogena è una perdita di memoria transitoria che insorge in modo<br />
acuto dopo un evento traumatico o a forte impatto emotivo, ad es. abusi fisici o sessuali, disastri<br />
naturali, morte di una persona cara..., caratterizzata da un deficit della memoria a lungo termine<br />
cioè della capacità di rievocazione dei ricordi con veri e propri vuoti di memoria, di durata<br />
variabile da pochi minuti ad alcuni giorni, in cui il pz non ricorda più informazioni sulla<br />
propria identità, episodi della sua vita o tutta la sua vita. In genere il recupero è solo parziale e<br />
richiede tempi lunghi poichè non esiste un trattamento specifico per l’amnesia dissociativa.<br />
La Fuga Dissociativa è un disturbo psicogeno che insorge in modo acuto, improvviso, in cui il<br />
soggetto interrompe le abituali attività o quelle che si apprestava a compiere e si allontana dal<br />
proprio ambiente per raggiungere un altro luogo, per cui si parla di fuga psicogena che ha una<br />
durata di qualche minuto, ora o giorni, con stato di coscienza più o meno conservato, ma si ha<br />
amnesia su quello che è successo. La situazione è grave quando la fuga dissociativa è associata al<br />
disturbo di personalità multipla. E’ opportuno ricorrere alla psicoterapia.<br />
Il Disturbo Dissociativo dell’Identità o disturbo da personalità multipla è un disturbo cronico<br />
caratterizzato dalla presenza nello stesso soggetto di 2 o più identità o personalità che si<br />
alternano tra loro prendendo il sopravvento nel comportamento del soggetto, dotate di un<br />
funzionamento psichico autonomo, indipendenti tra loro. In genere il pz presenta una<br />
personalità primaria che è quella tipica dell’individuo che si alterna ad una o più personalità<br />
che sono in netto contrasto con quella primaria.<br />
Ogni singola identità può essere caratterizzata da un nome diverso, differenti ricordi ed esperienze...<br />
In genere il soggetto non ricorda nulla dell’altra personalità e presenta comportamenti e<br />
pensieri diversi, talora le personalità interagiscono tra loro in un mondo interiore elaborato. Spesso<br />
dal racconto di questi soggetti emergono storie di episodi di violenza, abusi sessuali subiti in età<br />
infantile, ma sono elementi da considerare con cautela perchè spesso derivano dalla fantasia del pz.<br />
La Terapia è difficile perchè non esistono farmaci specifici mentre la psicoterapia deve tener conto<br />
dell’estrema fragilità e suggestionalità di questi soggetti.<br />
Il Disturbo di Depersonalizzazione è una condizione psichica in cui il soggetto ha una alterata<br />
percezione di sé, una sensazione di irrealtà o estraneità da se stesso, di distacco dal proprio<br />
corpo e dai propri processi mentali, sensazione di osservare da fuori la propria esistenza e di<br />
vedere se stesso come se stesse guardando un film.<br />
Questo disturbo può essere fisiologico in condizioni di estrema stanchezza, eccitazione o paura,<br />
diventa patologico se è ricorrente e tale da interferire con il funzionamento psicosociale del<br />
soggetto, con crisi acuta di durata variabile da qualche minuto a qualche h.<br />
Il disturbo di depersonalizzazione si può verificare durante un attacco di panico o disturbi dell’umore.<br />
La Terapia si basa sulla psicoterapia e SSRI con risposta positiva in molti pz.<br />
I DISTURBI SOMATOFORMI sono caratterizzati dalla presenza di sintomi apparentemente fisici<br />
in assenza di patologia organica evidente all’esame obiettivo e con le indagini strumentali.<br />
Nel caso in cui il pz sia veramente affetto da una malattia organica, l’intensità delle sue<br />
lamentele è decisamente sproporzionata e incongrua.<br />
L’Eziologia dei disturbi somatoformi probabilmente è multifattoriale, legata a predisposizione<br />
genetica, fattori ambientali, socio-culturali, mentre la Patogenesi è correlata a periodi di stress o<br />
di forte tensione emotiva da cui deriva il sintomo apparentemente fisico su cui il pz si concentra<br />
allontanando dalla propria coscienza il conflitto intrapsichico che lo ha determinato. Questi pz<br />
rifiutano di correlare il sintomo di cui si lamentano ad un determinato periodo di stress ecco<br />
perchè si rivolgono ripetutamente al proprio medico, si sottopongono a numerose visite<br />
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specialistiche, indagini di laboratorio e strumentali, a interventi chirurgici del tutto inutili,<br />
interferendo col funzionamento psicosociale, lavorativo e interpersonale.<br />
Il Disturbo di Somatizzazione è un disturbo cronico, grave che interessa soprattutto soggetti<br />
giovani con età < 30 anni e rapporto M/F pari a 1/5, caratterizzato da dolori di intensità<br />
variabile, localizzati in diverse sedi, nausea persistente, vomito, dispepsia, disfunzione<br />
sessuale cioè dismenorrea (F), disfunzioni erettili ed eiaculatorie (M), spesso associati a sintomi<br />
pseudoneurologici cioè afonia, amaurosi, pseudoparalisi, crisi simil epilettiche.<br />
Spesso il disturbo di somatizzazione è associato al disturbo di panico o al disturbo depressivo<br />
maggiore, mentre tra le Complicanze abbiamo la compromissione severa del funzionamento<br />
psicosociale, abuso di farmaci analgesici o ansiolitici.<br />
La Terapia è difficile perchè non esistono farmaci specifici per il disturbo di somatizzazione,<br />
mentre si possono contrastare i disturbi depressivi e d’ansia concomitanti.<br />
La psicoterapia spesso viene rifiutata dal pz che è convinto che il suo problema sia dovuto a cause<br />
organiche. E’ importante stabilire un buon rapporto di fiducia medico-pz per cercare di contenere<br />
l’angoscia, non sottovalutando le sue lamentele somatiche ed evitando l’abuso di farmaci<br />
sintomatici che possono provocare l’insorgenza di altre complicanze.<br />
Il Disturbo Algico comprende un gruppo eterogeneo di sindromi caratterizzate da dolore di<br />
natura psicogena ma di intensità e gravità tali da richiedere l’attenzione del medico.<br />
In genere l’esordio è acuto spesso associato a disturbi d’ansia, raramente si tratta di un disturbo<br />
cronico con durata ≥ 6 mesi spesso associato a disturbi depressivi, abuso di sostanze tra cui<br />
oppiacei e benzodiazepine.<br />
Tra i quadri clinici caratteristici abbiamo la glossidinia o sindrome della bocca che brucia<br />
(Burning Mouth Syndrome) che nell’80% dei casi esordisce nelle donne in postmenopausa,<br />
caratterizzata dalla presenza di bruciore e/o dolore alla bocca, e soprattutto alla lingua, con<br />
mucosa sana, in assenza di patologie locali o sistemiche tali da giustificare i sintomi.<br />
La Terapia si basa sulla somministrazione della amisulpride (benzamidi sostituite) che consente di<br />
alleviare o risolvere i sintomi della glossidinia nella maggior parte dei casi.<br />
Il Disturbo di Conversione è la capacità del pz di trasformare inconsciamente un sintomo<br />
psichico in un sintomo fisico con quadro clinico caratterizzato da sintomi pseudoneurologici in<br />
assenza di patologia organica tale da giustificarli, cioè:<br />
─ sintomi motori: incoordinazione motoria e perdita dell’equilibrio, paralisi agli arti, afonia,<br />
difficoltà a deglutire, ritenzione urinaria, attacchi epilettici o convulsioni.<br />
─ sintomi sensitivi: perdita della sensibilità tattile e al dolore, diplopia (visione doppia), cecità,<br />
sordità e allucinazioni.<br />
La Terapia è difficile per l’assenza di farmaci specifici, può essere utile la psicoterapia.<br />
Tra i Disturbi Somatoformi di Tipo Non Isterico abbiamo la dismorfofobia e l’ipocondria.<br />
Il Disturbo da Dismorfismo Corporeo o dismorfofobia è un disturbo in cui il soggetto vede il<br />
proprio corpo deformato, trasformato fino a sottoporsi a interventi di chirurgia plastica al<br />
volto, orecchie, labbra, seno, glutei per eliminare il difetto che in realtà è solo immaginario,<br />
oppure può essere preoccupato dalla perdita di capelli, acne, rughe, cicatrici, macchie cutanee...<br />
Dal punto di vista Psicopatologico è simile al disturbo ossessivo-compulsivo perchè il pz è<br />
convinto di avere dei difetti e assume comportamenti compulsivi per il controllo della propria<br />
immagine ed è simile all’anoressia nervosa poichè il pz vede una parte del proprio corpo come<br />
troppo grassa e tenta di modificarla con il dimagrimento.<br />
Le rassicurazioni del medico hanno un effetto temporaneo, spesso il pz si sottopone a ripetuti e<br />
inutili interventi di chirurgia plastica considerando che il problema e psicologico e non estetico.<br />
L’Ipocondria è la preoccupazione eccessiva e immotivata del soggetto di essere affetto da una<br />
grave malattia come un tumore, con comparsa di sintomi che sostengono tale preoccupazione,<br />
per cui si tratta di soggetti che nonostante le rassicurazioni del medico e gli accertamenti diagnostici<br />
negativi, si calmano solo temporaneamente e si sottopongono a nuovi controlli.<br />
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La Terapia si basa sulla somministrazione delle benzamidi sostituite a basse dosi (levosulpride,<br />
amisulpride) o benzodiazepine a basse dosi per < i livelli di ansia e alcuni disturbi neurovegetativi,<br />
antidepressivi SSRI. E’ importante stabilire un buon rapporto di fiducia medico-pz.<br />
Infine, con il termine di Alexitimia si intende una particolare perturbazione della regolazione<br />
affettiva tale da compromettere l’elaborazione cognitiva dei vissuti emozionali con difficoltà a<br />
identificare, descrivere, vivere e comunicare le emozioni, spiccata tendenza ad esprimere le<br />
emozioni attraverso manifestazioni somatiche, come nei pz affetti da disturbi somatoformi con<br />
dolore cronico, patologie gastroenteriche...<br />
Disturbi Mentali Organici (deficit cognitivi)<br />
I Disturbi Mentali Organici sono disturbi da deficit cognitivo, tra cui abbiamo il ritardo mentale,<br />
delirium, disturbi amnestici e le demenze.<br />
Il Ritardo Mentale o insufficienza mentale è caratterizzato da uno sviluppo intellettivo<br />
incompleto, al di sotto della media, in un soggetto che non ha mai raggiunto un livello di<br />
funzionamento mentale completo, cioè si stabilisce durante l’età evolutiva, prima dei 18 anni,<br />
associato ad un deficit della capacità di adattamento psicosociale (disadattamento).<br />
Nel 30-40% dei casi si tratta di forme primitive, idiopatiche ad eziologia sconosciuta, negli altri casi<br />
di forme secondarie a:<br />
─ patologie di natura ereditaria (5%): sindrome di Down, sindrome dell’X fragile.<br />
─ alterazioni dello sviluppo embrionale (30%): sindrome di Down, infezioni del complesso<br />
TORCH, abuso di alcol, tabacco e droghe da parte della madre durante la gestazione.<br />
─ disturbi durante la gravidanza o nel periodo perinatale (10%): malnutrizione fetale,<br />
prematurità, ipossia, infezioni virali, traumi, intossicazioni.<br />
─ fattori psicosociali (15-20%): deprivazione di stimoli psicosociali come la mancanza di<br />
accudimento, stimolazioni verbali, sociali e disturbi mentali gravi come l’autismo.<br />
La valutazione del Quoziente Intellettivo QI avviene mediante la Scala d’Intelligenza Wechsler<br />
(WAIS) facendo attenzione ai falsi +. Il Valore Medio del QI è compreso tra 90 e 109, in caso di QI<br />
> 130 si parla di livello intellettivo al di sopra delle media, in caso di QI compreso tra 110-129 si<br />
parla di livello intellettivo superiore, in caso di QI compreso tra 70-89 si parla di livello<br />
intellettivo medio inferiore o valore borderline, al di sotto della media, non patologico, mentre<br />
in caso di QI < 70 si parla di ritardo mentale con distinzione tra ritardo mentale lieve, moderato,<br />
grave e gravissimo:<br />
ritardo mentale lieve: rappresenta la forma più frequente (80%) con QI compreso tra 50-69, in<br />
genere si manifesta con deficit sensomotori e linguistici molto lievi nei primi anni di vita con<br />
diagnosi precoce molto difficile, mentre nell’età scolare il deficit intellettivo si manifesta con<br />
difficoltà nell’apprendimento, nella risoluzione dei problemi di logica e processi di astrazione...,<br />
mentre la memoria, soprattutto a breve termine, è ben sviluppata e conservata.<br />
La terapia psicosocioriabilitativa è utile per aiutare il soggetto ad adattarsi meglio agli eventi della<br />
vita e a fattori di stress, fino a raggiungere un discreto livello di autonomia.<br />
ritardo mentale moderato (10%): il QI è compreso tra 35 e 49, si manifesta con lieve deficit<br />
motorio, deficit marcato del linguaggio e dell’apprendimento. Nonostante il grado di<br />
scolarizzazione e autonomia raggiunto sia modesto, questi soggetti possono eseguire attività anche<br />
complesse ma hanno bisogno di vivere in condizioni protette abitative e lavorative.<br />
ritardo mentale grave (3%): il QI è compreso tra 20 e 34, si manifesta con la comparsa precoce<br />
di deficit motori e linguistici gravi e con impossibilità di raggiungere una condizione di<br />
autonomia, per cui questi soggetti necessitano di assistenza e continuo sostegno psicologico,<br />
mentre la terapia psicosocioriabilitativa consente al soggetto di acquisire la capacità di esprimersi<br />
anche se in maniera rudimentale con estrema povertà di linguaggio.<br />
ritardo mentale gravissimo (< 2%): soggetti con QI < 19 con deficit sensomotori precoci e<br />
gravissimi, necessitano di vivere in un ambiente protetto e di assistenza continua adeguata.<br />
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Il Delirium è un disturbo psicopatologico acuto con compromissione severa delle funzioni<br />
cognitive e alterazione dello stato di coscienza, in genere causato da tutte quelle condizioni che<br />
determinano una sofferenza cerebrale acuta, cioè:<br />
trauma cranico, epilessia, tumori cerebrali, infarti o emorragie cerebrovascolari,<br />
encefalopatia ipertensiva, meningite, sepsi, alterazioni idroelettrolitiche, ipoglicemia, ipo o<br />
iperpotassiemia, acidosi metabolica,<br />
intossicazione da alcol, droghe, farmaci come anestetici, analgesici, cortisonici.<br />
astinenza da alcol con delirium tremens, astinenza da benzodiazepine.<br />
Spesso gli episodi di delirium si verificano nei soggetti anziani ricoverati per una condizione<br />
medica generale oppure nei pz candidati ad un intervento di chirurgia maggiore, come un trapianto<br />
o un intervento oncologico altamente demolitivo, con notevole stress psico-fisico, interessando<br />
anche soggetti più giovani.<br />
Dal punto di vista Clinico il delirium insorge in modo brusco con alterazione dello stato di<br />
coscienza, confusione mentale, disorientamento temporo-spaziale e disorientamento personale,<br />
cioè il pz non ricorda la data, non si ricorda dove si trova e perchè si trova in quel posto, non ricorda<br />
il suo nome, la sua età o altri dati personali, associati a deficit della fissazione e rievocazione dei<br />
ricordi, deficit dell’attenzione, alterazioni formali del pensiero con allentamento dei nessi<br />
associativi, fino a deliri di persecuzione, nocumento o riferimento, poco sistematizzati, incoerenti<br />
e instabili poichè tendono a disgregarsi.<br />
Spesso il pz presenta alterazioni della percezione con illusioni visive, uditive, tattili,<br />
cenestetiche..., mentre le allucinazioni sono più rare e si hanno solo nelle forme gravissime dello<br />
stato confusionale, come le allucinazioni visive.<br />
Tutto ciò provoca anche alterazioni dell’umore con ansia, paura, irritabilità, agitazione con<br />
comportamenti inadeguati, pericolosi, aggressivi, fughe in stato di confusione mentale.<br />
Il delirium ha un andamento fluttuante a decorso transitorio, regredisce completamente, tranne<br />
in caso di delirium che si sviluppa in un quadro di demenza o di un altro disturbo cognitivo<br />
preesistente, oppure favorisce l’insorgenza di alcune Complicanze come alterazioni del ritmo<br />
sonno-veglia con insonnia, stupor catatonico, agitazione psicomotoria...<br />
La Diagnosi del delirium è clinica, associata a indagini di laboratorio e strumentali per valutare<br />
la causa organica alla base del disturbo, cioè emocromo con formula, urinocoltura, emocoltura,<br />
test tossicologici, TC cerebrale....<br />
La Terapia del delirium in genere richiede un trattamento psichiatrico d’urgenza: bisogna subito<br />
individuare e rimuovere la causa scatenante, sorvegliare attentamente il pz evitando che durante lo<br />
stato confusionale possa cadere e farsi del male, somministrare l’aloperidolo contro la confusione<br />
mentale, mentre in caso di agitazione psicomotoria si associano i neurolettici ad azione<br />
prevalentemente sedativa cioè clorpromazina o tioridazina, mentre le benzodiazepine sono<br />
controindicate poichè possono aggravare lo stato confusionale.<br />
Il Disturbo Amnestico e le Demenze interessano soggetti che prima del disturbo avevano un<br />
funzionamento mentale normale.<br />
Il Disturbo Amnestico è un disturbo della memoria in assenza di altri sintomi cognitivi,<br />
altrimenti si ha il quadro di delirium o demenza, distinto in una forma transitoria da epilessia,<br />
malattie cerebrovascolari, malattie dismetaboliche (diabete), abuso di benzodiazepine o<br />
barbiturici, e una forma cronica da trauma cranico, ipossia, patologie cerebrovascolari,<br />
encefaliti, etilismo cronico...<br />
Il disturbo amnestico può evolvere verso la demenza oppure rappresenta l’esito di un episodio di<br />
delirium che quando regredisce rende evidente il disturbo della memoria.<br />
Dal punto di vista Clinico il disturbo amnestico in genere ha un esordio subdolo, ad evoluzione<br />
lenta e progressiva, si manifesta con deficit della memoria a breve termine con difficoltà a<br />
fissare i ricordi e/o deficit della memoria a lungo termine con difficoltà a rievocare i ricordi di<br />
vecchia data. Nelle fasi iniziali spesso si hanno dei fenomeni detti confabulazioni cioè il pz riempie<br />
i vuoti di memoria con informazioni false o un discorso inadeguato o incoerente. Col passare del<br />
tempo le confabulazioni tendono ad attenuarsi fino a scomparire.<br />
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Nelle forme severe si ha disorientamento spazio-temporale, apatia e inattività per buona parte<br />
della giornata. Il pz ha una scarsa consapevolezza del proprio disturbo per cui tende a<br />
minimizzare il deficit che invece appare evidente ai familiari che lo rilevano con preoccupazione.<br />
La Terapia del disturbo amnestico si basa soprattutto sul trattamento della causa che lo ha<br />
determinato, non esistono terapie specifiche per i disturbi della memoria, mentre le tecniche<br />
psicoriabilitative possono aiutare a ricostruire alcune funzioni mnesiche compromesse.<br />
Le Demenze sono disturbi psichici caratterizzati da deficit cognitivi multipli, eterogenei dal punto<br />
di vista eziopatogenetico e clinico, tipiche dei soggetti anziani, colpendo più del 15% dei<br />
soggetti con età > 65 anni e il 40% dei soggetti con età > 80 anni.<br />
Dal punto di vista Eziopatogenetico le demenze sono distinte in demenze primarie e secondarie:<br />
demenze primarie o degenerative: demenza di tipo Alzheimer, malattia di Parkinson, corea<br />
di Huntington, paralisi sopranucleare progressiva, epilessia mioclonica progressiva.<br />
demenze secondarie:<br />
─ demenze vascolari, multiinfartuali.<br />
─ demenze tossiche: demenza alcolica, intossicazione da metalli pesanti (piombo, mercurio) o<br />
da monossido di carbonio con anossia.<br />
─ demenze metaboliche: ipotiroidismo, deficit di vit. B12 e acido folico, ipoglicemia,<br />
ipercalcemia da iperparatiroidismo, sindrome di Cushing, malattia di Wilson.<br />
─ demenze meccaniche: post-traumatiche, idrocefalo normoteso, ematoma subdurale cronico.<br />
─ demenze infettive: paralisi progressiva da neurolue, encefalopatia da AIDS, sclerosi<br />
multipla, malattia di Creutzfeldt-Jacob, panencefalite sclerosante subacuta, meningite TBC.<br />
─ demenze neoplastiche: meningioma, tumori ipofisari.<br />
─ demenze da altre cause: distrofia muscolare, malattia di Whipple.<br />
La Demenza di Alzheimer è una demenza di tipo degenerativa che interessa soprattutto<br />
soggetti in età senile con età ≥ 65 anni e incidenza che > con l’età, distinta in una forma<br />
sporadica che è la più frequente e una forma familiare che, a sua volta, viene distinta in una forma<br />
ad esordio precoce correlata a mutazioni presenti sui cromosomi 1, 14 e 21 e una forma ad<br />
esordio tardivo correlata a mutazioni presenti sul cromosoma 19.<br />
Dal punto di vista Clinico la demenza di Alzheimer è caratterizzata da varie fasi:<br />
fase prodromica ad esordio subdolo con compromissione lenta e progressiva della memoria a<br />
breve termine nel giro di alcuni mesi - 1 anno, con incapacità di apprendere nuove informazioni<br />
o fatti appena accaduti, per cui il pz non ricorda dove ha lasciato un oggetto, dimentica di<br />
spegnere il gas, chiudere il rubinetto dell’acqua. Successivamente si ha anche la compromissione<br />
della memoria a lungo termine con deficit della rievocazione dei ricordi oppure i ricordi sono<br />
rievocati in modo scorretto...<br />
fase di stato: ha una durata variabile da 3 a 7 anni con sintomatologia ben evidente a decorso<br />
lento e progressivo, alcune volte intervallato a fasi di remissione parziale ma solo apparente.<br />
fase terminale: il pz è defedato, costretto a letto con progressiva tendenza alla cachessia, alto<br />
rischio di sviluppare infezioni polmonari ab ingestis, infezioni cutanee da piaghe da decubito,<br />
infezioni vescicali, fino al coma e morte in pochi mesi.<br />
Il pz affetto da demenza di Alzheimer presenta anche altri disturbi cognitivi:<br />
disturbi delle funzioni esecutive complesse: cioè capacità di progettare, organizzare, mettere in<br />
sequenza, esprimere concetti astratti...<br />
disturbi delle funzioni simboliche: compaiono tardivamente rispetto al deficit della memoria e<br />
sono rappresentati dall’afasia, agnosia e aprassia.<br />
L’afasia o disturbo del linguaggio può essere di vario tipo:<br />
─ afasia nominum: è la forma più frequente, presente sin dalle fasi iniziali con difficoltà a trovare<br />
le parole esatte per esprimersi o per denominare gli oggetti.<br />
─ afasia di Broca: il pz conserva la capacità di comprensione del linguaggio ma l’articolazione<br />
del discorso è difficoltosa con uso di parole molto generiche (ad es. quella cosa, questa roba qui).<br />
─ afasia di Wernicke: grave comprensione del linguaggio, il pz non riesce ad esprimere le<br />
proprie idee, tende alla logorrea ma parla a vuoto.<br />
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L’agnosia è l’incapacità di riconoscere uno stimolo sensoriale nonostante l’integrità degli<br />
organi sensoriali, con comparsa di agnosia acustica con sordità verbale pura, agnosia ottica con<br />
alterata percezione delle forme e colori, astereognosia con alterata percezione tattile.<br />
L’aprassia è l‘incapacità di effettuare attività motorie in assenza di patologie neuromuscolari,<br />
come abbottonarsi una camicia, allacciarsi le scarpe, usare le posate...<br />
Nelle fasi iniziali il pz è scarsamente consapevole del suo disturbo, anzi tende a negare o<br />
minimizzare i sintomi che invece risultano molto evidenti ai familiari, e con l’evolvere della<br />
malattia la consapevolezza del disturbo tende a scomparire del tutto.<br />
Inoltre la compromissione del funzionamento sociale e lavorativo è precoce e importante.<br />
Tra le Manifestazioni associate o Complicanze della demenza di Alzheimer abbiamo la<br />
depressione maggiore, disturbi dell’orientamento, episodi di delirium, deliri di persecuzione,<br />
riferimento e nocumento, raramente allucinazioni visive, agitazione psicomotoria, comportamenti<br />
aggressivi, violenti, mentre nelle fasi avanzate della malattia compaiono manifestazioni neurologiche<br />
cioè tremori, alterazioni dei riflessi, convulsioni.<br />
La Diagnosi della demenza di Alzheimer è clinica mediante Test Psicometrici che consentono di<br />
valutare l’entità dei deficit cognitivi e Indagini Neuroradiologiche cioè TC e RMN che nelle fasi<br />
iniziali consentono di escludere la presenza di malattie cerebrali organiche (tumori, infarti<br />
cerebrali), mentre nelle fasi avanzate evidenziano sia le lesioni macroscopiche cioè atrofia corticale<br />
diffusa e simmetrica, sia lesioni microscopiche specifiche cioè morte delle cellule neuronali,<br />
grovigli neurofibrillari perineuronali, placche senili intraneuronali.<br />
La Terapia consente solo di rallentare il processo di deterioramento cognitivo del pz e di migliorare<br />
parzialmente le prestazioni solo nelle fasi iniziali. La terapia medica si basa sulla somministrazione<br />
del donepezil o rivastigmina che inibiscono l’acetilcolinesterasi, aumentando la disponibilità di<br />
acetilcolina a livello sinaptico cioè incrementano la neurotrasmissione colinergica migliorando<br />
provvisoriamente le alterazioni della memoria. Inoltre bisogna curare i sintomi e disturbi psichici<br />
sovrapposti: in caso di sintomi depressivi si usano antidepressivi non triciclici per evitare l’effetto<br />
anticolinergico di questi ultimi che può aggravare i disturbi cognitivi. I neurolettici, in particolare<br />
l’aloperidolo e il risperidone sono utili per controllare le manifestazioni psicotiche e per controllare<br />
i comportamenti anomali. La terapia psicosocioriabilitativa ha lo scopo di rallentare la<br />
compromissione del funzionamento del pz, mediante psicoterapia comportamentale cioè terapie di<br />
condizionamento per ripristinare la capacità di orientamento, terapia di riabilitazione per recuperare<br />
l’autonomia e l’autosufficienza, terapia di gruppo per favorire la socializzazione.<br />
La Demenza alcolica colpisce soggetti con storia prolungata di etilismo cronico, con<br />
deterioramento grave e progressivo delle capacità cognitivo-intellettive con deficit della<br />
memoria a breve termine poi della memoria a lungo termine, disturbi delle funzioni esecutive<br />
complesse e delle funzioni simboliche, destrutturazione della personalità del soggetto, associata<br />
a malnutrizione ed un certo grado di ritiro sociale. La Terapia è difficile perchè il pz deve<br />
sospendere immediatamente l’assunzione dell’alcol, bisogna evitare o curare le sindromi da<br />
carenza di ferro, vitamine ed elettroliti ed evitare o curare le complicanze cioè epatopatie,<br />
pancreatiti... La terapia psicosocioriabilitativa ha il compito di recuperare le fx cognitive<br />
compromesse e mantenere l’adattamento sociale del pz.<br />
La Demenza Vascolare è detta multiinfartuale perchè è determinata da lesioni multiinfartuali,<br />
ischemiche di natura arteriosclerotica con sofferenza cerebrale multifocale.<br />
Dal punto di vista Clinico la demenza vascolare rispetto a quella di Alzheimer è caratterizzata da:<br />
─ esordio acuto, improvviso con episodio subconfusionale o confusionale, amnesia globale<br />
transitoria, deficit delle funzioni simboliche. La perdita delle fx cognitive è correlata alle<br />
lesioni multiinfartuali, si ha un deficit selettivo di alcune funzioni cognitive mentre le altre sono<br />
conservate, per cui si parla di quadro clinico a scacchiera.<br />
─ decorso fluttuante con episodi acuti che aggravano progressivamente il quadro clinico, per cui<br />
si parla di deterioramento a gradini.<br />
─ evoluzione variabile: in alcuni casi il quadro clinico progredisce rapidamente, in altri casi il<br />
decorso è lento con periodi in cui il processo di deterioramento si arresta.<br />
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─ la personalità del pz è maggiormente conservata, il pz conserva la consapevolezza del<br />
disturbo più a lungo.<br />
La demenza vascolare spesso è associata a manifestazioni neurologiche cioè riflessi abnormi,<br />
dismetria oppure a vere e proprie sindromi neurologiche come gli attacchi ischemici transitori.<br />
Tra le Complicanze abbiamo la depressione favorita dalla maggiore consapevolezza del disturbo<br />
da parte del pz, deliri e allucinazioni nelle fasi avanzate del disturbo.<br />
La Scala di Hachinski (Hachinski Ischemic Score) consente di distinguere la demenza vascolare da<br />
quella di Alzheimer, valutando la presenza di vari segni a cui si da un punteggio di 1 o 2 punti:<br />
i segni a cui si danno 2 punti sono: esordio acuto, decorso fluttuante, storia clinica di<br />
vasculopatia cerebrale ischemica, sintomi e segni neurologici focali.<br />
i segni a cui si da 1 punto sono: deterioramento a gradini, confusione notturna, personalità<br />
relativamente conservata, depressione, disturbi somatici, incontinenza emotiva, storia clinica<br />
di ipertensione arteriosa, segni di vasculopatia arteriosclerotica.<br />
Un punteggio totale < 5 è indicativo di demenza di Alzheimer, mentre un punteggio totale > 6 è<br />
indicativo di demenza vascolare.<br />
La Terapia della demenza vascolare è difficile perchè non ci sono farmaci specifici: terapia<br />
sintomatica dei disturbi psichiatrici associati, interventi di tipo psicosocioriabilitativi,<br />
prevenzione e cura dei fattori di rischio arteriosclerotici e cura delle patologie associate cioè<br />
ipertensione arteriosa, diabete, turbe cardiocircolatorie...<br />
Disturbi dell’Alimentazione o del Comportamento Alimentare<br />
I Disturbi dell’Alimentazione sono l’anoressia e la bulimia nervosa.<br />
L’Anoressia Nervosa è un grave disturbo del comportamento alimentare di natura psicogena<br />
secondario ad una percezione alterata della propria immagine corporea che la pz cerca di<br />
correggere o modificare attraverso il dimagrimento con notevole < del peso corporeo.<br />
La prevalenza nella popolazione generale è dell’1%, in genere colpisce soggetti adolescenti di<br />
sesso F nella fascia d’età 14-18 anni con rapporto M/F = 1/9.<br />
Dal punto di vista Clinico l’anoressia in genere ha un esordio subdolo e insidioso, raramente<br />
acuto dopo un evento stressante, come un lutto o l’allontanamento da casa, ed è caratterizzata<br />
da 4 sintomi patognomonici cioè alterata immagine corporea, perdita di peso, timore intenso di<br />
ingrassare, amenorrea da almeno 3 mesi:<br />
alterata immagine corporea: la pz ha una percezione delirante del proprio corpo con<br />
convinzione di essere grassa, non criticabile, invece non presenta un giudizio alterato per<br />
l’immagine corporea delle altre persone anche se queste sono più grasse.<br />
perdita di peso: la pz cerca di modificare o cambiare la propria immagine corporea attraverso<br />
la < del proprio peso, fino a raggiungere un peso corporeo < all’85% di quello normale. A seconda<br />
del tipo di comportamento alimentare assunto dalla pz per raggiungere questo obiettivo si fa una<br />
distinzione tra un sottotipo con restrizioni e sottotipo con abbuffate e condotte di eliminazione.<br />
Nel sottotipo con restrizioni la restrizione alimentare può essere globale o parziale, rifiutando di<br />
mangiare alcuni alimenti specifici, in genere la carne e i carboidrati, seguendo una dieta<br />
vegetariana, alcune volte sostenendo che alla base di questa dieta ci sia uno scopo religioso o<br />
ecologista ma solo per mascherare la sua necessità di dimagrire.<br />
Il sottotipo con abbuffate e condotte di eliminazione è caratterizzato da comportamenti e sintomi<br />
di tipo bulimico e di tipo ossessivo-compulsivo, cioè la pz cerca di rispettare delle diete rigorose<br />
a basso contenuto calorico ma non ci riesce e cede all’impulso di mangiare, consumando in poco<br />
tempo una grande quantità di cibo con abbuffata, a cui segue il rituale di eliminazione del cibo<br />
mediante vomito autoindotto, abuso di lassativi o diuretici, per favorire il consumo di calorie e<br />
< il peso corporeo.<br />
timore intenso di ingrassare cioè atteggiamento di tipo fobico nel momento in cui la bilancia<br />
segnala l’> del peso corporeo o per timore che questo succeda, nonostante la pz sia sottopeso.<br />
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amenorrea da almeno 3 mesi: assenza del flusso mestruale o amenorrea primaria, psicogena<br />
da disfunzione centrale ipotalamica che può essere aggravata dal comportamento alimentare<br />
anomalo, < peso corporeo ed eventuale > dell’attività fisica con stress.<br />
Tra le manifestazioni associate e le complicanze dell’anoressia nervosa abbiamo:<br />
iperattività: nelle fasi iniziali del disturbo la pz appare attiva e piena di energia, dorme poco<br />
senza accusare stanchezza, dedicandosi ad un’intensa attività sportiva per < ulteriormente il<br />
peso corporeo. Inizialmente l’umore è buono, la pz si sente bene, è sicura di se e delle proprie<br />
scelte, non intende curarsi poichè si considera assolutamente in buona salute.<br />
depressione: nelle fasi avanzate la pz non riesce più a reggere i ritmi precedenti, per cui non è<br />
più iperattiva, con quadro vero e proprio di depressione maggiore o di distimia.<br />
ritiro sociale: la pz tende progressivamente ad isolarsi, ad evitare i rapporti sociali,<br />
interpersonali, affettivo-sessuali fino ad assumere comportamenti infantili e inadeguati.<br />
La restrizione alimentare e le condotte di eliminazione, possono provocare iponutrizione, alterazioni<br />
dell’equilibrio idroelettrolitico e acido-base con deficit di proteine, carboidrati, lipidi, vitamine,<br />
sali minerali, disidratazione, ipotensione arteriosa, bradicardia, secchezza della cute, unghie<br />
fragili, caduta dei capelli, edemi periferici, ipotermia, leucopenia, anemia, piastrinopenia.<br />
Il Decorso dell’anoressia nervosa è variabile: alcune volte la pz presenta 1 solo episodio che si<br />
risolve completamente nell’arco di alcuni mesi senza recidive, oppure si ha l’alternanza tra<br />
remissione clinica e recidive, nel 30% dei casi si ha la cronicizzazione con anoressia di lievemedia<br />
gravità, nel 10% dei casi la pz va incontro a morte.<br />
La Terapia dell’anoressia richiede la collaborazione tra psicoterapeuta, internista, dietologo,<br />
endocrinologo e ginecologo, nei casi più gravi è necessario il ricovero della pz per ripristinare lo<br />
stato nutrizionale e l’equilibrio idroelettrolitico<br />
La Psicoterapia rappresenta la principale possibilità di trattamento per la pz anoressica, anche se<br />
spesso la pz si rifiuta di farsi curare: mediante la psicoterapia cognitivo-comportamentale<br />
individuale o familiare si cerca di eliminare i pensieri irrazionali, ripristinare il rapporto con il cibo,<br />
eliminare i comportamenti anomali presenti nella famiglia che sottendono il disturbo.<br />
La terapia psicofarmacologica si basa sulla somministrazione della fluoxetina ad alto dosaggio (60-<br />
80 mg/die) utile per il controllo delle abbuffate nelle forme di anoressia con sintomi bulimici.<br />
La Bulimia Nervosa è un grave disturbo del comportamento alimentare di natura psicogena,<br />
più frequente nei soggetti di sesso F con rapporto M/F = 1/9, in genere esordisce intorno ai 18<br />
anni ma spesso giunge all’osservazione del medico tardivamente oppure molti casi non sono<br />
diagnosticati o sono confusi per forme di obesità.<br />
Dal punto di vista Clinico la bulimia si manifesta con episodi ricorrenti di abbuffate cioè iperfagia<br />
almeno 2 volte/sett, in cui il pz consuma grandi quantità di cibo di qualsiasi tipo, soprattutto ad<br />
alto contenuto di carboidrati (dolci, farinacei), senza provare piacere, gusto e senso di sazietà.<br />
La bulimia è simile al disturbo ossessivo-compulsivo perchè il pz fa un lavoro mentale continuo<br />
per cercare di controllare e neutralizzare l’impulso di mangiare, ma senza riuscirci, per cui si ha<br />
l’abbuffata con sensazione di disagio, imbarazzo e colpa, a cui segue la condotta di eliminazione<br />
come tentativo di compensazione, in particolare il vomito auto-indotto con senso di sollievo per<br />
aver eliminato il cibo e senso di frustrazione e vergogna per essere ricorso a tale rimedio.<br />
Altre volte il pz ricorre a lassativi o diuretici, restrizioni dietetiche, digiuno tra le abbuffate,<br />
esercizio fisico intenso, ecco perchè in genere non si tratta di pz in sovrappeso o obesi.<br />
Il vomito può provocare varie complicanze cioè ipokaliemia, > amilasi plasmatiche,<br />
disidratazione, melanosi del colon, erosioni dentarie, tumefazioni ghiandole salivari.<br />
Spesso la bulimia è associata ad altri disordini comportamentali o disturbi del controllo degli<br />
impulsi, in particolare la cleptomania, abuso di caffè, farmaci, alcol e altre sostanze psicotrope,<br />
oppure è complicata dalla depressione forse dovuta alla demoralizzazione del pz che non riesce a<br />
controllare il disturbo alimentare.<br />
La Terapia della bulimia nervosa si basa soprattutto sulla somministrazione della fluoxetina ad alte<br />
dosi (60-80 mg/die), psicoterapia cognitivo-comportamentale e psicodinamica.<br />
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Si parla di Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge-eating Disorder) quando al<br />
termine della abbuffata non si hanno le condotte compensatorie di eliminazione, spesso si<br />
osserva nei soggetti obesi, giovani-adulti di sesso M, associato nel 50% dei casi a depressione.<br />
La psicoterapia e la terapia dietetica per il controllo del peso corporeo danno buoni risultati.<br />
Disturbi di Personalità<br />
La Personalità è un complesso sistema che si sviluppa ed evolve dalla nascita sino all’età<br />
adulta, costituito dal temperamento e dal carattere.<br />
Il temperamento è la parte biologica o eredocostituzionale della personalità presente sin dalla<br />
nascita prima dell’acquisizione delle esperienze della vita quotidiana, che esprime la<br />
disposizione affettiva fondamentale e caratteristica di ogni persona, con distinzione tra:<br />
─ temperamento depressivo o distimico: tipico del soggetto tendenzialmente triste che tende ad<br />
isolarsi, a chiudersi in se stesso che ha scarsa fiducia in se stesso, è insoddisfatto e pessimista.<br />
─ temperamento ipertimico: tipico del soggetto intraprendente, molto attivo, instancabile,<br />
estroverso e tendente alla socialità.<br />
─ temperamento ciclotimico: in tal caso il tono affettivo di fondo dell’individuo fluttua da una<br />
condizione depressiva sfumata ad una ipertimica, indipendentemente dagli accadimenti esterni.<br />
─ temperamento irritabile o disforico: soggetto irascibile, reagisce con rabbia o aggressività ad<br />
ogni difficoltà.<br />
Il carattere si sviluppa progressivamente in base alle esperienze che il soggetto vive, apprende<br />
e acquisisce o interiorizza, è la parte più stabile della personalità, raggiunge il suo completo<br />
sviluppo nell’età adulta ma non è del tutto immodificabile poiché è influenzato da nuove<br />
esperienze positive o negative che si verificano nella vita dell’individuo.<br />
I Disturbi di Personalità sono personalità patologiche caratterizzate da 3 livelli di devianza:<br />
─ devianza statistica: la personalità dell’individuo è abnorme con reazioni emotive, sentimenti,<br />
comportamenti, modo di percepire se stessi, gli altri e gli eventi che si discostano<br />
statisticamente da quelle tipiche osservabili nella popolazione generale, associate a deficit del<br />
funzionamento interpersonale e del controllo degli impulsi.<br />
─ devianza funzionale: l’individuo non riesce ad avere un funzionamento lavorativo, relazionale<br />
e sociale adeguato o in cui possa pienamente esprimere le proprie potenzialità intellettive.<br />
─ devianza clinica: la devianza statistica e funzionale della personalità determina sofferenza o<br />
disagio all’individuo o agli altri (famiglia, amici...).<br />
I Disturbi di Personalità secondo il DSM-IV sono distinti in 3 gruppi o cluster di tipo A, B e C.<br />
Il Cluster A comprende il disturbo di personalità paranoide, schizoide e schizotipico, cioè<br />
personalità stravaganti ed eccentriche:<br />
disturbo paranoide (30%): il pz vede il mondo contro di se, presenta sentimenti e pensieri<br />
negativi sulle altre persone che sono percepite come aggressive, non amichevoli con<br />
conseguenti atteggiamenti di diffidenza, sospettosità, ostilità. Questo disturbo > il rischio di<br />
schizofrenia e disturbo delirante.<br />
disturbo schizoide: si tratta di soggetti introversi, tendenti al ritiro, solitari, poco interessati<br />
o insofferenti alle reazioni affettive ed ai rapporti sessuali.<br />
disturbo schizotipico: è caratterizzato dalla coesistenza del disturbo paranoide e schizoide di<br />
personalità, ad alto rischio di sviluppare una psicosi schizofrenica.<br />
Il Cluster B comprende il disturbo di personalità antisociale, borderline, istrionico e narcisistico:<br />
disturbo antisociale: si tratta di soggetti criminali per tendenza, aggressivi, violenti che non<br />
provano nessun senso di colpa per le proprie azioni.<br />
disturbo borderline: soggetti dominati da sentimenti esagerati e opposti di idealizzazione o<br />
svalutazione, reazioni emotive eccessive, sproporzionate, difficoltà a controllare l’impulsività e<br />
l’aggressività con instabilità dell’umore, comportamento e relazioni interpersonali, ad alto<br />
rischio di suicidio, depressione, bulimia, abuso o dipendenza da sostanze.<br />
disturbo istrionico: soggetti egocentrici, appariscenti, affettivamente instabili con<br />
atteggiamenti seduttivi, che vedono la vita come un palcoscenico, mancano di naturalezza<br />
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perchè il loro comportamento varia in base alle persone che gli stanno di fronte, comportandosi<br />
come attori.<br />
disturbo narcisistico: soggetti che si sentono superiori agli altri, si vedono molto belli, bravi,<br />
intelligenti, organizzano la loro vita alla ricerca eccessiva di ammirazione e stima per<br />
confermare il loro modo di essere, per cui le persone esistono solo per una propria gratificazione.<br />
Il Cluster C comprende il disturbo di personalità evitante, dipendente e ossessivo-compulsivo:<br />
disturbo evitante: persone molto timide che evitano i contatti interpersonali per paura di<br />
subire frustrazioni, a causa dei loro sentimenti di inadeguatezza e autosvalutazione. Spesso si<br />
associa a disturbi depressivi o ansiosi, in particolare disturbo di panico e fobia sociale.<br />
disturbo dipendente: soggetti insicuri che hanno scarsa fiducia in se stessi e stabiliscono<br />
rapporti patologici di dipendenza dagli altri, affidando le proprie responsabilità agli altri con<br />
eccessiva sofferenza in caso di separazione o perdita. Predispone ai disturbi depressivi e ansiosi.<br />
disturbo ossessivo-compulsivo: soggetti che tentano di controllare in modo esasperato gli<br />
eventi attraverso una esagerata superstiziosità e il rapporto con le altre persone mediante<br />
rigidità, inflessibilità, avarizia e perfezionismo, per cui non si tratta di sintomi di tipo ossessivocompulsivo,<br />
ma di soggetti predisposti ai disturbi dell’umore ed ai disturbi d’ansia.<br />
La Terapia medica consente di controllare alcuni sintomi, la psicoterapia psicodinamica, cognitivocomportamentale<br />
e relazionale è utile per modulare o modificare il carattere dell’individuo.<br />
Disturbi del Sonno<br />
Il Sonno viene distinto in sonno REM e non REM: il sonno non REM rappresenta il 75-80% della<br />
durata totale del sonno, si ha nella fase iniziale del sonno, caratterizzato dagli stadi 1 e 2 con<br />
sonno superficiale a cui seguono dopo 70-100 min gli stadi 3 e 4 con sonno profondo o sonno δ o<br />
sonno ad onde lente (EEG). Il sonno non REM è il sonno senza sogni, con < tono muscolare, P<br />
arteriosa, frequenza cardiaca e respiratoria. Il sonno REM o sonno a movimenti oculari rapidi, è<br />
il sonno con sogni, si manifesta 4-6 volte durante la notte ogni 90 min, caratterizzato da un > tono<br />
simpatico con midriasi, > T°C, > Pa, > FC, > FR, perdita del tono muscolare, erezione del pene<br />
o clitoride, mentre l’EEG evidenzia un’attività bioelettrica corticale rapida e desincronizzata.<br />
I Disturbi del Sonno sono distinti in disturbi primari cioè dissonnie, parasonnie, e disturbi del<br />
sonno associati a manifestazioni psichiatriche o internistiche.<br />
Le Dissonnie sono rappresentate dall’insonnia, ipersonnia, narcolessia, disturbi del sonno correlati<br />
a problemi respiratori (obesità), alterazione del ritmo circadiano del sonno cioè sindrome da<br />
cambiamento del fuso orario (jet lag syndrome), disturbi del sonno da turni di lavoro notturni,<br />
inadeguata igiene del sonno, assunzione di sostanze stimolanti o eccitanti.<br />
L’Insonnia è la difficoltà di addormentamento e mantenimento del sonno con risvegli notturni<br />
frequenti o risveglio mattutino precoce e difficoltà a riaddormentarsi.<br />
Normalmente nei soggetti anziani si ha una < fisiologica della durata del sonno che diventa più<br />
frammentato perchè la fase 4 del sonno non REM tende a < progressivamente fino a<br />
scomparire. L’insonnia può essere primitiva dovuta a disfunzione dei centri regolatori del ritmo<br />
sonno-veglia, diencefalo-mesencefalici, o secondaria a disturbi fisici con dolore, problemi<br />
respiratori con tosse secca e stizzosa, ansia o fobie, assunzione di sostanze stimolanti cioè<br />
farmaci, alcol, caffeina..., scarsa igiene del sonno cioè il soggetto va a dormire in orari sempre<br />
diversi, sindrome da apnea ostruttiva del sonno...<br />
L’Ipersonnia è un incremento patologico delle h assolute di sonno nelle 24 h, con facilità di<br />
addormentamento anche in ambienti molto rumorosi, può essere acuta o cronica da lesioni<br />
occupanti spazio a livello dell’ipotalamo o del tronco encefalico superiore, encefaliti, meningiti,<br />
tumori, ipertensione endocranica, uso eccessivo di farmaci ipnotici, droghe...<br />
La Narcolessia è una rara forma di ipersonnia, ad eziologia sconosciuta, in cui il pz si<br />
addormenta mentre sta eseguendo delle azioni volontarie, ad es. mentre mangia, lavora o<br />
addirittura mentre guida l’auto creando situazioni di pericolo per se stesso e gli altri. Spesso si ha il<br />
fenomeno della cataplessia cioè caduta a terra improvvisa da completo rilassamento muscolare,<br />
paralisi nel sonno e fenomeni ipnotici. Si possono verificare 1 o più episodi di narcolessia nelle<br />
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24h, di durata variabile da alcuni minuti ad alcune h. In genere il pz non riesce a resistere alla<br />
necessità di dormire, si sente fresco e riposato al risveglio ma può riaddormentarsi subito dopo,<br />
anche se il tempo totale del sonno non >, anzi il sonno notturno può essere insoddisfacente e<br />
interrotto da incubi.<br />
Le Parasonnie sono manifestazioni fisiche che si verificano durante il sonno o esacerbate dal<br />
sonno, come i crampi notturni alle gambe, incubi, sonniloquio, enuresi notturna, bruxismo, morte<br />
improvvisa durante il sonno e sonnambulismo più frequente nell’ultima infanzia e adolescenza in<br />
cui il pz durante il sonno si alza dal letto, cammina, tenendo gli occhi aperti ma senza<br />
riconoscere le persone e gli oggetti e ricordare l’episodio. Bisogna evitare di svegliare il pz e<br />
proteggerlo da eventuali traumi durante i movimenti. Sono utili le benzodiazepine (diazepam,<br />
alprazolam) o gli SSRI nei casi refrattari.<br />
I Disturbi del sonno associati a malattie psichiatriche o internistiche sono distinti in:<br />
disturbi associati a malattie psichiatriche: disturbi dell’umore, delirium, disturbi d’ansia.<br />
disturbi associati a malattie neurologiche: demenza, malattie degenerative cerebrali,<br />
parkinsonismo, epilessia durante il sonno, cefalea durante il sonno.<br />
disturbi associati ad altre malattie internistiche: IMA, BPCO, asma, RGE, ulcera peptica.<br />
In genere prima di passare alla terapia è sufficiente evitare alcuni fattori di rischio come l’abuso di<br />
caffè, thè, coca cola, farmaci, alcol, caffeina, nicotina e altre sostanze eccitanti soprattutto nelle<br />
h serali... In caso di insonnia associata a depressione si usa un antidepressivo triciclico 1 h prima di<br />
andare a dormire, mentre in caso di insonnia da disturbi emozionali non depressivi si ricorre ad un<br />
farmaco ipnotico, ansiolitico, tranquillante, usati per brevi periodi di tempo (2-4 sett.) per evitare<br />
fenomeni di tolleranza, dipendenza e astinenza, e gli effetti collaterali come sonnolenza, letargia<br />
cioè sonno profondo con difficoltà a risvegliare il pz, colpi di sonno durante la guida..<br />
Disturbi del controllo degli Impulsi<br />
Si tratta di soggetti che fanno cose estranee alla loro mentalità e che non vorrebbero mai fare:<br />
cleptomania: persone che rubano le cose senza accorgersene.<br />
piromania: persone che appiccano il fuoco spesso restando sul luogo.<br />
gioco d’azzardo patologico: si tratta di soggetti che non riescono a resistere alla tentazione di<br />
giocare nonostante mandino in rovina economica la loro famiglia.<br />
esplosioni di collera fino a fare del male anche alle persone care e che hanno a cuore.<br />
tricotillomania: soggetti che si strappano i capelli provocando alopecia a chiazze o totale.<br />
impulso di spendere soldi: soggetti che hanno la necessità di spendere soldi anche se poi non<br />
faranno uso di ciò che hanno comprato. Si ricorre agli SSRI come nei disturbi ossessivo-compulsivi.<br />
Terapie Psichiatriche<br />
La Terapia Psichiatrica si basa sulla terapia psicofarmacologica, psicoterapia e altri metodi.<br />
La TERAPIA PSICOFARMACOLOGICA comprende gli antidepressivi, stabilizzatori dell’umore,<br />
ansiolitici-ipnoinducenti e antipsicotici.<br />
Gli ANTIDEPRESSIVI sono distinti in triciclici, inibitori selettivi del reuptake della serotonina<br />
(SSRI), inibitori delle monoaminossidasi (IMAO), benzamidi sostituite, antidepressivi di nuova<br />
generazione.<br />
Gli Antidepressivi Triciclici agiscono bloccando la ricaptazione delle monoamine<br />
neurotrasmettitrici a livello dei recettori presinaptici, con conseguente > della loro [ ] a livello<br />
della fessura intersinaptica determinando una regolazione dei recettori postsinaptici ad un<br />
livello più basso (down-regulation), tra cui l’imipramina e desipramina ad azione prevalentemente<br />
noradrenergica e la clomipramina ad azione prevalentemente serotoninergica.<br />
Gli antidepressivi triciclici sono usati come farmaci di prima scelta nei pz affetti da depressione<br />
maggiore grave, melancolica, come farmaci di seconda scelta nei pz affetti da depressione lievemoderata<br />
resistente alle altre terapie, attacco di panico, disturbo ossessivo-compulsivo<br />
(clomipramina).<br />
Gli Effetti Collaterali derivano dalla capacità degli antidepressivi triciclici di inibire altri recettori:<br />
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─ recettori α1-adrenergici: ipotensione ortostatica, vertigini, tachicardia riflessa.<br />
─ recettori muscarinici: secchezza della fauci, stipsi, ritenzione urinaria, alterazioni della<br />
memoria, tachicardia sinusale.<br />
─ recettori istaminici H1: sedazione, > peso corporeo, ipotensione.<br />
─ recettori istaminici H2: stato confusionale, disartria (perdita della capacità di articolare le parole).<br />
─ recettori serotoninergici 5-HT2: disturbi dell’eiaculazione, ipotensione.<br />
Gli antidepressivi triciclici sono Controindicati nei pz affetti da glaucoma ad angolo chiuso,<br />
ipertrofia prostatica a rischio di ritenzione urinaria, pz in terapia con IMAO, inoltre, devono<br />
essere evitati o usati con molta cautela nei pz affetti da gravi cardiopatie con rischio di turbe del<br />
ritmo, oppure da disturbi cognitivi ed epilessia.<br />
Gli Inibitori Selettivi del Reuptake della Serotonina (SSRI) agiscono in maniera selettiva<br />
sul sistema serotoninergico inibendo la ricaptazione della serotonina a livello recettoriale, tra<br />
cui abbiamo il citalopram, paroxetina, sertralina, fluvoxamina, fluoxetina (prozac).<br />
Gli SSRI sono usati come farmaci di prima scelta nei pz affetti da depressione maggiore, distimia,<br />
attacco di panico, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi del comportamento alimentare in<br />
particolare la fluoxetina ad alte dosi nei pz con bulimia.<br />
Inoltre possono essere usati nei pz affetti da fobia sociale, disturbi degli impulsi, alcuni disturbi<br />
della personalità, sintomi negativi della schizofrenia in associazione alla terapia antipsicotica.<br />
Gli Effetti Collaterali più comuni degli SSRI sono dispepsia e nausea che in genere compaiono in<br />
maniera transitoria nelle fasi iniziali della terapia, raramente disturbi sessuali come il ritardo<br />
dell’eiaculazione. Sono Controindicati nei pz sottoposti a terapia con IMAO per evitare la<br />
sindrome serotoninergica in seguito all’> della serotonina poichè gli SSRI ne impediscono la<br />
ricaptazione, gli IMAO ne impediscono la degradazione, provocando crampi addominali,<br />
meteorismo, diarrea, tremori, mioclono, incoordinazione motoria, iperreflessia, tachicardia,<br />
ipertensione, sintomi di tipo maniacale, ipertermia, collasso cardiocircolatorio e morte.<br />
Gli Inibitori delle Monoaminossidasi (IMAO) agiscono inibendo le monoaminossidasi, cioè<br />
enzimi mitocondriali situati nella cellula presinaptica, deputati al catabolismo di tutte le<br />
monoamine dopo la loro ricaptazione a livello della fessura intersinaptica. Attualmente sono<br />
poco usati a causa dei problemi di tossicità soprattutto a livello epatico, e per le restrizioni<br />
alimentari e farmacologiche cui il soggetto deve sottoporsi durante il trattamento, poichè<br />
interagiscono con i farmaci ad effetto simpaticomimetico e con gli alimenti contenenti un’alta [<br />
] di tiramina, monoamina contenuta nei formaggi fermentati, vino rosso e alcuni legumi, poichè<br />
l’inibizione delle monoaminossidasi impedisce il catabolismo della tiramina provocando crisi<br />
ipertensive severe anche mortali.<br />
Gli IMAO più recenti, come il toloxatone, determinano una inibizione selettiva e reversibile delle<br />
monoaminossidasi di tipo A, coinvolte nella patogenesi della depressione, sono maggiormente<br />
tollerati e prescrivibili senza restrizioni dietetiche e farmacologiche se associati agli IMAO<br />
tradizionali come la tranilcipromina.<br />
Le Benzamidi Sostituite sono rappresentati dalla sulpiride, levosulpiride e amisulpride, che<br />
agiscono bloccando i recettori dopaminergici, soprattutto D2: a basse dosi agiscono sui recettori<br />
presinaptici con maggiore attività dopaminergica, attivazione comportamentale e azione<br />
antidepressiva, mentre ad alte dosi agiscono sui recettori post-sinaptici con minore attività<br />
dopaminergica, cioè con azione inibente, antipsicotica, utile in caso di depressione psicotica con<br />
deliri e allucinazioni cenestetiche. L’amisulpride è indicato in alcuni disturbi somatoformi<br />
ottenendo buoni risultati e in tempi brevi nella glossidinia o sindrome della bocca che brucia.<br />
Tra gli Effetti Collaterali abbiamo l’> della PRL (prolattina) ad alte dosi.<br />
Tra gli ANTIDEPRESSIVI di NUOVA GENERAZIONE abbiamo:<br />
Antidepressivi serotoninergici specifici e noradrenergici (NASSA) tra cui la mirtazapina<br />
che agisce incrementando la trasmissione noradrenergica e serotoninergica attraverso il blocco<br />
dei recettori α-adrenergici centrali presinaptici ed il blocco dei recettori 5HT2 e 5HT3.<br />
Inibitori selettivi del reuptake della noradrenalina (NARI) tra cui la reboxetina inibisce la<br />
ricaptazione della noradrenalina a livello recettoriale.<br />
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Inibitori selettivi del reuptake della serotonina e noradrenalina (NSRI) tra cui la<br />
venlafaxina che ha azione analoga ai triciclici ma è più efficace e meglio tollerata perchè non ha<br />
attività antiistaminica e anticolinergica.<br />
Gli STABILIZZATORI dell’UMORE sono indicati nella terapia o prevenzione dei disturbi<br />
dell’umore, tra cui abbiamo i sali di litio, carbamazepina, acido valproico e altri stabilizzatori.<br />
Tra i Sali di Litio abbiamo il carbonato di litio usato come farmaco di prima scelta nella<br />
prevenzione dei disturbi dell’umore, terapia a lungo termine dei disturbi bipolari e<br />
schizoaffettivi, terapia della depressione maggiore ricorrente in alternativa alla terapia a lungo<br />
termine con antidepressivi, oppure viene associato agli antidepressivi in caso di forme resistenti per<br />
potenziarne l’effetto, e viene usato come farmaco di seconda scelta nella terapia dell’episodio<br />
maniacale in alternativa ai neurolettici.<br />
Il litio è Controindicato nei pz affetti da patologie della tiroide, reni e cuore.<br />
L’intossicazione da litio si verifica quando i livelli plasmatici sono > 1,5-2 mEq/lt con sintomi<br />
precoci cioè poliuria, nausea, vomito, diarrea, tremori, vertigini, disartria, subconfusione, e<br />
sintomi tardivi cioè oligo-anuria, atassia, iperreflessia, confusione mentale, convulsioni, coma.<br />
Prima di iniziare la terapia bisogna sottoporre il pz ad una serie di controlli, valutando la fx renale,<br />
epatica, cardiaca, tiroidea, neuronale mediante esame emocromocitometrico con formula<br />
leucocitaria, uremia, creatininemia, bilirubina totale e frazionata, transaminasi, fosfatasi<br />
alcalina, ormoni tiroidei FT3, FT4 e TSH, esame delle urine, ECG ed elettroencefalogramma<br />
(EEG), che devono essere ripetuti dopo 1 mese di terapia e successivamente ogni 6 mesi.<br />
Si inizia con una dose di 300-600 mg/die frazionata in 2-3 somministrazioni, > progressivamente<br />
fino a 600-1200 mg/die, in base al peso del pz, età, gravità del quadro clinico... Dopo 10-15 gg si<br />
esegue il dosaggio della litiemia per stabilire se è necessario o meno modificare il dosaggio,<br />
eseguendo ulteriori controlli ogni 2 settimane, valutando la comparsa di effetti collaterali o<br />
intossicazione da litio e le variazioni del peso corporeo. Non appena la terapia si è stabilizzata, la<br />
litiemia viene controllata progressivamente 1 volta/mese, ogni 3 mesi e infine ogni 6 mesi.<br />
Ricordiamo che spesso il carbonato di litio viene associato alla carbamazepina e/o valproato<br />
sodico o acido valproico (anticonvulsionanti).<br />
La carbamazepina viene usata come farmaco di prima scelta nell’episodio misto depressivomaniacale,<br />
utile per la sua azione di sedazione e contenimento dei comportamenti aggressivi,<br />
oppure come farmaco di seconda scelta nei disturbi bipolari resistenti o intolleranti al litio.<br />
Il valproato sodico viene usato come stabilizzatore del tono dell’umore, per potenziare l’effetto<br />
del litio nelle forme gravi e ricorrenti oppure per il suo effetto antimaniacale.<br />
Tra gli Altri Stabilizzatori dell’Umore sono presi in considerazione alcuni calcio-antagonisti<br />
(verapamil) e gli antipsicotici di nuova generazione (clozapina, risperidone, olanzapina).<br />
I Farmaci ANSIOLITICI, IPNOINDUCENTI sono usati per < lo stato d’ansia e indurre il sonno<br />
senza alterare il ritmo sonno-veglia, rispetto ai barbiturici usati in passato, tra cui abbiamo le<br />
Benzodiazepine dotate di azione ansiolitica, ipnoinducente, sedativa, miorilassante e<br />
anticonvulsionante, anche se non sono i farmaci d’elezione per i disturbi d’ansia, mentre sono<br />
Indicate in caso di:<br />
─ sintomi ansiosi nei pz affetti da depressione o da fobia.<br />
─ disturbo d’ansia generalizzato in assenza di altri disturbi concomitanti o terapia dell’attacco di<br />
panico: si inizia con le benzodiazepine e si continua con gli antidepressivi SSRI per i evitare i<br />
fenomeni di tolleranza e dipendenza dalle benzodiazepine in caso di terapia a lungo termine.<br />
─ schizofrenia o disturbo maniacale: le benzodiazepine sono associate agli antipsicotici<br />
aumentando l’effetto sedativo per controllare l’agitazione psicomotoria.<br />
Abbiamo le benzodiazepine ad azione prevalentemente ansiolitica cioè lorazepam, alprazolam,<br />
diazepam e le benzodiazepine ad azione prevalentemente ipnoinducente cioè triazolam,<br />
estazolam, flurazepam, che possono essere ad emivita breve, media o lunga.<br />
Le benzodiazepine ad emivita breve sono indicate in caso di rischi di accumulo da età avanzata,<br />
patologie epatiche o renali oppure quando si deve avere un effetto immediato ma di breve<br />
durata, ad es. per un’insonnia da addormentamento o ansia che compare in alcune h della<br />
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giornata. Le benzodiazepine ad emivita media o lunga sono usate per ottenere una copertura<br />
ansiolitica più prolungata e stabile o per rassicurare dopo l’addormentamento un sonno meno<br />
disturbato od ovviare ad un’insonnia da risveglio precoce.<br />
Le benzodiazepine sono farmaci maneggevoli, lievemente tossici e responsabili di Effetti<br />
Collaterali di lieve entità, tra cui sedazione, astenia, rallentamento ideomotorio e riduzione<br />
delle performance cognitive che in genere si manifestano nei primi giorni di terapia e tendono<br />
progressivamente a ridursi, mentre se persistono occorre modificare la posologia.<br />
In genere nelle fasi iniziali si parte con un dosaggio giornaliero minimo frazionato in 2-3<br />
somministrazioni nelle 24 h che deve essere > progressivamente ogni 2-3 gg sino al raggiungimento<br />
della dose minima efficace. La durata del trattamento non deve essere > 6 mesi per evitare<br />
fenomeni di tolleranza e dipendenza, mentre in caso di uso protratto di benzodiazepine, > 6<br />
mesi, ad alte dosi seguita da una brusca interruzione dell’assunzione del farmaco, si può avere la<br />
sindrome da sospensione o astinenza da benzodiazepine secondaria alla dipendenza fisica e<br />
psichica. La dipendenza fisica si verifica in maniera brusca dopo qualche giorno dalla sospensione<br />
del farmaco con ansia, insonnia, irritabilità, cefalea, dolori muscolari, parestesie, tremori,<br />
tachicardia. La dipendenza psicologica si manifesta con ansia poichè viene a mancare il senso di<br />
sicurezza dato dal rapporto con il farmaco, e con uno spiccato desiderio della sostanza (craving).<br />
La Controindicazione assoluta alle benzodiazepine è la miastenia gravis.<br />
Gli ANTIPSICOTICI sono distinti in antipsicotici classici o neurolettici e antipsicotici di nuova<br />
generazione.<br />
Gli Antipsicotici Classici o Neurolettici sono farmaci ad azione dopamino-antagonista come<br />
l’Aloperidolo (serenase), Flufenazina, Clorpromazina, Promazina, indicati per sedare pz in caso di<br />
agitazione psicomotoria, comportamenti aggressivi e violenti, episodi maniacali o<br />
ipomaniacali, stati confusionali, sintomi psicotici positivi (deliri, allucinazioni).<br />
Le Controindicazioni principali ai neurolettici sono stato comatoso, pregressa sindrome<br />
maligna da neurolettici, gravidanza. Devono essere usati con cautela negli anziani, pz affetti da<br />
discinesia tardiva, morbo di Parkinson, depressione maggiore, feocromocitoma, malattie<br />
cardiovascolari, pneumopatie acute o croniche, insufficienza renale e ipertrofia prostatica.<br />
Gli Antipsicotici di Nuova Generazione sono la clozapina, risperidone e olanzapina, più selettivi<br />
per i recettori del sistema dopaminergico, dotati anche di azione serotoninergica.<br />
La Clozapina agisce come antagonista dopaminergico soprattutto dei recettori D4 e D1,<br />
antagonista serotoninergico 5HT2, ha attività antiadrenergica, antistaminica, anticolinergica.<br />
Viene usata come farmaco di seconda scelta nei pz resistenti ad altri antipsicotici o nei pz<br />
affetti da discinesia tardiva.<br />
Tra gli effetti collaterali principali abbiamo l’agranulocitosi (leucopenia) ad alto rischio di<br />
mortalità, per cui prima della terapia e durante il trattamento bisogna monitorare il profilo<br />
emocromocitometrico del pz 1 volta/sett. nei primi 3 mesi, poi 1 volta/mese: non bisogna iniziare<br />
la terapia se la conta leucocitaria è < 3500/mm 3 , mentre deve essere interrotta se la conta<br />
leucocitaria scende sotto i 3000/mm 3 o se la conta assoluta dei neutrofili è < 1500/mm 3 .<br />
Il Risperidone è usato come farmaco di prima scelta nella terapia dei disturbi schizofrenici<br />
poichè a basse dosi (3 mg/die) agisce come antagonista del 5HT2 (5 idrossitriptamina, serotonina)<br />
con azione attivante, efficace contro i sintomi negativi e di tipo disorganizzato, mentre ad alte<br />
dosi (6 mg/die) agisce come antagonista dopaminergico D2 con azione sedativa, efficace contro i<br />
sintomi positivi. Tra gli effetti collaterali abbiamo l’> peso corporeo, > PRL.<br />
L’Olanzapina agisce come antagonista dei recettori serotoninergici 5HT2, 3 e 6, e dei recettori<br />
dopaminergici D1, 2, 3 e 4, presenta anche alta affinità per i recettori α1-adrenergici, istaminici<br />
H1 e muscarinici. E’ un ottimo antipsicotico, di efficacia sovrapponibile a quella dei neurolettici<br />
sui sintomi positivi e superiore ad essi sui sintomi negativi. Per cui l’olanzapina è considerato un<br />
farmaco di prima scelta nella terapia dei disturbi schizofrenici.<br />
Tra gli effetti collaterali abbiamo la sedazione che in alcuni casi è considerata un effetto<br />
terapeutico, ipotensione arteriosa, > peso corporeo.<br />
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La Terapia Elettroconvulsionante o Elettroshock (ECT) in Italia è in disuso, mentre è molto<br />
usata nei paesi anglosassoni. L’elettroshock viene eseguito in anestesia generale con ventilazione<br />
meccanica assistita e somministrazione del curaro per ottenere il rilassamento muscolare ed evitare<br />
le crisi convulsive muscolari: si applicano 1 o 2 elettrodi a livello temporale e si dà uno stimolo<br />
elettrico di 100-300 V per ~ 0,5-1,5 secondi provocando una convulsione cerebrale generalizzata.<br />
Prima di sottoporre il pz all’elettroshock bisogna valutare le condizioni fisiche e neurologiche,<br />
sottoporre il pz ad una visita cardiologica e anestesista.<br />
L’elettroshock può essere usato in caso di:<br />
─ depressione severa, resistente agli antidepressivi, ad alto rischio di suicidio.<br />
─ disturbo maniacale con grave stato di eccitazione ad alto rischio di condotte distruttive,<br />
refrattario alla terapia psicofarmacologica.<br />
─ schizofrenia refrattaria o intollerante ai neurolettici, pregressa sindrome maligna da<br />
neurolettici, agranulocitosi.<br />
Le Controindicazioni assolute all’elettroshock sono ipertensione endocranica, IMA recente,<br />
insufficienza coronarica, aneurisma aortico o cerebrale, trattamenti anticoagulanti, malattie<br />
respiratorie ostruttive, mentre le controindicazioni relative sono aritmie cardiache ed epilessia.<br />
Gli Effetti Collaterali principali dell’elettroshock sono di tipo cognitivo cioè breve stato<br />
confusionale, disturbi della memoria.<br />
La PSICOTERAPIA si basa su una serie di metodiche che utilizzano strumenti psicologici per<br />
fini terapeutici. Lo psicoterapeuta ha il compito di ristrutturare la personalità del pz,<br />
ripristinare il funzionamento psicosociale, lavorativo, relazionale cioè favorire il reinserimento<br />
del pz nella società, modificando o correggendo i comportamenti anomali, attraverso tecniche di<br />
vario tipo che derivano in gran parte dalla Psicoanalisi fondata da Sigmund Freud che studia e<br />
cura i processi inconsci della personalità e i conflitti psichici che si hanno tra le 3 istanze della<br />
mente, cioè Es, Io e Super-Io. Nella pratica clinica è importante:<br />
creare un ottimo rapporto medico-paziente, stabilendo sin dalle fasi iniziali delle regole<br />
rigide, evitando qualsiasi interferenza durante il lavoro analitico, cioè l’analista e il pz devono<br />
rispettare gli orari delle sedute e la loro durata, senza spostare o annullare gli appuntamenti,<br />
evitando persino la stretta di mano all’inizio e alla fine della seduta, nonché rapporti sociali al di<br />
fuori dell’analisi. In genere le sedute sono frequenti, fino a 3-5 volte/sett. per 5-10 anni.<br />
durante la seduta psicoanalitica, l’analista e il pz non devono guardarsi, cioè l’analista sta<br />
alle spalle del pz, poiché il pz deve essere concentrato sulla propria mente.<br />
l’analista usa il metodo delle libere associazioni per cercare di eliminare le resistenze tra<br />
pulsioni e difese dell’individuo, facendo emergere i conflitti e i pensieri inconsci, inaccettabili e<br />
responsabili dei disturbi psichici cioè il pz deve lasciare fluire nella sua mente parole,<br />
immagini, ricordi, fantasie, sogni e deve riferire tutto ciò che gli viene in mente senza la<br />
necessità di strutturare il discorso o di articolarlo in modo logico.<br />
l’analista cerca di interpretare ciò che si nasconde dietro le frasi del pz oppure richiama<br />
l’attenzione del pz sulle proprie difese.<br />
quando la relazione tra medico e pz si fa più intensa si genera una relazione detta transfert in<br />
cui il pz vive il terapeuta come una figura significativa del proprio passato utile a far emergere i<br />
conflitti e i pensieri inconsci, con trasferimento di sentimenti e vissuti dal pz al medico,<br />
originariamente rivolti verso i personaggi significativi del proprio mondo infantile, per cui il pz<br />
passa dall’ammirazione al disprezzo fino alla frustrazione perchè lo psicoanalista non incoraggia,<br />
non consola, non assolve il pz.<br />
Il terapeuta può risponde a questa situazione con il controtransfert, provando sentimenti per il pz.<br />
La Psicoterapia Psicodinamica ha il compito di indagare sui vissuti emotivi del soggetto,<br />
comprendere e risolvere i vissuti correlati al disturbo, partendo dal presupposto che la psiche<br />
umana si struttura e si modifica continuamente in maniera dinamica, in seguito all’interazione<br />
tra pulsioni e conflitti che ne derivano e che si esprimono soprattutto a livello inconscio.<br />
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Durante la seduta il pz può essere in posizione sdraiata con il terapeuta alle spalle, oppure si ha<br />
un colloquio faccia a faccia. Infatti, rispetto alla psicoanalisi la psicoterapia psicodinamica si basa<br />
sul colloquio tra psicoterapeuta e pz, per cui lo psicoterapeuta partecipa attivamente.<br />
Sono necessarie 1-2 sedute/sett. per 2-3 anni.<br />
La Psicoterapia Psicodinamica Breve è cosiddetta perchè l’analista lavora su un campo di<br />
indagine limitato cioè il pz colloquia con l’analista su un argomento preventivamente<br />
concordato, detto focus, come un sintomo (ansia, fobia), un’idea ossessiva, uno stato depressivo,<br />
una situazione conflittuale che preoccupa o fa soffrire il pz, una situazione di crisi da lutto,<br />
separazione, perdita del lavoro, cercando di attenuare o eliminare un sintomo e migliorare il<br />
funzionamento psico-sociale del pz. Durante il colloquio il terapeuta partecipa in modo attivo,<br />
parlando faccia a faccia con il pz; in alcune scuole il terapeuta è addirittura aggressivo,<br />
determina una profonda frustrazione nel pz e genera una relazione ad alta tensione emotiva.<br />
Lo strumento tecnico principale della psicoterapia breve è la chiarificazione che rende il pz più<br />
consapevole dei propri conflitti e dei propri vissuti profondi, lavorando sul preinconscio cioè su<br />
quanto si può rendere consapevole in tempi brevi anche sul piano cognitivo. Inoltre la psicoterapia<br />
breve si basa anche su interventi di rassicurazione e incoraggiamento.<br />
Il n° delle sedute è fisso, 10-12, 20-25 a seconda delle scuole, con 1 seduta/settimana.<br />
La psicoterapia psicodinamica breve è indicata nei disturbi d’ansia, distimia, bulimia e alcuni<br />
disturbi somatoformi, è controindicata nelle psicosi.<br />
La Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale si basa su tecniche cognitive e comportamentali.<br />
La Psicoterapia Cognitiva si basa sulla teoria cognitivista o cognitivismo fondata da Ellis e Beck<br />
i quali stabilirono che il nucleo psicopatologico primario della depressione è rappresentato da<br />
disturbi cognitivi cioè pensieri illogici, irrazionali, pregiudizi soggettivi abnormi, per cui il pz<br />
depresso vive e vede la realtà considerando soprattutto gli aspetti negativi con visione<br />
pessimistica del presente e del futuro, da cui deriva la triade di Beck cioè pensieri e<br />
convincimenti negativi verso se stessi, verso il mondo e verso il futuro.<br />
Per cui la psicoterapia cognitiva ha il compito di insegnare al pz ad auto-osservarsi in maniera<br />
critica attraverso la ricostruzione della sua storia, facendo emergere e rimuovendo gli irrational<br />
belief cioè pensieri e convinzioni irrazionali, aiutando il pz nel suo modo di pensare, di vedere<br />
le cose e di rapportarsi con gli eventi cercando di ricostruire il sistema cognitivo del pz.<br />
E’ indicata nei pz affetti da disturbi depressivi e disturbi d’ansia, soprattutto l’agorafobia, fobie<br />
sociali, disturbi ossessivo-compulsivi. Sono necessarie 1-2 sedute/sett per 1-2 anni.<br />
La Psicoterapia cognitivo-costruttivista (Kelly) si basa sulla valutazione del successo o<br />
insuccesso dell’individuo nel raggiungimento dei propri scopi, ma in tal caso il compito della<br />
psicoterapia non è di eliminare i sintomi ma di comprendere il significato adattivo dei sintomi<br />
cioè il pz deve comprendere la funzione di equilibrio interno che il sintomo svolge per cercare di<br />
sostituirlo con una reazione più appropriata tale da soddisfare anche altre esigenze personali.<br />
La Psicoterapia Comportamentale si basa su tecniche di decondizionamento e condizionamento<br />
con lo scopo di ridurre o eliminare i sintomi psichici e modificare o eliminare i comportamenti<br />
patologici sostituendoli con comportamenti più funzionali. Infatti, secondo il comportamentismo<br />
moderno il disturbo psicopatologico è il risultato di una risposta comportamentale inadeguata in<br />
seguito ad un apprendimento errato, mentre la psicosi è il risultato di un mancato apprendimento.<br />
Le tecniche di decondizionamento sono le più usate nella pratica clinica, tra cui abbiamo:<br />
inibizione reciproca: si associa un comportamento incompatibile a quello patologico per<br />
estinguerlo, ad es. nei pz affetti da ansia generalizzata è possibile ricorrere a tecniche di<br />
rilassamento, cioè yoga, training autogeno, per indurre il rilassamento muscolare e inibire<br />
l’attivazione ansiosa poichè l’ansia è incompatibile con una condizione di rilassamento psicofisico.<br />
desensibilizzazione sistematica: indicata per la terapia delle fobie, sottoponendo il pz a stimoli<br />
progressivamente più ansiogeni per inibire la risposta di allarme fobico.<br />
flooding, implosion: si tratta di terapie d’urto indicate nei pz affetti da disturbi fobici,<br />
sottoponendoli in modo brusco a stimoli ansiogeni intensi, traumatici, senza possibilità di fuga<br />
o evitamento, per desensibilizzarli allo stimolo stesso o < l’ansia nelle successive esposizioni.<br />
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ipetizione multipla: il pz deve ripetere il comportamento appreso in modo continuo e<br />
intenzionale fino ad estinguerlo, usato in alcune forme di tic e sintomi ossessivo-compulsivi.<br />
Le tecniche di condizionamento hanno il compito di favorire l’integrazione psicosociale del pz<br />
mediante interventi psicopedagogici e riabilitativi utili nei pz affetti da disturbi mentali con deficit<br />
intellettivi, come insufficienza mentale e demenze, e nei pz affetti da schizofrenie residuali con<br />
carenze comportamentali. Il condizionamento si avvale di rinforzi positivi o negativi, ad es.<br />
premi o disapprovazione, per favorire un migliore e duraturo processo di apprendimento.<br />
La Psicoterapia Relazionale si basa sul principio che per comprendere un disturbo psichico<br />
l’individuo deve essere studiato nella relazione con gli altri, cercando di correggere le relazioni<br />
abnormi o patologiche della coppia o del gruppo familiare da cui dipendono i comportamenti<br />
patologici. Il terapeuta accoglie la famiglia nella stanza dove avverrà la seduta, mentre in una stanza<br />
adiacente c’è un altro terapeuta che osserva la seduta attraverso un vetro a specchio, informando<br />
preventivamente la famiglia ed ha il compito di vigilare sull’attività del primo terapeuta che,<br />
coinvolto nel sistema familiare patologico, rischia continuamente di essere travolto e di essere<br />
assorbito nel funzionamento abnorme, adeguandosi inconsapevolmente ad esso.<br />
Nella prima fase il terapeuta valuta il funzionamento del sistema che deve curare e le relazioni<br />
abnormi, nella seconda fase cerca di modificare il comportamento abnorme con uno più<br />
funzionale, infatti il terapeuta durante la seduta fa parte del sistema e interviene attivamente<br />
modulandone il funzionamento. La psicoterapia relazionale è indicata soprattutto nei pz con<br />
anoressia mentale e nella prevenzione delle riacutizzazioni delle psicosi schizofreniche.<br />
Legislazione Psichiatrica, cenni di storia della Psichiatria,<br />
Trattamenti Sanitari Obbligatori (T.S.O.)<br />
La legislazione psichiatrica ha subito una svolta fondamentale grazie alla legge n° 180 del 13<br />
maggio 1978 sugli “Accertamenti e Trattamenti Sanitari Volontari e Obbligatori” nel campo<br />
dell’assistenza psichiatrica e alla legge n° 833 del 23 dicembre 1978 con l’Istituzione del Servizio<br />
Sanitario Nazionale che riguarda tutta la riforma della sanità pubblica, abolendo definitivamente<br />
le precedenti leggi sui manicomi e sugli alienati (pazzi).<br />
Secondo la nuova Legislazione Psichiatrica l’assistenza psichiatrica deve essere strutturata in<br />
ambito territoriale, svolgendo le attività di diagnosi, terapia o prevenzione dei disturbi mentali<br />
nel contesto sociale dove vive il pz. La legge precedente prevedeva la cura e custodia del malato di<br />
mente nei manicomi. La nuova legge ha determinato la chiusura degli ospedali psichiatrici o<br />
manicomi, spesso fatiscenti e inadeguati, stabilendo che gli ospedali pubblici devono essere dotati<br />
di reparti di psichiatria con un n° massimo di 15 posti letto o 1 posto letto ogni 10.000 abitanti<br />
per la cura dei disturbi mentali in fase acuta, operando in stretto collegamento con le strutture<br />
territoriali. Inoltre secondo la nuova legge il ricovero del malato di mente può essere volontario o<br />
obbligatorio ricorrendo al Trattamento Sanitario Obbligatorio T.S.O. che viene richiesto da un<br />
medico in caso di pz con alterazioni psichiche che necessitano di una terapia urgente, pazienti che<br />
rifiutano le cure o quando non ci sono le condizioni e le circostanze che consentono di adottare<br />
altre misure terapeutiche tempestive ed idonee. Un secondo medico, accerta le condizioni del pz e<br />
se concorde con le osservazioni del collega, convalida il provvedimento di T.S.O. che infine<br />
viene disposto dal sindaco che rappresenta la massima autorità sanitaria locale.<br />
Il T.S.O. avviene di norma presso il reparto psichiatrico competente per territorio e dura 7<br />
giorni durante i quali il trattamento può essere sospeso se vengono a mancare le condizioni che lo<br />
hanno determinato ed il pz prosegue eventualmente il ricovero in condizioni di regime<br />
volontario oppure al termine dei 7 giorni può essere prorogato se sussistono le condizioni cliniche<br />
che lo hanno determinato. Il T.S.O. non viene richiesto solo nel campo della psichiatria ma anche<br />
nei pz affetti da malattie infettive e malattie veneree per impedire la diffusione delle infezioni, e<br />
in caso di incidente sul posto di lavoro per evitare problemi con le assicurazioni.<br />
Non si tratta di un provvedimento di pubblica sicurezza o dell’autorità giudiziaria ed è stato abolito<br />
il concetto di ricovero forzato in condizioni di pericolosità per se stessi, per gli altri o scandalo<br />
pubblico, che era disposto dal pretore su segnalazione di un cittadino, un parente o di un certificato<br />
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medico, e che dopo un periodo di osservazione di 1 mese al massimo, poteva essere internato<br />
definitivamente dal direttore del manicomio per procedimento giudiziario, per cui il pz perdeva la<br />
capacità di agire in senso giuridico ed era iscritto nel casellario giudiziale.<br />
Dipartimento di Salute Mentale e sue suddivisioni<br />
Organizzazione dell’Assistenza Psichiatrica<br />
Il Dipartimento di Salute Mentale (DSM) è il centro coordinatore di tutta l’assistenza<br />
psichiatrica del territorio, cioè si occupa dell’organizzazione, gestione e produzione delle prestazioni<br />
finalizzate alla promozione della salute mentale, prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione dei pz<br />
psichiatrici, che viene organizzato in ogni azienda sanitaria locale (ASL) così come disposto dal<br />
Progetto Obiettivo Tutela della Salute Mentale (1994-96) per l’adeguamento dell’assistenza<br />
psichiatrica alla legge 833 del 1978. Il DSM è costituito da 1 o 2 unità modulari con bacino di<br />
utenza non > a 150.000 abitanti. Ogni modulo comprende varie strutture territoriali:<br />
Centro di Salute Mentale (CSM): è l’ambulatorio psichiatrico territoriale cioè la sede operativa<br />
deputata all’organizzazione e coordinamento di tutte le attività del modulo dipartimentale, cioè<br />
assistenza, anche a domicilio, prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento sociale.<br />
Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC): è il reparto psichiatrico ospedaliero in cui<br />
sono ricoverati pz affetti da crisi acute, per brevi periodi di tempo (ricovero volontario o in TSO).<br />
Strutture Semi-residenziali: abbiamo il centro diurno deputato a programmi terapeutici e<br />
riabilitativi a lungo termine per favorire la risocializzazione del pz, e il day hospital con programmi<br />
terapeutici e riabilitativi a breve-medio termine in caso di pz che non necessitano del ricovero.<br />
Strutture Residenziali: comunità terapeutiche per periodi di trattamento riabilitativo mediolunghi<br />
con attività individuali e di gruppo sia lavorative che socio-culturali, correlate a<br />
trattamenti psicofarmacologici e psicoterapeutici, tra cui abbiamo le comunità alloggio o casafamiglia<br />
che ospitano pochi pz privi di un sufficiente grado di autonomia, con l’obiettivo di<br />
promuovere l’autonomia e reinserire il pz nel contesto familiare e sociale.<br />
Prevenzione Primaria, Secondaria e Terziaria in Psichiatria<br />
La Prevenzione Primaria ha il compito di eliminare i fattori di rischio che possono favorire<br />
l’insorgenza dei disturbi psichici, ma ciò non è semplice poiché i fattori sono molteplici, presenti<br />
nelle istituzioni primarie cioè famiglia, scuola e lavoro, non facilmente isolabili o modificabili,<br />
considerando che è difficile programmare interventi per il benessere psicofisico dei cittadini. Per cui<br />
la prevenzione primaria resta ancora del tutto teorica, difficilmente applicabile sul piano pratico.<br />
La Prevenzione Secondaria si basa sulla diagnosi precoce, terapia precoce ed adeguata dei<br />
disturbi mentali, identificazione dei soggetti a rischio psicopatologico con lo scopo di < la<br />
prevalenza dei disturbi psichici, cioè tutti i casi riscontrati in una determinata popolazione, e<br />
< la durata media dei disturbi psichici.<br />
L’identificazione dei soggetti a rischio psicopatologico, maggiormente esposti ad agenti<br />
stressanti, si basa considerando le fasce di età infanzia, adolescenza, vecchiaia, condizioni sociali<br />
come soggetti poveri, senza fissa dimora, emarginati sociali, problemi relativi alla cultura<br />
dominante cioè minoranze etniche, religiose, che spesso sono più vulnerabili ai fattori di rischio.<br />
Spesso la prevenzione secondaria avviene negli ambulatori e nei reparti di medicina generale e<br />
specialistica, sia per i disturbi psicopatologici preesistenti al ricovero o alla consultazione, sia<br />
per quelli che possono insorgere come esiti di una malattia somatica e terapie ricevute.<br />
La Prevenzione Terziaria ha il compito di prevenire le riacutizzazioni e ricadute dei disturbi<br />
psichici, riducendo il grado di sofferenza, invalidità ed emarginazione sociale del pz, dovute a<br />
disturbi mentali cronici e di promuovere il riconoscimento, sviluppo e utilizzazione delle<br />
capacità funzionali residue, per cui si cerca di recuperare il funzionamento psico-sociale, il<br />
grado di autonomia o autosufficienza del pz, le relazioni interpersonali.<br />
In genere si tratta di pz cronici giovani-adulti cioè pz psicotici, personalità borderline,<br />
tossicodipendenti, alcolisti, senza fissa dimora, emarginati sociali, che non sono mai stati<br />
ricoverati o sono stati ricoverati per brevi periodi di tempo in fase acuta, oppure soggetti che<br />
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ifiutano trattamenti di lunga durata o di essere ricoverati o che presentano scarsa compliance<br />
alla terapia medica, con progressivo degrado esistenziale, isolamento ed emarginazione sociale<br />
ad alto rischio di suicidio, abuso di droghe, alcol, comportamenti aggressivi e violenti.<br />
Questi soggetti sono candidati alla Riabilitazione Psichiatrica cioè ad una serie di interventi per<br />
alleviare le menomazioni, handicap o disabilità e migliorare nei limiti del possibile la qualità<br />
della loro vita, favorendo il recupero psicosociale del pz, attraverso la partecipazione attiva e<br />
integrazione nella comunità, famiglia, società, inserimento lavorativo....<br />
Consenso Informato in Psichiatria<br />
Il Consenso Informato viene regolamentato dal codice di deontologia medica, norme giuridiche<br />
ed etiche, basandosi sul principio dell’autodeterminazione e volontà del pz rispetto a quella del<br />
medico, ricordando che bisogna salvaguardare la dignità, vita e salute del pz, evitando<br />
provvedimenti diagnostico-terapeutici che possano < permanentemente l’integrità fisica del pz.<br />
Il medico, tenendo conto del livello socio-culturale del pz, capacità di comprensione e possibili<br />
interferenze durante il colloquio dovute alla patologia o farmaci assunti dal pz (psicofarmaci),<br />
deve fornire al pz tutte le informazioni sulla sua malattia, indagini diagnostiche a cui sarà<br />
sottoposto e procedure terapeutiche previste per il trattamento della sua patologia, indicando i<br />
vantaggi, possibilità di guarigione, possibili conseguenze, complicanze o effetti collaterali dovuti ai<br />
procedimenti diagnostico-terapeutici. Il medico deve usare un linguaggio chiaro, comprensibile ma<br />
scientificamente corretto e deve rispondere in maniera esauriente a tutte le domande che gli<br />
vengono poste, dando al pz la possibilità di scegliere, altrimenti il consenso informato perde di<br />
validità, rendendo illegittimo l’intervento diagnostico-terapeutico.<br />
Il medico non deve intraprendere nessuna attività diagnostico-terapeutica senza l’acquisizione<br />
del consenso informato per evitare problemi dal punto di vista medico-legale, di risarcire<br />
eventuali danni provocati alla salute del pz o di dover rispondere per il delitto di lesioni<br />
volontarie o omicidio preterintenzionale in caso di morte del pz, ad eccezione dei casi in cui il<br />
medico agisca in stato di necessità, ad es. in caso di epidemia l’OMS o il SSN possono stabilire che<br />
la popolazione debba essere sottoposta a controlli, vaccini e altre cure per evitare la diffusione della<br />
malattia infettiva nella popolazione, oppure nelle situazioni di urgenza per salvare la vita del pz,<br />
evitare danni irreversibili o ad alto rischio di mortalità, ad es. quando le condizioni di salute del pz<br />
sono critiche, il pz è incosciente e non è in grado di fornire il consenso (consenso presunto) per cui<br />
non può ritenersi valido il consenso o dissenso espresso dai parenti o tutori del pz e non sussistono<br />
problemi medico-legali (causa di giustificazione, esonerante, scriminante).<br />
Per quanto riguarda il Consenso Informato in Psichiatria la situazione è più complessa perchè<br />
spesso si tratta di pz affetti da disturbi che gli impediscono di recepire correttamente le<br />
informazioni sul proprio quadro clinico o che interferiscono con le funzioni decisionali,<br />
mettendo in dubbio la validità del consenso o dissenso manifestati dal pz.<br />
In caso di ricovero o consulenza psichiatrica volontaria da parte del pz psichiatrico è necessario<br />
informare in modo corretto e comprensibile sulle possibilità terapeutiche psicofarmacologiche,<br />
indicando i benefici, effetti collaterali e le interazioni che possono essere determinate da altri<br />
farmaci o sostanze psicoattive, soprattutto alcol e droghe. E’ importante il consenso informato al<br />
trattamento psicoterapeutico con informazione corretta sul modello psicologico di riferimento<br />
del terapeuta, modalità di effettuazione, durata, costi, obiettivi possibili e realizzabili.<br />
In caso di ricovero obbligatorio in TSO questi requisiti vengono azzerati provvisoriamente ma<br />
sono necessarie iniziative rivolte ad assicurare il consenso e la partecipazione del pz.<br />
La situazione diventa più complessa in caso di provvedimento di interdizione o inabilitazione:<br />
─ provvedimento di interdizione: previsto per i pz con infermità mentale di carattere abituale<br />
tale da renderlo incapace di provvedere ai propri interessi, compresi quelli di natura<br />
patrimoniale e della vita civile.<br />
─ provvedimento di inabilitazione: previsto per i pz con infermità mentale di carattere abituale<br />
ma meno grave, tale da non giustificare la totale privazione della capacità di agire, oppure in<br />
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caso di pz dipendenti da bevande alcoliche o sostanze stupefacenti che espongono se stessi e la<br />
famiglia a gravi pregiudizi economici.<br />
Inoltre si può procedere con l’interdizione o inabilitazione in caso di cecità o sordomutismo<br />
presenti dalla nascita o infanzia o quando per mancanza di una educazione idonea, il soggetto<br />
ha avuto uno sviluppo psichico parziale, per cui è incapace di provvedere ai propri interessi.<br />
In caso di provvedimento di interdizione o inabilitazione il soggetto perde la capacità di agire e<br />
quella giuridica, per cui si ha la nomina del tutore che diventa il rappresentante legale del<br />
soggetto in tutti gli atti di straordinaria amministrazione (patrimoniali, personali), anche se al<br />
soggetto interdetto è riconosciuto il diritto all’informazione, utile per la sua partecipazione alla cura.<br />
Definizione di Psicologia Clinica<br />
La Psicologia Clinica è quella parte della psicologia deputata alla comprensione, spiegazione,<br />
interpretazione e riorganizzazione dei processi mentali disfunzionali o patologici, individuali,<br />
interpersonali e di gruppo, associata al miglioramento delle condizioni comportamentali e<br />
biologiche, attraverso consulenza, diagnosi e soprattutto interventi di psicoterapia, migliorando la<br />
capacità di adattamento intrapsichico, interpersonale o di gruppo, eliminando le situazioni di<br />
disagio, sofferenza e devianza, promuovendo le condizioni di benessere socio-psico-biologico e i<br />
relativi comportamenti nelle diverse situazioni cliniche e ambientali.<br />
Psicologia e Psicoterapia dei Gruppi<br />
Il Gruppo offre all’individuo la possibilità di conoscere i suoi atteggiamenti ed il suo<br />
comportamento in rapporto a se stesso e agli altri.<br />
Le Caratteristiche principali del gruppo sono:<br />
interazione strutturata: i membri del gruppo si autoimpongono e condividono una serie di norme<br />
o regole da cui derivano i ruoli di ogni membro, regolando le relazioni all’interno del gruppo.<br />
senso di appartenenza al gruppo: i membri del gruppo, oltre alle regole, condividono anche il<br />
modo di pensare e i comportamenti dei singoli componenti, obiettivi e mezzi usati per raggiungerli,<br />
per cui si parla di gruppi di appartenenza, anche se spesso sono stimolati da valori, regole,<br />
pensieri e comportamenti dei gruppi di riferimento che hanno già raggiunto determinati obiettivi.<br />
identità di gruppo: i membri del gruppo si distinguono dai soggetti esterni mediante atteggiamenti<br />
e comportamenti assunti all’interno del gruppo, per cui si parla di gruppi interni ed esterni.<br />
Inoltre, possiamo fare una distinzione tra:<br />
gruppo primario: è costituito da un n° ridotto di elementi tra cui si stabilisce una relazione<br />
diretta di natura affettiva e tendenzialmente stabile, ad es. la famiglia o il gruppo di amici.<br />
gruppo secondario: gruppo più numeroso non coinvolto in relazioni affettivo-sentimentali ma<br />
dall’interesse comune a raggiungere un obiettivo.<br />
Il Processo di Formazione dei Gruppi dipende da fattori socio-antropologici e individuali, cioè<br />
dalle caratteristiche socio-culturali dei singoli membri e dalle influenze che essi esercitano sul<br />
singolo individuo o sull’intero gruppo, con lo scopo di sfruttare le abilità di ogni membro per<br />
assicurare la sopravvivenza di tutti, formando una specie di mente collettiva.<br />
I fattori socio-antropologici sono la condivisione delle percezioni cioè i membri del gruppo hanno<br />
una visione comune della realtà, condivisione delle motivazioni o obiettivi da raggiungere e<br />
condivisione degli atteggiamenti.<br />
I fattori individuali sono il ruolo attivo o passivo di ogni membro del gruppo, imitazione cioè ogni<br />
membro del gruppo apprende ed imita il comportamento di quelle persone che hanno raggiunto dei<br />
risultati, identificandosi in essi, suggestionabilità cioè una specie di contagio psicologico correlato<br />
alle caratteristiche psichiche della persona, fragilità emotiva, senso di frustrazione che<br />
rendono l’individuo facilmente manipolabile dalla figura leader.<br />
Per cui il gruppo può rappresentare sia un’esperienza positiva favorita dalla coesione interna o<br />
attrazione reciproca tra i vari membri del gruppo, sia un’esperienza negativa dovuta a fattori di<br />
antagonismo tra i membri che ostacolano il funzionamento del gruppo.<br />
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La coesione interna può essere favorita se i componenti del gruppo accettano gli obiettivi e i<br />
mezzi usati per raggiungerli, cooperano tra loro per riuscire a raggiungere gli obiettivi, > la<br />
stima reciproca e difendendosi dalle minacce esterne. Ad es. un forte spirito di coesione si<br />
manifesta in quelle comunità che sono state colpite da calamità naturali con risultati correlati al<br />
rendimento collettivo. La coesione interna può essere ostacolata quando nascono delle competizioni<br />
o antagonismi tra i membri del gruppo, ostacolando i loro obiettivi con scarsa stima reciproca,<br />
mancanza di simpatia e poco entusiasmo di lavorare insieme, con risultati correlati al<br />
rendimento individuale. Tutto ciò spesso favorisce la formazione di sottogruppi costituiti da<br />
membri che si considerano migliori degli altri e tendono a discriminarli, riducendo ulteriormente<br />
la coesione interna. In realtà possono insorgere dei problemi anche nei gruppi caratterizzati da un<br />
alto livello di coesione interna nel momento in cui si devono prendere delle decisioni importanti con<br />
tendenza a far prevalere un atteggiamento unanime e a trascurare eventuali alternative,<br />
legate alla mentalità di gruppo, senza dare spazio a dubbi e incertezze sulle decisioni prese.<br />
Il funzionamento del gruppo dipende anche dal Modello di Comunicazione adottato dal gruppo:<br />
il massimo vantaggio si ha con il metodo di comunicazione flessibile cioè passare da un metodo di<br />
comunicazione ad un altro in base alle esigenze imposte dalle circostanze. In caso di compiti<br />
molto semplici ma che richiedono delle decisioni immediate i risultati migliori si hanno con il<br />
modello di comunicazione centralizzato (a ruota) cioè il leader del gruppo si trova in una posizione<br />
centrale e raccoglie tutte le informazioni provenienti dai membri periferici, consentendo di prendere<br />
una decisione in tempi brevi, utile soprattutto quando il gruppo è costituito da numerose persone ed<br />
è più difficile lo scambio di informazioni. In caso di compiti più complessi i risultati migliori si<br />
hanno con il modello di comunicazione decentralizzato (a catena, a Y, a cerchio) in cui i membri del<br />
gruppo discutono sulle scelte senza accentrare il potere decisionale sulla figura leader.<br />
L’efficienza del gruppo dipende dalla scelta dei membri, scelta della strategia, scelta della<br />
funzione, ruoli e atteggiamenti dei membri del gruppo, leadership nei gruppi:<br />
scelta dei membri: non è importante la scelta delle persone ma il compito che si vuole perseguire,<br />
che viene raggiunto più facilmente dai gruppi ad alto rendimento che secondo Bales dipende dallo<br />
stile relazionale, cioè apparire amico, essere d’accordo o in disaccordo, dare o chiedere<br />
informazioni, suggerimenti, esprimere opinioni, considerando che alcuni soggetti sono attivi,<br />
sicuri delle proprie idee, socievoli, d’accordo con le opinioni degli altri, sensibili ai problemi ed<br />
obiettivi del gruppo, collaborativi, altri sono passivi, timidi e riservati, ostili o in disaccordo,<br />
indifferenti ai problemi ed obiettivi del gruppo e si interessano prevalentemente a se stessi.<br />
scelta della strategia: i membri del gruppo devono pianificare il modo con cui lavoreranno ad<br />
un certo progetto, valutando criticamente tutte le possibili soluzioni e conseguenze.<br />
scelta della funzione: gruppi autocentranti che rivolgono la loro attenzione al gruppo dotati di<br />
una funzione espressiva attraverso cui ognuno esprime i propri problemi, gruppi eterocentrati che<br />
rivolgono la loro attenzione all’esterno per valutare ciò che avviene al di fuori del gruppo dotati di<br />
una funzione esecutiva, come i gruppi di supervisione, Baliant, arteterapia, musicoterapia,<br />
gruppi di discussione, gruppi esperenziali o di sensibilizzazione e gruppi di formazione o T-groups<br />
che hanno il compito di apprendere le tecniche di gruppo utili per la loro formazione professionale.<br />
ruoli e atteggiamenti dei membri del gruppo: nascono all’interno del gruppo per difendersi da<br />
soggetti esterni o membri del gruppo più deboli che possono ostacolare l’attività del gruppo. Tra i<br />
ruoli abbiamo quello del monopolizzatore cioè una persona che reclama a tutti i costi l’attenzione<br />
degli altri membri del gruppo, compreso lo psicoterapeuta, il capro espiatorio cioè il membro a cui<br />
vengono attribuiti tutti i difetti e su cui si concentra l’aggressività degli altri membri del gruppo, il<br />
deviante è il soggetto che non accetta le norme del gruppo e che in genere viene escluso da ogni<br />
tipo di comunicazione o rapporto interpersonale.<br />
leader del gruppo: gruppo autocratico o dittatoriale in cui tutte le decisioni e valutazioni critiche<br />
sono prese dal leader, gruppo democratico in cui le decisioni vengono prese tra i membri del gruppo<br />
e il leader senza imposizioni, il gruppo laissez faire (lascia fare) con scarsa partecipazione del leader<br />
anche quando bisogna prendere delle decisioni importanti, gruppo senza leader cioè il gruppo nasce<br />
senza leader, ma spesso la figura leader emerge spontaneamente durante il lavoro del gruppo.<br />
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La PSICOTERAPIA di GRUPPO si basa su metodi psicoterapeutici come le terapie psicoanalitiche<br />
basate sul metodo delle libere associazioni, interpretazione dei sogni e meccanismi di difesa e<br />
sulla psicoterapia relazionale studiando le problematiche relazionali del pz nella famiglia e nella<br />
società, nel gruppo e nei confronti del leader.<br />
Nella psicoterapia di gruppo abbiamo i gruppi naturali costituiti dal pz e dai suoi familiari e<br />
gruppi di estranei per il trattamento di pz affetti dagli stessi problemi.<br />
Le regole del gruppo (setting) sono: luogo dove avverranno le sedute, durata totale della<br />
terapia, n° sedute/settimana, durata di ogni seduta, scelta dei membri del gruppo in base ai<br />
disturbi di cui sono affetti i pz, obiettivi da raggiungere e mezzi usati per raggiungerli.<br />
Il Vantaggio delle terapie di gruppo è la possibilità di curare più pz contemporaneamente, utile per<br />
il trattamento di psicosi, nevrosi, tossicomanie, difficoltà sessuali, malattie psicosomatiche,<br />
mentre gli insuccessi della terapia di gruppo sono dovuti alle stesse cause di insuccesso della<br />
terapia individuale cioè il pz non è pronto a migliorare e a sopportare i cambiamenti.<br />
Possiamo fare una distinzione tra psicoterapia di gruppo e gruppi di crescita e di sviluppo:<br />
Psicoterapia di Gruppo: terapia di gruppo basata sulle dinamiche di gruppo, modello<br />
esistenziale-esperenziale (Binwanger), psicogramma di Moreno, Gestalt, comportamentale.<br />
Gruppi di crescita e di sviluppo: Gruppo-T (Training-group), gruppi di incontro e sensibilizzazione<br />
alle dinamiche di gruppo per migliorare le competenze interpersonali e l’efficacia del gruppo.<br />
Test Mentali e Psicologici (Psicodiagnostica)<br />
I Test Mentali e Psicologici sono strumenti usati sia nel campo della ricerca come test<br />
attitudinali per la selezione di individui per programmi di lavoro, training formativi,<br />
avanzamenti di carriera, orientamento scolastico e professionale, sia nel campo medico per la<br />
valutazione della personalità, intelligenza, comportamento e altre caratteristiche dei pz affetti<br />
da disturbi psichici, rispetto ad una popolazione standard di riferimento, utile per la diagnosi,<br />
monitorare la risposta ai programmi terapeutici col passare del tempo.<br />
Le Caratteristiche principali del test sono:<br />
─ attendibilità: ripetendo lo stesso test nello stesso individuo a distanza di un certo periodo di<br />
tempo, otteniamo sempre lo stesso risultato.<br />
─ validità: è la capacità di un test di misurare ciò che vogliamo misurare, ad es. il test di<br />
intelligenza deve misurare le capacità logiche e il rendimento intellettivo.<br />
I test psicodiagnostici sono distinti in test di personalità e test di intelligenza.<br />
I TEST di PERSONALITÀ sono distinti in test oggettivi e soggettivi utili per valutare sia le<br />
personalità normali che patologiche.<br />
Il Test di Personalità Oggettivo più diffuso nella clinica e nella ricerca è il Minnesota<br />
Multiphasic Personality Inventory (MMPI), questionario a risposta multipla (V/F), distinto in<br />
una forma standard con 502 item, forma ridotta con 350 item e forma abbreviata con 170 item.<br />
La forma standard comprende 3 scale di controllo e 11 scale cliniche.<br />
Le Scale di Controllo consentono di analizzare la sincerità delle risposte date dal soggetto,<br />
infatti, se il soggetto cerca di mascherare alcune sue problematiche si ottiene un punteggio alto, per<br />
cui bisogna invalidare il test ed escluderlo dalla diagnosi. Le scale di controllo sono:<br />
─ scala L, Lie, bugia, menzogna: misura la tendenza del soggetto a falsificare l’immagine di sé.<br />
─ scala F, Frequency, frequenza: misura le esperienze poco comuni nella popolazione nomale.<br />
─ scala K, Correction, correzione: misura i meccanismi difensivi del soggetto nei confronti del test.<br />
Le Scale Cliniche consentono di esplorare diverse aree psicopatologiche e sono rappresentate da:<br />
─ scala Ipocondria (Hs): consente di valutare un esagerato interesse per la propria salute.<br />
─ scala Depressione (D): valuta il livello di autostima, tristezza, disperazione o pessimismo.<br />
─ scala Isteria (Hy): consente di valutare la tendenza del soggetto di negare qualsiasi tipo di<br />
problema a causa del suo evidente ottimismo nonostante la presenza di patologie.<br />
─ scala Deviazione-psicopatica (Pd): consente di valutare i disturbi di personalità antisociali con<br />
indifferenza alle regole sociali, comportamenti aggressivi, violenti.<br />
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─ scala Mascolinità-femminilità (Mf): consente di valutare se il soggetto aderisce ai modelli estetici<br />
in maniera rigida o flessibile.<br />
─ scala Paranoia (Pa): descrive il grado di sensibilità verso le opinioni degli altri, fino alla<br />
sospettosità (qualcuno c’è l’ha con me).<br />
─ scala Psicoastenia (Pt): misura il livello d’ansia, fobie, autocritica, dubbi.<br />
─ scala Schizofrenia (Sc): consente di valutare il grado di confusione mentale fino al<br />
disorientamento e deterioramento dei processi logici.<br />
─ scala Ipomania (Ma): valuta il grado di energia, fiducia in se stessi o vulnerabilità della<br />
persona, la ricerca di sensazioni forti, impazienza, competitività (valgo molto più degli altri).<br />
─ scala Introversione sociale (Si): misura la tendenza della persona a isolarsi o a stare con gli altri.<br />
Un test di personalità quantitativo molto usato è il 16 Personality Factor Test (16PF-C),<br />
questionario a risposta multipla costituito da 16 scale relative a 32 fattori bipolari cioè<br />
aggressività/inerzia, introversione/estroversione, attività/passività... che si differenzia dal<br />
Minnesota perchè fornisce un profilo di personalità autentico, senza fare riferimento a criteri<br />
clinici o alla presenza di un disturbo, usato nella selezione del personale e diagnosi cliniche.<br />
L’Adjective Check List (ACL) è un test di personalità meno diffuso, costituito da 300 aggettivi di<br />
uso comune riferiti alla personalità, per es. amichevole, artistico, bizzarro..., che il soggetto può<br />
liberamente contrassegnare per descrivere se stesso.<br />
I Test di Personalità Soggettivi sono test proiettivi poichè forniscono stimoli poco strutturati,<br />
ambigui (incerti, dubbi) o incompleti, a cui il soggetto può rispondere liberamente in base al<br />
suo modo di pensare e percepire gli eventi, per cui si basano sul meccanismo psicodinamico della<br />
proiezione attraverso cui il soggetto attribuisce alla realtà esterna le proprie idee, sentimenti o<br />
pulsioni, permettendo di valutare gli aspetti inconsci della personalità.<br />
Il Test di Rorschach è il test di personalità proiettivo più diffuso, costituito da 10 tavole<br />
numerate con i numeri romani, su cui sono stampate delle macchie di inchiostro simmetriche e<br />
con molte sfumature, alcune a colori, altre in chiaro-scuro: si chiede al pz che cosa vede nelle<br />
macchie, cosa gli sembrano o cosa gli fanno venire in mente, quindi la risposta del pz deriva<br />
dalla sua fantasia, convinzioni e dal suo modo di interpretare le macchie, cercando di far<br />
emergere gli aspetti psichici inconsci del soggetto: si valuta se la risposta deriva dall’interpretazione<br />
globale della macchia, oppure da una sua parte o da un piccolo dettaglio, se la risposta è stata<br />
suggerita dalla forma, colore, chiaro-scuro della macchia, se il soggetto vede nella macchia una<br />
persona, un animale o un altro oggetto, e si valuta anche se la risposta è stata banale o originale.<br />
Le risposte sono elaborate da un computer ottenendo lo psicogramma che fornisce una valutazione<br />
quantitativa e qualitativa delle capacità intellettive, informazioni sulla personalità del<br />
soggetto, meccanismi di difesa, presenza di turbe dell’affettività e come questi possano<br />
interferire con il comportamento e sviluppo mentale.<br />
Il Test di Appercezione Tematica (TAT) è un test proiettivo costituito da 20 tavole su cui sono<br />
disegnate persone in atteggiamenti abbastanza realistici ma con un margine di ambiguità, di<br />
cui esiste anche il test di appercezione tematica per bambini (CAT, Children Apperception Test)<br />
utile nell’età evolutiva. Il test è detto tematico perchè anche se in modo ambiguo le tavole<br />
possiedono una traccia tematica ed è detto appercettivo perchè la risposta deriva da una percezione<br />
che nasce a partire dal disegno della tavola. Si chiede al soggetto di inventare una storia per ogni<br />
tavola, raccontare ciò che accade, come va a finire la storia e soprattutto chi è il protagonista<br />
principale della storia (eroe) in cui probabilmente si identifica il pz, quali sono gli obiettivi,<br />
sentimenti e tendenze del protagonista che probabilmente corrispondono ai bisogni e stati<br />
affettivi proiettati dal pz, in quale ambiente si svolge e quali sono gli altri personaggi della<br />
storia che probabilmente corrispondono alle pressioni a cui il soggetto è sottoposto nella realtà.<br />
In questo modo si cerca di valutare la personalità, conflitti e funzionamento mentale, valutando<br />
la parte preconscia del soggetto.<br />
Il Rorschach e TAT in genere sono usati insieme per avere un’analisi globale della personalità.<br />
I TEST di INTELLIGENZA sono usati per valutare le abilità cognitive, tra cui abbiamo la scala<br />
di intelligenza Standford-Binet e la scala di intelligenza Wechsler.<br />
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La Scala di Intelligenza Standford-Binet (Terman) consente di valutare il Quoziente Intellettivo<br />
QI dato dal rapporto tra età mentale/età cronologica × 100, per cui in base al punteggio ottenuto si<br />
può stabilire il livello intellettivo di un soggetto: il valore medio del QI è compreso tra 90 e 109, in<br />
caso di QI > 130 si parla di livello intellettivo al di sopra delle media, in caso di QI compreso tra<br />
110-129 si parla di livello intellettivo superiore, in caso di QI compreso tra 70-89 si parla di livello<br />
intellettivo medio inferiore o valore borderline, al di sotto della media, non patologico, mentre<br />
in caso di QI < 70 si parla di ritardo mentale che può essere lieve, moderato, grave e gravissimo.<br />
La Scala di Intelligenza Wechsler è il test più utilizzato nella pratica clinica per valutare le<br />
capacità intellettive e, a seconda dell’età dei soggetti, si fa una distinzione tra Scala di Intelligenza<br />
Wechsler per adulti WAIS (Wechsler Adult Intelligence Scale) (1939) per soggetti con età > 16 anni,<br />
riveduta nel 1981 (WAIS-R), Scala di Intelligenza Wechsler per ragazzi (WICS) di 6-15 anni,<br />
riveduta nel 1974 (WICS-R) e Scala Wechsler per bambini in età prescolare (WPPSI) prima dei 6<br />
anni. La scala Wechsler è costituita da 11 subtest, cioè 6 verbali e 5 di performance.<br />
I subtest verbali sono:<br />
─ cultura generale: il pz deve rispondere a domande di cultura generale.<br />
─ comprensione: per valutare la capacità di giudizio del soggetto (perchè si pagano le tasse?) e<br />
avere informazioni sulla personalità valutando il limite tra capacità intellettive ed affettive.<br />
─ memoria di cifre: l’esaminatore elenca una serie di cifre che il soggetto deve ripetere prima nello<br />
stesso ordine, poi in ordine inverso, in modo da valutare il livello di attenzione spontanea del<br />
soggetto. Questa capacità si deteriora progressivamente con l’> dell’età.<br />
─ ragionamento aritmetico: per valutare il grado di concentrazione del soggetto chiedendogli di<br />
risolvere un calcolo matematico.<br />
─ analogie: per valutare la capacità di riconoscere le analogie tra oggetti appartenenti alla<br />
stessa classe, ad es. tra arancia e banana.<br />
─ prova di vocabolario: si chiede al soggetto il significato di alcuni vocaboli di difficoltà crescente.<br />
I subtest di performance o esecuzione manuale sono:<br />
─ riordinamento di figure: il soggetto deve ordinare delle figure seguendo un ordine logico in<br />
modo da valutare la capacità di progettare o anticipare una situazione.<br />
─ completamento di figure: il soggetto deve ricostruire delle figure per valutare la concentrazione<br />
di fronte a materiale visivo, capacità di analizzare e selezionare gli elementi più importanti.<br />
─ disegno con cubi: il soggetto deve comporre un disegno mediante dei cubi costituiti da facce<br />
diverse, con lo scopo di valutare la funzione visivo-motoria.<br />
─ ricostruzione di figure: si chiede al soggetto di mettere in ordine delle figurine che illustrano<br />
storie diverse, cercando di dare un senso per ogni storia, utile per valutare la funzione visivomotoria<br />
lavorando con oggetti non geometrici.<br />
─ associazione di simboli a numeri in modo consequenziale e in un tempo massimo di 90 secondi,<br />
per valutare il livello di attenzione, attività visiva, attività motoria e apprendimento.<br />
Il limite dei test di intelligenza è che consentono di misurare il livello di intelligenza influenzato dal<br />
livello di cultura del soggetto, senza la possibilità di valutare altre forme di intelligenza, come<br />
quella creativa. Per questo motivo sono stati ideati i test di intelligenza culture-free, cioè non<br />
influenzati dalla cultura del soggetto che permettono di valutare le capacità di osservazione,<br />
memoria e ragionamento logico del soggetto, usando stimoli di tipo grafico tra cui abbiamo le<br />
Matrici Progressive di Raven costituito da 5 serie di 12 matrici di difficoltà crescente, su cui sono<br />
rappresentate delle figure incomplete che il soggetto deve completare, scegliendo tra alcune figure<br />
sottostanti la matrice, utili per una valutazione generale dell’intelligenza in qualsiasi fascia di<br />
età, indipendentemente dal livello di cultura.<br />
Infine, tra i test oggettivi abbiamo le Rating Scales come la Hamilton Rating Scale for<br />
Depression indicata nei pz affetti da disturbo depressivo e la State-Trait Anxiety Inventory<br />
costituita 2 sub-scale per valutare l’ansia di tratto che è una caratteristica stabile del soggetto e<br />
l’ansia di stato che è una condizione emotiva transitoria legata a particolari situazioni.<br />
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